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17-10-2006, 10.01.53 | #32 |
Ospite abituale
Data registrazione: 08-04-2002
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Riferimento: Il cristianesimo stà per finire?
Se vi è sfuggita leggete anche l'interessante recente lettera di Lucio Garofalo presente nella rubrica lettere online del sito ed intitolata: - Il nuovo "oppio dei popoli".
https://www.riflessioni.it/lettereonl...pio_popoli.htm |
20-10-2006, 15.49.51 | #33 |
iscrizione annullata
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Messaggi: 329
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Riferimento: Il cristianesimo stà per finire?
<Perché si agitarono le genti
e i popoli tramarono cose vane? Si sollevarono i re della terra e i principi si radunarono insieme, contro il Signore e contro il suo Cristo;> <Si alzò allora nel sinedrio un fariseo, di nome Gamalièle, dottore della legge, stimato presso tutto il popolo. Dato ordine di far uscire per un momento gli accusati, disse: "Uomini di Israele, badate bene a ciò che state per fare contro questi uomini. Qualche tempo fa venne téuda, dicendo di essere qualcuno, e a lui si aggregarono circa quattrocento uomini. Ma fu ucciso, e quanti s'erano lasciati persuadere da lui si dispersero e finirono nel nulla. Dopo di lui sorse Giuda il Galileo, al tempo del censimento, e indusse molta gente a seguirlo, ma anch'egli perì e quanti s'erano lasciati persuadere da lui furono dispersi. Per quanto riguarda il caso presente, ecco ciò che vi dico: Non occupatevi di questi uomini e lasciateli andare. Se infatti questa teoria o questa attività è di origine umana, verrà distrutta; ma se essa viene da Dio, non riuscirete a sconfiggerli; non vi accada di trovarvi a combattere contro Dio!".>! |
22-10-2006, 10.49.41 | #34 | |
Moderatore
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Riferimento: Il cristianesimo stà per finire?
Citazione:
Cio’ che noi cristiani atei e credenti ci ostiniamo a non comprendere e’ che il legame del divino fra gli Ebrei ed il loro dio e’ piu’ vicino al nostro concetto di ateismo di quanto lo sia il nostro stesso atteggiamento ateo o agnostico nei confronti del nostro dio. Un ebreo di tradizione ebraica non ammettera’ mai di credere all’esistenza del proprio dio…sarebbe una bestemmia dire cio’.. perche’ il dio ebraico non puo’ essere “chiamato” “dio” e non puo’ nemmeno semplicemente “essere” o esistere, esso e’ innominabile , e’ “incredibile”, ma e’ proprio per questo che ogni ebreo di tradizione ebraica non puo’ essere “ateo” per definizione; non e’ l’uomo che svela il proprio dio, ma e’ dio che si svela all’uomo, non e’ l’uomo che chiama e comprende dio, ma il contrario. Cosi’ per noi cristiani dio si e’ rivelato e puo’ quindi essere creduto e compreso dall’uomo solo in virtu’ di quell’ atto divino che incarno’ il verbo…percio’ possiamo dirci cristiani credenti o non credenti alla nostra maniera,…ma non possiamo applicare le nostre categorie agli altri, non possiamo nemmeno leggere le loro statistiche e le loro percentuali. Saluti |
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23-10-2006, 13.15.19 | #35 |
Ospite abituale
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Messaggi: 48
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Riferimento: Il cristianesimo stà per finire?
Sono così persuaso di quanto sia soltanto un luogo comune quest’amore proclamato e giubilato del vangelo e del Cristo, del prete generico (ad esempio il pontefice), del credente specifico (ad esempio Elijah) che sempre più mi viene/verrebbe voglia d’indagare sulla ragione – più psicologica che esistenziale – di chi lo postula e ci crede. Epperò avvertendo come mi succede – questo il punto filosofico – tutta la sua implicita ipocrisia così mirabilmente mescolata alla sua buona fede.
Mi ricordo di un mio enigma di adolescente… Una volta, alla mia professoressa di media che insegnandoci l’algebra ci diceva che ‘ab’ formano un binomio, chiesi che valore numerico avesse ‘a’ e che valore numerico avesse ‘b’. E lei mi rispose – mi è rimasto impresso: “Quello che vuoi, sono inscindibili, da 1 all’infinito.” Allo stesso modo penso che sia come un binomio la buona fede e l’ipocrisia – quel cocciuto convincimento di verità e quello spiraglio di ghignata da vertigine – di questo ‘amoroso’, di questi ‘amorosi’, di questa umanità tutt’intera e tutt’amorosa di cui in alcuni di questi post si va, più che discutendo, affermando belli/belli. (Un binomio inscindibile/non valutabile, per me: enigmatico… Per ciò stesso splendido!) Io penso che sul senso esistenziale di un uomo posso viaggiare meglio o starvi meno scomodo che sul suo senso psicologico. Perché il primo lo lego/lo legherei, in qualche modo, alla sua conoscenza ed esperienza per capirlo meglio; il secondo invece non so proprio legarlo, il più delle volte, alla sua natura più profonda, perciò non lo capisco proprio. E tuttavia mi pongo/continuerò a pormi il problema psicologico di chi parla e sparla d’amore!… (Come è/perché? perché crede e finge? di che sostanza|contenuto|forma è la sua natura/struttura caratteriale per affermare ed affermarsi nell’amore?) Io, l’amore, lo ancoro ternariamente all’odio e all’indifferenza, vuoi che sia concetto vuoi che sia esperienza vuoi che sia pathos. Per cui dico, che mi riguardi personalmente o non mi riguardi per niente, che sia il messaggio che leggo in un libro sacro o sia il consiglio che mi dà all’angolo un accattone, non può esserci amore senza odio e indifferenza, o odio senza indifferenza e amore, o indifferenza senza amore e odio. Per me sarebbe impossibile estrapolare l’uno o l’altro dei tre elementi. (E mi vien voglia perfino di dirlo, se potessi, a quella professoressa!) TRIS |
23-10-2006, 18.28.06 | #36 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Il cristianesimo stà per finire?
Citazione:
Come faccio io ad amare chi mi mette la macchina davanti al cancello impedendomi di uscire? Non si può amare tutti e sempre ma non si può neppure amare nessuno. Io credo che l’amore sia anche un bisogno dell’anima, a volte forse quasi inconscio a volte sopito, ma credo che ci sia dentro ciascuno di noi la necessità di lenire un dolore, di regalare un sorriso, di dare felicità, in altre parole di amare e donare, anche nel senso con cui il cattolicesimo ce lo indica. Se così non fosse tutta la struttura del Vangelo risulterebbe appoggiata su basi inconsistenti mentre non è inconsistente la parola di Gesù bensì ancora una volta l’uso che ne è stato fatto. Ancora una volta il problema è dello stravolgimento di questa “energia” che da spinta interiore e spontanea è stato fatto diventare un “dovere”. La gioia di accendere un sorriso si essicca sull’aridità di compiere un gesto che non ci appartiene più, e non ci appartiene perché non parte da un moto interiore spontaneo, bensì da una richiesta esterna, un dettame, un precetto. Il merito stesso, (inteso come remunerazione psicologica), di avere fatto del bene ci è sottratto in quanto la gioia che ci da quel sorriso, va una parte a noi ed una parte a chi ci ha insegnato ad agire bene. Questo credo sia un po’ un altro dei problemi della nostra religione. |
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24-10-2006, 11.21.53 | #37 |
Ospite abituale
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Riferimento: Il cristianesimo stà per finire?
RISPONDENDO A VANLAG CHE MI CITA...
“C’è odore di finzione in chi pretende di amare tutti e tutto, sempre…”: bene, esprimo lo stesso giudizio nel mio precedente post. “Mi chiedo come fa il cattolico ad amare me che mi rendo sgradevole attaccando i suoi valori, il suo credo, il suo Vangelo?” Trovo questa domanda logica e ben strutturata, dunque efficace, perfino impietosa nell’ironia che sottende; e in linea, ma solo parzialmente, con la mia metafora del binomio ipocrisia/buona fede. ”Non si può amare tutti e sempre, ma non si può neppure amare nessuno.” è una frase invece che non mi riguarda affatto: la trovo in parte scontata, tanto che mi vien voglia di commentare: « Bravo, scopri l’America!»; in parte dilatata formalmente, perché ‘tutto’, ‘sempre’, ‘nessuno’ sono concetti generici, incontrollabili, facilmente usabili in modo pretestuoso. Ma soprattutto frase errata se è messa lì a far da argine a quello che penso/ho detto precedentemente. Che per necessità di chiarimento devo quindi ripetere (purtroppo): sono convinto che chi ha la capacità di amare, ha al tempo stesso – come dire immanente – la capacità di odiare e la capacità di essere indifferente – tutto qui. Poi viene da sé che le tre espressioni si alternano, si distribuiscono, si intrecciano nella stessa persona secondo il suo caso, la sua situazione, la sua circostanza. “Io credo che l’amore sia anche un bisogno dell’anima a volte forse quasi inconscio, a volte sopito…” è frase che mi sommuove da varie angolazioni. Prima di tutto usare in questo modo il termine di ‘amore’ – come dire Amore – per me vuol dire essersi già messi con un piede e mezzo sul quell’infame tragitto che conduce alla ‘verità in sé’. Il quale detesto perché si conclude, fatalmente, in tutti gli iperurani delle idee fisse, in tutte le personificazione cristiche delle religioni secolari, in tutti i propri modelli totemici più o meno sbandierati dagli sdilinquiti/isterici d’amore di questo mondo. E mi sommuove perché l’atto dell’amore – come amare – è sì spirituale e riguarda ciò che intendiamo un po’ tutti come anima, ma è anche ‘e/o cerebrale e/o viscerale’. E mi sommuove infine, soprattutto, per il fatto che l’amare si suppone perfino inconscio. E questo è il massimo della falsificazione per me. Anzi mi significa, per non capire che tale status dell’uomo – se c’è – è soltanto conscio/tangibile, vivido/irresistibile, ispirato/illuminante, per me significa non aver mai amato/saputo amare. “… ma credo che ci sia dentro ciascuno di noi la necessità di lenire un dolore, di regalare un sorriso, di dare felicità, in altre parole di amare e donare, anche nel senso con cui il cattolicesimo ce lo indica.” viene da sé che tutto questo ammasso di cose lo condivido ovviamente nella finanche scontata/esile premessa, ma non nella sua conclusione mirabolante dove si confonde amore con solidarietà, generosità, cordialità, fino a condire il tutto col cattolicesimo (perché allora soltanto il cattolicesimo?) protagonista di stermini di epoca medioevale, torture a non finire di epoca moderna, di complicità e collisioni terribili in epoca contemporanea. ”Se così non fosse tutta la struttura del Vangelo risulterebbe appoggiata su basi inconsistenti…” è frase che per me vale come la dimostrazione per assurdo del matematico: “se così non fosse” ma in realtà è, tutta la struttura del vangelo risulta ecc. ecc. – è la mia correzione. ”… non è inconsistente la parola di Gesù, bensì ancora una volta l’uso che ne è stato fatto” Qui rimango basito: nelle parole di ‘Gesù’ – questo controverso personaggio in parte storico, in parte leggendario, in parte mitologico dei suoi vangeli di riferimento – cattolici, cristiani, agnostici… – c’è un po’ di tutto a volerci desumere verità e non/verità, perfino sciocchezze, come c’è un po’ di tutto nelle tue parole come nelle mie di questo Forum a rileggerci. Qualcuno (non so se vuoi essere tu) può ribattermi: «Ma Lui è il Figlio di Dio!…» Questo è difatti l’eterno problema (epistemologico?) che attiene alla verità come assennatezza, logica, buon senso, oppure il contrario. Se già parti con la convinzione che l’uomo a cui sono attribuite parole che leggi, è un essere soprannaturale, quelle parole dovrai per forza interpretarle come verità rivelate/indiscutibili. Ma se ti accingi a una lettura di parole di un uomo che non conosci ma vuoi imparare a conoscere, quelle sue parole che vai leggendo ne diventeranno necessariamente il filtro. Per cui penserai/dirai alla fine soltanto: quest’uomo è saggio, o mediocre, o demente, o se hai lo stomaco perfino che è ‘figlio di dio’ oppure Satana. ”… ‘energia’ che da spinta interiore e spontanea è divenuta ‘dovere’. La gioia di accendere un sorriso si essicca nell’aridità di compiere un gesto che non ci appartiene più:non ci appartiene perché non parte da un moto interiore spontaneo, bensì da una richiesta esterna, un dettame, un precetto…” Buone parole in finale, abbastanza condivisibili, di letteratura. TRIS P.S. Io non sarò mai un 'catto/comunista'! (Ma che animale è?!!) |
24-10-2006, 14.31.10 | #38 | |||
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Riferimento: Il cristianesimo stà per finire?
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Se così è......avete mica l’indirizzo di un buon analista? Ultima modifica di VanLag : 24-10-2006 alle ore 16.51.17. |
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24-10-2006, 21.46.48 | #39 |
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Riferimento: Il cristianesimo stà per finire?
RISPONDENDO A VANLAG
‘Ridanghe’!… a proposito di Cita e di Tarzan (riferimento a quel film di Scola con Sordi che va a ricercare il cognato in Africa – se non ricordo male). Per me l’amore è il bisogno stesso dell’amore – capito che intendo?!!… (Preferirei dire comunque desiderio.) Non esiste/non può esistere gradualità di bisogno (perché allora ti chiedo: cos’è il Bisogno?) da accecante a forte, forte/meno forte, fino ad assottigliarsi nel tenue e scomparire nell’assopito per l’amore o per altro di ugualmente terminale od assoluto (infinito, felicità, divino, cosmo, bellezza…) che stia lì invece carino e sotterrato, rimosso e birichino – o a volare per il cielo come un’ idea platonica del c. – in un angolo del mio animo impastato, della mia capoccia di coccio, dei miei testicoli frantumati, pronto ad essere sterrato|spolverato|lucidato a mano a mano che matura il mio bisogno – per l’appunto – e potermelo così godere reale e concreto, terrenamente… – non esiste!!! Questo pasticcio dell’assoluto che diventa relativo o personale – o magia! – con tutta la pazienza d’un ‘francesco’ antico o la viltà d’un ‘don abbondio’ moderno, diventa l’amore in sé come la ‘verità in sé' di cui si è discusso (io e Odos): cioè l’amore che non esiste hic et nunc e che mi sembra per ciò stesso una fesseria volerlo/poterlo abbracciare. Il desiderio dell’amore è unico e illuminante: c’è o non c’è, se ne è capaci o non se ne è capaci; né vale rimandare la soluzione del problema a domani o posdomani. E neppure è importante soddisfarlo, di più o di meno, al meglio/al peggio: riuscire a prenderlo – cioè – e metterselo in tasca. Dante ama Beatrice senza sfiorarla (e questo è il suo bisogno/il suo desiderio di amore). Senza dirle una sola parola (un borghesoccio acculturato di oggi se la vorrebbe scopare "Almeno una volta!"). E ne fa, ma fuori del suo tridimensionale, una divinità. Bisogna riuscire a provare questo tondo bisogno dell’Amore per appena parlarne… Così dell’Infinito, così della Bellezza, così del Divino… Vedi quante maiuscole adopero anch’io? Ma cosciente di rimanere nella loro astrattezza e nella loro assolutezza: senza predicarle, senza voler convincere nessuno/anzi il contrario, accontentandomi di appena intuirle per conto mio. Altrimenti ci sono cento/mille sfumature, in una gradualità estenuante, che definiscono il percorso del nostro benessere – va bene: siamo nel relativo. Che segnano il nostro benessere – va bene… Che nutrono il benessere dell’uomo, il tuo e il mio/uomini della strada - va bene. Hai capito?… Se hai capito sei bravo, VanLag, perché io stesso fatico a capirmi. TRIS |
24-10-2006, 22.38.24 | #40 |
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Riferimento: Il cristianesimo stà per finire?
Ludovicofrescura...
È meglio essere violenti, se c'è violenza nei nostri cuori, piuttosto che indossare l'aureola della non violenza per coprire la debolezza. La violenza è sicuramente preferibile alla debolezza. C'è speranza per un uomo violento di diventare non violento. Non c'è questa speranza per i deboli. Parole di un certo Gandhi. L'amore, l'amare e la non-violenza, non è nulla che faccia per le persone deboli... Per il resto, non mi spreco. Le risposte, a parole, dei quesiti che poni, ci sono. Ma non bastano le (mie) parole (o di altri ancora), per far capire qualcosa a qualcuno. È quella persona stessa che deve comprendere in cuor suo. |