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Vecchio 07-10-2004, 20.47.53   #1
epicurus
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Data registrazione: 18-05-2004
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Dio e confusioni linguistiche:

Estrapolo queste frasi riguardanti Dio, dal topic da me aperto in ‘Spiritualità’ sulla necessità di chiarire il significato del segno grafico ‘Dio’. Creo un nuovo topic in ‘Filosofia’, non proseguendo in ‘Spiritualità’, per una esigenza di fondo più compatibile con lo spirito filosofico della giustificazione (in senso lato) delle proprie tesi, e non con lo spirito prevalentemente dogmatico e rivelato della spiritualità (almeno come qui si intende la spiritualità).
Ho provato più volte a portare la discussione (nell’altro topic) su un piano più filosofeggiante, ma invano (probabilmente è giusto così, visto che si stava discutendo in ‘Spiritualità’).

La mia esigenza richiede che le proprie tesi possano essere chiare linguisticamente (cioè con termini ben definiti, e non vaghi o definiti tramite improbabili analogie) e argomentate razionalmente. Quindi apro questo topic con il fine di affrontare l’argomento ‘Dio e confusioni linguistiche’ senza dogmi o dichiarazioni tipo “solo quando arriverai ad un livello evolutivo sufficiente potrai capire”; dunque chiedo cortesemente a tutti coloro che volessero partecipare di mantenere questo tipo di impostazione, altrimenti se non si volesse pazienza…

a) Brucus: Per l'uomo di tutti i tempi, Dio verrebbe ad essere tutto ciò che sta al di sopra del suo livello di esistenza e coscienza. […]Il Dio cristiano, un Dio d'Amore, costituisce un salto qualitativo importante rispetto al Dio ebreo, quindi dovrebbe corrispondere a un livello di coscienza abbastanza più elevato, e così via per tutti gli altri Dei concepiti dall'uomo.

Risp-a) Cosa significa “livello di esistenza e coscienza”? Cosa significa ‘esistenza’ e ‘coscienza’?
Chiarito tali significati occulti, chi mai ha detto o deciso che ci siano più livelli? In senso figurato e metaforico potrebbe aver senso, ma ho qualche dubbio che ve l’abbia in senso non figurato.
Perché l’Amore (inteso come ‘Bene’?) porterebbe ad un livello superiore? E poi che cos’è ‘Amore’ con la ‘A’ maiuscola (quello con la ‘a’ minuscola lo conosciamo tutti, ma l’altro…)?

b) Kannon: Poi c'è Dio come Realtà profondissima Oggettiva che può essere solo vissuto e concepito come Tale. Il Creatore!

Risp-b) Vedere dio come creatore è una immagine ben precisa (magari ci sono cose da approfondire, ma è un’immagine sensata e chiara), ma per il resto…
Dire “Dio è Realtà Oggettiva” non ha senso se non si spiega che cosa è ‘Realtà Oggettiva’: dire “Dio è Realtà Oggettiva” e “Realtà Oggettiva è Dio” è un vuoto giro di parole.

c) Ermes: All'inizio questo mondo era il sé sotto forma di persona cosmica.guardandosi intorno non vedeva altro che se stesso.Egli disse perciò dapprima:<<Io sono>>,così sorse il nome io.

Risp-c) “All'inizio questo mondo era il sé sotto forma di persona cosmica” che significato ha?
Il “mondo era il sé” lo posso capire come “il mondo era il mondo”, ma poi dici che era “sotto forma di persona cosmica”: cos’è una ‘persona cosmica’?
Potrei quasi capire la frase iniziale come “All’inizio il mondo era esattamente un ente personificato, con una sorta di volontà e coscienza”, ma non capisco il verbo in forma passata.
Il mondo non è più un ente personale? Perché mai dovrebbe esser cambiato qualcosa dopo la sua frase “Io sono”? Infatti questo è solo un atto linguistico (come tu stesso scrivi), non altro.
E poi, non è fantasioso pensare che esistesse già un linguaggio? Oppure vuoi dire “Egli disse (o pensò) che lui esisteva, cioè se ne accorse”, ma allora non capisco come puoi scrivere “così sorse il nome io”, che ha un significato chiaro di cosa che concerne il linguaggio.

d) Kannon: Solo Dio è Realtà.

Risp-d) Tu vuoi dire: “Dio è Realtà e null’altro è Realtà” o meglio “Dio è reale e null’altro è reale”, questo vuoi dire?
Se tu preferisci definire la realtà come Dio, puoi certo farlo (ogni definizione è legittima perché fa solamente corrispondere ad un segno un oggetto), certo è che ti dovrai inventare un altro nome per chiamare il mondo in cui tu vivi (fatto di case, alberi, stelle, amici etc…). Io trovo più comodo chiamare tutto questo (case, alberi, stelle, amici etc…) come ‘realtà’.
Comunque se non spieghi cos’è la Realtà e neppure cos’è Dio allora tutto ciò è vuoto.

e) Umberto77: Dio, prima di tutto è vita e coscienza e questa vita deve avere tutte le possibili gradazioni di espressione e di sostanza. […]Dio, secondo me, però non è solo la somma di tutto questo, altrimenti sarebbe un'idea panteistica; ma è la somma del tutto e la trascendenza dello stesso. Come un dipinto è la somma di tutti i componenti del colore della tela ecc. ma il suo significato è ben oltre la somma di questi, così è per Dio la cui coscienza assoluta è ben oltre le coscienze relative che lo rappresentano.

Risp-e) Tu dici: “Dio, prima di tutto è vita e coscienza e questa vita deve avere tutte le possibili gradazioni di espressione e di sostanza.”: fin qui tutto chiaro e sensato, infatti non stai altro che dicendo che dio è la somma di tutti gli esseri viventi con le loro sensazioni e percezioni psichiche (anche se questo dio non avrebbe competenza su sassi, tavoli, sabbia etc… perché non sono vivi).
Ma poi tu dici che questo non basta per caratterizzare il significato del segno ‘Dio’ e aggiungi che dio “è la somma del tutto e la trascendenza dello stesso”: ora inglobi anche i sassi, etc… ma che vuol dire ‘la trascendenza del tutto’ ossia ‘la trascendenza dell’universo’?
Se non chiarisci ciò, niente ha senso.

f) Kannon: Anche la parola amore, se non ha un vissuto reale dietro di sè, è solo una parola per chi la pronuncia. Tutti la possono pronunciare anche senza viverla. Lo stesso per la parola Dio, o altre parole con cui si vuole chiamare, la può pronunciare chiunque, discutere chiunque, inventare come vuole chiunque. Ciò che conta è solo il vissuto reale che quell'essere ha di quella cosa, che poi è obbligato a chiamare in un modo per dirla.

Risp-f) Se tu vedi Dio come una cosa meramente da sentire con il cuore come l’amore, allora dio non è altro che una sensazione, un sentimento. Ma a me, in questa discussione, non interessa la sensazione-Dio e nessun altra sensazione.

g) Kannon: Se uno scopre e vive Dio dentro di sè per lui esiste anche se non saprà spiegarlo o lo spiegherà come potrà, e questo vissuto è il suo vissuto, utile.

Risp-g) Allora dio è solo una sensazione. (vedi risp-f)

h) Giulma: il concetto più evoluto che possiamo trovare di Dio […] è quello del Nulla, lo stesso concetto cioè che possiamo trovare nel buddismo teorico di un certo livello, perchè questo Nulla è un Nulla contenitore, che contiene cioè ogni cosa. E l'espressione più evoluta che si può avere, di questo Nulla, a mio avviso, è quella data dal Buddha, che disse:
Vacuità della Vacuità.

Risp-h) Cos’è il Nulla? E’ un “contenitore che contiene ogni cosa”? Allora il Nulla è l’insieme delle cose che esistono. Allora Dio, che è il Nulla, è l’insieme delle cose che esistono: ma allora perché non lo chiamiamo Universo, senza usare termini mistici e occulti? (Tra le altre cose nel linguaggio ordinario ‘Nulla’ ha un significato opposto da quello da te proposto e questo potrebbe creare confusione.)
Poi: “Vacuità della Vacuità”: che significa?

i) Mirror: DIO é il TUTTO = il TUTTO é DIO= Tutto é COSCIENZA

Risp-i) Il Tutto cos’è? E’ l’insieme di tutte le cose che esistono? Se è così allora vale che: Dio = tutto ciò che esiste; poi dio, avendo coscienza (ossia essendo un ente personificato), ed essendo tutte le cose che esistono, allora tutte le cose che esistono sono coscienza.
Ma allora basta parlare chiaro: tu credi che l’Universo sia un essere personale, con una propria volontà. (Ciò non è dimostrabile ma almeno è sensato.)

La ‘morale’ che vorrei proporre è che moltissime volte, in argomenti spirituali (ma anche in argomenti filosofici), si utilizzano parole a sproposito, stravolgendo il loro significato usuale, proponendo un altro significato non chiarito e vago, quindi un non-significato. Quindi il mio consiglio è di utilizzare il linguaggio con prudenza, cercando sempre di chiarirsi (almeno a se stessi) il significato vero di quello che si vorrebbe dire.

Ciaociao
epicurus
epicurus is offline  
Vecchio 08-10-2004, 09.36.42   #2
Umberto77
Ospite abituale
 
Data registrazione: 01-10-2004
Messaggi: 121
Hai fatto un bel lavoro, Epicurus.

L'intenzione è buona e anche le motivazioni sono condivisibili, Ma io temo che sia impossibile che sull'argomento "Dio" il linguaggio possa essere univoco.

La stessa definizione di Dio si presta a interpretazioni diverse e, quindi, a concetti diversi.

Quando mi chiedono: "Tu credi a Dio?", io rispondo che prima mi devono spiegare a che Dio credono loro e, poi, potrò ribattere se io credo o no a quel Dio.

Vi sono tanti "Dei" quanti sono gli uomini; e anche quando sembra che ci si possa trovare d'accordo su una concezione delle divinità, sono convinto che ciascuno, intimamente, sente la stessa in maniera diversa dall'altro.

Parlarne va bene, ma si dovrebbe poter leggere fra le righe di chi scrive la sua idea per capirne la vera sostanza derivata dalle sue intuizioni e non solo dai suoi ragionamenti, che in un forum, potranno essere espressi brevemente e mai veramente esauriti.

Comunque hai fatto bene a trasportare l'argomento anche in questa sezione.
Umberto77 is offline  
Vecchio 08-10-2004, 10.17.58   #3
Alec
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Data registrazione: 03-09-2004
Messaggi: 18
Concordo con l'esigenza di chiarire il termine Dio. Effettivamente nel forum sulla spiritualità si è frainteso l'intento del quesito iniziale: non chiarire chi è Dio, qual'è la concezione di Dio che ciascuno di noi ha, ma chiarire il significato della parola Dio, esplicitare a che cosa ci si riferisce ricorrendo al "simbolo grafico" Dio.

A mio avviso per definire il termine Dio ci si deve muovere lungo tre direttrici:

1) Parlando di Dio ci si riferisce ad un Ente in grado di modificare gli stati di natura trascendendo dalle leggi della stessa. Questo può avvenire per tre ordini di motivi:
- costituendo le leggi stesse della natura;
- costituendo la natura stessa;
- violando intenzionalmente le leggi costituite.

2) Parlando di Dio ci si riferisce ad un Ente con qualità "assolute"; quale queste siano è difficile a dirsi, ma possono essere sommariamente riassunte nelle seguenti categorie:
- onnipotenza;
- onniscienza;
- onnipresenza.

3) Parlando di Dio ci si riferisce ad un Ente in qualche modo cosciente. Per spiegare questo "in qualche modo" è centrale comprendere la natura della volontà dell'Ente, che può essere:
- assente (ed in questo caso non si può a mio avviso parlare di Dio);
- impulsiva (la volontà come espressione di una necessità interiore);
- intenzionale (volontà come progettualità, possibilità di stabilire un fine ed i mezzi e le azioni per perseguirlo).

La trascendenza o l'immanenza sono caratteri importanti nella definizione della specifica accezione di Dio, ma non necessari alla definizione della parola Dio.

Ora, stabilite queste direttrici, resta da stabilire quanti e quali di questi caratteri siano necessari per poter parlare di Dio.

Ad esempio, dire che Dio è Tutto non basta a qualificare Dio, perchè si coglie solo la qualità assoluta dell'onnipresenza, che, coniugata con la visione di un Dio immanente, da origine all'identità tra Dio e il Tutto.
Oppure dire che Dio è il Creatore coglie solo l'aspetto della modificazione degli stati di natura, in questo caso attraverso la creazione della natura stessa e delle sue leggi. Nulla ci dice sulla volontà dell'Ente.
Gli Dei pagani, invece, possedevano generalmente caratteri nelle direttrici 1 (come costituenti delle leggi naturali; ad es. Apollo che guida il carro del sole è causa in sè delle leggi che guidano il moto del sole) e 3 (come esseri dotati chiaramente di una volontà intenzionale). Non avevano, invece, qualità assolute, perchè tali qualità erano frazionate in più divinità.
Parlare di Dio come Amore è attribuirgli una natura complessa, dove la volontà si configura come compresenza di una volontà impulsiva e di una volontà intenzionale e dove l'onniscienza è anche "onnicomprensione", empatia emotiva. Ma questo riguarda un'idea di Dio, non l'idea di Dio.
Chi crede nella possibilità di miracoli o nei fenomeni paranormali implicitamente assume che Dio sia in grado di modificare gli stati di natura violando intenzionalmente le leggi della natura stessa (che, per inciso, Egli stesso potrebbe aver stabilito). Altrimenti, le leggi della natura vengono trascese (solo perchè ancora non esistenti) solo in una fase "costitutiva" della natura stessa o delle sue leggi

A mio avviso, per poter parlare di Dio, l'Ente deve possedere necessariamente caratteri in tutte e tre le direttrici. Non è, però, necessario operare ulteriori restrizioni. In altre parole si deve poter parlare di Dio sia che la Sua Volontà sia intenzionalità, sia che sia pulsione, perchè in entrambi può esservi coscienza (nel primo caso anche del tempo futuro, nel secondo solo di quelli passato e presente); si deve poter parlare di Dio anche se una sola qualità tra onniscienza, onnipotenza ed onnipresenza sono Lui attribuibili; si deve poter parlare di Dio si che possa compiere miracoli, sia che non possa farlo.

Ad maiora,

Alec.
Alec is offline  
Vecchio 08-10-2004, 11.08.49   #4
Umberto77
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Nel voler definire Dio, l'errore che si può fare e che si sta facendo, è quello di dargli attributi umani come volontà, progettualità ecc..
Inoltre si tende a classificare come un ente proiettato nel tempo, fosse anche infinito.

Errori che distorgono la base di partenza e arrivano, necessariamente, a una concezione antropomorfa, secondo me, non corretta.

Il tempo è una concezione umana, quindi Dio non può essere nel tempo, ma "eterno" (non infinito).
Fuori dal tempo non ci può essere volontà in quanto questa presuppone uno stato d'essere che progetta qualcosa nel tempo.

Dunque l'unico modo che personalmente ho di concepire e definire Dio, è "Coscienza Assoluta".
Umberto77 is offline  
Vecchio 08-10-2004, 11.56.27   #5
Alec
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Ecco che torniamo a parlare delle specifiche concezioni di Dio e non del termine Dio.
Chi ha di Dio una concezione antropomorfa lo vedrà come un Essere dotato di volontà intenzionale.
Perchè quando parliamo di Dio non parliamo del Logos (del principio), ma della Nous (della mente).
Se non c'è volontà non c'è Dio, ma qualcos'altro.
Per questo io credo che prima di tutto non possa che esservi solo il Logos (e io chiamo questo logos Tao): perchè prima del tempo non può esistere alcuna volontà, nè alcuna coscienza!
Perchè la percezione del sè è inevitabilmente percezione nello spazio e nel tempo.
Io non credo nel Dio antropomorfo, ma nell'Essere come memoria del Logos: delle tre direttrici sopra delineate verrebbe meno la prima, perchè la creazione delle leggi e della natura sarebbe opera del Logos e non della Nous e della sua volontà. Più che creazione intendo neoplatonicamente "emanazione" della Nous dal Logos e, dunque, una Nous che è comunque "nel" Logos e non "altra" da questo. In questo senso, potrei riassumere il tutto dicendo che: Dio esiste dal momento in cui il tempo e lo spazio sono dati, ma prima non esiste.
Ovviamente questo ragionamento ha senso solo per come ho definito il concetto di Dio, cioè, per il fatto stesso di averlo definito, come qualcosa di definibile dal linguaggio umano (e di chiunque condivida con noi la dimensione, reale o illusoria che sia, dello spazio-tempo). Dio potrebbe esistere come qualcosa di non definibile dal linguaggio umano: e allora come potremo parlare di Dio? Si dovrà semplicemente indicarlo con un "non nome". La parola Tao significa esattamente questo: un non-nome, qualcosa che indica, ma non definisce. Definire Dio come coscienza aldilà dello spazio-tempo implica, invece, definire la coscienza aldilà dello spazio-tempo il che è per noi impossibile, perchè spazio e tempo sono (kantianamente) le categorie a priori della nostra intuizione.

Amichevolmente,

Alec.
Alec is offline  
Vecchio 08-10-2004, 14.55.02   #6
Umberto77
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E' vero che non possiamo definirlo. E, infatti, nel momento che hai cercato di farlo, Alec, gli hai dato una caratteristica antropomorfa, anche se dici che non è così.

Ripeto che se lo collochiamo in un tempo oppure prima del tempo, si commette un errore di contraddizione sul valore di Assoluto che dovremmo dargli.

Questa discussione dimostra quello che ho detto all'inizio; e cioè che non è facile avere un linguaggio univoco su questa "figura".
Umberto77 is offline  
Vecchio 08-10-2004, 21.13.21   #7
Alec
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x Umberto77

Mi piacciono queste discussioni perchè danno il senso di un Koan collettivo, qualcosa da qui se ne esce soltanto con il silenzio.
Dio non si può definire, ma il termine Dio sì, nel senso che ci si può riferire a ciò che è significato "storicamente" il termine Dio. Ed io a questo mi riferivo. Non nego affatto di aver definito Dio in termini antropomorfi, anche se a mio avviso tra la volontà come pulsione e quella come intenzione vi è una grossa differenza. Questo non ha nulla a che vedere con quello che penso di Dio: sinceramente, la mia attenzione per questa discussione sta proprio nel fatto che non credo in un Dio personale ed antropomorfo, ma che proprio questo mi induce a pensare di non credere in Dio, perchè il termine Dio ha significato storicamente un Dio personale ed antropomorfo. Anche quando proviamo ad accostare l'Uno neoplatonico all'idea di Dio finiamo per attribuirgli caratteristiche antropomorfe.

Ma mi interessava più la tua concezione di una "coscienza assoluta aldilà del tempo"; come ho detto a me pare impossibile parlare di coscienza aldilà delle coordinate spazio-temporale. Sarei comunque contento di ricredermi se qualcuno mi argomentasse il contrario.

Ad maiora,

Alec.
Alec is offline  
Vecchio 08-10-2004, 23.05.36   #8
Umberto77
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Data registrazione: 01-10-2004
Messaggi: 121
Secondo me tutto è coscienza, Alec.
Non esiste niente che non esprima una qualche pur larvata forma di coscienza.

Esistono forma di coscienza che sono solo "espressione" come i cristalli;
poi forma di coscienza che sono espressione e sensazione, come le piante;
ancora forma di coscienza che sono espressione, sensazione e consapevolezza, come gli animali;
per arrivare all'uomo la cui coscienza si sviluppa in un io e in un non io, fino a che anche questo senso di separazione sarà trasceso per arrivare ad un "sentirsi d'essere" oltre l'io, come si racconta di alcuni santi o illuminati.

Ho spiegato questo per esporre come la Realtà divina oltre il tempo e lo spazio, di per sè, debba essere frazionata e "sentita" nella varie gradualità ed espressioni per rappresentare tutte le possibili coscienze e vite.

Dio è come un libro già tutto scritto e noi siamo coloro che nell'illusione del tempo lo stanno scrivendo.
Paradossale, ma a me piace pensarla così.
Umberto77 is offline  
Vecchio 09-10-2004, 01.14.19   #9
Marco Cicuta
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qui o là che differenza fa?

Leggendo questo forum sono rimasto colpito da tre frasi:

Alec: da qui se ne esce soltanto con il silenzio.
Umberto77: Parlarne va bene, ma si dovrebbe poter leggere fra le righe di chi scrive la sua idea per capirne la vera sostanza derivata dalle sue intuizioni.
Epicurus: moltissime volte, in argomenti spirituali (ma anche in argomenti filosofici), si utilizzano parole a sproposito, stravolgendo il loro significato usuale, proponendo un altro significato non chiarito e vago, quindi un non-significato.

La frase di Alec è molto suggestiva: la possibilità di definire dio con le parole, o per lo meno, il problema se i nostri concetti abbiano un limite o riescano a esprimere tutto. O se il tutto è solo quello che possiamo definire con le parole. Se ciò di cui non si può parlare di deve tacere o meno. Un problema che ritorna, in questi forum...

Umberto è illuminante: "leggere tra le righe" è quello che io nei tempi lontani conoscevo come "principio di carità": presupporre che quel fesso del tuo intelocutore non abbia veramente detto quella cialtronata che tutti abbiamo sentito. Ipotizzare intorno alle sue parole un senso intelligente che lui non è riuscito a esprimere. Questo ha il merito di renderci più simpatici al nostro interlocutore e di rendere la discussione più proficua. Ragazzi, tempo fa deridevo anch' io qualunque osservazione avesse il benchè minimo odore di incenso o di spiritualità, le parole a vuoto, il non definito. Capisco perchè lo si fa, e vi assicuro che anche adesso, se non conto fino a dieci prima di parlare, sbotto alle prime due lettere di spiritrualism... ecco vedete, non riesco neanche a scriverlo. Ma c'è contesto e contesto.

E questo ci porta al problema, che per me è la premessa di Epicurus.
Dico problema in senso positivo, innalza il livello generale. Rileggete la frase. Questo, lo sappiamo, è un Wittegenstein DOC, annata 1918, marca Tractatus. Un riferimento eccezionale, che non dovrebbe mancare mai, e che giustamente Epicurus ripropone spesso. Apprezzo molto Epicurus per questo insistere su quello che è veramente un punto di partenza per il nostro pensiero.
Il tractatus si propone così: prima di me le parole a vanvera, dopo di me il deserto. Infatti, la posizione di Wittgestein '18 è molto più dura di quella di Epicurus. W. dice che TUTTE le questioni filosofiche utilizzano le parole a sproposito, per questo lui si dedica a descrivere minuziosamente come va usato il dono della parola, e con questo è convinto di aver risolto tutti i problemi della filosofia.
Il problema è che questa si è rivelata una scorciatoia. Non era mica vero che la filosofia era tutto un errore: non si può mica
pensare che 2500 anni di pensatori che parlano di Dio e di spirito abbiano soltanto franteso e sperare di farla franca!

Epicurus, le frasi che riporti dal forum precedente sono veramente un pò disarmanti, è un pò come sparare sulla croce rossa.
Però se le vedi bene, definire dio come coscienza, amore, realtà, anche se in maniera così platealmente superficiale, non è una cosa che nasce dal nulla. E' la versione Bignami (ma esistono ancora??) di secoli di teologia.

Prima di liquidare (come a livello logico meritano) le osservazioni citate, sarebbe auspicabile un tentativo di innalzare il livello della discussione, "leggendo tra le righe", come dice Umberto77, vedere se dalla fuffa si può cavare qualcosa di realmente confutabile. Questo, dato il livello degli interventi che tu citi, si sarebbe potuto ottenere semplicemente cercando le voci amore coscienza realtà sul dizionario di filosofia Abbagnano...

In cunclusione, la tecnica di Wittgenstein ha un senso, se usata con l'articolazione che trovi nel tractatus, veramente maestosa, sembra una fuga di Bach, inesorabile e rigogliosa. Altrimenti rischia di diventare una scorciatoia.

Dici: "stravolgendo il loro significato usuale, proponendo un altro significato non chiarito e vago, quindi un non-significato".
Perchè un altro significato non chiarito e vago è un non significato? perchè adotti la filosofia del linguaggio ordinario. Ma se pretendi di affrontate l' idea di dio con questi principi, non puoi stupirti se le risposte (al di là della loro superficialità) contraddicono le regole del linguggio ordinario! Altrimenti sembra che la tua sia solo una provocazione, che in cuor tuo non ti aspettassi dalla discussione in Spiritualità altro che quello che hai trovato.

Ma allora? se fosse così non avremmo imparato nulla di nuovo da quel confronto!

Vi invito a tornare insieme sul forum Spiritualità e a interrogare meglio. Facciamo come Socrate, cerchiamo noi di aiutare chi sembra confuso a trovare un senso alle parole che emette. Vedrete che ci si diverte di più.

Ehi se tornate di là non mi scaricate perchè sono prolisso, diamoci un appuntamento.

Saluti

Cicuta

Ultima modifica di Marco Cicuta : 09-10-2004 alle ore 01.20.54.
Marco Cicuta is offline  
Vecchio 09-10-2004, 02.44.42   #10
Brucus
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Citazione:
Messaggio originale inviato da Marco Cicuta
"principio di carità": presupporre che quel fesso del tuo intelocutore non abbia veramente detto quella cialtronata che tutti abbiamo sentito. Ipotizzare intorno alle sue parole un senso intelligente che lui non è riuscito a esprimere. Questo ha il merito di renderci più simpatici al nostro interlocutore


Citazione:
Epicurus, le frasi che riporti dal forum precedente sono veramente un pò disarmanti, è un pò come sparare sulla croce rossa.Però se le vedi bene, definire dio come coscienza, amore, realtà, anche se in maniera così platealmente superficiale, non è una cosa che nasce dal nulla. E' la versione Bignami (ma esistono ancora??) di secoli di teologia.

Citazione:
Prima di liquidare (come a livello logico meritano) le osservazioni citate, sarebbe auspicabile un tentativo di innalzare il livello della discussione, "leggendo tra le righe", come dice Umberto77, vedere se dalla fuffa si può cavare qualcosa di realmente confutabile.

Citazione:
Vi invito a tornare insieme sul forum Spiritualità e a interrogare meglio. Facciamo come Socrate, cerchiamo noi di aiutare chi sembra confuso a trovare un senso alle parole che emette. Vedrete che ci si diverte di più.

"Vedrete che ci si diverte di più".....a quanto vedo avete deciso di scendere dalle vostre elevatissime torri di cristallo quel tanto che basta per osservare più da vicino questa massa ignorante e ridicola che pretende conoscere Dio attraverso il suo cuore, e magari buttargli qualche briciola della vostra sapienza e perchè no, anche divertirvi (di più) alle loro spalle.

Credo che la filosofia abbia fini più nobili che non quella di deridere e divertirsi della "ignoranza" dei non "iniziati".

Epicurus, che delusione, amico mio, io che pensavo che avevi aperto il topic in spiritualità per condividere pareri su un tema molto interessante, nel rispetto di tutte le opinioni, e invece era solo per raccogliere una mostra di "scempiaggini" da esporre al lubidrio di così dotti partecipanti e magari farvi quattro sghignazzate.

Date le premesse, vi pregherei di starvene nella vostra torre di sapienza, e se proprio volete divertirvi, avete sempre l'opzione del luna park. Magari non vi divertirete tanto come con noi, ma almeno mi sembra più dignitoso per dei "filosofi". Grazie.

Brucus
Brucus is offline  

 



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