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18-07-2007, 10.56.31 | #1 |
Ivo Nardi
Data registrazione: 10-01-2002
Messaggi: 957
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Quale amore? Quale felicità?
Apro questo thread per segnalare e offrire a tutti la possibilità di riflettere sul nuovo saggio pubblicato nella rubrica La Riflessione dal titolo: Quale amore? Quale felicità? di Domenico Pimpinella.
Il saggio è un testo in fieri, l’autore offre ai lettori l’occasione di partecipare alla sua composizione e quindi al suo sviluppo. Dal saggio: "…così dovrebbe essere pure per la società. Individui pluricellulari che mettono al servizio di un progetto comune le proprie qualità fino a che queste si fondono in un nuovo organismo capace di portare alla ribalta possibilità che nessuno di loro preso singolarmente può attuare". "Un appello accorato a tutti gli uomini affinché abbraccino la causa del rinnovamento, dell’autocostruzione di individui di terzo ordine che un domani si possano ritrovare tutti identificati con una società di cui andare orgogliosi". |
23-07-2007, 19.50.39 | #3 |
Ospite abituale
Data registrazione: 08-04-2002
Messaggi: 2,959
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Riferimento: Quale amore? Quale felicità?
A questo punto del discorso spero cominci a delinearsi per molte persone, seppure in modo abbozzato, il tipo di progetto che vorremmo mettere in atto per passare dall’attuale diffusa condizione di egoismo ad una diffusa condizione d’amore.
(da Quale amore? Quale felicità? inizio del capitolo 3 - Dall’egoismo all’amore) Io, a parte la bontà dell’esposizione e lo spessore culturale con cui è scritto il libro, trovo invece illuminante questa esposizione, di Domenico Pimpinella perché, secondo me, offre molti spunti alla comprensione dei meccanismi che ci costringono in un mondo che personalmente sento malformato. Cioè da qualche parte c’è qualche cosa di storto. Ho già espresso più volte la mia ferma opposizione al teorema religioso dell’inevitabilità del male, secondo il quale il mondo è così, perché l’uomo sarebbe cattivo, peccatore, fallace e bla…bla…bla… Che il mondo sia “così”, non ci piove, ma in quanto alle cause che hanno condotto l’uomo e la sua società ad essere in questo modo secondo me c’è da discutere ed indagare. Basterebbe fare mente locale all’egoismo dell’uomo per accorgersi come questo egoismo non stia in realtà funzionando nell’uomo ne nelle società umane, infatti se funzionasse l’uomo si sarebbe costruito, naturalmente, un mondo più piacevole e meno faticoso…. Un mondo dove, scaxzi a parte, l’uomo avrebbe potuto indulgere nel gioco, nella leggerezza e nella ricerca del benessere, cercando il modo di averne sempre più. La nostra intelligenza sarebbe stata usata per potenziare, invece dei mezzi della distruzione e della guerra, quelli della ricerca del piacere, dell’edonismo. Anche se sembra paradossale ma proprio l’egoismo avrebbe dovuto condurci a condizioni di vita più piacevoli. Invece ciò che l’uomo ha fatto e fa è di esasperare la competizione ed il conflitto, la fatica ed il dolore…… E’ fin troppo lampante ad ogni mente critica che non sia chiusa nella rassegnazione e nella fatalità, che, da qualche parte, c’è un qualche cosa che non funziona. Un forza “maligna” che spinge l’uomo sempre verso maggiore sofferenza e questo contro il suo stesso interesse, contro la sua stessa volontà, contro il suo stesso sentire, contro la sua stessa natura. Essere egoisti è quindi naturale, mentre essere avidi ed infinitamente assetati ed affamati di possessi materiali e morali è profondamente innaturale. Questa avidità ipertrofica non è qualche cosa che ci ha ordinato il medico, ma è il diretto derivato dalla scelta che abbiamo fatto sposando alcune filosofie e religioni piuttosto che altre. Comprendere e cambiare rotta si può a patto che non cediamo agli assiomi che ci raccontano che siamo brutti, sporchi e cattivi e che il dolore è la giusta punizione al nostro essere. Il libro di Pimpinella, (che stò leggendo), da molti input per vederci più chiaro nelle contraddizioni della nostra società ed indica nello stesso tempo, una possibile via di uscita basata su una filosofia e su una concezione della vita, che contrappone all’individualismo sfrenato dell’uomo antropocentrico, direi quasi per diritto divino, un uomo che abbia una maggiore consapevolezza sociale ed una visione più equilibrata di se stesso rispetto al cosmo. |
02-06-2008, 20.44.53 | #4 |
Ospite abituale
Data registrazione: 05-12-2007
Messaggi: 498
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Riferimento: Quale amore? Quale felicità?
Si,caro maxim e caro van lag,sono con voi,prepotentemente con voi.L'uomo
non è solo corpo,la spiritualità ha fatto parte dell'uomo da quando ha cominciato a camminare sulle due gambe ed ho la piena convinzione che col tempo l'uomo riuscirà ad assembrare i due stati, Materia e spirito, ricchezza e moralità e formarne un connubbio armonioso con il quale vivere in beatitudine. IO SONO UN NULLA,MA TUTTI NOI SIAMO IL MONDO,per cui dobbiamo continuare a parlarci ed ascoltarci. Ciao in amicizia espert37 |
25-08-2008, 14.02.58 | #5 | ||
Moderatore
Data registrazione: 16-10-2003
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Riferimento: Quale amore? Quale felicità?
Citazione:
Inoltre mi chiedo: quali sono viceversa quelle filosofie e quelle religioni che non susciterebbero l'avidità ipertrofica? Citazione:
E' un problema (dare all'uomo una visione più equilibrata di se stesso) la cui risoluzione non è stata nemmeno sfiorata dall'uomo. E dire che ci ha provato in molti modi. Eppure 4.000 anni circa di storia umana ci dimostrano che in nessun luogo ed in nessun tempo si è riusciti non dico a risolvere ma nemmeno arginare in maniera accettabile le pulsioni negative ed autodistruttive dell'umanità. Al contrario oggi l'uomo dispone anche dell'asso di briscola (energia atomica) che, se giocato, può definitivamente disintegrare la nostra civiltà. E forse la vita stessa su questo pianeta. Mi domando dunque come l'autore possa immaginare che l'umanità abbracci una non meglio precisata "filosofia e su una diversa concezione della vita". Tutto ciò mi pare irrealizzabile. |
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26-08-2008, 20.02.49 | #6 | ||
Ospite abituale
Data registrazione: 08-04-2002
Messaggi: 2,959
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Riferimento: Quale amore? Quale felicità?
Citazione:
Freedom, credo non sia un mistero ne per te, ne per altri che hanno seguito alcune mie esposizioni nel forum il fatto che io abbia un giudizio abbastanza negativo sulle religioni in genere e sul cristianesimo in particolare. A quest’ultimo ho sempre imputato ed imputo la responsabilità di avere risvegliato nell’uomo le peculiarità peggiori, come appunto un egoismo ipertrofico e lo ha fatto attraverso le sue idee . Cosa altro poteva portare infatti l’idea di essere “il popolo eletto da Dio”, se non ad un orgoglio razziale con tutto quello che ne consegue? E questa è un’idea che dal popolo ebraico si è diffusa a tutti i componenti delle religioni monoteiste e, che ponendoci al centro dell’universo ci ha fatti sentire autorizzati a distruggere non solo i nostri simili ma il pianeta stesso, come tu stesso evidenzi più sotto……. Ma quell’egoismo ipertrofico non è nella natura, sappiamo benissimo dalla storia che in quel particolare periodo la classe dirigente ebraica aveva bisogno di amalgamare il popolo attorno ad un’identità nazionale molto forte e, senza nessuno scrupolo, lo ha fatto usando la religione e strumentalizzando Dio. Cosa poteva portare l’idea di essere i conoscitori della verità rivelata se non ad un’arroganza ed ad un’intolleranza senza fine. Come potrei io, essere umano, vedere una superiorità su ogni altro essere umano, o anche su ogni altro essere vivente, se non avessi quell’orgoglio che mi deriva dalla presunzione di conoscere la verità? Potrei essere violento ed incauto se mi sentissi parte di un’umanità “persa” che, cosciente della sua piccolezza, cerca con umiltà la verità? Citazione:
Ci raccontano gli antropologi che gli indiani d’America dopo avere ucciso un animale pregavano e chiedevano scusa al suo spirito. Ci raccontano che pigliavano dalla terra solo lo stretto necessario per vivere. Ci raccontano che li abbiamo chiamati selvaggi, ma i veri selvaggi ancora una volta eravamo noi, gli invasori, guarda caso cristiani, che per rubare loro la terra non abbiamo esitato a perpetrare il genocidio di un popolo. I tanto biasimati cinesi rei, davanti all’occhio occidentale, di molte colpe, sottolineate con enfasi iperbolica in tutti i telegiornali durante le ultime olimpiadi, hanno vissuto da sempre su un fazzoletto di terra pur essendo da soli quasi il 25 % della popolazione del pianeta. Dimmi perché, forti della loro supremazia numerica, non hanno conquistato, invaso, depredato e dominato il resto del mondo, come i loro civilissimi fratelli d’occidente? Eppure avrebbero avuto ben ragione di cercare degli sfoghi al loro territorio ma probabilmente l’invasione, la conquista ed il dominio non era nel loro DNA o se vuoi nella loro storia, o se vuoi ancora, nei loro archetipi. Una cosa simile si può dire del quasi miliardo di Indiani dell’India anche loro compostamente immobili nella loro nazione. Per il resto che dire: Le filosofie nuove ben vengano anche se sarà dura decalcificare un qualche cosa che ormai è diventato parte integrante dell’uomo moderno stesso. Ben venga ogni idea propositiva che ci aiuti a ritrovare la strada smarrita. |
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27-08-2008, 21.18.15 | #8 | ||
Moderatore
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Riferimento: Quale amore? Quale felicità?
Citazione:
Non ne arriveremo mai a capo. Rispetto la tua opinione ma non la condivido. Ti invito solo a riflettere su una frase di un libro di Rosseau che mi rimase scolpita per sempre nell'anima. E ne è passato di tempo............la frase è estratta da un libro (di cui non ricordo il nome) che trattava la problematica della proprietà privata. Ero nella mia fase anarchica......... La frase pressapoco diceva: "quale fu il primo uomo che circondò un appezzamento di terreno con una barriera?" Chi fu quell'uomo lì non lo sapremo mai ma sappiamo che in quell'epoca non c'erano grandi filosofie e nemmeno grandi religioni.......... Citazione:
Quello che scrivi, caro VanLag, rafforza, ahimè, la mia convinzione che nell'uomo c'è e tende a prevalere il male. Mi domando infatti: gl'indiani d' Americasono stati distrutti (e parliamo di una civiltà!); i cinesi e gli indiani, dopo lunga e ardua resistenza si sono "piegati" al nostro modello di sviluppo e hanno abbracciato i nostri valori più infimi. Il soldo, il potere a tutti i costi. E, con l'aiuto di uno spietato sfruttamento della mano d'opera e di una capacità dittatoriale quasi senza freni, ci stanno surclassando. Tempo verrà che terranno in pugno gli Usa ed il mondo intero.......... Sempre che i russi, altro popolo che ha abbracciato l'egoismo ipertrofico "rovinavita", lo permettano......... E sempre che il terrorismo islamico non faccia prima un bel bing bang. Ma stavolta non con gli aereoplani ma con l'atomo......... |
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31-08-2008, 12.30.56 | #9 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Quale amore? Quale felicità?
Citazione:
Forse perché non vuoi e non puoi concepire un altro essere senziente che abbia presupposti filosofici diversi dai tuoi. Ma è la cultura dell’uomo-dio, quello che si è auto-eletto speciale a fondare la sua civiltà su sfruttamento e prevaricazione. So che non vuoi e non puoi condividere quello che dico ma se vuoi trovare l’origine del male devi cercarla “in casa tua” perché sei tu che vedi e quindi materializzi, il male. Se vuoi trovare una soluzione al male, all’egoismo, devi cercarla in “forme pensiero” profondamente diverse da quelle che hai sempre considerato normali e migliori, devi trovare delle “forme pensiero” che non pongano l’uomo al centro dell’universo …… lì è l’origine dei nostri guai. |
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01-09-2008, 18.06.55 | #10 | |||||
Moderatore
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Riferimento: Quale amore? Quale felicità?
Citazione:
Quando una nazione lotta per la supremazia economica a tutti i costi, dimenticandosi dei valori fondanti del concetto di uomo, valore che, fra l'altro, la filosofia a cui si richiamano abbraccia, che conclusioni possiamo trarre? Non trovi amaro come il fiele che la Cina comunista (lo si dichiara ancora?) è diventato il Paese che sfrutta di più la mano d'opera? Il peggior capitalismo che potevamo immaginare in Cina è diventato realtà........ Citazione:
E adesso rispondimi pure che la mia natura è cattiva e la tua no! Citazione:
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Più che creare forme-pensiero benefiche mi accontento di non fare troppi danni e, quando mi è possibile, dare una mano. |
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