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20-03-2014, 01.28.44 | #12 | |
Nuovo ospite
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Riferimento: Rapporti tra fenomeno e verità. (la contradizione c in Severino)
Citazione:
Vi chiamo amici, è una gioia grande vedere che proprio ora che sto preparando un percorso in cui sto affrontando anche le tesi di Emanuele Severino, anche se in via più critica che altro – ma di questo magari se ne parlerà più in là – scopro questa discussione su questo forum in cui mi sono iscritto da ieri solo. In tutta onestà, credo che Severino complichi senza troppa ragione la trattazione circa la contraddizione C, di cui stiamo parlando, ovvero la contraddizione di cui si dice che essa c'è sempre ma è già sempre tolta dalla concretezza dell'infinito apparire del Tutto. Cerco di schiudere in modo sintetico e limpido come c'è da intendere questa contraddizione, ma prima ne metto in luce alcuni punti, perché sia tutto il più chiaro possibile: 1-La contraddizione si sviluppa in questo che chiamiamo fenomeno in senso astratto: l'apparire finito e l'essere del Tutto. 2-Il Tutto è esplicitato formalmente come: l'essere eterno e immutabile di ogni ente in relazione agli altri enti e al Tutto. 3-Tutto ciò che appare è un ente eterno e immutabile nel Tutto, cioè tutto ciò che appare è eternamente se stesso in relazione agli altri enti e al Tutto. 4-Ogni apparire è un ente e ogni apparire dell'apparire è l'essere dell'apparire. 5-Il Tutto è eterno e immutabile. 6-Ciò che appare è l'immediatamente noto. 7-La struttura originaria si realizza nel giudizio: il pensiero è l'immediato; meglio: tutto ciò che è immediatamente noto è l'immediato. La contraddizione, se non ho frainteso totalmente, dovrebbe potersi esplicitare in questo modo: l'immediatamente noto, come immediato, esprime la struttura originaria (l'essenza del suo fondamento), la struttura originaria pone necessariamente il Tutto, nel Tutto è compreso anche l'apparire del Tutto, l'apparire del Tutto non è mai ciò che appare. Severino ci dice che questa contraddizione è diversa dalle altre, in quanto è concretamente tolta dalla concretezza dell'infinito apparire del Tutto, quindi in modo diverso dalle altre contraddizioni, che sono sempre interne alla verità, seppur in quanto sempre eternamente tolte, ma anche sempre in quanto contraddizione. Questa contraddizione (contraddizione C), invece, è tolta in quanto contraddizione, ovvero, per così dire, vengono in meno i termini stessi che porrebbero la contraddizione. In che modo è possibile che sia così? Severino ci dice che questa contraddizione si dà solo in quanto abbiamo ripetuto la struttura originaria. Ovvero, abbiamo prima detto che l'immediato esprime la struttura originaria, che è vero, poi che la struttura originaria pone necessariamente il Tutto, che è vero; ciò che in questo genera in modo contraddittorio le due affermazioni successive insieme a queste, è che abbiamo posto la questione astrattamente, mediando; invece, l'apparire, l'immediatamente noto, come immediato, esprime la struttura originaria sempre in quanto quell'apparire è in realtà già sempre l'apparire del Tutto, perché la struttura originaria in sé considerata è ancora astratta, mentre ella è se stessa proprio come l'apparire concreto e infinito del Tutto, poiché l'apparire della struttura originaria non è la formulazione della struttura originaria, ma è il concreto apparire infinito del Tutto, che ne è appunto l'espressione; se, quindi, l'immediato che appare, in quanto è l'immediatamente noto, esprime la struttura originaria, è solo perché quell'apparire è sempre comunque già l'apparire infinito e concreto del Tutto. Ogni apparire è già sempre l'apparire del Tutto. Concretamente, appare sempre il Tutto, appare sempre il Destino di tutti gli enti. Che cosa origina l'inganno che l'apparire non sia mai l'apparire del Tutto? Ancora una volta la volontà di potenza, questa volta abbinata al linguaggio. Il linguaggio è sempre volontà di potenza, in quanto le parole hanno quei significati in quanto la volontà vuole che quelle parole abbiano quei significati, quindi tutte le parole sono dei voluti. In quanto voluti, le parole determinano che il linguaggio sia, per così dire, la forma più estrema, ma nel senso, per così dire, di ultimo baluardo, del nichilismo, ovvero è ciò per cui credo che stia apparendo un apparire che non è l'apparire del Tutto, in quanto io dico che questa cosa che appare sia questa o questa, ma in quanto la chiamo con una parola il cui significato è voluto dalla volontà, la mia è sempre e solo un'interpretazione voluta di ciò che appare. Naturalmente è sempre vero che ciò che dico apparire appare, in quanto tutto ciò che appare è, ma è sempre falso che l'apparire di cui dico, quindi voglio, che sia l'apparire di questo non sia l'apparire del tutto. In questo senso, la volontà, volendo dare parole alle cose, vuole in realtà sempre negare la struttura originaria, per cui è sempre contraddizione tolta. Per questo tutte le parole sono oltrepassate del Destino di tutti gli enti e il linguaggio non lo raggiunge mai come linguaggio, ma lo manifesta come sviluppo infinito ed eterno di ciò che non si sviluppa. Spero di essere stato abbastanza chiaro e soprattutto corretto! |
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20-03-2014, 17.46.00 | #13 | |
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Riferimento: Rapporti tra fenomeno e verità. (la contradizione c in Severino)
Citazione:
La coscienza di sé secondo sintesi originaria è coscienza di sé e insieme, inseparabilmente, coscienza di ogni altro come negato ove la negazione esprime la relazione di sintesi. Dunque non vi è necessità di una supercoscienza di sé che ricomprenda la coscienza di sé con la coscienza degli altri come negati, poiché questi 2 momenti che separati appaiono antitetici non sono in alcun modo ontologicamente tra loro separabili. |
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21-03-2014, 00.35.12 | #14 | |||||||
Ospite abituale
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Riferimento: Rapporti tra fenomeno e verità. (la contradizione c in Severino)
per admin: posto in due parti visto che ero rimasto indietro e volevo rispondere punto per punto. grazie!
x sinceropan Citazione:
più che di infinito (che presume una matematizzazione) io "sento" una trascendenza "altra" da me e dal Logos. Il fatto che il Logos non lo possa pensare è per me fonte inferenziale del fatto stesso che lo presuppone (dico la trascendenza è inferita tramite il Logos e lo determina). Che poi l'inferenza sia soggettivamente un prima e un poi, è esattamente il problema (dall'identità alla verità), e non so se ipotizzare questo infinito sia la soluzione, di certo ha un suo fascino, e non la nego apriori. Citazione:
Si può essere "solo" un verbo, ma in quel caso siamo in un ottica di logica formale, invece Severino è comunque all'interno del progetto dialettico metafisico. Certo noi vediamo l'ente all'interno di un "terzo occhio" impensabile (aporetico) ma dialetticamente ravvisabile proprio grazie al pdnc. Anche Severino però è all'interno di una aporia, quella degli enti eterni (non infiniti), a cui si rivolge tramite il toglimento della contradizione c, cioè con una stratagemma PROPRIO di natura formale.(da lì i travisamenti non possono che essere molteplici, il "formalista" lo pensa suo compagno tanto quanto il fenomenologo, e invece lui Severino si propone come ibrido. Citazione:
Diciamo che Einstein ha reso misterioso il concetto di tempo, ma se il tempo è lo spazio, come io intendo la formuletta, non capisco come mai ancora nessuno non tiri la somma finale: il tempo non esiste come essente, come oggetto indagabile. Rimane la questione del prima e del dopo, dell'inferenza...nel principio di relatività generale è ancora valido SOLO per sistemi inerziali. Nel caso delle dimensioni a noi familiari, il tempo è decisamente misurabile in quanto la differenza di relazione fra corpi è minima, non percepita. Quello che misuriamo per quanto è assurdo è solo spazio (curvato, quadrimensionale...sono tutte metafore). Certo se intendiamo questo oggetto matematico misterioso che è il tempo come infinito allora Severino potrebbe avere empiricamente ragione a intendere l'essente come il da sempre qui e ora, in quanto il qui è ora sarebbe questo spazio matematico. ma le mie sono intuizioni un pò raffazzonate dal continuo fascino delle relazioni tra matematica e realtà, quindi vada per il tempo come concetto misterioso. Citazione:
infatti eccomi qui x maral Citazione:
direi di accantonare il problema del tempo per un attimo, volendo possiamo anche pensarlo come essente eterno, non è quello che mi preoccupa davvero. il mio problema sta nella definizione del pensiero, se egli fosse un eterno che fine farebbe la dialettica? il mio probelam sta nel fatto che per come le proprone Severino ci sia il pericolo di considerare DEUS EX MACHINA queste entità. all'interno del discorso dialettico questo comporta gravi problemi euristici. vale a dire che il pensiero potrebbe essere detto monumentale, e in quanto eterno una sorta di condanna definitiva, io non lo penso affatto. la mia non è quindi una critica al problema dell'ente, infatti per me quel problema rimane validissimo, ma degli sviluppi che noi dialetticamente possiamo fare di questi enti. altrimenti avrebbe ragione sgiombo che sarebbe una inutile "tautologia", e invece gli sviluppo dialettici ci sono eccome. Citazione:
Credo che Einstein parli "semplicemente" di relazioni in uno stato di quiete e non. Il fatto è che l'osservatore è oggettivamente nello stato di non conoscere mai il suo spazio e quello dell'oggetto. Non conosco questo scontro Popper Einstein, ma prendo le tue parole come fonte, Popper sta dicendo che il tempo è comunque qualcosa di reale nell'osservatore. Ma seguendo anche il pessimo Boncinelli allora si potrebbe dire semplicemente che l'osservatore sbaglia. Einstein non sta commettendo alcun errore, non è certo quella che riporti la spiegazione scientifica della relatività generale, penso semplicemente stesse parafrasando quello che avviene in un sistema di spazio della meccanica classica. E' lo spazio che viene ipoteticato come statico. Ma tutto ciò è oggi ampiamente superato. Direi che Einstein e Severino non c'entrano nulla sono su due mondi completamente diversi. Rimaniamo nel mondo filosofico. Citazione:
Si ho capito la posizione di Severino: il punto è che il destino per apparire ha bisogno della negazione dialettica, e quella negazione è nella tradizione del pensiero metafisico il nulla, il mancante, io direi meglio il "differente". l'aporia sta tutta in quel prima e poi, che secondo le stesse premesse severiniane non dovrebbe produrre alcun moto. presumere che siano enti lo stesso pensiero o il tempo per sfuggire al problema del loro apparire dialettico, a me pare non filosoficamente fondato, non argomentato. il problema dell'aporia è appunto fra dialettica che presuppone il pdnc e la nominalità dell'essente stesso e cioè la monumentalità del pndc. non basta togliere la contraddizione della dialettica, infatti la dialettica è vita e non processo formale (algebrico direbbe calciolari). toglierla come fosse formale, implica a mio avviso l'estensione che la stessa dialettica sarebbe formale, il che è una logica della morte. propongo alcune riflessioni dello psicanalista calciolari: il pndc è il sommo errore della filosofia in quanto per definizione esclude il terzo, ossia la vita. La filosofia si chiude in se stessa, come Heidegger stesso indicava la filosofia parte da stessa per chiudersi a giro su se stessa. Io sono d'accordo, il punto però non è tanto l'aporia a cui giunge metodologicamente quanto il fatto che nel tragitto essa la filosofia si fa senso. Questo non c'è nel pensiero di Calciolari, ma lo psicanalista avrebbe ragione da vendere quando la filosofia si fa pensiero matematizzante, tradendosi continuamente fino a diventare mero formalismo, in quel senso la tautologia a cui perviene Severino di glorioso ha solo la sua personalissima messiscena della morte. Nietzche rabbrividirebbe! la metafisica deve avere una nuova metafisica, questo sì, ma non formale!! e comunqe non mi sotraggo al formalismo severiniano se mi dimostra senza strani Dei (personificazioni di fantasmi questi essenti?) che la dialettica sia assimilabile all'episteme (ma allora perchè chiamarla, anche semplicemente, dialettica per l'appunto?). per inciso, Berti da cui deduco questi formalismi severiniani, potrebbe anche avere frainteso il maestro. |
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21-03-2014, 00.42.44 | #15 | ||||||||||
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Riferimento: Rapporti tra fenomeno e verità. (la contradizione c in Severino)
parte 2
per sicero pan che risponde a maral Citazione:
possiamo anche parlare di tempo interiore (penso che bergson ne parli) infatti. molto più filosoficamente centrato rispetto a quello "misterioso" scientifico. Citazione:
severino afferma il contrario e cioè che il movimento sia un essente e non una relazione come invece noi 2 crediamo. Citazione:
si chiude nel senso che il pndc torna a essere il pndc. e cioè l'apparire dell'ente destino (essere-non essere) non è nient'altro che un illusione che il tempo sia dialettico, storico e cioè trasformante. in realtà è destino come ente fra gli enti (nel tuo linguaggio gli infiniti transfiniti o autocoscienze). e cioè anche il destino è pndc. e dunque è gloria (la gloria è del pndc?). per maral Citazione:
in rosso il passaggio che non ho capito: io avevo capito che bisogna aggiungere la proprietà della classe stessa e non la classe stessa, che non so cosa possa voler dire. E' così o non ho capito? infatti cs e cc non stanno insieme per via del loro contrapporsi (perchè sennò sarebbe relazione) ma bensì perchè la proprietà della classe è la coscienza in sè, entrambe sono coscienza che appare come congiunta al soggeto e all'oggetto, ove anche la proprietà in severino diventa un essente (almeno così mi pare di aver capito), forse più che congiunta dovrei dire accompagna.la coscienza accompagna il soggetto e l'oggetto. ovviamento l'accompagnamento è solo apparizione. La proprietà aggiunta di tutte le classi transfinite (che altro poi sarebbe se non l'apparire stesso, giusto?) dunque spiegherebbe logicamente il pndc. comunque torno a ripetermi la logica dialettica non è assolutamente questa. al massimo quella è la logica dell'intelletto, dell'intelletto formale però... per hegel infatti l'intelletto è solo uno degli strumenti della ragione, del Logos. e l'intelletto è quella capacità di tenere unito il sensibile come esso si sviluppa nella storia...severino nega la storia come sviluppo e la vede come destino. in hegel la fine della storia è il compimento stesso della filosofia stessa...non potremmo essere più distanti come posizioni. per severino la filosofia è solo un omaggio al pndc, non vi è compimento di nulla. da qui le continue polemiche fra i logici e lo stesso Severino, che mi sembra stia tentando un metissagge, un ibrido assai opinabile. anche se dal punto di vista di tentativo di uscire dall'aporia(che lui stesso ha smascherato all'interno della dialettica) un nobile tentativo. per sincero pan che risponde alla risposta di maral Citazione:
no assolutamente! la spiegazione che dai è quella di hegel (in un certo senso) ossia la classe delle classi è lo Spirito, innominabile persino dal Logos. La cosa interessante è che lo Spirito è uno. Per questo Hegel ritiene la religione cristiana la più congeniale alla filosofia. Per severino non c'è alcun UNO bensì infinità di enti, o come li chiama lui di essenti. la molteplicità è cioè fonte garante del pndc, secondo severino incontrovertibile... di fatto ha ragione lui, se come dici anche tu la classe delle classi contiene sia l'essere che il non essere, allora siamo di fronte ad una aporia. il filosofo serio non può far finta di niente. Citazione:
per lo psicanalista Calciolari invece è un problema tutto della filosofia che per mantenere il patto del pndc è costretta a partire dal 2 dimenticando l'1 ma sopratutto lo zero. se la filosofia è due allora possiamo tranquillamente dire che esiste una relazione, e questa relazione è sempre padrone servo.(da hegel fino alle teorie del potere moderno) e cioè nazismo. mentre di mezzo c'è la vita...e la vita come dice Giovanni è verbo che si incarna cioè continuo cambiamento. e il verbo è sempre allusione al trascendentale...come anche l'arte insegna, direzioni passaggi attraverso o nell'altrove, Dio, etc... ovviamente ci vuole attenzione intellettuale se non si vuol cadere nelle fantasmatiche o nell'ideologia. Citazione:
esatto per la logica formale è contraddirsi per hegel e severino no. ma tu da che parte stai? Citazione:
no no nooo il pndc è pdi solo per i logici formali, per hegel e anche per severino invece è proprio la seconda e cioè il pdc=-pdi con l'accorgimento del segno meno. se ora al posto della funzione uguale ci mettiamo la proprietà della finzione del pndc abbiamo la formula risolutiva della tautologia del pndc. cioè il pdc è destino e il pdi è gloria. -destino=gloria Citazione:
anch'io sono autodidatta! per eregnis Citazione:
sì mi ci ritrovo! attendo/iamo la parte critica in effetti la dimensione del linguaggio mancava alla discussione, io l'ho appena accennata a mò di critica come nominalismo del monumento del pndc. qualcosa di tombale invero direbbe il buon CB (Carmelo Bene). |
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21-03-2014, 11.29.17 | #16 | |
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Riferimento: Rapporti tra fenomeno e verità. (la contradizione c in Severino)
Citazione:
XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX XXX APPARTIENE come NEGATO => io invece lo Penso come lo DEFINISCE come NEGATO... quello di Severino mi sembra il ragionamento del Sofista Platonico che diceva : ' IDENTICO (A) è Anche DIVERSO (NON A) perchè Contiene il Diverso dal Diverso.. e per questa via Astratta Parmenide (credo) Negò il MOLTEPLICE dicendo : se c'è un A ed un B allora B è NON-A cioè è il NULLA di A cioè Ammetterei il NULLA che essendo IMPENSABILE NON-E'.. per me la soluzione è : BASTAVA AMMETTERE il < DIVERSO > ... per quel che riguarda la ONTOLOGICA IN-SEPARABILITA' tra Verde e Giallo (mi ricorda le Catene di Dike di Parmenide) credo di concordare anch'io.. anch'io penso il Tutto come una OO di Enti tra loro NECESSARIAMENTE OO Collegati (anzi : con Cantor direi che le Relazioni essendo OO Elevato alla OO hanno un Grado/Alpeh di Infinità Superiore a quello degli Enti).. ed anch'io come nella Contraddizione C Severiniana penso che Questo Tutto che Appare ora sia Parziale perchè il Vero Tutto Cum-Prende le OO Apparizioni PRecedenti e le OO Successive.. il punto di incomprensione è che per me ONTOLOGICA IN-SEPARABILITA' significa IN-SEPARABILITA' della RELAZIONE tra ENTI DIVERSI cioè quando l' IO SCEGLIE (Volontà di Potenza) di Guardare le OO alla OO Relazioni NE FILTRA ALCUNE in Numero FINITO.. ad es. Crea IDEALMENTE = ASTRATTAMENTE (rectius : Realmente in MODO Ideale) l' Insieme dei Verdi che RACCOGLIE ALCUNI ENTI e NE SCARTA ALTRI.. dove lo SCARTARE nn significa Nullificare o Porre Esternamente al Tutto o Rompere Relazioni Ontologiche Eterne.. ma per me significa CONOSCERE una PARTE.. cioè NON CONOSCERE il TUTTO che essendo OO alla OO (ora) per OO (prima) per OO (dopo) NON E' TOTALMENTE ACCESSIBILE alla MENTE umana ovvero NON è MISTERO TOTALE ma è MISTERO PARZIALE : diciamo che son simile alla Dotta Ignoranza di Cusano che se nn sbaglio Severino critica.. tra l'altro quando il NeoPlatonista Cusano dice che nell' OO = Dio c'è Conjunctio Oppositorum x es. Triangolo a Base OO = Retta cioè c'è NEGAZIONE del PDNC.. implicitamente dice qualcosa di simile a Severino che lo critica ma poi con la CONTRADDIZIONE "C" dice se anche se Nega il PDNC Formale poi Concretamente lo Salva per Intensificazione all' OO.. uno lo chiama Dio l'altro lo chiama Totalità.. cambiano i Nomi.. e cambia il fatto che per il primo Dio è Vivente ma la pietra no.. mentre per il secondo Tutto è in qualche modo Vivente.. ... |
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21-03-2014, 12.12.07 | #17 | |
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Riferimento: Rapporti tra fenomeno e verità. (la contradizione c in Severino)
Citazione:
xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx xxxxxx ho scelto questo tuo punto tra tanti perchè per me molto interessante.. poi magari con calma aggiungo altri punti.. in un CD ho sentito questa spiegazione di Severino su Ente / Totalità / Pdnc / Aristotele : A. ad un cero punto dice : l' Ente-in quanto- Ente (cioè l' Ente quale Determinatezza-Che-è e non in quanto Mela-Che-è o Matita-Che-è ecc.) è una PARTE della Totalità... eppure il PDNC (che è la Proprietà fondante del concetto di Ens qua Ens) APPARTIENE ad OGNI ENTE e quindi alla TOTALITA' degli Enti.. a questo punto S. nota che questa sembra una Aporia ma nn lo è : la spiegazione di S. è che la TOTALITA' per i Logici Formali Moderni è la Classe/Insieme.. mentre il PDNC è la Proprietà che Determina l'Appartenenza all'Insieme che in questo caso è la Totalità OO.. e siccome anche il PDNC rispetta il PDNC allora anche il PDNC è un Ente del/nel Tutto.. il punto che Severino per me (e credo per te) nn coglie è : ok.. ma CHI VEDE il PDNC, l'ENS QUA ENS, le PROPRIETA', il TUTTO.. per me NON PUO' ESSERE NEL TUTTO... Severino alla Fitche UNIFICA il SOGGETTO con l' OGGETTO.. talvolta mi sembra che pensi ad un IO ASSOLUTO... S. come Idealista Radicale ? |
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21-03-2014, 17.49.20 | #18 | |
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Riferimento: Rapporti tra fenomeno e verità. (la contradizione c in Severino)
Citazione:
xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx ciao.. il tuo incipit è notevole e gioioso... Freddura : a differenza della Gioia di Severino che implica l'eternità dei campi di concentramento.. anche se concordo con S. che se fosse vera l'eternità di ogni ente nn avrebbe senso negarla solo perchè è umanamente orrida... io sono quello più ignorante di gran lunga qui.. per me il tuo linguaggio è più ostico di quello che i pazienti Maral & Green usano quello che capisco dal tuo testo che ho quotato : le AUTO-Contraddizioni Formali sono A=NON-A cioè Violano Eternamente il PDNC cioè sono Eternamente False cioè sono Eterne Contraddizioni cioè ... invece la Contraddizione C (CC x me) NON E' una AUTO-Contraddizione.. il Nome dato da S. a questo problema mi mette in confusione.. provo a brutalizzare il ragionamento di Severino step by step.. i discorsi troppo discorsivi con parole non definite sono filosofia poetante che amo moltissimo ma razionalmente non capisco.. ed S. vuol esser un Razionalista ed io provo a seguirlo su questa strada anche se credo che il motto di Pascal che riporto in calce abbia una sua validità che non si può ignorare.. POSTULATO 1) la quotidiana constatazione di ogni uomo, anche illeterato, che vede Pgni Cosa/Fenomeno che ci Appare è Sè Stessa e NON-Altro-da-Sè (è sottomessa al PDNC).. POSTULATO 2) l'illeterato vede quotidianamente anche una seconda cosa => che il TEMPO NULLIFICA la Cosa.. PS: vede = sensi = fenomenologia = strumento conoscitivo che si affianca alla razionalità del pensiero.. nn stà a priori nè sopra nè sotto.. perchè così come ci sono le illusioni ottiche allo stesso modo ci sono le illusioni logiche tipo incompletezza alla Godel.. la Logica è UNA PARTE della Realtà.. per non parlar poi della Irrazionalità che tutti ci domina (incluso S. se lo hai mai sentito scaldarsi ) TESI 3) l'illeterato (ed il 99,9% delle persone di tutte le ere e culture) x Abitudine Non si Accorge che => Nullifica significa VIOLARE il PDNC.. cioè POSTULATO 1) e POSTULATO 2) sono RECIPROCAMENTE-Contraddittori se posti all'interno dello Stesso Sistema Formale ma la gente è Folle.. quindi BISOGNA SCEGLIERNE UNO DEI DUE.. ed S. Sceglie il POSTULATO 1).. TESI 4) S. SALVA POSTULATO 1) xchè : "Ente Diveni-Ente" significa "Ente Almeno x un Quid = Niente" cioè E=N VIOLA PDNC.. MA siccome PDNC è AUTO-Fondante con Elenchos (vedi commenti più sopra su Aristotele/Severino).. allora PDNC è L'UNICO IN-CONTROVERTIBILE cioè ASSOLUTAMENTE VERO.. TESI 5) allora SEMBRA MA NON E' VERO che il Tempo Nullifica.. semplicemente il Tempo fa ScomParire (A-letheia) cioè che Rimane Esistente nell'Invisibile Meta-Fisico.. così S. SALVA il PDNC e sostituisce la parola Nulla con la parola ScomParire nel POSTUALTO 2)... TESI 6) la CC , che NON E' una CONTRADDIZIONE , significa : TUTTO CIO' CHE APPARE E SCOMPARE RISPETTA ETERNAMENTE il PDNC cioè E' ETERNO.. il fatto che l'Apparizione dei Singoli Enti (le Parti) NON SIA l'Apparizione del Tutto è Aggirata dicendo : Appare ANCHE (tra gli Altri OO Enti e Relazioni/Antitesi) l'Apparizione del Tutto (che neologizzo in AT).. quindi se Appare AT allora ANCHE questa AT è ETERNA od OO che dir si voglia.. quindi l' Apparizione di AT (cioè l'Apparizione dell' Eternità degli OO Enti/Relazioni e del Tutto che OO li Racchiude) implica che la CC è Tolta OO Volte e Ri-Appare OO Volte.. l'utilizzo poi delle parole Gloria e Gioia mi è incomprensibile (vedi incipit sui Lager !!).. TESI 7) e per S. è una Cosa Eterna anche il Pensiero (Parmenide: infatti lo stesso è Pensare ed Essere ?) .. e questo è il punto che Heidegger, SinceroPan e l'Hegeliano Green nn condividono di S... nn condivido l'Uscita dalla Ri-Flessività che questa soluzione prova ad aggirare.. PS: di tutti questi punti il più oscuro di gran lunga è per me il 6).. gli altri posso condividerli o meno ma credi di aver intuito cosa S. (e Maral) vogliono dire.. . |
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21-03-2014, 22.14.11 | #19 | ||
Moderatore
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Riferimento: Rapporti tra fenomeno e verità. (la contradizione c in Severino)
Innanzitutto mi complimento con Ereignis, a cui do il benvenuto sia pure tardivo nel forum e in questa discussione, per il suo interessante e approfondito contributo. Attendo comunque per eventuali commenti di vedere come Ereignis pensa di poter semplificare il discorso sulla contraddizione c.
Riprendo ora invece alcune obiezioni di green&grey Citazione:
La tautologia dell'essente è assoluta per come è implicata dal principio di identità, ma questo non significa che è inutile, perché proprio il manifestarsi fenomenologico di questa tautologia ne dischiude tutte le infinite implicazioni. Lo sviluppo di nessuna tautologia è di per sé inutile, come non sono inutili, banali e sterili la geometria analitica e l'analisi matematica che si fondano su tautologie. Per Severino anzi le tautologie sono l'essenza del significare. Tanto più che qui abbiamo una tautologia che si sviluppa all'infinito di un sempre diverso apparire, che non è falsità a fronte di un eterno essente, ma è il modo irrinunciabile di mostrarsi di quell'essente. La diatriba tra Popper e Einstein è riportata da Severino, ma si può ritrovare anche su internet. In ogni caso è Einstein che riconduce l'esistenza del tempo che scorre alla mente dell'osservatore e non al mondo oggettivo descritto dalla fisica relativistica ove il tempo è essenzialmente una ulteriore dimensione della spazialità. Popper obietta che se il tempo è nel modo di essere dell'osservatore e non del mondo, nell'osservatore pur tuttavia esso è veramente, dunque non è semplice illusione soggettiva. L'osservatore funziona come un proiettore che fa scorrere la realtà oggettiva dei fotogrammi creando quindi l'illusione di una storia in divenire, dice Einstein. Ma se così è, obietta Popper, ci dovrà pur essere oggettivamente qualcosa che si muove nel tempo nell'osservatore stesso tale da poter far scorrere quei fotogrammi. Se lo scorrere non ci fosse, il proiettore sarebbe esso stesso incapace di far scorrere alcunché e allora come potrebbe crearsi l'illusione di un movimento esterno? Come potrebbe vedersi un film e non una semplice serie di fotogrammi immobili? In realtà, dice Severino, lo stesso osservatore-proiettore è in quei fotogrammi ed è solo lì che appare, non fuori dal film, il proiettore è nel film stesso, in ogni fotogramma, e consiste proprio in quell'apparire dell'apparire che costantemente appare insieme all'apparire di ogni cosa in modo tale che appare un perenne sopraggiungere e passare oltre degli enti. Il motore è proprio quella contraddizione c che è risolta solo dal suo continuo riproporsi, di cui come dice Ereignis: Citazione:
Per ora mi fermo qui, perché mi rendo conto di quanto sia complessa questa argomentazione che nasce da una tautologia ritenuta essenziale e irrinunciabile. Un saluto a tutti |
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21-03-2014, 22.42.17 | #20 |
Ospite abituale
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Riferimento: Rapporti tra fenomeno e verità. (la contradizione c in Severino)
Entro nella discussione ,,,in punta di piedi…
A me pare che Maral abbia dato nei vari post, in questa discussione e nell’altra sempre su Severino , alcuni punti fondamentali. Non ho capito fino a quanto il buon e paziente Maral ,a sua volta li abbia capiti fino in fondo, ma penso di sì. Sintetizzo alcune, a parer mio. tracce fondamentali, che mi permettono alcune considerazioni 1) Severino inserisce una teoria dove l’Essere prende il posto di Dio, una teoria atea contrapposta a quella, diciamo così, teistica 2) Nell’Essere c’è anche la contraddizione dell’antitesi e secondo me questo è il colpo di genio della logica che lo distingue. 3) Il rapporto, il sistema di relazione, fra l’Essere e l’uomo(osservatore) che si rivela nel far apparire gli essenti è la parte debole della teoria ,essendo degli eterni e per le implicazioni di cardinalità ordinativa o tassonomica che ne derivano(quale senso della vita umana?) Se nell’Essere non ci fosse quello che ho chiamato contraddizione, che appare poi negli ordinamenti logici derivati a cascata, non si spiegherebbe come un principio logico perfetto in base all’identità e al principio di non contraddizione ne scaturirebber? In altri termini, come mai nascono antitesi, aporie, antinomie se il paradigma fondamentale fosse perfetto nella sua costruzione logica? Porto una analogia sul piano teistico. Se Dio è perfetto, come nasce i dolore e il male? Se Dio è l’Uno e quindi anche il Tutto, allora il male e il dolore sono all’interno di Dio. In altri termini, se Dio è perfetto non può creare l’imperfezione dal punto di vista logico, se nasce una contraddizione nella parti logiche a discendere e salire nel ragionamento induttivo e deduttivo, cioè a salire e discendere dalle scale relazionali logiche, il paradigma fondamentale o è falso o è vero, per cui se trovo nel sistema di implicazioni e relazioni un “bug” devo trovare il punto da cui nasce,se voglio che la logica scorra in una coerenza.. L’Essere e Dio, dal punto di vista logico, portano in seno la contraddizione, così come il primo può generare essenti antitetici che appartengono alla contraddizione del paradigma iniziale. Il problema della costruzione teorica di Severino che a mio parere giustamente viene criticata nella discussione e che esemplifico in una analogia già postata. Noi siamo una testina di una registratore che non fa altro che leggere step by step, fotogramma per fotogramma un film eterno, già scritto. Un tempo eterno non ha misura, è il congelamento assoluto dell’attimo che a sua volta non è misurabile, non ha una durata, indescrivibile per il nostro cervello che legge e interpreta il mondo e i fenomeni come sistema analogico della realtà che descrive. Ma soprattutto è impossibile per l’uomo arrivare a separare l’Essere come verità assoluta dalla sua contraddizione implicita nel paradigma solo se l’uomo è già quell’Essere può separare la verità dalla contraddizione. Severino ci fa diventare dii, ma in verità siamo nella limitatezza epistemologica, diversamente non si spiegherebbe come mai continuiamo a chiamare ad apparire, dalla cerchia dell'apparire ,essenti contraddittori alla fine pervenire ad una gloria(una forma di escatologia atea). Senza contare quello che a mio modesto parere implica ancora di più, dove stà la morale e il comportamento, dove stanno i valori come la libertà , qual è il concetto di giusto e sbagliato, tanto più in un tempo eterno congelato nell'attimo? La vita sfugge al senso e ai significati poichè diventa essa stessa logica formale prigioniera del paradigma fondamentale e degli eterni. Detto questo da credente “un po’ strano” e soprattutto dubbioso quale io sono ho mostrato quello che è una contraddizione formale: Se Dio è perfetto non riesco a spiegarmi logicamente come fa a esserci il male e il dolore se generati dalla perfezione. La differenza fondamentale fra i pensiero di Severino e quella religiosa è che il soggetto Essere è impersonale all’interno di una fermissima logica formale, il secondo lo si è reso antropomorfo, in grado quindi di avere super-requisiti umani come la volontà suprema. Quindi essendo soggetto in una volontà può andare incontro a generare una contraddizione ,una sua scelta,da una perfezione che invece gli è implicita essendo l’Uno. Decide di creare ,accettare, e sfidare il Male come generatore del dolore, sapendo sia il Bene supremo(Dio)che il Male incarnato(demonio) quale sarà il giudizio finale che è già scritto. Questo è lo scenario in cui l’uomo sarebbe collocato?. Mi sembra il sillogismo della trimurti indiana: un creatore, un distruttore, un riparatore. E se fosse invece che tutto ….sia opera di un pensiero umano che non si dà pace per l’imperfezione in cui vive e cerca una perfezione nella sua più grande capacità: l’astrazione del pensiero? E’ il dubbio che meno ho, lo confesso. Perché come accennato anche da Maral mi pare, tutti i sistemi di pensiero alla fine sono assiomatici e/o autoreferenziali . Perché la metafisica morendo(preciserei quel tipo di metafisica della tradizione) lascia in eredità all’uomo il sistema di relazione che opera attraverso i linguaggio. Allora finalmente si parte dall’uomo e non più dall’Essere e da Dio, semmai questi verranno riscoperti ma sicuramente con altri sistemi di relazione, ma l’obbiettivo fondamentale è la scoperta dell’uomo. Quel linguaggio diventa il paradigma iniziale. Diversamente non si capirebbe come mai i due filosofi che più hanno influenzato il pensiero dell’ultimo secolo siano Heidegger e Wittgenstein, che pur indagando in modo diverso, per non dire per certi versi antinomico fra loro, (d’altra parte il mio esercizio del dubbio è anch’esso antinomico) hanno capito la centralità del linguaggio e il soggetto umano come fonte di quel linguaggio che creò a suo tempo il Logos. (Entro nella discussione ,,,in punta di piedi…) e me ne esco. Continuate perchè a parer mio è interessante. |