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29-05-2006, 16.52.22 | #44 | |
Moderatore
Data registrazione: 18-05-2004
Messaggi: 2,725
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Citazione:
tu intendi confutare il mio argomento, attaccando il mio primo punto: I)Necessariamente se c'e' un dio perfetto, egli vorrebbe eliminare ogni male (bonta' infinita). ma non credo che quanto tu dici sia sufficiente a confutare l'argomento, infatti cerchero` di spiegare il significato di I), per evitare fraintendimenti. noi diciamo che qualcosa e` infinitamente buono (cioe` siamo disposti ad usare questa descrizione) solo se lui vorrebbe eliminare ogni male. cioe` non e` necessario che dio lo voglia, anzi lui lo desidera perche` lo vuole, e noi consequenzialmente (a posteriori) possiamo dire che se vogliamo dire che dio e` infinitamente buono deve desiderare di eliminare ogni male. ovviamente lui e` libero di non volerlo, ma in quel caso non sarebbe piu` predicabile come infinitamente buono. con questo spero di aver risposto anche alle osservazioni di andrea... |
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29-05-2006, 17.16.25 | #45 |
Ospite abituale
Data registrazione: 05-04-2002
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E’ un concetto che introduce una certa forzatura nel complesso del ragionamento. Qui addirittura fai soggiacere la volontà divina a quella umana <<noi diciamo che qualcosa e` infinitamente buono (cioe` siamo disposti ad usare questa descrizione) solo se lui vorrebbe eliminare ogni male>>. Affermi che secondo il nostro metro di giudizio morale, Dio sarebbe “infinitamente buono” solo se volesse eliminare ogni Male, facendo sgorgare la legge morale universale dai desideri della creatura che, evidentemente, andrebbero ad occupare un livello ben maggiore in un’ipotetica scala di valori. Qui sono il desiderio o la necessità dell’uomo a piegare e, in ultima analisi, a foggiare la volontà divina. In pratica è come sostenere che la legge morale universale sottostà solo ai desideri umani, per cui anche Dio, che nell’ottica cristiana è sua scaturigine indefettibile, dovrebbe rimodulare il proprio estro creativo sulla scorta di un qualcosa che promani dal basso e impregni l’alto, e non viceversa come sarebbe più razionale immaginare.
Che qualcuno si sia convertito al Cristianesimo non è assolutamente indicativo che il Cristianesimo possa o debba essere l’unica religione del pianeta. Ci sono state tantissime altre persone che si sono convertite all’induismo o al buddismo, che del Male hanno una ben diversa percezione. Qui si discuteva del male (così come inteso dal punto di vista della cultura occidentale) e della sua ipotetica origine, cercando di attingere alle fonti che presumibilmente potrebbero essere le più appropriate. Nella storia dell’uomo si recuperano tracce importanti di individi che, pur non avendo mai fatto ‘esperienza diretta di Cristo’, hanno condotto la propria esistenza senza mai valicare quel limite che separa il “buon vivere” dalla malvagità o dall’antro del Male. Ciò dovrebbe significare che non sia necessario fare ‘esperienza diretta di Cristo’ per evitare il “peccato”. D’altra parte, considerato che mi pare di leggere dalle tue parole una stretta aderenza ai dettami e agli insegnamenti della Chiesa, è un dato riconosciuto ed ormai accettato - se non altro a parole - anche dai successori di Pietro, o sbaglio? |
29-05-2006, 21.35.44 | #46 | |
Moderatore
Data registrazione: 18-05-2004
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Citazione:
discuterò solamente questo pezzo, dato che, credo, l'altro non è per me io non voglio imporre niente a dio. qui si è detto che si vuole discutere del dio della tradizione occidentale. bene, più o meno conosciamo -- per lo più a grandi linee -- cosa dice la morale occidentale. per quel che mi basta mi serve solamente sapere che la morale occidentale -- tra le moltissime altre cose -- vieta la pedofilia. ora, proprio per come usiamo noi il linguaggio, possiamo dire che se dio è infinitamente buono allora vuole evitare la pedofilia. qui non stiamo imponendo niente a dio, ma stiamo solamente esplicitando (ed esemplificando) il contenuto di 'infinitamente buono'. se negassi questo, faresti cadere nell'inintelligibilità completa tale termine (renderesti nullo il suo significato). epicurus |
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30-05-2006, 09.59.53 | #47 |
Ospite abituale
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Inintelligibile appunto per quanto attiene a Dio e al Suo inintelligibile disegno complessivo, ben definito e marcatamente significativo per quel che concerne la dimensione umana. Io esprimo, o provo ad esprimere la posizione che su questo argomento ha assunto la tradizione occidentale cristiana, la mia opinione in merito, per quanto poco possa valere, è ben diversa.
“Deus Caritas est”, così intitola la sua prima enciclica il nuovo vescovo di Roma. L’agape cristiana si concreta nella gratuità del dono della grazia di Dio verso l’uomo: la grazia dell’incontro con il Creatore e con Cristo. Quest’amore si è reso manifesto sulla terra con la venuta e il sacrificio di Gesù (teologia crucis o scandalo della croce): il <<più bello fra i figli dell’uomo>>. I gravami che affliggono l’umanità sono transitati in un unico istante nella carne del Figlio, e Dio di questo dolore ne ha percepito e conosciuto fino allo spasmo più atroce la pungente trafittura. L’amore, la compassione e la piethas che l’uomo rivolge al suo prossimo sono riverbero dell’amore incondizionato che Egli rivolge alla creatura (ciò che sarà fatto al prossimo, è come se fosse fatto nei confronti di Dio). Dio è infinitamente Buono perché dona con atto gratuito questa possibilità d’unione, che è anche la via che conduce alla Verità ultima ove si estrinseca, alla sua luce, la vera libertà dell’uomo. L’uomo si muove in un ambito intriso di dolore e in cui le possibilità di “peccare”, cioè di abbandonare la strada che conduce all’abbraccio puro e cristallino con Dio, sono molteplici. Nella sua possibilità di scegliere consapevolmente, l’uomo esprime la sua deliberazione pro o contro Dio. Il peccato sarebbe così atto deliberato dell’uomo che volge le spalle al Creatore. Dio, onnipotenza condizionata, come già detto sopra, non coarta la volontà deliberata dell’uomo, trattiene la propria mano, perché l’amore e l’unione possano avvenire per scelta deliberata e consapevole. Illuminante, a tal proposito, è la narrazione che Matteo fa delle tre tentazioni di Satana nel deserto. Gesù oppone un netto rifiuto agli inviti rivoltigli dal demonio proprio perché un loro accoglimento avrebbe significato la coartazione della libera volontà dell’uomo. Altrettanto significativa è la parodia dell’atto d’accusa che il Grande Inquisitore rivolge a Gesù ne “I fratelli Karamazov”. L’uomo è reso libero entro un ambito limitato, la sua azione può essere volta al Bene oppure al Male. Questa libertà è anche il viale che conduce alla perdizione e al peccato. La bontà divina, che non è inficiata o resa sterile dalla presenza del male che non sgorga dall’operare di Dio sulla terra, assume senso nella misura in cui è offerta alla creatura la possibilità di redimere se stessa anche nell’ultimo istante, cosa negata alle creature angeliche decadute per atto di superbia – anche se su questo fronte le interpretazioni teologiche sono variegate -. L’uomo può così volgere se stesso in una direzione che lo allontani da Dio per riconquistare, anche in punto di morte, quell’abbraccio con il creatore che lo salva (i protestanti sono deterministi e affermano che il percorso dell’uomo sulla terra è tracciato dall’inizio alla fine, rifiutando così il concetto di libero arbitrio). La coesistenza del male e dell’infinita Bontà divina è possibile all’interno di una concezione che esalti questo dono d’amore gratuito volto a favore dell’uomo e non neghi la possibilità che ha quest’ultimo di compiere scelte deliberate e consapevoli che lo allontanino da Dio e dalla Verità. In tutto questo bailamme di concetti si cala come un macigno il dolore scaturente non da atto deliberato dell’uomo, ma conseguente ad eventi naturali atti a produrre sofferenza e patimento, così come pure “il dolore innocente” - vero scandalo del creato che confligge senza requie con lo scandalo della croce - rappresenta un’aporia del cristianesimo e della sua concezione del Deus caritas est. Ciao |