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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere. |
16-06-2014, 10.24.08 | #32 | |
Moderatore
Data registrazione: 30-08-2012
Messaggi: 335
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Riferimento: Cos'è un "essere non manifestato"?
Citazione:
Grazie, ora è più chiaro. Spesso, giustamente, si scrive dando dei concetti per scontati non tenendo conto però che poi li leggo anch' io! Ovviamente sto scherzando.. Grazie ancora a tutti |
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16-06-2014, 13.51.39 | #33 |
Ospite abituale
Data registrazione: 30-01-2011
Messaggi: 747
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Riferimento: Cos'è un "essere non manifestato"?
Fenomeno e noumeno sono due aspetti della realtà, ma per essere realtà hanno bisogno l'uno dell'altro. La realtà è nel dialogo fra fenomeno e noumeno.
non può esserci fenomeno senza noumeno e viceversa. La realtà è ciò che si produce nell'assimilazione di una cosa ad un'altra. Definiamo una cosa reale quando l'assoggettiamo a noi, quando l'assimiliamo ai nostri schemi. Ma poi crediamo che la realtà sia una cosa o l'altra, noi o le cose. Il processo che produce la realtà si nasconde ai nostri occhi. Fondamento di tutto ciò che ci riguarda sono l'adattamento e l'assimilazione, tutto il resto sono solo strumenti dei meccanismi che ci permettono di essere solo in quanto entità assimilatrici che per mantenersi in vita devono continuare ad assimilare a sè il mondo esterno. |
16-06-2014, 19.39.27 | #34 | |
Moderatore
Data registrazione: 03-02-2013
Messaggi: 1,314
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Riferimento: Cos'è un "essere non manifestato"?
Citazione:
In effetti nessun evento si manifesta sempre ugualmente a sé stesso in un ipotetico susseguirsi di rappresentazioni intersoggettive, proprio perché ogni evento dell'apparire è una relazione specifica e unica tra oggetto e soggetto (l'evento li include entrambi). L'uguaglianza intersoggettiva è solo una somiglianza riguardante aspetti parziali più o meno estesi dell'evento per cui 2 eventi possono essere uguali per soggetti diversi solo in modo astratto, ma non potranno mai essere completamente identici. |
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17-06-2014, 16.30.23 | #35 |
Ospite abituale
Data registrazione: 12-01-2013
Messaggi: 331
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Riferimento: Cos'è un "essere non manifestato"?
l'essere non manifestato "che non sia Dio, e non siano gli Dei" non esiste.
meglio ancora l'essere non manifestato è "l'essere non manifestato", è cioè una costruzione linguistica, una locuzione. Il punto di LinJi è quello del voler "presente" il manifestarsi del non manifesto. Andiamo con l'interpretazione di Agressor e del fisico tedesco, i tropi sono un fascio di proprietà con alcune variabili, ossia l'oggetto è "di per sè". Entrambe le posizioni partono da un idea formale di proprietà come insita nella regola del ragionamento stesso. L'aporia evidente è che è indecidibile quale sia la proprietà fissa, in quanto è variabile essa stessa a seconda dell'oggetto che consideriamo. Nei loro termini l'oggeto che è un identico, si basa dunque sul fatto che l'oggetto sia un variabile, il che è contradditorio. Passiamo alla mia e di David posizione, l'io è determinato dall'oggetto variabile. In questo caso possiamo tranquillamente dire che il variabile matematizzato come "x" sia questo essere manifesto. Ossia è funzione dell'oggetto.(è infatti cioè un soggetto) Passiamo alla argomentazione di maral-severino, il variabile è contradizione dell'essere totale. (E' per questo che la contradizione è rappresentazione di ciò che è nascosto.) Per riannodarlo con le considerazione metafisiche-religiose, è chiaro che la tematica è quella che portò Cantor all'invenzione dell'infinito in seconda.(e all'aporia dell'infinito su infinito però). Ossia la polemica tra Tommaso d'Aquino e Sant'Agostino. Per il primo Dio è potenza in atto, per il secondo è potenza assoluta. La posizione cantoriana e severiniana è quella di Agostino. Per assumere una potenza assoluta infatti devono instaurare l'idea di infinito in potenza. Entrambi finiscono nelle morse dell'aporia. Così Cantor deve inventarsi una figura matematica ancora oggi indimostrabile di infinito alla terza(infinito su infinito su infinito). Mentre Severino si illude di trovare nell'estensione(in funzione) della proprietà la soluzioni dell' infinito, maturandola come proprietà della proprietà (dialettico storica) invece che estensione (in funzione di). Ossia il rapporto funzionale (insiemistico cantoriano) tra proprietà di oggetti correllati, è il rapporto della contradizione che si manifesta come relazione infinita di tutti gli oggetti. E che appunto all'infinito(temporale dialettico) è il tutto (appunto una sorta di infinito alla seconda cantoriano). Come già detto Cantor non si fermò alla potenza seconda, ma capendo benissimo che non bastava, si spinse oltre cadendo finalmente nella follia. Severino come già detto invece si ferma perchè non ritiene utile andare oltre. Ossia ritiene di uscire dalla formalità come Cantor tentò di fare (fallendo) semplicemente decidendo dell'indecidibilità temporale. Il punto è che diventa un racconto semi-formale, ineccepibile certo, ma pur sempre a partire da un sistema formale, che non dice nulla degli atti della potenza, ossia della vita.In realtà va ben oltre ravvisando come le aporie degli atti e dei fenomeni siano in realtà negazioni del tutto.Nega la vita secondo me. Ovviamente io sono con Tommaso d'Aquino e seguaci (Heidegger su tutti). L'Aquinate non poteva dar conto dei continui salti estatici, per poter pensare la potenza come un possibile geometrico. Il salto è una condizione di trascendenza che intuitivamente ci fa capire l'irraggiungibilità di Dio. Non esiste la potenza della potenza (anche se abbiamo visto che Cantor l'ha scoperta, ma non cambia, sarebbe "la potenza della potenza della potenza" oggi come oggi). Esiste sempre l'atto della potenza. E' perciò che: ciò che non è manifesto è la proprietà di quella potenza. Poi sulle modalità di quelle proprietà ossia sulle categorie torniamo ad Aristotele. Ripeto però che tutto questo domandare nasconde fughe dall'idea di morte, secondo la psicanalisi, l'esistenzialismo e certi pensatori postnicciani. Non posso escludere che la stessa domanda del 3d non ne nasconda una.(la volontà "di vedere" alla fine è una volontà di "non vedere". Ma anche questa è una illazione). |
19-06-2014, 10.21.50 | #36 |
Ospite abituale
Data registrazione: 16-07-2010
Messaggi: 405
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Riferimento: Cos'è un "essere non manifestato"?
green&grey pocket:
Andiamo con l'interpretazione di Agressor e del fisico tedesco, i tropi sono un fascio di proprietà con alcune variabili, ossia l'oggetto è "di per sè". Entrambe le posizioni partono da un idea formale di proprietà come insita nella regola del ragionamento stesso. L'aporia evidente è che è indecidibile quale sia la proprietà fissa, in quanto è variabile essa stessa a seconda dell'oggetto che consideriamo. Nei loro termini l'oggeto che è un identico, si basa dunque sul fatto che l'oggetto sia un variabile, il che è contradditorio. Veramente io non sono dell'idea che gli oggetti siano fasci di proprietà, ma soprattutto non credono che gli oggetti posseggano delle proprietà fisse, che siano "di per sé". Ho detto che la descrizione del fisico tedesco, almeno delle particelle elementari, riesce a rendere meglio conto della realtà rispetto a quella in cui comparirebbero semplicemente degli oggetti (cioè degli esseri a cui attribuire proprietà). Per come la vedo io non si dovrebbe parlare di più oggetti nel senso che questo comporta a livello ontologico, ma semplicemente si dovrebbe descrivere ciò che si esperisce. Il fatto che nessuno possegga di per sé delle proprietà mi porta a pensare che nessuno sia in un certo modo, mentre la forma, che separo dall'essere, muta certamente in continuazione, senza che con ciò si possa ammettere che una forma non sia quest'altra forma; lo può essere diversamente sempre, o non essere mai (ma quando si applica qualcosa su tutto è come se non si dicesse niente). |