Nessuna contraddizione, credo
Il riduzionismo, nella sua veste classica, suppone di subordinare la realtà conoscibile alle regole di un rigido determinismo: la sua matrice metafisica è, in un certo senso, l'attribuzione di un valore assolutistico alle leggi della fisica classica.
Determinismo "rigido" o "forte", non significa nulla di diverso da quell'assolutismo che condusse anche il genio di Einstein a rifiutare "a priori" l'idea che "Dio giocasse a dadi con l'universo"...
In ultima analisi esso implica e suppone semplicemente questo: la prescritta certezza che il processo induttivo e quello deduttivo siano regolati dalle stesse identiche determinazioni logiche e metodologiche.
Credo che tu, Lord, mi segua perfettamente.
Ora, al di là del movimento storico filosofico che va sotto il nome di "Riduzionismo", il quale radicalizza nel modo sopra indicato l'epistemologia del positivismo classico, esiste un riduzionismo "debole", o "più duttile", che appartiene alla metodologia della ricerca scientifica da sempre.
Ora, mentre le leggi fisiche rispondono pur sempre a questo principio "forte", la biologia, la biochimica e le neuroscienze, si stanno dotando di un corpus juris più variegato e duttile: non per questo tali normative cessano di essere riduzionistiche.
Semplicemente, esse si limitano ad un determinismo induttivo, unidirezionale ed asimmetrico rispetto alla dimensione temporale.
Come potrebbe essere diversamente, caro Lord?
La scienza non ha bisogno di scorciatoie.
Ed è chiaro che il caso più elementare di "scorciatoia" è costituito dalla moltiplicazione degli elementi interpretativi.
Non è difficile interpretare la causa del tuono se solo moltiplico gli enti "ammessi alla realtà" che ne compongono le circostanze inducenti: un dio che lo produca è sufficiente.
Più difficile è ottenere una spiegazione che si avvalga solo degli enti che si manifestano predittivamente nell'occasione del fenomeno.
Al punto che, come sai, lo scoccare di un fulmine è, ancor oggi, non perfettamente chiarito nella sua genesi fisica.
Io non sono pregiudizialmente agnostico: ti sorprenderà sapere che sono credente, nonostante il divertente aforisma di Woody Allen che appare in fondo ad ogni mio post.
Non sono cattolico, naturalmente.
Ma credo che Dio sia profondamente rispettoso dell'Uomo e della sua Coscienza, e soprattutto della sua facoltà di credere o non credere, del libero arbitrio che impronta la massima di ogni progetto umano ("progetto", non semplice decisione).
Credo che la nostra ragione sia davvero una scintilla divina, ma che l'onere di evocare il Suo amore competa a noi: che esso sia una responsabilità ed un dovere dell'Uomo.
Penso che il mondo obbedisca a Leggi che proscrivono ogni ipotesi di Destino o Fato e che, così come esso è fatto, sia davvero il "migliore dei mondi possibili".
Ma che tale principio non rappresenti una semplice prescrizione, bensì un "compito", affidato alla buona volontà di ogni uomo.
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