Forum di Riflessioni.it
ATTENZIONE Forum in modalità solo lettura
Nuovo forum di Riflessioni.it >>> LOGOS

Torna indietro   Forum di Riflessioni.it > Forum > La Riflessione
 La Riflessione - Commenti sugli articoli della omonima rubrica presente su WWW.RIFLESSIONI.IT - Indice articoli rubrica


Vecchio 16-09-2008, 18.35.46   #21
kempis
Ospite
 
Data registrazione: 12-09-2008
Messaggi: 3
Riferimento: Quale amore? Quale felicità?

Argomento interessante e controverso: cerchiamo di vederlo da un'altra prospettiva.
Sin dalla nascita, l'uomo tende al raggiungimento della felicità attraverso l'espansione del proprio ego, esaltando quell' lo di cui non ne vede un limite
e non comprende che questa stessa espansione è comunque infinita e non costituisce, dunque, la fonte della sua felicità.
Come il tossicodipendente accusa la necessità di procurarsi la dose giornaliera per raggiungere il benessere, l'individuo è alla ricerca della sua porzione
di ego per accrescerlo.
La nuova generazione di giovani che fanno parte della società odierna, ha cambiato gli obbiettivi da perseguire ed oggigiorno più che cercare di ottenere un'occupazione
prestigiosa che le permetta di assicurarsi un posto "sicuro" o anche prestigioso, aspira all'autorealizzazione inseguendo la felicità personale fuori dalle regole "morali". Non
è molto importante il mezzo che viene usato, importante è autorealizzarsi magari rifiutando un posto di lavoro offerto con tanto sacrificio dal padre nella propria fabbrica, invece, spesso, il giovane preferisce vendere tavole da surf in giamaica perchè questo è cio che gli piace fare; cerca, quindi, la felicità nell'autorealizzazione perseguendo in questo modo il raggiungimento dei suoi desideri. Fin qui non ci sarebbe nulla di anormale, del resto fare cio' che un individuo sente di fare per se stesso e non fare ciò che gli altri vorrebbero che egli facesse, rappresenta un primo passo, importante, per essere autentici con se stessi scrollandosi il pesante fardello di una sottile morale imposta dalla societa' come modello, al solo fine di asservire al potere di chi ha così deciso.
Non è poca cosa!!
Del resto l'evoluzione non puo' conoscere momenti di arresto, se solo pensiamo a quanti sbagli si sono fatti nel corso dei millenni, quante guerre si sono consumate in nome di un principio o di un volere inventato da un singolo o da una stretta casta. L'uomo, erto sullo scranno sentenzia cosa sia giusto e cosa sia sbagliato per l'umanità, suppone, con l'insolenza dell'essere perfetto, non consapevole delle proprie debolezze e delle proprie paure, legifera ed impone un modello personale di "bene comune" nella presunzione di voler dirigere la natura di ogni uomo con la speranza di sostituirsi alle altrui coscienze.
La nostra cultura si fonda principalmente nel perseguire affannosamente l'illusione di ciò che proviene dall'esterno, nella falsa credenza che questa sia la strada per raggiungere la felicità, di contro coltiviamo molto poco la conoscenza di noi stessi attraverso la consapevolezza, ovvero il conoscere se stessi, comprendere quali moti interiori ci hanno indotto ad assecondare l'ego. La consapevolezza cui mi riferisco, non è quella di un'analisi psicologica fatta a posteriori, che tutt'al più tende a correggere un comportamento dettato dalla personalità fermandosi in superficie su cio' che è stato e che fa parte di un essere in continuo cambiamento senza entrare nel profondo stesso dell'essere; ma, mi riferisco a quella pratica che dovrebbe essere messa in atto nel momento stesso in cui avviene un comportamento egostico, ovvero: capire quale moto interiore ci ha spinti ad agire in maniera egoistica; soltanto comprendendo i nostri limiti potremo superarli. Migliorare i propri limiti significa essere piu' liberi, in definitiva più autonomi, con ciò non intendo dire indipendenti, ma avere la capacità-libertà di poter aiutare "sentitamente" il nostro prossimo e costruire davvero un mondo migliore. Voler partire dal prossimo senza aver iniziato da se stessi significa rischiare di aggiungere ulteriori danni a chi ci fa richiesta di aiuto, con questo non voglio assolutamente asserire che l'uomo debba esimersi dall'aiutare, ma di farlo preferibilmente con consapevolezza.
Delegare ad altri la propria crescita individuale, istituzioni di Stato o religiose, è mera illusione, perdita di tempo e di energie. Cio' che va fatto in noi stessi nessuno puo' farlo a nostro posto, nemmeno il cosidetto Santo puo' fare cio' che noi, individualmente, siamo chiamati a fare, nessuno meglio di noi puo' conoscere se stesso (soltanto Dio) e come è fatto.
Comprendere più che capire.
Condivido quanto dice Espert37 circa l'inesistenza dell'uomo cattivo, ovvero il male non esiste, ma con una leggera precisazione, nel senso che questo cosidetto "male" è soltanto un limite dettato dalla scarsa evoluzione dell'uomo e dalla sua incapacità di comprendere, non deve e non puo' essere interpretato come un fattore esterno da dover combattere quasi come fosse una figura antropomorfa a lui contrapposta, ma una componente dell'uomo non evoluto dentro una raffigurazione che Tutto comprende perchè Tutto è Dio. Il bene ed il male sono solo dei valori relativi rispetto all'uomo, perchè sappiamo bene che ciò che sembra bene può nascere con una intenzione malsana, così come una intenzione apparentemente buona puo' provocare del male.
Eppure se dovessimo interrogare il famoso giovane nell'intimo, che apparentemente dice di essersi autorealizzato, notiamo nella sua mimica una sorta di sottile insoddisfazione, proprio perchè in questo suo progetto non ha contemplato la partecipazione del suo prossimo e la condivisione consapevole.
Siamo ancora lontani dall'aver assimilato il concetto che dice "non fare ad altri ciò che non vuoi sia fatto a te" ed appare solo un miraggio poter soltanto
comprendere cosa significa "Ama il tuo prossimo come te stesso". Nessuno detiene la formula magica della felicità e dell'amore, ne' le Istitutioni sociali ne' quelle religiose, ma è soltanto da ricercare in noi stessi, senza infliggerci delle inutili frustrazioni, senza doverci negare i piaceri della vita e le sue gioie, sperimentare quotidianamente, con particolare riguardo a non danneggiare il prossimo.
In definitiva credo che la cosidetta felicità o meglio la gioia e l'amore siano strettamente legati al nostro quadro evolutivo che vede al centro l'uomo in termini di Essere e non di divenire.

Cari Saluti
kempis is offline  
Vecchio 16-09-2008, 21.36.27   #22
espert37
Ospite abituale
 
Data registrazione: 05-12-2007
Messaggi: 498
Riferimento: Quale amore? Quale felicità?

Riferimento a quanto postato da kempis:
Sin dalla nascita, l'uomo tende al raggiungimento della felicità attraverso l'espansione del proprio ego, esaltando quell' lo di cui non ne vede un limite
e non comprende che questa stessa espansione è comunque infinita e non costituisce, dunque, la fonte della sua felicità.

Carissimo e positivamente riflessivo Kempis,mi permetto l'uso di questo aggettivo perchè,avendo letto per ben quattro volte quanto hai espresso,
denoto in tè un'ottima capacità di riflessione seguita da buonissima esposizione concettuale,per cui mi è caro complimentarmi con tè. Purtroppo però devo denunciare una non completa espansione di visuale delle problematiche in argomento,per cui,e scusami se mi permetto, ti prego di rileggere quanto da mè postato qualche giorno scorso,dove potrai trovare qualche risposta a complemento di tue odierne esternazioni.

Circa a quanto di tuo ho copiato qui sopra, mi permetto di affermare che,secondo mè, la VERITA' assoluta è unica e dall'umano irraggiungibile,ma non per questo dobbiamo rinunciare a tentare di raggiungerla,e così anche la felicità. Il male,come anche tu condividi,non è insito noll'uomo,ma non può non esistere altrimenti non potrebbe esistere il bene.Il nostro intento deve,sempre secondo mè,avere il compito di mediare tra il male ed il bene,tentando di allontanarci sempre più dal male ed avvicinarci al bene,augurandoci però di non raggiungere mai il bene assoluto perchè sarebbe la fine di ogni nostro stimolo, quello sta solo in DIO,in quel mistero che ha immerso l'uomo nella spiritualità sin dai suoi albori.

Un saluto amichevole espert37
espert37 is offline  
Vecchio 18-09-2008, 04.47.36   #23
Angela Newton
Nuovo ospite
 
Data registrazione: 17-09-2008
Messaggi: 2
Riferimento: Quale amore? Quale felicità?

"... questo cosidetto "male" è soltanto un limite dettato dalla scarsa evoluzione dell'uomo e dalla sua incapacità di comprendere, non deve e non puo' essere interpretato come un fattore esterno da dover combattere quasi come fosse una figura antropomorfa a lui contrapposta, ma una componente dell'uomo non evoluto dentro una raffigurazione che Tutto comprende perchè Tutto è Dio. "

ehmm... Avresti diritto a rubare per mangiare? E se a tavola ti gusti un bel pollo arrosto che pagherai coi i sudati guadagni di un tuo onestissimo lavoro, fai forse del male? Prova a pensarci. Io lascerei fuori DIO da questa riflessione.

Secondo me il bene e il male non esistono. Esistono le nostre opinioni, le nostre idee, che ci portano a dire cosa per NOI è corretto e cosa non lo è.
Ma penso che per dare una risposta almeno in parte obbiettiva, sia corretto associare il BENE all'AMORE e il MALE all'ODIO...
Angela Newton is offline  
Vecchio 20-09-2008, 11.18.17   #24
kempis
Ospite
 
Data registrazione: 12-09-2008
Messaggi: 3
Riferimento: Quale amore? Quale felicità?

Forse cara Angela Newton non hai letto con attenzione e ciò me ne dispiace; la seguente frase:
"Il bene ed il male sono solo dei valori relativi rispetto all'uomo, perchè sappiamo bene che ciò che sembra bene può nascere con una intenzione malsana, così come una intenzione apparentemente buona puo' provocare del male." è ciò che esprimi con il tuo esempio "Avresti diritto a rubare per mangiare? E se a tavola ti gusti un bel pollo arrosto che pagherai coi i sudati guadagni di un tuo onestissimo lavoro, fai forse del male?" o sbaglio?

Il bene o il male, sottolineo a mio parere, costituiscono gli elementi che hanno da sempre caratterizzato il conflitto umano nella continua lotta degli opposti ed essi sono in stretta relazione con la sua evoluzione.Per quanto ovvio, comprendo bene che queste mie riflessioni, come del resto di tutti gli iscritti, rappresentano delle opinioni personali, più o meno condivisibili che appartengono alla nostra realtà costruita edadattata dalla mente che soggiace al piano della percezione, non possono quindi pretendere di essere eletti a prototipo dell'umano pensiero. La maggior parte degli argomenti inseriti nei forum, in genere nonsono dettati da una logica strettamente deterministica, ma lasciano ampio spazio al colloquio umanistico. Quando ho scritto : "dentro una raffigurazione che Tutto comprende perchè Tutto è Dio." ho espresso un mio pensiero spirituale e non religioso, che non voleva almeno nelle intenzioni trasmettere uno nota di bigottismo ne offrire uno spunto di classificazione, manifesta soltanto una personale filosofia che mi soddisfa e chiarisce molti interrogativi e alcuni dogmi, appellandosi piu' al senso logico che di fede.

Purtroppo non mi sento di associare il bene all'amore ed il male all'odio quasi come una similitudine, proprio perchè essi sono in stretta relazione con la personalità e molto meno legati alla coscienza dell'uomo, mentre l'amore e l'odio che rappresentano dei valori assoluti sono rappresentativi della sua coscienza o della sua limitazione, infatti si dice che il vero amore non sa pensare nei termini dell'Io ed odiare è come uccidere la propria capaità di amare.
Si rischia di andare OT se già non l'ho fatto !!

Cari Saluti
kempis is offline  
Vecchio 15-11-2008, 10.52.34   #25
Diver
Ospite abituale
 
Data registrazione: 18-11-2005
Messaggi: 50
Riferimento: Quale amore? Quale felicità?

Proviamo ad immaginare come funzionerebbe una scoietà regolata dal principio che “si devono amare anche i nemici”. Ci troveremmo nella società della desistenza. Se uno ti dà uno schiaffo e lo ritorni, “finisce a schiaffi” ed altri si uniscono e tutto finisce in una zuffa generale. Ma poi ci saranno anche le riprese, le rivincite… Se invece non ritorni lo schiaffo chi te l’ha dato perde il gusto a ripetersi…Alla lunga se tutti rinunciassero a ritornare gli schiaffi probabilmente verrebbe meno il piacere di darli. Finirebbe la società degli schiaffi…Utopia?
Diver is offline  
Vecchio 25-11-2008, 21.05.37   #26
espert37
Ospite abituale
 
Data registrazione: 05-12-2007
Messaggi: 498
Riferimento: Quale amore? Quale felicità?

Citazione:
Originalmente inviato da Diver
Proviamo ad immaginare come funzionerebbe una scoietà regolata dal principio che “si devono amare anche i nemici”. Ci troveremmo nella società della desistenza. Se uno ti dà uno schiaffo e lo ritorni, “finisce a schiaffi” ed altri si uniscono e tutto finisce in una zuffa generale. Ma poi ci saranno anche le riprese, le rivincite… Se invece non ritorni lo schiaffo chi te l’ha dato perde il gusto a ripetersi…Alla lunga se tutti rinunciassero a ritornare gli schiaffi probabilmente verrebbe meno il piacere di darli. Finirebbe la società degli schiaffi…Utopia?

No caro Diver,non è assolutamente una utopia,ma l'unico modo per porre fine a tutte le violenze ed a tutte le guerre, Non è null'altro che fare nostra la filosofia di Gesù Cristo, giunta a noi dalla tradizione,(Porgi l'altra guancia) e che purtroppo è stata recepita da pochi,causa l'incompetenza della nostra chiesa cattolica romana nel saperla trasmettere. Se questa potentissima istituzione che è la nostra chiesa,ci avesse saputo fare,oggi avremmo una società molto migliore.

Carissimi, non mi stancherò mai di ripitermi; Tutto l'universo è rapportato all'EGO. se ruusciremo a condurre il nostro EGO sul sentiero dell'amore non avremo più nessun bisogno di chiederci se Dio esiste o dov'è o come è fatto perchè l'avremo già trovato essendo Lui dentro ognuno di noi. Questa è la filosofia di ogni religione esistente a questo mondo. Dobbiamo recepirne il sognificato.
Un fraterno saluto e un ottima giornata a tutti. espert 37
espert37 is offline  
Vecchio 15-04-2011, 13.57.41   #27
bulimba
Ospite
 
Data registrazione: 11-04-2011
Messaggi: 20
Riferimento: Quale amore? Quale felicità?

Vivi la vita

La vita è un'opportunità, coglila.

La vita è bellezza, ammirala.

La vita è beatitudine, assaporala.

La vita è un sogno, fanne una realtà.

La vita è una sfida, affrontala.

La vita è un dovere, compilo.

La vita è un gioco, giocalo.

La vita è preziosa, abbine cura.

La vita è una ricchezza, conservala.

La vita è amore, godine.

La vita è un mistero, scoprilo.

La vita è promessa, adempila.

La vita è tristezza, superala.

La vita è un inno, cantalo.

La vita è una lotta, accettala.

La vita è un'avventura, rischiala.

La vita è felicità, meritala.

La vita è la vita, difendila.

Madre Teresa
bulimba is offline  
Vecchio 16-04-2011, 14.30.47   #28
ulysse
Ospite abituale
 
L'avatar di ulysse
 
Data registrazione: 21-02-2008
Messaggi: 1,363
Riferimento: Quale amore? Quale felicità?

Citazione:
Originalmente inviato da espert37
No caro Diver,non è assolutamente una utopia,ma l'unico modo per porre fine a tutte le violenze ed a tutte le guerre, Non è null'altro che fare nostra la filosofia di Gesù Cristo, giunta a noi dalla tradizione,(Porgi l'altra guancia) e che purtroppo è stata recepita da pochi,causa l'incompetenza della nostra chiesa cattolica romana nel saperla trasmettere. Se questa potentissima istituzione che è la nostra chiesa,ci avesse saputo fare,oggi avremmo una società molto migliore.

L’intento è certo lodevole ed effettivamente, in questi 2000 anni, credo che, oltre al resto o nonostante, il messaggio di Gesù abbia avuto una notevole influenza sul progresso umano e civile anche se i più fieri popoli conquistatori e oppressori della restante umanità, sono stati proprio i cristiani, magari anche con l'intento o la scusa di portate ai selvaggi indios delle americhe, agli africani, comunque agli abitatori di terre lontane, la parola di Gesù.

Il risultato fu (a grandi linee) che con guerre di conquista e regimi oppressivi e sfruttatori, i maggiori paesi europei si dotarono di grandi imperi coloniali, gli indios furono sterminati ed negli stati del sud degli USA fu adottato lo schiavismo su larga scala che solo una cruenta guerra intestina ha sradicato con strascichi di razzismo ancora vivi.
Dimenticavo le crociate promosse dagli stessi papi e le infinite guerre europee in conseguenza della riforma e della controriforma...oltre ad altre guerriciole del XX secolo.

Non credo sia tutta colpa di inefficace predicazione della Chiesa...anzi già è un miracolo se la chiesa cattolica è riuscità a mantenere una organizzazione ed una gerarchia quasi monolitica fino ai nostri tempi e non si sia dispersa in centinaia di sette: questo ha permesso di diffondre un verbo univoco e non troppo contrastante a confondere le menti dei fedeli...già di per sè conmfuse.

Comunque di certo la Chiesa di meglio poteva fare, ma, spesso, se non avesse anch'essa assunto gli abiti del lupo sarebbe rimasta schiacciata e l'umanità sarebbe caduta in una ancora piu oscura e feroce barbarie.

Quello dell'offrire l’altra guancia fu un sassolino, forse una semplice metafora, che Gesù, forse per citare un nobile esempio di sacrificio, umiltà e sottomissione, volle inserire negli ingranaggi delle pulsioni e comportamenti umani ...pur sapendo come sarebbero andate effettivamente le cose: avrebbero aderito solo pochi santi e martiri.
Per quanto, anche, a supporto di una ideologia, sia possibile il sacrificio supremo, ma solo in casi ed epoche particolari...o per disperazione indotta in certe popolazioni anche oggi.

Se pensassi che veramente la predicazione di Gesù non è, per gran parte, utopia...o semplice inascoltato incitamento,...subito abbandonerei il mio agnosticismo ed entrerei da militante nella Compagnia di Gesù.

E' anche vero che qulcuno deve pur cominciare!

Citazione:
Carissimi, non mi stancherò mai di ripetermi; Tutto l'universo è rapportato all'EGO. se riusciremo a condurre il nostro EGO sul sentiero dell'amore non avremo più nessun bisogno di chiederci se Dio esiste o dov'è o come è fatto perchè l'avremo già trovato essendo Lui dentro ognuno di noi. Questa è la filosofia di ogni religione esistente a questo mondo. Dobbiamo recepirne il significato.
Il guaio è che nessuna religione (se non per nicchie ridotte) persegue rigorosamente questa filosofia: la persegue un tanto al chilo, comunque non per ciò che riguarda problemi di sopravvivenza o di prevalenza e potere o di pericoli…veri o presunti che siano..

Purtroppo il nostro EGO (che siamo poi noi in carne, ossa e ataviche pulsioni) sembra meglio percorrere il sentieri dell’egoismo, comunque della propria prevalenza e sopravvivenza, piuttosto che quelli dell’amore globale…nonostante tanta predicazione e promesse di felicità.

E’ perché siamo stupidi e cattivi?.
Io non credo!
Ci deve essere qualche altra ragione che ci impedisce di mangiare la torta pur presentata in tanto splendore di felicità!

Ma non mi si dica che è il maligno che si frappone…potrei arrabbiarmi!

Ultima modifica di ulysse : 17-04-2011 alle ore 12.22.33.
ulysse is offline  
Vecchio 23-06-2011, 10.20.04   #29
Tempo2011
Ospite abituale
 
L'avatar di Tempo2011
 
Data registrazione: 12-04-2011
Messaggi: 630
Riferimento: Quale amore? Quale felicità?

Citazione:
Domenico Pimpinella
A questo punto del discorso spero cominci a delinearsi per molte persone, seppure in modo abbozzato, il tipo di progetto che vorremmo mettere in atto per passare dall’attuale diffusa condizione di egoismo ad una diffusa condizione d’amore.
(da Quale amore? Quale felicità? inizio del capitolo 3 - Dall’egoismo all’amore)
Citazione:
VanLag
Io, a parte la bontà dell’esposizione e lo spessore culturale con cui è scritto il libro, trovo invece illuminante questa esposizione, di Domenico Pimpinella perché, secondo me, offre molti spunti alla comprensione dei meccanismi che ci costringono in un mondo che personalmente sento malformato. Cioè da qualche parte c’è qualche cosa di storto.

Ho già espresso più volte la mia ferma opposizione al teorema religioso dell’inevitabilità del male, secondo il quale il mondo è così, perché l’uomo sarebbe cattivo, peccatore, fallace e bla…bla…bla…

Che il mondo sia “così”, non ci piove, ma in quanto alle cause che hanno condotto l’uomo e la sua società ad essere in questo modo secondo me c’è da discutere ed indagare.
Mi sono iscritto da poco tempo ma, nonostante ciò, da curioso, ho seguito molti post, sia tuoi sia di emmeccì e, umilmente, devo affermare che mi hanno affascinato per la competenza e l'equilibrio messo in campo; quindi, approfitto dell'occasione per salutarti e ringraziarti, scusandomi per OT, e passo al tema.
Non ho letto il libro di Pimpinella ma, se qualche interesse potrebbe suscitare, come minimo, dovrebbe contenere un’indagine profonda proprio su quello da te affermato: "Per discutere e indagare"; poiché di fatto, questa via è "deviata" un po’ da tutti, su generiche lamentazioni o consigli utopici, su quello che si dovrebbe attuare per una società migliore, non tenendo in considerazione, o in scarsa attenzione, l'immutabilità della condizione umana nei millenni. Allora può accadere che scriviamo l'ennesimo libro, magari pieno di buoni consigli, ma che lasciano il tempo che trovano dove, dopo la sua lettura, tutto rimane invariato, giacché il cancro che determina l'immutabilità non è minimamente scalfito. Per altro, hai affermato che l'egoismo umano è naturale che ci sia, ma io di questo non sono convinto, poiché ritengo che l'egoismo sia una peculiarità acquisita, e i nostri antenati degli antichi villaggi ce ne hanno dato un esempio; infatti, chi andava a caccia per sfamare tutto il villaggio, chi accudiva ai bambini di tutti, chi cucinava e chi coglieva le radici per completare il pasto quotidiano. Nella pratica, come si usa dire: uno per tutti e tutti per uno.
Allora tu dirai: da dove è saltato fuori l'egoismo che impera nel mondo?
Poiché la domanda è immensa, volendo rispondervi, la mia opinione potrebbe essere considerata presuntuosa o risibile ma, tanto per seguire il tuo consiglio di ricerca corro il rischio e posto ugualmente.
Ovvero, a mio modo di vedere, man mano che l'uomo ha preso coscienza della sua esistenza in questo mondo, ha iniziato a domandarsi quali fossero i motivi di questa presenza, e poiché non è riuscito a darsi una risposta, la paura è incominciata a serpeggiare nella sua mente. Paura che si è poi trasformata in egoismo per cercare di placarla. Un po’ come quella paura che spingeva il piccolo villaggio, paese o città, ad allargare i propri confini per allontanare il più possibile il pericolo esterno. Allora potremmo affermare: paura - uguale a egoismo, uguale ad aggressività.
Citazione:
Basterebbe fare mente locale all’egoismo dell’uomo per accorgersi come questo egoismo non stia in realtà funzionando nell’uomo ne nelle società umane, infatti se funzionasse l’uomo si sarebbe costruito, naturalmente, un mondo più piacevole e meno faticoso…. Un mondo dove, scaxzi a parte, l’uomo avrebbe potuto indulgere nel gioco, nella leggerezza e nella ricerca del benessere, cercando il modo di averne sempre più. La nostra intelligenza sarebbe stata usata per potenziare, invece dei mezzi della distruzione e della guerra, quelli della ricerca del piacere, dell’edonismo. Anche se sembra paradossale ma proprio l’egoismo avrebbe dovuto condurci a condizioni di vita più piacevoli.
Non vorrei essere precipitoso ma, mi sembra che questa tua riflessione dovrebbe farci comprendere meglio che, quell'egoismo non è: né sano né facente parte del nostro DNA, ma semplicemente frutto di paure esterne e, come sappiamo, le paure sono cattive consigliere.
Mi fermo qui; ma credo che il tema sia meritevole di molta più attenzione e discussione.

Ultima modifica di Tempo2011 : 24-06-2011 alle ore 03.50.45.
Tempo2011 is offline  
Vecchio 06-07-2011, 22.49.09   #30
VanLag
Ospite abituale
 
L'avatar di VanLag
 
Data registrazione: 08-04-2002
Messaggi: 2,959
Riferimento: Quale amore? Quale felicità?

Citazione:
Originalmente inviato da Tempo2011
Non vorrei essere precipitoso ma, mi sembra che questa tua riflessione dovrebbe farci comprendere meglio che, quell'egoismo non è: né sano né facente parte del nostro DNA, ma semplicemente frutto di paure esterne e, come sappiamo, le paure sono cattive consigliere.
Mi fermo qui; ma credo che il tema sia meritevole di molta più attenzione e discussione.
Si paure esterne o comunque fattori esterni all'uomo, alla sua natura, o se preferisci, al suo DNA. Ma allora il problema diventa quello di capire quali sono queste influenze e come esse sono penetrate nella nostra coscienza e, ulteriore passo, comprendere, se possibile, come disfare questa orrenda trama.

VanLag is offline  

 

« - | Islam e ragione »


Note Legali - Diritti d'autore - Privacy e Cookies
Forum attivo dal 1 aprile 2002 al 29 febbraio 2016 - Per i contenuti Copyright © Riflessioni.it