Ospite abituale
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IL RIBELLE
Innanzi tutto, un saluto a tutti..
In modo un po’ singolare, vorrei partire dalla coda: dalla signature di mauropitta. Ho la sensazione che quella frase posta in coda ad ogni tuo messaggio non sia un semplice aforisma estratto da qualche romanzo; avendo letto un tuo particolarissimo e per certi versi sorprendente intervento in altra sezione del forum, sarei quasi portato a ritenerla parte integrante della tua personalità… nessuna psiconanalisi, per carità… solo questo, sai leggere (ovviamente non mi riferisco alla scrittura, sono convinto che hai compreso).
Entrando nel merito della discussione, avrei da dire solo una piccola cosa (ho appena iniziato a scrivere, non so, quindi, se riuscirò ad essere breve o, se, come al solito, vi tedierò oltremodo… non c'è nulla da fare, non riesco proprio ad arrivare al cuore del problema senza aver prima effettuato alcuni larghi giri sopra la pista d'atterraggio).
Tu, Mauro, affermi: <INOLTRE, ALMENO IN TEORIA, UNA PERSONA È SEMPRE LIBERA DI SCEGLIERE DI "USCIRE DAL SISTEMA" ISOLANDOSI AD ESEMPIO E CI SONO TANTI POSTI, SULLA TERRA DOVE QUESTO È POSSIBILE>, il post d'apertura di questa discussione, sembrerebbe sia teso ad affermare un concetto affatto diverso (sintetizzando al massimo… se interpreto male, Falco, richiamami all'ordine… l'intero mio intervento potrebbe essere fuori luogo… speriamo bene… confido sul tuo/vostro senso di 'carità'… che significa 'Estratto NdS'?): <l'uomo non è in condizione di scegliere liberamente in quanto soggiace a troppi condizionamenti esogeni ed endogeni (forse psicologici, etcc…)>. Mi sembra anche di poter affermare (sempre che abbia ben compreso) che non riferisci questo concetto all'uomo massa - cioè ad un'ipotetica collettività, più o meno ampia - quanto piuttosto al singolo individuo che poi, per somma, va a comporre la collettività e la massa.
Appare subito evidente quanto le due proposizioni, se concettualmente dilatate, possano essere divergenti. Il conflitto fra le due diverse visioni non è facilmente ricomponibile. Mauro (se me lo permetti ometto 'pitta'… per semplicità) propende per una società che sarebbe tendenzialmente destinata ad implodere e, quindi, costretta, per sopravvivere, a garantire un certo equilibrio fra 'speranzosa possibilità di fuga' e necessità di mantenere un determinato controllo condizionante sul singolo e sulla massa; Antonio (anche qui, se me lo concedi, ometterò 'Falco'), viceversa, per una collettività sempre più omologata al pensiero dominante (chiarisci anche chi domina e chi sarebbe il dominato), senza lasciare spazio ad ipotetiche vie di fuga.
Il ripasso delle puntate precedenti mi serve solo per aver conferma se ho ben interpretato il vostro pensiero.
Io sostengo che esiste una terza via, un nuovo 'archetipo esistenziale', individualisticamente proteso verso il prossimo (paradossale?), rigenerante, romanticamente positivo, che racchiude nel suo intimo un potere capace di contorcere le lamiere di entrambe le impalcature prefigurate (entrambe estremamente realistiche ma sconsolatamente demoralizzanti - almeno per quel che mi riguarda e a cui non riesco a rassegnarmi):
IL RIVOLUZIONARIO (tema già proposto e trattato - anche se con sfumature diverse - in questo forum).
A scanso d'equivoci, chiarisco subito che non sto parlando del rivoluzionario politico … ne deriverebbe troppo casino, lo vorrei evitare.
No, sto parlando del pensiero rivoluzionario, quello, per intenderci, che partendo da un presupposto già noto, fosse anche omologato, a perfetta conoscenza delle regole del gioco, le travalica, le riadatta o le sovverte, 'asservendole', anche con 'violenza dialettica', alla propria visione (ideologica, artistica, economica, scientifica, umanistica…).
Per intenderci, un pensiero che crea.
Sto parlando di individui come Pirandello, nel teatro - bellissima e rivoluzionaria la sua concezione della 'FANTASIA';
- di Stravinsky, nella musica - qui mi muovo in un campo che non conosco troppo bene (posto che conosca, anche solo marginalmente, il resto), magari ci sono stati esempi più eclatanti che precedono la sua 'Sagra della Primavera', che 'rompe' le consuete melodie;
- di Musil, nella letteratura - prima di lui, impensabile il suo 'Uomo senza qualità' (in letteratura, a dire il vero, ci sarebbero altri esempi, tipo Proust, ma non conoscendo direttamente le sue opere, evito di fare troppe brutte figure);
- di Freud nello studio delle forze che muovono l'agire umano… inutile specificare meglio, di Jung, sempre nello stesso settore;
- di Darwin, Galileo, Einstein e tanti, tantissimi altri uomini che con, la forza delle loro idee, hanno gettato una nuova luce (RIVOLUZIONARIA) sul modo di osservare le discipline in cui si sono appassionatamente impegnati.
Credo che il loro agire possa rappresentare un motivo di speranza… amo pensarla così… non siamo, SPERO, destinati ad una ineluttabile conformizzazione; arriverà un insignificante individuo, che magari nella sua vita non ha fatto altro che prendere calci nel fondo schiena, testardo, brutto, piccolo, quasi evanescente, che con la forza del suo ottuso, prepotente, violento ingegno sovvertirà le regole del gioco e, da quel momento, il mondo non sarà più come prima… poi riprenderemo ad omologarci, fintanto che non riapparirà un altro ottuso, insignificante (…) individuo che rivitalizzerà…
Spero di essere riuscito a mantenermi in tema e di essere stato chiaro
Per Mauro:
Non conosco la canzone di Tenco da te citata, però ne conosco un'altra, bellissima, il titolo, forse, è <E se ci diranno> (in ogni caso, sono convinto che l'hai saputa individuare… credo che tu le conosca tutte, era un tuo grande concittadino).
Ciao a tutti
P.S.: chiedo scusa, non ho avuto il tempo di leggere l'ultimo msg di Antonio, è probabile che quanto da me scritto risulti essere già superato dal suo ultimo intervento… nell'eventualità, saprò ravvedermi.
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