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12-05-2003, 11.48.17 | #14 |
Ospite abituale
Data registrazione: 19-03-2003
Messaggi: 70
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Verità....
Periodicamente, con una regolarità quasi matematica, mi ritrovo a farmi la domanda proposta da Alessandra.... non solo intesa come "dovuta" verso qualcuno ma anche verso me stessa...
Il problema del giovamento che deriva dal conoscere la verità credo dipenda dal personalissimo modo di viverla: ci sono persone abituate a vivere nella bugia perchè questo hanno imparato e ne hanno fatto uno stile di vita, altre invece vorrebbero poterla vivere con tutto ciò che comporta ma non sempre ci riescono (per motivi di varia natura), altre che la dicono sempre senza preoccuparsi apparentemente del modo e delle conseguenze. Ci si può anche impegnare a fare presente la veridicità di un fatto o di un comportamento, con tutto ciò che questo comporta, ma che senso ha se si ha l'impressione che cada nel vuoto? Se anche qualora venga riconosciuto il falso, questo continua ad essere riproposto? Sono d'accordo con chi dice che nell'amicizia non si possa che essere veri, ma in tutto il resto? Non so, per personale tendenza direi di si dal momento che sulla non verità si istituiscono e alimentano relazioni finte che ben poco hanno di arricchente a livello reciproco. Ciò non toglie che una bugia "a fin di bene" possa anche essere detta...vedi l'esempio di una persona bruttina che chiede se è caruccia: come posso farla sentire a disagio confermando il suo brutto aspetto! A che pro? Questo alzerebbe la qualità del rapporto? E' verissimo che bisogna avere le contro palline per accettare la verità e per saperla dire, ma sono convinta che la sia proprio la qualità del rapporto a fare la differenza: con chi percepiamo come amico con la "A", da un certo punto di vista (affetto, fiducia e stima reciproca) è più facile essere veri perchè diamo per scontato che sappia il fine benevolo del nostro dire o della nostra reazione, dall'altro (consapevolezza della sofferenza che generiamo, fragilità della persona, senso di protezione) non rende semplice ma indubbiamente fattibile l'essere chiari. E' un po' contorto ma spero capiate Con chi sentiamo vicino, come possiamo non essere veri? Purtroppo non credo che sia evitabile il rischio di essere allontanati da chi credevamo capisse questa verità ( a meno che siamo un po' falsi o diciamo tante mezze verità), ma allora mi viene spontaneo chiedermi che cosa sia più importante:tenere in piedi un rapporto superficiale e "monco" oppure correre dei rischi per tentare di far fare un salto qualitativo alla relazione? Personalmente sento più difficoltoso essere trasparente con chi non conosco, non tanto quando si tratta di me, ma piuttosto quando mi si chiede implicitamente cosa penso...a volte mi sembra paradossale ma è così...Sento che non vale la pena di fare la fatica ... la verità permette di scegliere....forse è questo il beneficio maggiore in alcuni casi...sarebbe interessante capire se questa possibilità sappiamo sempre coglierla e farla cogliere al nostro interlocutore.... a volte forse si è così presi dallo "sputare il rospo" che lo si fa in modo che lascia poco spazio al costruttivo, ha il sapore di una sentenza irrevocabile e solo quando ci si è tolti il peso, si ricomincia a pensare al cosa farsene ADESSO ma nel frattempo l'altro se l'è data a gambe levate! Troppa verità tutta insieme...può essere ma resto convinta del fatto che possono essere dei momenti di crescita e di rafforzamento del rapporto... e se mi dovrò ricredere, questo non cambierà il mio modo di sentire condizione fondamentale per un rapporto la verità. |
14-05-2003, 10.45.43 | #15 |
autobannato per protesta
Data registrazione: 02-05-2002
Messaggi: 436
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Verità, questa bella sconosciuta.
La verità è per me come una bella ragazza, che tutti desiderano incontrare, ma alla fine escono con la sua amica brutta.
Bisognerebbe inoltre domandarsi di quale verità si parla e per chi. La verita oggettiva? La verità soggettiva? La verità della realta? La verità del cuore? La verità della ragione? Forse la verità è un caleidoscopio nelle mani di un folle, o è l'illusione più grande? Anche se diversamente la accumuniamo alla sincerità (elemento soggettivo) appare ancora più evidente che solo gli stupidi dicono "sempre" ciò che pensano sinceramente. Il tempo il luogo le circostanze sono ingredienti da non sottovalutare se vogliamo aiutare gli altri veramente, quindi è lo spirito che sta dietro ad una parola che conta non la parola in se e per se, fossanche la più sincera del mondo. A volte mi domando come "veramente" mi vedano gli altri, e come "veramente" vedo loro. Non riesco a rispondere perchè nessuno potrà mai sapere "veramente" l'effetto che fà sulle altre persone, ma alcuni elementi possono essere molto rilevatori. Quindi direi che la verità è negli occhi di chi guarda, o anche nel desiderio di cercarla, cogliendone il riflesso che proietta sulle cose del mondo, un prisma in movimento inafferabile ma non meno reale solo perchè non lo possiamo cogliere. Ben sapendo che il sole visto direttamente acceca. |
14-05-2003, 13.47.56 | #16 | |
iscrizione annullata
Data registrazione: 09-05-2002
Messaggi: 2,913
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Re: Ma farà proprio bene la verità??
Citazione:
Ciao Alessandra. Io credo che tutti noi mentiamo un po' a noi stessi. O meglio, non siamo consapevoli di alcune cose che ci riguardano che magari, viste da fuori, sembrano lampanti. E ribadisco il sembrano. Quindi, qualdo qualcuno ci spiattella in faccia qualcosa di noi stessi che non siamo pronti a vedere, non lo accettiamo. Non sempre per malafede ma perchè non lo riconosciamo come nostro. Non serve a molto dire ad una persona quella che crediamo essere la sua verità, anche quando siamo abbastanza certi che lo sia. Se non è pronto a vederla, non la vedrà comunque. Questo non significa che bisogna mentire. Significa che a volte si può e si deve tacere. Ovviamente non esiste una regola generale. Bisogna avere la saggezza di valutare caso per caso e l'umiltà di mettere in dubio quella che ci pare essere la verità di un altro perchè, dato che non possiamo conoscere tutto di lui, ci potremmo sbagliare. Recentemente mi è successo di essere messa di fronte ad una mia "verità" che io non ero mai stata in grado di vedere. Ho capito che è così ma sono assolutamente certa che, solo un anno fa, non lo avrei mai ammesso. Eppure anche questa è probabilmente una verità parziale. Imparare a conoscersi è un lungo percorso, pieno di deviazioni senza cartelli lampeggianti che indicano la trada. Pieno di strade che sembrano scorciatoie che riportano indietro. E' giusto interrogarsi sulla sincerità ma credo che prima di giudicare chi non sa ammettere qualcosa di se stesso, occorra interrogarsi sinceramente su quanto noi siamo capaci di metterci in discussione. E' un po' la storia della pagliuzza nell'occhio del fratello. Ciao |
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14-05-2003, 14.29.29 | #17 | |
Ospite
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A Fragola....
Citazione:
Non vorrei essere stata fraintesa, Fragola, perche' non intendevo affatto giudicare proprio nessuno...io stessa, infatti, mi sono trovata in alcuni momenti a non saper vedere determinate verità lampanti agli occhi deglia altri perche' avevo paura delle conseguenze che sarebbero derivate dal riconoscerle....con questo, però, non ho mai allontanato le persone, mie amiche naturalmente, che provavano a sensibilizzarmi su un aspetto della mia vita di fronte al quale io tendevo a essere cieca. Era solo questo che volevo dire...da chi mi è veramente amico mi aspetto anche questo genere di "contributo", anche se so che è faticoso darlo quanto riceverlo....Ho valorizzato molto i rapporti che si sono nutriti di momenti di "verità" reciproci, e con questo non intendo dire che si debba dire sempre tutto a prescindere dalle circostanze.....ma voglio dire che non si può vedere un'amica che sta affogando e dirle, per non farla preoccuopare, che in realtà ha sù il salvagente ma non lo vede... Spero di essermi spiegata un po' meglio! |
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14-05-2003, 14.37.33 | #18 | |
Ospite
Data registrazione: 18-03-2003
Messaggi: 32
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A Visir...
Citazione:
Caro Visir, tirando in ballo qualche reminiscenza di studi, penso che la verità, come a-letheia (dal greco: senza velo, quindi: disvelamento), sia "per definizione" oggettività....almeno, così la intendevano gli antichi che nelle lore etimologie sapevano racchiudere l'essenza più profonda delle cose. Ciò che si disvela è il vero, e come tale è un vero "universale". Ciò che cambia, a mio avviso, è il modo in cui ognuno di noi percepisce questo vero...è il modo diverso di percepirla, con la ragione o con il cuore, che determina il carattere soggettivo e caledoscopico della verità... Che ne dici? Un bacio. |
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14-05-2003, 16.09.05 | #19 |
Ospite abituale
Data registrazione: 19-03-2003
Messaggi: 70
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davvero ci sono così tante verità?
La verità oggettiva? La verità soggettiva? La verità della realta? La verità del cuore? La verità della ragione? Non sono tanti punti di vista? Tante chiavi interpretative? La verità è una. Complessa a seconda dei casi, ma è una. Sta proprio in questa unicità la durezza che a volta porta con sé. Ed è questa durezza che spesso non si vuole accettare, guardare e prendere in mano. Questa è forse la durezza che ci ferisce il cuore e il nostro modo di sentire, di amare,di relazionarci. Ma ha in sé anche quel potenziale costruttivo e positivo che sappiamo cogliere come stimolo di crescita e di superamento, quando abbiamo la forza di farla parte integrante di noi, coniugandola con la realtà. Se ci fossero tante verità, quale sarebbe il paradigma accomunante? Quello capace di racchiudere tutti i punti di vista senza scinderli dalla realtà di tutti i giorni, quella con cui tutti dobbiamo fare i conti? E perchè allora è così difficile da vivere? Vivere nel senso di dirla e di ascoltarla, e di farsene portatori. Mi ritrovo moltissimo nelle parole di Fragola quando chiama in causa l'umiltà. Non si tratta di sentenze da pronunciare, nè si va lontano con la superbia di voler imporre la propria (verità soggettiva). Il problema della verità mi sembra strettamente correlato alla scala valoriale che ogni persona ha dentro di sé e che influenza la lettura del vero. Lettura che condiziona le nostre reazioni sia quando ci riguarda direttamente, sia quando riguarda un altro, portandoci in direzioni non univoche. E' questo che mi crea difficoltà. la sincerità è un grande pregio e un valore per me, ma non lo è per tutti e non lo è sempre. Anche se non lo sono sempre,questo non altera la verità: resta "solo" celata ma è lì. Sia che sia piacevole, sia che ferisca. Detta o no. Vista o no. E' lì. Posso solo dire che ogni volta che voluto incosapevolmente o meno ignorala, alla resa dei conti mi sono ritrovata ad ammettere che se non l'avessi ignorata, ci avrei solo guadagnato. |
14-05-2003, 18.38.40 | #20 | |
iscrizione annullata
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Re: A Visir...
Citazione:
Cara Alessandra: i tuoi ricordi sono esatti. Ma la verità a cui fai riferimento nel tuo primo intervento non corrisponde al disvelamento cui si riferisce la parola greca a-letheia. A-letheia è la verità oggettiva che sta sotto a tutte le cose. L'essenza. (insomma Dio?) Se a questa verità facciamo riferimento allora essa è uguale per tutti gli esseri umani e forse anche non. Mentre a me pare che tu ti riferisca ad una verità più personale e soggettiva, tipo disvelare i meccanismi (faccio un esempio) che guidano un comportamento. Credo sinceramente all'esistenza di una verità oggettiva, ma credo anche che possiamo solo tendere a comprenderla. Mai coglierla appieno. E quindi certamente mai mostrarla a qualcuno. Anche se avessimo vissuto la più profonda ed autentica esperienza di illuminazione e di contemplazione della Verità, mai potremmo parlare di quell'esperienza ed essere compresi. Solo che ha vissuto la stessa esperienza potrebbe intuire. Io sinceramente sono lontana, lontanissima da tale rivelazione. Ciao |
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