No, non dico questo
Dico solo che, nel caso l'universo fosse finito, in tutti i sensi, le modalità in cui dovrebbe giungere alla conclusione il tempo comporterebbero un nuovo inizio rappresentabile nei seguenti tre, possibili, scenari.
1) "Big Crunch" (estremamente improbabile): l'universo collassa nello stesso granulo iniziale, dopo una lunga fase caratterizzata, complessivamente, da una generale riduzione della complessità.
2) Giunto ad una certa fase della sua evoluzione, lo spazio visibile "entra in contatto" con altre componenti rimaste esterne alla bolla piatta nella quale ci troviamo. Tali componenti sono regolate da altre costanti fisiche, oppure sono costituite di antimateria.
In tale ipotesi l'universo "deflagra" in un plasma di fotoni e nuove particelle evanescenti in cui nessun evento accede all'effettivo accadere, oppure "precipita" nuovamente in una seconda epoca inflattiva: dopo questa fase si produrrebbe un nuovo universo, regolato da altre costanti e composto in modo diverso da quello che conosciamo. In quest'ultimo scenario il tempo potrebbe avere (anzi, quasi certamente avrebbe) altre caratteristiche rispetto a quelle che ci sono note.
3) La fase "collassante" di cui all'1) accade in modo perfettamente sovrapponibile alla fase espansiva, per cui risulterebbe perfettamente antisimmetrica a questa.
In questo caso, assolutamente improbabile, la direzione del tempo sarebbe data a noi esclusivamente dal nostro "metronomo" biologico: solo l'omeostasi del nostro corpo, la quale si oppone alla cresita dell'entropia limitatamente alla sua sussistenza, "imporrebbe" l'univocità direzionale del tempo.
Ma tutti e tre gli scenari descritti sono poco probabili...
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