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13-07-2011, 17.40.18 | #32 | ||
Ospite abituale
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Riferimento: Quale amore? Quale felicità?
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Spero sia chiara la relazione su conoscenza di se stessi e paura esistenziale. Se non so esattamente chi o cosa sono, non conosco neppure il mio posto ed il mio scopo nella vita e le mie relazioni con tutto ciò che mi circonda. Ad esempio l'uomo in genere è esageratamente protettivo verso se stesso e distruttivo verso l'ambiente. Questo atteggiamento potrebbe variare se l'uomo realizzasse che l'ambiente che lo circonda è parte integrante della sua identità, cioè dell'”io sono”. Se la chiarezza sulla nostra esistenza configurasse un soggetto che non è più separato da quello che lo circonda, (ed io credo sia così), l'uomo si metterebbe ad avere la stessa cura e lo stesso amore che ha per se stesso anche verso quello che lo circonda, altri esseri umani inclusi e questo sarebbe la fine dell'egoismo becero e distruttivo che invece opera nel mondo moderno. Fermerei qui il discorso perché quello dell'identità e dei problemi esistenziali sono temi enciclopedici e farei un'altra domanda da un milione di dollari. Cosa o chi ci ha portati ad avere l'idea che oggi abbiamo di noi stessi? Oppure: chi o cosa ha gettato il velo dell'ignoranza su noi stessi e sulle nostre relazioni con la vita? |
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15-07-2011, 23.05.22 | #33 | ||||
Ospite abituale
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Riferimento: Quale amore? Quale felicità?
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Un esempio su tutti: è mai possibile che Dominique Strauss - Kahn, il presidente della Banca Mondiale, rinunci ad anni di studi, di sacrifici, di onorificenze, all'onore della propria famiglia e a quello del suo paese, per un banale rapporto sessuale con una semplice donna che, tra l'altro nemmeno conosceva? Che cosa ci porta a pensare questo insignificante comportamento che, probabilmente, nemmeno il più semplice degli uomini avrebbe messo in atto? Il fatto che lui non abbia previsto che la storia venisse fuori, non ha nessuna importanza, mentre è importante che lo abbia attuato. Certamente è un solo esempio, ma tu sai benissimo che potremmo riempirci una biblioteca completa se li andassimo a elencare tutti, a incominciare da quei papi che proteggono i pedofili e poi sono beatificati, fino a vescovi e cardinali, con la stessa abominevole colpa che, poi, sono eletti papi. Ho elencato il primo episodio che più mi è rimasto impresso e il più recente. Insomma, voglio dire, è possibile che questi capi di popoli e di genti di tutto il mondo, non abbiano sviluppato la conoscenza su se stessi e siano ignoranti sulla propria identità? Come potrai costatare,questa è un'altra di quelle domande da un milione di dollari, anche se svalutati. Per il momento, due a uno in tuo favore e palla al centro. Ultima modifica di Tempo2011 : 16-07-2011 alle ore 13.08.22. |
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16-07-2011, 21.41.16 | #34 | ||
Ospite abituale
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Riferimento: Quale amore? Quale felicità?
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Sicuramente l'egoismo dei potenti è un qualche cosa di evidente sia perché i potenti sono personaggi pubblici sia perché il male che fanno dall'alto dei loro scranni provoca danni ingenti sia morali/culturali che materiali. E non bastano a mitigare il male i pochi potenti in buona fede, come ad esempio il Mahatma Gandhi, Nelson Mandela, Evo Morales e pochi altri. Indubbiamente il potere com'è oggi ha una “natura oscena”, (perifrasi rubata a Niki Vendola) ed il potente ha spesso un ego ipertrofico ed un narcisimo malato che ne motivano le perversioni. Tra l'altro “ego ipertrofico” e “narcisimo” sono due segnali di molto poca conoscenza di se stessi. Però, per tornare a bomba, torno a chiedere ed a chiedermi se l'esame sull'egoismo becero e distruttivo non vada indagato guardando tutta l'umanità e non solo una parte di essa e guardando i singoli uomini che questa umanità la compongono. Un'altra cosa interessante in questo procedere può essere quello di vedere le culture del pianeta. Quella asiatica, quella occidentale, quella araba e la ormai scomparsa cultura pellerossa. Non che esista o sia mai esistita una società di “altruisti”, questo no; ma in alcune culture sembra che l'egoismo sia e soprattutto sia stato più, diciamo, “furbo” e se lasciate a loro stesse alcune culture avrebbero forse portato ad uno sviluppo diverso dell'uomo e della sua società. Purtroppo ai nostri giorni le culture sono ormai così inter-allaciate che l'influenza delle une sulle altre è ormai troppo avanzata e se esiste un germe dell'egoismo becero, questo è ormai stato diffuso in tutto il pianeta. Citazione:
Poi mi piace pensare che mentre io e te parliamo altri seguendo il dialogo si sentano spinti ad intervenire portando altri apporti. Chissà che tra noi non ci sia chi ha le risposte alle domande da milioni di dollari e sia disposto a condividerle gratis. |
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17-07-2011, 09.34.10 | #35 | |||
Ospite abituale
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Riferimento: Quale amore? Quale felicità?
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Per altro, ho portato l'esempio dei potenti per essere coerente con l'equazione che ho riportato e che vado a ripetere: l'ignoto Esistenziale = Paura, Paura = Egoismo. Con questa formuletta ne deriva che, più si è paurosi più tentiamo di aggrapparci in alto, proprio per paura di affogare nel mare esistenziale. Citazione:
A mio modo di vedere, guardando le culture di tutto il mondo, togliendo quella occidentale basata su una contrapposizione degli utili capitalistici e di una tecnologia devastante e inarrivabile, tutte le altre sono più a dimensione di uomo. Ovvero: più sostenibili e, quindi, più sopportabili. Con questo che voglio affermare? Voglio dire che, più allontaniamo le possibilità o capacità dell'uomo dal mondo che lo circonda, più aumenta il disagio esistenziale, più aumenta la paura e, quindi, l'egoismo. Questo si può notare in tempi di globalizzazione, quando le culture a dimensione di uomo si mescolano con la bestia occidentale dello schiavismo consumistico; ecco allora che, sentendosi inadeguato, il pellerossa, inizia a prendere quelle abitudini che non riescono a sostenere con le proprie forze, e allora, in quel momento di confusione "identitaria" (forse quella cui parlavi tu), ecco che si attacca al collo di una bottiglia di whisky scadente. Citazione:
Ultima modifica di Tempo2011 : 17-07-2011 alle ore 20.49.48. |
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17-07-2011, 21.14.04 | #36 | ||||
Ospite abituale
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Riferimento: Quale amore? Quale felicità?
Citazione:
Concordo invece sull'idea che l'ignoranza esistenziale sia collegata con l'egoismo ma, anche qui, non riesco a vedere fino a che punto. Nella mia esperienza è sicuramente vero che il “conoscitore di se stesso” non può essere egoista, ma questo sancisce automaticamente che il “non conoscitore di sé” deve per forza essere egoista? Citazione:
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Per misurare la diversità della nostra cultura da quella dei pellerossa bisogna andare ai tempi di Colombo quando l'intrepido Cristoforo guardava divertito a questi selvaggi e pensava a come sarebbe stato facile farli schiavi per fare un dono alla regina Elisabetta e rubare le loro ricchezze. Mentre questi selvaggi guardavano ai nuovi arrivati con reale curiosità ed apertura di cuore. E questo non lo dico io ma è testimoniato da Bartolomeo de Las Casas, un prete al seguito di Colombo che poi prese le difese dei nativi americani. Non ti sei mai chiesto perché nei film di fantascienza l'eventuale alieno è sempre mostrato come ostile, mostruoso e predatore? E' una proiezione della nostra mente occidentale. L'alieno è ostile, mostruoso e predatore perché noi siamo stati ostili, mostruosi e predatori e lo siamo ancora. Ma questo dimostra solo che essere diversi è possibile. |
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18-07-2011, 10.27.29 | #37 |
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Riferimento: Quale amore? Quale felicità?
Citazione Tempo 2011
"A mio modo di vedere, ho affermato che l'egoismo è frutto della paura, volendomi riferire a quella esistenziale, perché costretti, per il momento, a vivere "una vita al buio". Ovvero: senza sapere il perché e il per come di questa nostra presenza." Il voler sapere il perche' e il per come di questa esistenza,a mio avviso, paradossalmente allontana dalla consapevolezza di essere un tutt'uno con ciò che esite. Questa paura esistenziale nasce proprio dal sentirsi distinti dal mondo, da un senso si separativita', che l'ego combatte, per paura, con la sopraffazione verso i propri simili,con la competizione, con l'avidita', il materialismo, la distruzione dell'ambiente, Un IO sempre ossessionato dall'"essere qualcosa" per la paura di non esistere, che non lascia spazio al "sentire", che ci separa sempre piu'. Mi sembra piu' un eccesso di identita' personale che una mancanza della stessa. Citazione VanLag "Concordo invece sull'idea che l'ignoranza esistenziale sia collegata con l'egoismo ma, anche qui, non riesco a vedere fino a che punto. Nella mia esperienza è sicuramente vero che il “conoscitore di se stesso” non può essere egoista, ma questo sancisce automaticamente che il “non conoscitore di sé” deve per forza essere egoista?" Non credo sia necessariamente egoista, nel senso stretto della parola, ma puo' esserlo nel senso che cio' che fa per amore, in realta' sia solo un modo per ottenere ricompensa se non dal punto di vista materiale, ma per una gratificazione del proprio ego. |
18-07-2011, 12.09.01 | #38 | |||||||||
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Riferimento: Quale amore? Quale felicità?
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Per essere precisi, i potenti non sempre sono stati il frutto della volontà popolare; ma questo non centra con i nostri contenuti. Ho affermato che sono più paurosi poiché prima di essere potenti, fanno del tutto per diventarlo, spinti dal proprio egoismo, dettato dalla paura che alberga in loro. Un esempio cui possiamo assistere in diretta televisiva è quello rappresentato dal nostro Presidente del Consiglio. Ovvero: In qualsiasi paese del mondo occidentale, un Presidente del Consiglio si sarebbe dimesso dal proprio incarico, solo perché, in un momento di distrazione, si era dimenticato di pagare il biglietto del tram. Mentre il nostro ha calpestato la propria dignità, quella della sua famiglia e del suo paese, pur di rimanere in quel posto super protetto dalle insidie esistenziali. In tal senso ho solo costruito la buccia esterna della storia, ma se guardi dentro, vi sono tanti contenuti e ragioni per ritenere la mia ipotesi meritevole di riflessione. Citazione:
Perdonami VanLag ma, questa tua precisazione evidenzia ancora di più che, il conoscitore di se stesso ha "attenuato" la paura esistenziale, mentre il non conoscitore è ancora in completa balia della stessa. Purtroppo quelli che riescono a conoscere se stessi, da quello che possiamo vedere intorno a noi, sono una striminzita minoranza; per questo l'egoismo è dilagante e distruggente. Citazione:
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Non si riferiva specificatamente alla civiltà contadina, ma a quelle culture che vivono ancora secondo un canone accettabile per l'uomo e non in una dimensione che superi le proprie possibilità, sia conoscitive sia fisiche. Ti porto un esempio: pomposamente si afferma che l'uomo è andato sulla Luna, benissimo, ma dei sei miliardi di umani che vivono su questa terra, quanti sarebbero capaci di andare sulla Luna? Comprendi quale importanza voglio dare anche al gap tecnologico che separa la stragrande umanità da una striminzita maggioranza di alieni? In pratica, tra i primi e i secondi vi è un divario di quattrocento anni di differenza tecnica. Allora mi riferivo a quelle civiltà, sopratutto africane e orientali che hanno vissuto, per motivi vari, a dimensione delle possibilità umane. Ora che stanno vivendo anche loro la globalizzazione, tramite l'emigrazione forzata, sono presi da quell'angoscia esistenziale, né più né meno di quanto prenda a noi. Eppure quando erano nel loro paese quest’angoscia era solo preoccupazione per la mancanza di cibo, di acqua, di malattie ecc. Nel momento in cui si sono inseriti nei paesi occidentali, l'angoscia è diventata veramente"angoscia". Per altro, non credo che questi emigranti, quando erano nel loro paese, avessero tutti la consapevolezza di se stessi: eppure non avevano l'angoscia esistenziale dell'uomo occidentale. Citazione:
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Credevo fosse chiaro che il paragone con i nativi americani del passato ben rappresentasse l'impatto devastante che ha avuto subito dopo "l'incontro" con le culture europee. Citazione:
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18-07-2011, 21.57.39 | #39 | ||||
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Riferimento: Quale amore? Quale felicità?
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Faccio il pignolino: Il conoscitore di se stesso non ha “attenuato” la paura esistenziale. Diciamo che l'ha dissolta nella consapevolezza di sé o nella consapevolezza in genere. Ma qui il discorso di fa lungo e complesso ed anche fuorviante. E' vero che i conoscitori di se stessi sono pochissimi e non è pensabile che il mondo si trasformi perché tutti hanno risolto i loro dubbi esistenziali conoscendo la loro vera natura quindi, se volgiamo lavorare sull'egoismo occorre un altro approccio. Io credo che dobbiamo lavorare sull'humus culturale che ha formato le nostre società, almeno se è vero che una società diversa è possibile. Citazione:
Dal neolitico, (3000 - 4000 a.c.) da quando cioè l’uomo si trasformò da cacciatore in agricoltore, a circa duecento anni fa, uno stesso tipo di società, cioè la società contadina è stata la nostra realtà e i valori ad essa connessi hanno permeato le nostre vite. Circa duecento anni fa, ingenti cambiamenti hanno mutato il nostro modo di vivere di relazionarci. Grandi masse di popolazione sono migrate dalla campagna alle città. L’elettricità ha trasformato la notte in giorno. Il vapore ed il petrolio hanno messo in moto le macchine e le macchine hanno aiutato l’uomo a costruire, ponti, viadotti, autostrade, grattacieli, ferrovie, porti, centri commerciali, etc. Navi, aerei, treni ed automobili, hanno reso possibili in poche ore spostamenti che precedentemente richiedevano mesi se non anni. La carta stampata, la radio e la televisione ci hanno portato in casa mondi lontani ed i computer ed i cellulari ci hanno aperto la strada ad una pluralità di comunicazioni che i nostri avi neppure potevano immaginare. Forse l'angoscia che tu tanto bene evidenzi nasce da questo cambiamento così radicale, cambiamento per il quale, fra l'altro, non abbiamo nel nostro DNA le informazioni per affrontarlo e gestirlo. Non angoscia esistenziale, quindi, ma angoscia per un futuro arrivato troppo in fretta. Citazione:
Andare avanti con così tanto male irrisolto porterà l'uomo all'auto-distruzione come del resto stà già avvenendo. Citazione:
Può esserlo si, ma può anche essere altruista perché si è creato in qualche modo una scala di valori che lo porta al bene, inteso in senso lato. |
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20-07-2011, 07.09.39 | #40 | |||
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Riferimento: Quale amore? Quale felicità?
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Contemporaneamente, sono d'accordo sul fatto che si debba lavorare sulle culture esistenti nel mondo e, in questo senso avevo iniziato a scavalcare la cultura contadina che, come sappiamo, per eccellenza è a dimensione di uomo, mettendo in campo quelle che hanno continuato a mantenere quella dimensione, anche dopo il parziale tramonto di quella cultura. Sono poche, sono tante? Non so rispondere a questa domanda; però mi sembra che esistano e andrebbero studiate, elaborate e applicate, poiché la cultura occidentale basata solo sui meccanismi d’interesse privato utilitaristico, con un piccolo accenno solidaristico, non avrà, ed è giusto che sia così, uno sbocco universalmente valido e umano. Per altro, non è il futuro che è arrivato troppo in fretta, ma semplicemente la tecnologia che, come la consapevolezza di se stessi, è una prerogativa per pochi eletti. Non per niente ho portato l'esempio dell'uomo sulla Luna. Citazione:
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