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 La Riflessione - Commenti sugli articoli della omonima rubrica presente su WWW.RIFLESSIONI.IT - Indice articoli rubrica


Vecchio 20-07-2011, 21.33.12   #41
VanLag
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Riferimento: Quale amore? Quale felicità?

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Mi trova d'accordo sul fatto che la consapevolezza personale, …............ essendo una prerogativa della casualità.......
Come fai a sapere che la conoscenza di se stessi o come la chiami tu (consapevolezza personale), è una prerogativa della causalità?

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Contemporaneamente, sono d'accordo sul fatto che si debba lavorare sulle culture esistenti nel mondo e, in questo senso avevo iniziato a scavalcare la cultura contadina che, come sappiamo, per eccellenza è a dimensione di uomo, mettendo in campo quelle che hanno continuato a mantenere quella dimensione, anche dopo il parziale tramonto di quella cultura. Sono poche, sono tante? Non so rispondere a questa domanda; però mi sembra che esistano e andrebbero studiate, elaborate e applicate, poiché la cultura occidentale basata solo sui meccanismi d’interesse privato utilitaristico, con un piccolo accenno solidaristico, non avrà, ed è giusto che sia così, uno sbocco universalmente valido e umano.
Si le culture che ci possono insegnare qualche cosa andrebbero studiate, elaborate, ed applicate ma come per la tecnica da me indicata, (la psicanalisi a livello di società), occorrerebbe prima la volontà di farlo.
Bisognerebbe che qualcuno si assuma il compito pietoso ed assai ingrato di mostrarci il nostro male con la sapienza e la delicatezza che si devono usare quando si vuole destrutturare un qualche cosa. Dico sapienza e delicatezza perché la destrutturazione, per un essere umano, può essere è un processo molto doloroso.

Citazione:
Originalmente inviato da Tempo2011
Per altro, non è il futuro che è arrivato troppo in fretta, ma semplicemente la tecnologia che, come la consapevolezza di se stessi, è una prerogativa per pochi eletti. Non per niente ho portato l'esempio dell'uomo sulla Luna.
Questo non lo so. Non pensi che esista in ogni uomo un DNA, inteso come una memoria storica, o meglio una sintesi della memoria storica, che ha immagazzinato tutte le nostre esperienze dal brodo primordiale a quello che siamo oggi?
Se esiste quel background lo avevamo per la società contadina e non lo abbiamo più per gli ingenti cambiamenti avvenuti negli ultimi due secoli. O meglio abbiamo sulle ultime evoluzioni un background molto limitato che forse poco ci aiuta ad affrontare la nostra quotidianità. (Comunque questa considerazione mi sembra poco rilevante ai fini del discorso).

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Vecchio 21-07-2011, 09.32.02   #42
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Riferimento: Quale amore? Quale felicità?

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Originalmente inviato da VanLag
E' possibile cambiare l'humus culturale. Ma per farlo occorre un qualche cosa di simile a quello che la psicanalisi fa con l'individuo. Cioè un popolo dovrebbe avere ed incoraggiare degli anticorpi, (degli studiosi), che guardino in maniera critica al proprio passato, alla propria storia, per riconoscere tutto il male fatto e subito, al fine di rielaborarlo per superarlo in maniera da non farlo e non subirlo più.
Andare avanti con così tanto male irrisolto porterà l'uomo all'auto-distruzione come del resto stà già avvenendo.
Come ho già affermato, per attuare quello da te proposto, necessiterebbe la volontà per farlo, quindi a questo punto bisognerebbe rivolgere lo sguardo verso il sistema politico più idoneo per attuarlo.
In questo senso, secondo il tuo parere, sarebbe il caso di prendere in considerazione una dittatura illuminata, magari formata, anziché da una sola persona, da un piccolissimo gruppo di saggi?
Apparentemente la democrazia parlamentare ha una sua valenza, oppure l'ha avuta in passato, poiché mi sembra che l'egoismo imperante, accompagnato da una caduta precipitosa dei valori, abbia ridotto questo strumento come una grossa palla al piede per i popoli che l’anno adottato, e che impedisce loro di crescere in armonia. Inoltre, le spese per questo tipo di governo parlamentare rappresentano un’enormità che è sottratta al paese, senza che lo stesso abbia a ricevere nulla in cambio, se non l'arroganza di quel potere mediato che noi, come dei robot inanimati, ogni volta gli concediamo. Conosco perfettamente i limiti di un concetto dittatoriale, seppur illuminato, ma con le esperienze del passato si potrebbero trovare delle soluzioni che riducano i pericoli al minimo, se non a zero.

Ultima modifica di Tempo2011 : 21-07-2011 alle ore 21.21.53.
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Vecchio 21-07-2011, 21.51.06   #43
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Riferimento: Quale amore? Quale felicità?

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Come fai a sapere che la conoscenza di se stessi o come la chiami tu (consapevolezza personale), è una prerogativa della causalità?
Accipicchia VanLag, non mi aspettavo che chiedessi a me di spiegarti una cosa che mi sembra risaputa e molto ovvia. Perché sono convinto che l'impianto per costruire la propria consapevolezza, passi attraverso il livello culturale e la conoscenza del mondo. Però queste sono soltanto due delle fortune che necessitano; poi vi è la fortuna della famiglia giusta, degli amici giusti, dei professori giusti, della città giusta, della Nazione giusta, e la fortuna di non avere sfortuna. Perciò, fra tutte queste fortune, a mio modo di vedere, la casualità ha una funzione primaria. Forse sarà anche per questo che sono in pochi a raggiungere il traguardo della consapevolezza, tant'è che quei pochi, molto probabilmente, poi diventano anche saggi. Almeno così mi piace pensare.
Citazione:
Questo non lo so. Non pensi che esista in ogni uomo un DNA, inteso come una memoria storica, o meglio una sintesi della memoria storica, che ha immagazzinato tutte le nostre esperienze dal brodo primordiale a quello che siamo oggi?
Se esiste quel background lo avevamo per la società contadina e non lo abbiamo più per gli ingenti cambiamenti avvenuti negli ultimi due secoli. O meglio abbiamo sulle ultime evoluzioni un background molto limitato che forse poco ci aiuta ad affrontare la nostra quotidianità. (Comunque questa considerazione mi sembra poco rilevante ai fini del discorso).
Io non lo riterrei poco rilevante, poiché il male esistenziale, secondo me, parte proprio da quella inadeguatezza di cui parli. Infatti, i cambiamenti sono così repentini che non riusciamo a stargli dietro; e questa inadeguatezza non può far altro che generare una alienazione continua. Forse i pronipoti avranno immagazzinato un background adeguato e, allora, si comporteranno nuovamente a dimensione contadina: a dimensione di uomo.

Ultima modifica di Tempo2011 : 22-07-2011 alle ore 20.34.32.
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Vecchio 22-07-2011, 21.31.11   #44
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Come ho già affermato, per attuare quello da te proposto, necessiterebbe la volontà per farlo, quindi a questo punto bisognerebbe rivolgere lo sguardo verso il sistema politico più idoneo per attuarlo.
In questo senso, secondo il tuo parere, sarebbe il caso di prendere in considerazione una dittatura illuminata, magari formata, anziché da una sola persona, da un piccolissimo gruppo di saggi?
Apparentemente la democrazia parlamentare ha una sua valenza, oppure l'ha avuta in passato, poiché mi sembra che l'egoismo imperante, accompagnato da una caduta precipitosa dei valori, abbia ridotto questo strumento come una grossa palla al piede per i popoli che l’anno adottato, e che impedisce loro di crescere in armonia. Inoltre, le spese per questo tipo di governo parlamentare rappresentano un’enormità che è sottratta al paese, senza che lo stesso abbia a ricevere nulla in cambio, se non l'arroganza di quel potere mediato che noi, come dei robot inanimati, ogni volta gli concediamo. Conosco perfettamente i limiti di un concetto dittatoriale, seppur illuminato, ma con le esperienze del passato si potrebbero trovare delle soluzioni che riducano i pericoli al minimo, se non a zero

Ti avevo risposto ieri sera ma poi evidentemente non ho inviato. Ho fatto l'anteprima e ho scordato l'invio.
In sintesi ti dicevo che sono assolutamente contrario alle dittature ed avanzavo una pallida difesa delle democrazie parlamentari suggerendoti di non guardare alla democrazia italiana che non è una vera democrazie. La chiamerei piuttosto “la dittatura dell'anticomunismo”.
No la cultura, (in senso lato e più bello), non può essere imposta ma va coltivata e per farlo occorre un risveglio dell'intelligenza. Non abbiamo più filosofi, non abbiamo più pensatori, non abbiamo più idee. In un contesto di necrosi intellettuale è ovvio che i più usino i pochi neuroni residui per concentrarsi sull'unico valore che ancora tiene e cioè il “dio” denaro. Ma se non ci sarà un guizzo dell'intelletto la vedo dura.

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Accipicchia VanLag, non mi aspettavo che chiedessi a me di spiegarti una cosa che mi sembra risaputa e molto ovvia. Perché sono convinto che l'impianto per costruire la propria consapevolezza, passi attraverso il livello culturale e la conoscenza del mondo. Però queste sono soltanto due delle fortune che necessitano; poi vi è la fortuna della famiglia giusta, degli amici giusti, dei professori giusti, della città giusta, della Nazione giusta, e la fortuna di non avere sfortuna. Perciò, fra tutte queste fortune, a mio modo di vedere, la casualità ha una funzione primaria. Forse sarà anche per questo che sono in pochi a raggiungere il traguardo della consapevolezza, tant'è che quei pochi, molto probabilmente, poi diventano anche saggi. Almeno così mi piace pensare.

Si ciò che dici in merito alla “consapevolezza di se” è vero per quanto riguarda lo stimolo alla ricerca della "consapevolezza" che dipende dai mille fattori che indicavi tu.
Avevo invece inteso che tu dicessi: - dato il desiderio di conoscere se stessi è inutile sbattersi perché quella conoscenza non va da chi la cerca ma “colpisce random” -
In quel senso ti chiedevo come facevi ad asserire “che la conoscenza di se stessi è una prerogativa della causalità” perché è un concetto che prima di ora avevo sentito solo da una persona.

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Vecchio 23-07-2011, 10.42.15   #45
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VanLag
Ti avevo risposto ieri sera ma poi evidentemente non ho inviato. Ho fatto l'anteprima e ho scordato l'invio.
In sintesi ti dicevo che sono assolutamente contrario alle dittature ed avanzavo una pallida difesa delle democrazie parlamentari suggerendoti di non guardare alla democrazia italiana che non è una vera democrazia. La chiamerei piuttosto “la dittatura dell'anticomunismo”.
In effetti, in Italia, una vera e propria democrazia non vi è mai stata. Vuoi perché la DC, con l'aiuto della chiesa, ha avuto l'esclusiva del governo per cinquanta anni, vuoi per la vergognosa contraddizione cui si era posto il partito comunista italiano che, facendo finta di non conoscere gli accordi di Yalta, ha tenuto congelata per tutti quegli anni una scelta differente di governo. Il seguito lo conosciamo, la contraddizione della sinistra è stata sostituita dalla litigiosità della stessa che, tra l'altro, dopo sessanta anni ha dovuto ammettere che la sua posizione non stava né in terra né in cielo, dovendo cambiare quattro volte il suo nome, con tutti i risultati che abbiamo potuto registrare fino ad oggi.
Per tale motivo ho ipotizzato una specie di triunvirato che potrebbe lavorare su di un programma votato dagli elettori e, quindi, molto più facile da controllare. Inoltre, con costi ridottissimi invece di foraggiare 700 inetti e, per di più, con dei ladroni nel mazzo senza un'idea di cosa significhi lavorare veramente per uno scopo comune e per il proprio paese. Tutto questo dovrebbe avvenire sempre con democratiche elezioni, solo che insieme al triunvirato verrebbe votato anche il programma da attuare.
Citazione:
No la cultura, (in senso lato e più bello), non può essere imposta ma va coltivata e per farlo occorre un risveglio dell'intelligenza. Non abbiamo più filosofi, non abbiamo più pensatori, non abbiamo più idee. In un contesto di necrosi intellettuale è ovvio che i più usino i pochi neuroni residui per concentrarsi sull'unico valore che ancora tiene e cioè il “dio” denaro. Ma se non ci sarà un guizzo dell'intelletto la vedo dura.
Chi dovrebbe avere questo guizzo d'intelletto? Forse tutti coloro che si sono distinti per molti anni, dimostrando quelle qualità manageriali ed etiche, tipo Montezemolo? Potrebbe darsi; ma mi sembra che gli industriali paventano la loro entrata in politica solo per spaventare i politici di professione e poi ricattarli per ottenere delle concessioni (un pò come ha sempre fatto la famiglia Agnelli), perché se tenevano veramente all'Italia, questo era il momento per cimentarsi in politica, per dare quell'impostazione manageriale necessaria allo sviluppo che serve.


Citazione:
Si ciò che dici in merito alla “consapevolezza di se” è vero per quanto riguarda lo stimolo alla ricerca della "consapevolezza" che dipende dai mille fattori che indicavi tu.
Avevo invece inteso che tu dicessi: - dato il desiderio di conoscere se stessi è inutile sbattersi perché quella conoscenza non va da chi la cerca ma “colpisce random” -
In quel senso ti chiedevo come facevi ad asserire “che la conoscenza di se stessi è una prerogativa della causalità” perché è un concetto che prima di ora avevo sentito solo da una persona.
In quell'assunto mi riferivo alla prima ipotesi ma, visto che ne hai accennato, anche la seconda non deve essere esclusa per niente, poiché è risaputo che ognuno di noi nasce con dei patrimoni "incorporati", che sono le esperienze trasmesseci dai nostri avi. Allora, non ho nulla in contrario ad affermare che la consapevolezza è il risultato complessivo di: A+B...ne sono sicurissimo.

Ultima modifica di Tempo2011 : 23-07-2011 alle ore 20.59.10.
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Vecchio 23-07-2011, 21.17.06   #46
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In effetti, in Italia, una vera e propria democrazia non vi è mai stata. Vuoi perché la DC, con l'aiuto della chiesa, ha avuto l'esclusiva del governo per cinquanta anni, vuoi per la vergognosa contraddizione cui si era posto il partito comunista italiano che, facendo finta di non conoscere gli accordi di Yalta, ha tenuto congelata per tutti quegli anni una scelta differente di governo.
Il comunismo in Italia non poteva venire, oltre che per il contrasto del vaticano e di grande parte del popolo ad esso legato anche perché l'America non l'avrebbe permesso. La strategia della tensione e le stragi di stato, (piazza fontana, piazza della loggia, l'italicus etc.) di quegli anni, anche se non è mai uscita la verità, sono, dai più, ascritte all'influenza di agenti segreti stranieri e nella fattispecie americani proprio per controbattere il comunismo. Purtroppo non sono mai usciti e non usciranno mai documenti analoghi ai “pentagon paper”, cioè di quei documenti che svelarono i retroscena dell'aggressione del tonchino, inscenata dagli americani, per giustificare la guerra del Vietnam. Ma poi cosa non ha fatto l'America in nome dell'anticomunismo? E cosa non fa oggi in nome dell'anti-terrorismo-islamico?
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Il seguito lo conosciamo, la contraddizione della sinistra è stata sostituita dalla litigiosità della stessa che, tra l'altro, dopo sessanta anni ha dovuto ammettere che la sua posizione non stava né in terra né in cielo, dovendo cambiare quattro volte il suo nome, con tutti i risultati che abbiamo potuto registrare fino ad oggi.
Dopo la caduta del muro di Berlino e dopo avere constato il fallimento economico delle società del blocco sovietico il comunismo è risultato non essere più proponibile e tutti quelli che ci avevano creduto hanno dovuto riconvertire in qualche modo quelle ideologie.
Figuriamoci un partito che si era sempre attenuto, non al comunismo sovietico, ma all'ideologia comunista, quanta fatica in più doveva fare per portare una politica che risultasse credibile.
Da quel momento i politici dell'ex partito comunista hanno iniziato a riconvertirsi diventando spesso più liberisti dei liberisti e facendo scelte di mercato a volte più spregiudicate di quelle che avrebbe fatto la destra. E stanno tutt'ora pateticamente provando a dimostrarsi credibili ed a catturare il favore della maggioranza dell'opinione pubblica.

In realtà quello che fa paura della sinistra in generale e dell'ex comunismo in particolare non sono tanto le velleità totalitarie, (ma quando mai Dalema e Bersani sono totalitari), non è l'avere militato sotto la falce ed il martello, (ormai le ideologie sono morte), non è la politica di mercato, (ormai gli ex pci sono più liberisti e sfrenati della destra), ma è il fatto di essere laici, alcuni persino atei, in uno stato principalmente cattolico e papalino.
Se in Italia ci fosse una sana cultura laica e illuminista, credimi le cose sarebbero diverse.

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Per tale motivo ho ipotizzato una specie di triunvirato che potrebbe lavorare su di un programma votato dagli elettori e, quindi, molto più facile da controllare. Inoltre, con costi ridottissimi invece di foraggiare 700 inetti e, per di più, con dei ladroni nel mazzo senza un'idea di cosa significhi lavorare veramente per uno scopo comune e per il proprio paese. Tutto questo dovrebbe avvenire sempre con democratiche elezioni, solo che insieme al triunvirato verrebbe votato anche il programma da attuare.
C'è qualche posto, (o post), dove esprimi più compiutamente queste tua idea?

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Chi dovrebbe avere questo guizzo d'intelletto? Forse tutti coloro che si sono distinti per molti anni, dimostrando quelle qualità manageriali ed etiche, tipo Montezemolo? Potrebbe darsi; ma mi sembra che gli industriali paventano la loro entrata in politica solo per spaventare i politici di professione e poi ricattarli per ottenere delle concessioni (un pò come ha sempre fatto la famiglia Agnelli), perché se tenevano veramente all'Italia, questo era il momento per cimentarsi in politica, per dare quell'impostazione manageriale necessaria allo sviluppo che serve.
Nessuno dei personaggi pubblici che conosciamo mi sembra nella posizione di mostrare un “guizzo dell'intelletto”. E comunque quando auspico la venuta del “nuovo pensatore” penso più ad un intellettuale, uno scrittore, un filosofo, non ad un politico o ad un manager.

Cerco di spiegarti. Quando sono cadute le due torri gemelle siamo rimasti tutti attoniti perché non capivamo il senso di quel gesto che ci sembrava così immane, assurdo, quasi irreale. Una parte dell'opinione pubblica ragliava che il mondo non era più quello di prima ed in nome di quel cambiamento auspicava aggressioni militari per ristabilire il primato dell'occidente. Un altra parte forse la minore, cercava “il perché” di quel fatto, ma le ragioni di quel fatto nessuno le sapeva o forse nessuno osava dirle.
Comunque erano gli intellettuali che dovevano spiegarci il perché. Qualcuno di loro scrisse qualche tesi. Eco, la Maraini, la Fallaci, Baricco, e pochi altri tentarono delle spiegazioni ma con tesi fiacche e consequenziali ai fatti. Tesi certamente scritte meglio ma che ciascuno di noi poteva in cuor suo pensare.
Dov'era l'intelligenza? Dove l'intelletto? Dove gli intellettuali? Dove la lucidità di raccogliere dati, elaborarli e fare una sintesi che fosse un'idea nuova. L'idea non ancora espressa fin'ora.
Quello intendo con “guizzo dell'intelletto”. Insomma niente a che vedere coi nostri politici i quali sarebbero già bravi se facessero una dottrina economica discreta e se rubassero meno.
Mi chiederai che relazione vedo tra un'idea e le nostre vite?
Bhe io credo che prima vengono le idee, le filosofie, che poi sono quelle che mutuano il valore. Una volta rettificate quelle il cambiamento viene da solo.
Stante le nostre filosofie ed i nostri sistemi di valori vedo poche possibilità di cambiare.

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In quell'assunto mi riferivo alla prima ipotesi ma, visto che ne hai accennato, anche la seconda non deve essere esclusa per niente, poiché è risaputo che ognuno di noi nasce con dei patrimoni "incorporati", che sono le esperienze trasmesseci dai nostri avi. Allora, non ho nulla in contrario ad affermare che la consapevolezza è il risultato complessivo di: A+B...ne sono sicurissimo.
Ed il nostro sforzo, la nostra ricerca, il nostro impegno che valore hanno nella scoperta di ciò che siamo?

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Vecchio 24-07-2011, 21.15.31   #47
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Per tale motivo ho ipotizzato una specie di triunvirato che potrebbe lavorare su di un programma votato dagli elettori e, quindi, molto più facile da controllare. Inoltre, con costi ridottissimi invece di foraggiare 700 inetti e, per di più, con dei ladroni nel mazzo senza un'idea di cosa significhi lavorare veramente per uno scopo comune e per il proprio paese. Tutto questo dovrebbe avvenire sempre con democratiche elezioni, solo che insieme al triunvirato sarebbe votato anche il programma da attuare.
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C'è qualche posto, (o post), dove esprimi più compiutamente queste tua idea?
Non mi sembra di ricordare d'averne parlato prima d'ora; ma il concetto è semplice: meno persone vi sono a governare e più è semplice controllarle. Tanto più se dovessero seguire scrupolosamente un programma votato dal popolo con delle elezioni democratiche. Nella pratica, quello striminzito gruppo che, si potrebbe avvalere di tutti i consiglieri tecnici necessari, rimarrebbe isolato sotto i riflettori e gli sguardi dei cittadini. In quelle condizioni non credo che potrebbero accaparrare scuse, se non dovessero portare a termine il programma stabilito.
Citazione:
Nessuno dei personaggi pubblici che conosciamo mi sembra nella posizione di mostrare un “guizzo dell'intelletto”. E comunque quando auspico la venuta del “nuovo pensatore” penso più ad un intellettuale, uno scrittore, un filosofo, non ad un politico o ad un manager.
Lo scrittore e il filosofo potrebbero far parte del triunvirato, ma la presenza di un manager illuminato, come fosse Olivetti, lo riterrei indispensabile per inquadrare la Nazione come fosse un’industria, con i suoi utili.
Citazione:
Cerco di spiegarti. Quando sono cadute le due torri gemelle siamo rimasti tutti attoniti perché non capivamo il senso di quel gesto che ci sembrava così immane, assurdo, quasi irreale../..
Comunque erano gli intellettuali che dovevano spiegarci il perché. Qualcuno di loro scrisse qualche tesi. Eco, la Maraini, la Fallaci, Baricco, e pochi altri tentarono delle spiegazioni ma con tesi fiacche e consequenziali ai fatti. Tesi certamente scritte meglio ma che ciascuno di noi poteva in cuor suo pensare.
Tra gli intellettuali nominati, forse era la Fallaci (Che ho avuto il piacer di conoscere), la più preparata per tirare delle conclusioni, perché conosceva bene il Medio Oriente; ma credo che, forse, il drammatico e inaspettato evento abbia sovrastato anche la sua fragilità di donna, anche se ben nascosta, poiché si è scagliata contro l'Islam, nel suo insieme, facendo di tutta l'erba, un fascio, tirando delle conclusioni che rappresentavano più una cieca condanna di tutto un mondo variegato che un’analisi veritiera dell'accaduto.
Citazione:
Mi chiederai che relazione vedo tra un'idea e le nostre vite?
Bhe io credo che prima vengono le idee, le filosofie, che poi sono quelle che mutuano il valore. Una volta rettificate quelle il cambiamento viene da solo.
Stante le nostre filosofie ed i nostri sistemi di valori vedo poche possibilità di cambiare.
Quello che affermi è vero, però rincuoriamoci pensando ad un futuro migliore e applicando questa formuletta: fintanto che la percentuale di cittadini che applica e rispetta i valori rimane sopra al 51%, una Nazione può sperare di rimanere in piedi; e non mi sembra che oggi si sia andato sotto questa soglia, poiché, a ben ricordare, abbiamo passato momenti ben più oscuri. Il nostro compito, allora, sarà quello di combattere quelle bande armate di disonesti (sopratutto politici e imprenditori politicizzati), affinché quella soglia, verso il basso, non sia superata; e il triunvirato, in questo, ci darebbe una bella mano.
Citazione:
Ed il nostro sforzo, la nostra ricerca, il nostro impegno che valore hanno nella scoperta di ciò che siamo?
Hanno un valore in percentuale, che deve essere sottratto da quello della fortuna che c’è toccata nel fiume in piena della casualità.
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Vecchio 26-07-2011, 20.57.15   #48
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Non mi sembra di ricordare d'averne parlato prima d'ora; ma il concetto è semplice: meno persone vi sono a governare e più è semplice controllarle. Tanto più se dovessero seguire scrupolosamente un programma votato dal popolo con delle elezioni democratiche. Nella pratica, quello striminzito gruppo che, si potrebbe avvalere di tutti i consiglieri tecnici necessari, rimarrebbe isolato sotto i riflettori e gli sguardi dei cittadini. In quelle condizioni non credo che potrebbero accaparrare scuse, se non dovessero portare a termine il programma stabilito.

Temo che le cose siano più complesse. Uno stato non è un'azienda, anche se per certi versi il suo modello può rassomigliare ad un'azienda. Ma perché poi, stante la cultura attuale, tre legislatori dovrebbero essere meglio di trenta o di trecento?
Per quanto riguarda il programma, in teoria, è già quello che il popolo ha approvato, votando quelli che lo hanno proposto. Teniamo presente che in fase elettorale, i politici fanno proprio le promesse che piacciono al popolo, tanto poi le disattendono. D'altro canto fare decidere al popolo il programma è improponibile. Se hai partecipato a qualche assemblea condominiale capisci il perché.

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Lo scrittore e il filosofo potrebbero far parte del triunvirato, ma la presenza di un manager illuminato, come fosse Olivetti, lo riterrei indispensabile per inquadrare la Nazione come fosse un’industria, con i suoi utili.

Ma una nazione non è un'industria. L'industria ha come obbiettivo il profitto mentre una nazione dovrebbe esistere per garantire sempre maggior benessere ai suoi cittadini. Grossissimo errore pensare di gestire una nazione come un'industria, sarebbe la fine di ogni libertà, di ogni umanità, di ogni espressione culturale e creativa, in ultima analisi di ogni speranza.

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Tra gli intellettuali nominati, forse era la Fallaci (Che ho avuto il piacer di conoscere), la più preparata per tirare delle conclusioni, perché conosceva bene il Medio Oriente; ma credo che, forse, il drammatico e inaspettato evento abbia sovrastato anche la sua fragilità di donna, anche se ben nascosta, poiché si è scagliata contro l'Islam, nel suo insieme, facendo di tutta l'erba, un fascio, tirando delle conclusioni che rappresentavano più una cieca condanna di tutto un mondo variegato che un’analisi veritiera dell'accaduto.

Già la sua conoscenza dell'islam non gli è servita ad essere obbiettiva e tutto quello che ha fatto è stato soffiare sul fuoco in un momento nel quale quello che serviva al mondo era comprendere e capire il perché di quel gesto.

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Quello che affermi è vero, però rincuoriamoci pensando ad un futuro migliore e applicando questa formuletta: fintanto che la percentuale di cittadini che applica e rispetta i valori rimane sopra al 51%, una Nazione può sperare di rimanere in piedi; e non mi sembra che oggi si sia andato sotto questa soglia, poiché, a ben ricordare, abbiamo passato momenti ben più oscuri. Il nostro compito, allora, sarà quello di combattere quelle bande armate di disonesti (sopratutto politici e imprenditori politicizzati), affinché quella soglia, verso il basso, non sia superata; e il triunvirato, in questo, ci darebbe una bella mano.

Di che valore parli? Sinceramente l'unico valore che vedo rispettato da molti o da quasi tutti è il denaro. E' triste ma è un qualche cosa che ci circonda.

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Vecchio 27-07-2011, 10.15.06   #49
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Temo che le cose siano più complesse. Uno stato non è un'azienda, anche se per certi versi il suo modello può rassomigliare ad un'azienda. Ma perché poi, stante la cultura attuale, tre legislatori dovrebbero essere meglio di trenta o di trecento?
O di settecento? Sì, perché tanta è la somma tra senato e camera. Che cosa vuoi che ti dica? Ti potrei rispondere con le tue stesse osservazioni; la prima invertendola. Infatti: perché i settecento dovrebbero essere meglio di tre, di cinque o di dieci? Oppure:"Se avessi partecipato a qualche assemblea condominiale, comprenderesti il perché". Di fatto, come da te sottinteso, quando vi sono tanti galli in un pollaio non si fa mai giorno. Ed è quello che accade in Italia da sessanta anni. Con questo voglio affermare che, in mezzo a quel marasma caotico, i disonesti, gli incapaci, i ladri, gli stupratori di minorenni e quant'altro, sono più difficili da individuare, poiché si tende sempre a buttarla in "caciara" (confusione), per coprire le proprie malefatte. Mentre con un triunvirato - ma si potrebbe parlare anche a una tavola rotonda come quella di re Artù - le responsabilità sarebbero più facilmente individuabili.
La molta partecipazione di cittadini alla direzione del Paese, si è resa necessaria perché l'Italia usciva da una monarchia dittatoriale e una guerra tragica, ma ora che la situazione si è stabilizzata e che siamo in un’Europa politicamente stabile, tutta quella moltitudine di nulla facenti e facinorosi che vivono da pascià alle spalle dei cittadini, mi sembra proprio un inutile anacronismo devastante per il Paese
Citazione:
Per quanto riguarda il programma, in teoria, è già quello che il popolo ha approvato, votando quelli che l’hanno proposto. Teniamo presente che in fase elettorale, i politici fanno proprio le promesse che piacciono al popolo, tanto poi le disattendono. D'altro canto fare decidere al popolo il programma è improponibile. Se hai partecipato a qualche assemblea condominiale capisci il perché.
Quando parlo di stato/azienda intendo: come una perfetta organizzazione aziendale; senza sprechi, burocrazie varie ecc.
Naturalmente una Nazione dovrebbe avere, previo consenso di Tremonti, una parte di bilancio che vada a sostenere i più bisognosi; cosa che un’azienda non ha. Per altro, nell'ultimo paragrafo mi sembra che vi sia un pochino di contraddizione, poiché anche oggi il popolo sceglie un partito secondo un programma; che poi i parassiti non lo attuino perché hanno altro da fare, bhe! Questo è un altro discorso.
Citazione:
Ma una nazione non è un'industria. L'industria ha come obbiettivo il profitto mentre una nazione dovrebbe esistere per garantire sempre maggior benessere ai suoi cittadini. Grossissimo errore pensare di gestire una nazione come un'industria, sarebbe la fine di ogni libertà, di ogni umanità, di ogni espressione culturale e creativa, in ultima analisi di ogni speranza.
Su questo punto, ho già risposto.
Citazione:
Già la sua conoscenza dell'islam non gli è servita ad essere obbiettiva e tutto quello che ha fatto è stato soffiare sul fuoco in un momento nel quale quello che serviva al mondo era comprendere e capire il perché di quel gesto.
Infatti.
Citazione:
Di che valore parli? Sinceramente l'unico valore che vedo rispettato da molti o da quasi tutti è il denaro. E' triste ma è un qualche cosa che ci circonda.
Se fossi in te non sarei così pessimista, perché per tenere in piedi una Nazione è necessario che vi sia una percentuale di cittadini onesti che superi la metà di tutta la popolazione, altrimenti a quest'ora saremmo affossati peggio della Grecia.
Tempo2011 is offline  
Vecchio 27-07-2011, 11.17.26   #50
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Ivo Nardi
 
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