ATTENZIONE Forum in modalità solo lettura Nuovo forum di Riflessioni.it >>> LOGOS |
06-03-2007, 08.26.06 | #52 |
...il rumore del mare...
Data registrazione: 15-01-2007
Messaggi: 279
|
Riferimento: L'insofferenza
Entrare in terapia è un grande atto di coraggio. Si sa quando si inizia ma non quando si finisce, a volte non si regge "il confronto con noi stessi" e la si abbandona, a volte è risolutiva altre no. Soprattutto quando non si capisce che la terapia, se fatta bene, ci permette di avere in mano gli strumenti per sciogliere da soli i nodi che ingarbuglieranno, prima o poi, nuovamente la nostra vita. La terapia dovrebbe portarci ad una maggiore conoscenza di noi stessi e ad una consapevolezza dei nostri limiti ma anche delle nostre risorse. Non ci rendiamo nemmeno conto di quante ne abbiamo!
|
08-03-2007, 10.04.51 | #53 |
Nuovo ospite
Data registrazione: 08-03-2007
Messaggi: 1
|
Riferimento: L'insofferenza
I momenti di crisi fanno parte della vita.
La crisi è una messa in discussione di un equilibrio che, per varie ragioni (ambientali, relazionali, di sviluppo), viene meno. In certe situazioni una crisi puo' essere frontaggiata e risolta in modo autonomo. In altre, piu' gravi e piu' dolorose per la persona, è necessario chiedere un aiuto. Vi allego un mio articolo che è pubblicato su http://www.benesserepsicologico.it La crisi: pericolo e opportunità La parola crisi in cinese ha un doppio significato: pericolo ed opportunità. Le crisi che incontriamo nel corso della nostra esistenza possono avere un potenziale maturativo oppure patogeno. Il potenziale maturativo ha come esito un funzionamento psichico nuovo rispetto al precedente con la manifestazione di forze psicologiche che prima non erano in atto nella persona. Se la crisi viene risolta positivamente, essa è vissuta e si sviluppa come una distruzione interna, un sentimento di fine e di morte seguiti da una sensazione di rinascita. E' stato introdotto il termine “resilienza”, mutuandolo dalla fisica, per indicare la capacità della persona di affrontare le avversità della vita, sconfiggerle ed uscirne migliorata. Questa viene definita come una capacità che si affina con il tempo, attraverso il superamento dei vari momenti di disagio e dissesto che si incontrano. Le persone “resilienti” hanno buone capacità di introspezione e sanno prendere la giusta distanza dal problema riuscendo a relativizzarlo, sanno essere creative, hanno spirito d'iniziativa e sanno intrattenere dei legami intimi con le altre persone (Aurora Fiorentini). Il processo di crisi rende l'organizzazione della personalità molto più fluida e con maggiore possibilità maturativa ma anche con un rischio di “ammalarsi” maggiore. I fattori che possono determinare un'evoluzione patogena della rottura dell'equilibrio psichico sono sia i fattori inerenti all'organizzazione della personalità del soggetto, la rigidità dell'Io, un senso d'identità fragile, sia i fattori legati alla qualità dell'ambiente. La richiesta terapeutica interviene sempre in un momento di crisi, sia che provenga dal soggetto o dalla sua famiglia, quando il sistema di equilibrio si rompe nella sua omeostasi. La crisi è sempre un trauma. Viene vissuta come una situazione difficile, eccessiva, poco controllabile e quindi con i caratteri del trauma. Inoltre, in tutti i fenomeni di crisi c'è una mobilitazione dell'angoscia. Freud diceva che l'angoscia è un segnale d'allarme di fronte ad un pericolo: la crisi stessa può essere considerata un segnale d'allarme, una necessità di cambiamento. Talvolta le crisi intervengono per il verificarsi di eventi esterni che sembrano cause scatenanti ma in realtà sono eventi minimi che servono da rivelazioni. C'è sempre un legame tra eventi esterni e interni. Inoltre, nel corso di una crisi c'è sempre un conflitto che insorge in modo rapido. Si stabilisce una relazione tra il conflitto inconscio e gli aspetti di realtà esterna e conscia. La crisi si pone nell'articolazione tra queste due realtà. Il percorso della crisi risulta più facile se il mondo che circonda il soggetto costituisce un quadro di riferimento stabile. Varie sono le situazioni di dissesto che normalmente si attraversano nella vita. L'adolescenza riunisce in sé tutti i caratteri di una crisi normale dell'esistenza. Spesso le persone che non vivono lo scompiglio dell'adolescenza, hanno più tardi una situazione psichica estremamente allarmante. Questa fase della vita riattiva conflitti edipici, sessuali e generazionali, che sommati alle modificazioni del corpo, gettano l'adolescente, non più bambino e non ancora adulto, in uno stato di disagio e di squilibrio. Un'altra crisi della vita è quella legata alla maternità: nella gravidanza ci sono, come nell'adolescenza, fenomeni di modificazione dell'immagine corporea, del corpo vissuto e del corpo reale e una fluttuazione del sentimento di identità. Ciò è particolarmente evidente dopo il parto, quando la donna diventa la madre del proprio figlio oltre che la figlia della propria madre. Uno stato di squilibrio può scaturire da un lutto. Quando il lutto non costituisce solo una perdita dell'oggetto ma diventa anche una rimessa in discussione molto ampia dell'economia e dell'organizzazione psichica della persona, vi è crisi. Ciò accade quando l'oggetto perso è il garante di una certa organizzazione difensiva. Un'altra fase della vita che può portare disagio e squilibrio è quella dell'invecchiamento e del pensionamento. La crisi è più dura in quelle persone che sostengono la propria identità con l'attività o il ruolo lavorativo. Il pensionamento porta a dover ristrutturare l'esistenza, riordinando il proprio passato e non nei termini di un futuro possibile, come accade nelle altre crisi vitali. La persona dovrà cercare di esplorare il proprio passato per riappropriarsi di aspetti di sé non valorizzati o di interessi trascurati. L'importanza del contesto familiare e sociale in questo caso è cruciale. |
11-03-2007, 12.24.16 | #54 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 26-01-2007
Messaggi: 71
|
Riferimento: L'insofferenza
Citazione:
Al fatto degli orari non ci avevo pensato. Comunque sia, pagare o non pagare, andare in psicoterapia è una questione delicata, anche contando il fatto che chi sta veramente male può avere capacità di giudizio minime, e quindi se si incappa in uno psicologo che non sa fare il suo lavoro o uno che attua un metodo non proprio consono alla persona è pericoloso. Com'è successo a te, ma anche a me. Non è facile, come dice Rudello, perchè la mente umana non ha meccanismi sempre uguali a se stessi in tutte le persone. |
|
11-03-2007, 13.57.19 | #55 | |
Rudello
Data registrazione: 08-01-2006
Messaggi: 943
|
Riferimento: L'insofferenza
Citazione:
Io non so dirlo, perché non ne ho la competenza professionale, né esperienza personale. Ma, solo ragionando, dico che dal "medico della psiche" bisognerebbe andarci quando la psiche è malata, come occorre andare da ogni altro medico quando possa essere utile il suo intervento. Ma se definire una psiche malata è un fatto clinico abbastanza preciso, il definire una psiche "sana, ma bisognevole di un qualche aiutino..." è oltremodo aleatorio, perché tutti noi, indistintamente, con un qualche "aiutino" potremmo aver la sensazione di star meglio. Ed ecco che mentre si può dire: "carie non ne ho, dal dentista ci vado solo per controllo", con lo psicoterapeuta non funziona allo stesso modo, ed ognuno di questi professionisti... in perfetta buonafede intendiamoci!... può ritenere che una qualche... regolatina te la si possa comunque dare e farti bene. Ed ecco che sei già in terapia! Ma solo, ripetiamolo!... perché dentature efficienti al 100% ce ne sono, ma menti... probabilmente no! |
|
11-03-2007, 14.47.45 | #56 | |
Ivo Nardi
Data registrazione: 10-01-2002
Messaggi: 957
|
Riferimento: L'insofferenza
Citazione:
Non esiste solo la terapia (costosa e lunga), esiste la consulenza psicologica, esiste il colloquio psicologico e grazie a questi si può a breve termine e senza spendere una fortuna prevenire quello che un giorno potrebbe trasformarsi in disturbo cronico, malattia. Invito tutti ad approfondire questi argomenti, viviamo in una società che ancora non conosce la differenza tra uno psicologo e uno psichiatra, non aspettiamo che qualcuno ce lo insegni, informiamoci. |
|