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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere. |
01-11-2005, 15.18.10 | #4 | |
like nonsoche in rain...
Data registrazione: 22-09-2005
Messaggi: 1,770
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Re: Tutta la Verità, nient'altro che la Verità.....
Citazione:
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06-11-2005, 15.48.27 | #5 |
Ospite abituale
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Messaggi: 2,959
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A formare la concezione di dio, propria del cristianesimo, hanno contribuito, durante i primi cinque secoli dopo la morte di Gesù, mescolandosi all’idea monoteistica ebraica, le filosofie del neoplatonismo, del filonismo e dello gnosticismo.
Le speculazioni filosofiche posteriori hanno cercato di mettere ordine in questa confusione e – almeno da parte della teologia ufficiale – ci si è avvicinati sempre più all’idea di dio come di un concetto astratto di sommo bene e di perfezione assoluta, di cui, tuttavia, si afferma l’esistenza reale. Il merito di tale affermazione spetta ad Anselmo d’Aosta (1033 - 1109), arcivescovo di Canterbury, una delle figure più eminenti della prima scolastica. Espresso nel modo più succinto l’argomento ontologico di Anselmo si riduce a questo ragionamento: - noi possiamo mentalmente concepire un essere perfettissimo di cui non si possa pensare nulla di maggiore (quo nihil maius cogitar potest); ma se ammettiamo questo, dobbiamo anche ammettere che questo ente esista, poiché in caso contrario gli amicherebbe l’attributo dell’esistenza, quindi non sarebbe perfettissimo. Già il monaco Gaunilone, contemporaneo di Anselmo, ne confutò l’argomento ontologico, obiettando che l’esistenza non è un attributo e che con lo stesso sofisma si potrebbe affermare l’esistenza reale, per esempio, di un’isola meravigliosa, sede di tutte le delizie, in mezzo all’oceano. Il progresso moderno sconcerta l’uomo, dimostrandogli la provvisorietà e la precarietà di tutte le sue convinzioni e la possibilità di sempre nuove scoperte, in ogni campo. Ciò da all’uomo il senso della propria limitatezza di fronte all’infinito e all’ignoto che lo circondano. Ne nasce uno stato di angoscia, perché l’uomo sa di essere condizionato, inserito in una situazione transitoria che egli non può che assumere come propria, anche se non l’ha scelta. La fede in dio, secondo questa “teologia della crisi”, più che aspirazione ad un ideale perfetto, come nella religione tradizionale, è diventata per l’uomo moderno un bisogno di distogliersi da se stesso e dal mondo disponibile, di rinunciare a farsi valere, di abbandonare la fiducia in questa esistenza, per affidarsi, ciecamente all’invisibile. Si è tanto esasperato questo aspetto negativo della presenza di dio, che si insiste sulla necessità di una “fede” di per se stessa, in qualche cosa di indeterminato, in quanto “dio è e rimane per noi l’assolutamente altro, l’estraneo, lo sconosciuto, l’inavvicinabile”, come dice Karl Barth. (tratto da "La vita di Gesù" di Marcello Craveri.) |
06-11-2005, 18.17.35 | #6 |
Utente assente
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VanLag...
...credo proprio che tu non abbia mai studiato teologia... No, a parte gli scherzi, appena posso cerco di dare anche il mio di contributo, dato che queste cose le sto trattando proprio adesso... Scritto o trascritto da VanLag: ----- La vera origine della religione ebraica va ricercata nelle culture precedenti con le quali il popolo ebraico venne in contatto ---- Sei sicuro di quello che affermi? Io dubito che il popolo ebraico esista da sempre... ma che derivi da un qualche altro popolo... il problema è scoprire quale... alcuni dicono "egiziani", altri "cananei", altri altro ancora... Cmq, a quanto pare, gli ebrei si possono considerare dei cananei, mai stati nomadi (storia dei patriarchi -> leggenda!!!) A presto, ELia P.S.: sul perché si è finito per dire che il decalogo è legge divina, te lo dico in futuro... |
06-11-2005, 19.15.03 | #7 |
Utente assente
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Re: Tutta la Verità, nient'altro che la Verità.....
riferimento:
-------------------------------------------------------------------------------- Messaggio originale inviato da VanLag Ma siccome chi ha fatto le leggi non era Dio ma un furbo che parlava per lui, non poteva inserire nella legge un comandamento che limitasse il suo potere, e questa è la prova migliore che sia mai stata scritta della non esistenza di Dio, almeno del Dio biblico. -------------------------------------------------------------------------------- Bruttissimo finale... dimostri di non esserti documentato abbastanza... non hai capito cosa volevano trasmettere gli autori della Bibbia... Trovo giusto ammettere che la Bibbia non sia "parola dettata da Dio", ma da qua, per arrivare a dire che la Bibbia è una favola per bambini che non serve più a nessuno, ce ne vuole di strada... Di solito la verità sta in mezzo... e credo che anche dalla Bibbia si possano estrapolare molti insegnamenti ancora molto attuali e molte prove attendibili sull'esistenza di Dio... ... ma vabbeh, questo è il mio di parere! Riassumendo: bisogna andare oltre al testo biblico in sé, ma anche oltre ai vari collegamenti con le mitologie passate, per capire veramente il perché alcuni autori hanno riproposto quelle leggende, a quale scopo, ecc.... Elia P.S.: ho come l'impressione che siete più per il deismo voi, o erro? |
06-11-2005, 20.39.40 | #8 | |
Ospite abituale
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Re: Re: Tutta la Verità, nient'altro che la Verità.....
Citazione:
Ma se si vuole veramente dialogare bisogna portare il piano al livello della ragione perché la ragione, (tranne casi di persone clinicamente cerebrolesi), fornisce una base che accomuna tutti gli uomini. Sull’origine del, diciamo, concetto di “un Dio unico” avevo fatto un indagine qualche tempo fa ma la storia, (quella documentata, cioè scritta) ci mostra le prime civiltà (Egitto e Mesopotania), con il fenomeno già presente. Ti riporto quanto avevo scritto a fine di quell’indagine che mi lasciò abbastanza insoddisfatto. Sai io sarei ben felice di trovare dati attendibili che mi facciano conoscere queste cose. L’uomo Primitivo. L’origine dell’uomo viene fatta risalire dagli studiosi al periodo che coincide con l’inizio del Pleistocene (1), che è una suddivisione del periodo Neozoico (1) o quaternario, e che viene datata oltre il "milione" di anni fa, (secondo gli esperti da 1 o 2 milioni di anni fa). I primi riscontri ipotetici di "religiosità" nell’uomo" iniziano, invece, ad essere rilevati nella fase del paleolitico medio, in cui appare l’uomo di Neanderthal (130.000 - 35.000 anni fa). Specie di cui poi si sono perse le tracce. E’ a questo periodo che risalgono le prime testimonianze di culto dei morti attraverso la sepoltura, che, vengono additati come i segnali certi di un primevo istinto religioso. Vari e distribuiti per tutto il periodo dal paleolitico superiore al neolitico sono i ritrovamenti di tombe, rappresentate da "buche" delimitate da selci, in cui molto spesso il defunto è sepolto, accompagnato da qualche suppellettile e con le gambe flesse verso l’alto; particolare, quest’ultimo, per il quale non si sono date interpretazioni credibili. Questi ritrovamenti hanno indotto gli scopritori ad attribuire ai nostri antenati una sorta di spirito religioso e di fede nell’aldilà. Bisogna però dire che queste indicazioni, piuttosto labili, sono interpretate con troppo entusiasmo affermativo da chi sostiene l’universalità dello spirito religioso e da troppa enfasi negativa da chi è contro. Parliamo di grotte o caverne risalenti a decine di migliaia di anni, (la stessa datazione è dubbia e controversa), ed il loro stato di conservazione, come il contesto in cui vengono scoperti, fornisce elementi di valutazione piuttosto scarni e del tutto aperti all’interpretazione. I sostenitori del pensiero religioso affermano che, il ritrovamento di scheletri sepolti con le suppellettili in nicchie delle caverne o in buche delimitate da selci e ciottoli, sia indice certo di un "primitivo culto dei morti" e di una fede in una vita ultra terrena. I detrattori più accaniti arrivano a supporre che laddove si vuole vedere una tomba altro non ci sia che una semplice discarica nella quale veniva abbandonato il cadavere assieme alle suppellettili non più utili. La considerazione che i nostri antenati non compravano le suppellettili in comodi super mercati ma le costruivano con dura fatica, lavorando la roccia con la roccia, fa scartare l’ipotesi che venissero buttati in “discarica”, ma di conseguenza, anche che venissero “persi” con la sepoltura. Più ragionevole potrebbe essere pensare che invece il fenomeno sia il frutto di qualche incidente che ha sepolto l’abitante ed i suoi pochi averi, nella grotta o nel suo giaciglio. (Non dimentichiamo che parliamo di ere geologicamente molto instabili). Le prime civiltà. Lente metamorfosi investono i popoli nel neolitico che si trasformano da cacciatori in agricoltori. Compaiono i primi animali domestici, le prime aggregazioni di società civili, le prime forme artistiche e compare, con esse, il fenomeno religioso. E’ nel buio storico dell’evoluzione che nascono e si materiano i concetti della divinità, infatti, lasciato l’uomo preistorico fuori della grotta o della caverna, lo ritroviamo sbalzato nel turbolento fragore delle civiltà Egizia. All’interno di questa cultura, oltre segni indiscussi di organizzazione e di sviluppo sociale, sono presenti i prodromi di una religione già molto articolata ed attiva nel tessuto sociale. Questi primi vagiti, verosimilmente, contenevano in se i germi in embrione di quel pensiero che, sfocerà, attraverso oscure equazioni alchemiche, nel concetto del "Dio unico". Lo scenario storico e proto storico si apre con l’Egitto pre dinastico, dove troviamo da subito, il culto del Dio sole (Horus), del quale il Faraone rappresenta la personificazione in terra. A seguire, nelle vicissitudini dell’Egitto dinastico, documentate nel 280. A.C. circa dallo storico Manetone che scrisse, (a posteriori), la storia delle trenta dinastie Egizie, sono presenti, fin dall’inizio, segnali che indicano l’esistenza di una casta religiosa, già molto potente ed in grado di influenzare il potere temporale. In particolare l’influenza religiosa nella storia egizia è documentato col sorgere della V dinastia, (2400 A.C.?), come riportato da Jean Delorme (2) in: "Storia Universale” ediz. Rizzoli Larousse". La leggenda narra che i primi 3 re della V dinastia, erano figli del dio Ra, del quale il primo era gran sacerdote quando salì al trono. Pare non esserci dubbio che il clero di Eliopoli, centro del culto del dio Ra, abbia avuto una parte importante nell’ascesa della nuova dinastia. Il faraone dovette manifestargli la sua riconoscenza a scapito del suo potere assoluto sia materiale che morale. Ma realtà del tutto simili si manifestavano in civiltà vicine sia per tempo che per locazione. La Mesopotania, già nel 2600 A.C. circa, presenta una struttura della società in cui la divinità col suo clero avevano già un forte impatto nel tessuto sociale. - Nelle città stato il vero sovrano era il dio, del quale, il capo temporale (patesi o isag), era il diretto rappresentante. Era dunque precipuo dovere del fedele sottomettersi, conoscere la volontà del dio attraverso la divinazione, conformarsi mediante la pratica del culto, per ottenere i beni di questo mondo; sembra infatti che nello spirito dell’uomo non fosse ancora nata la credenza in una vita ultraterrena, accompagnata da un giudizio morale. L’esercizio di questa religione presuppone l’esistenza di un clero numeroso ed il tempio era sempre il principale edificio della città. Esso rappresentava un’organizzazione potente, arricchita dai sacrifici sui quali prelevava una "decima" dalle donazioni pie, e dal bottino delle guerre. Benché i dati storici siano frammentari ed incompleti si evince, con certezza che, a partire dal terzo millennio prima di Cristo, nella culla della civiltà che fu l’Asia, stava prendendo forma il concetto di una divinità e di una religione fortemente presenti e connessi al tessuto sociale. E’ probabilmente dalla sommatoria del potere temporale con quello spirituale, riuniti nella figura del reggente, che si originerà l’odioso fenomeno delle religioni come fatto di potere e di controllo delle coscienze individuali. Fenomeno che in virtù di non conoscenza o ignoranza verrà perpetrato e riportato fino ai giorni nostri, dove la necessità di uno stato laico non è ancora ben chiara nella determinazione dei legislatori. |
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06-11-2005, 21.17.10 | #9 |
Ospite abituale
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Per quanto riguarda la genesi storica del Dio bliblico ricordo che i più antichi scritti delle Vecchio Testamento datano undicesimo secolo a.C. e che, quindi, si rifanno a tradizioni orali antecedenti di secoli se non millenni. Gli studiosi hanno rintracciato quattro tradizioni diverse raccolte nel Pentateuco (in ebraico Torah), cioè i primi cinque capitoli.
Per quanto ci riguarda, abissali le differenze fra il primo e il secondo capitolo che raccontano entrambe la genesi del mondo e la creazione dell'uomo. Ricordo la principale: nel primo capitolo Dio viene chiamato col termine ebraico Elohim (e non Jahwhe). Elohim significa "gli dei" (sia al maschile che al femminile) e questo ci getta direttamente nelle mani delle religioni politesite. Ci sono poi altre indicazione del fatto che i primi ebrei erano politeisti, ma così su due piedi purtroppo non le ricordo. |
06-11-2005, 21.32.55 | #10 | |
Ospite abituale
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Citazione:
- Gli appellativi con cui era anticamente indicata la divinità del popolo israelita (appellativi che sono rimasti nell’uso anche posteriore) denotano l’origine politeistica della religione ebraica, sebbene ciò sia contestato per lo più dagli studiosi cattolici. Elohim è plurale di el, elohah. Che significa “colui che si teme” e Adonai è plurale di adon che significa “il Signore”. Come appare dagli scritti veterotestamentari, almeno fino al 7° secolo a.C. pur avendo il popolo ebraico scelto un dio nazionale, non si metteva in dubbio l’esistenza contemporanea e la potenza degli altri dei appartenenti ai popoli vicini, come Hadad, il dio del cielo per i cananei, Camos, il dio padrone per i Moabiti, Moloch, degli Ammoniti, Baal e Astante da Tiro e Sidone. |
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