Ospite abituale
Data registrazione: 26-01-2008
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“La Verità sta nel mezzo” è un detto mal compreso
Ci sono "luoghi comuni" i quali, alla loro origine, comuni non erano, ma lo sono diventati una volta che sono stati considerati dai limiti intellettivi impliciti nell'incapacità di comprendere il senso profondo della verità.
Il detto degli antichi cinesi, che è riassunto dal nome: "Invariabile mezzo", in seguito poco compreso dai latini i quali, in ogni caso, tradussero bene con il concetto che asserisce: “La Virtù sta nel mezzo” traslato anche, e opportunamente, in "La Verità sta nel mezzo", dal momento che la virtù indica il rispetto della verità, si appoggia a una simbologia spaziale per comunicare che la Verità sta nel mezzo dell'ipotetico cerchio della realtà. Questo significa che, preso un piano della spirale dell'esistenza, e intendendolo come se fosse un cerchio, trascurando per comodità la distanza infinitesimale che separa le spire nella vista tridimensionale, la Verità si trova sulla verticale che unisce questo cerchio a quello più elevato e successivo. Questa Verticale si trova nel mezzo perché è il punto di equilibrio del cerchio, essendo equidistante da tutti i punti che si trovano sulla sua circonferenza. Gli antichi saggi non intendevano affatto dire che non esiste il nero e non esiste il bianco, ma che tutto è grigio. Asserivano, invece, che ogni piano orizzontale della spirale dell'esistenza è collegato a tutti gli altri dall'asse verticale, che costituisce il riflesso dell'immobile riferimento attorno al quale si esprime la vita. Viene anche chiamato "Volontà del Cielo", o anche "Via di Mezzo". L'essere che esaurisce, avendole portate a compimento, tutte le possibilità inerenti al piano orizzontale sul quale si trova a vivere, inevitabilmente si situa al centro di questo piano, centro che è l'unica via d'accesso al piano più elevato e successivo. Quando qualcuno non ama la fatica data dal pensare, spesso taglia corto dicendo che la verità sta nel mezzo e non valuta che, per esempio, la Verità unica non può essere la mediazione di due menzogne, e nemmeno può ridurre una verità, che ha un minore grado di relatività, avvicinandola alla menzogna che le si contrappone. La Verità è nel mezzo della realtà, perché costituisce la ragione d'essere centrale della realtà. In altre parole il suo Principio, e tutti i punti che si trovano sulla sua irradiata circonferenza, a loro volta sono "veri" quando siano visti nella loro relazione col Centro che li determina e che costituisce, nello stesso istante sovra temporale, sia la loro origine che la loro finalità d’essere, entrambi aspetti di quell'Unità immobile, simbolo informale dell’Assoluto, che è l'asse attorno al quale ruota il vortice dell'esistenza. La menzogna, invece, nega il Centro e non gli si relaziona, e la difficoltà a essere riconosciuta e scoperta è in dipendenza del suo grado di sofisticazione che l'allontana dallo stesso Centro che è stato negato. Centro il quale, a propria volta, conferisce alla menzogna il suo proprio grado di verità, e quindi anche di realtà. Nel senso che vuole la menzogna essere una “vera” falsità. In definitiva la menzogna è il rifugio della contraddizione ai principi universali che legiferano la realtà relativa, e che sono l’emanazione irradiata dalla centralità del Mistero che è l’Assoluto.
È importante notare che l’entrata nella spira, che delimita un piano qualsiasi della spirale dell’esistenza, appartiene anche all’uscita della spira che la precede, mentre la porzione della spira che si trova all’uscita dal piano è in comune con la spira che segue. L’inizio della spira è la nascita, la fine della spira è la morte. Entrambe queste porzioni di spira non stanno completamente sul piano che da loro è delimitato. Questo significa che la morte in uno stato è la nascita su un altro stato contiguo e diverso. Essendo questa nascita una porzione di spira che non appartiene del tutto alla spira che l’accoglierà, ne deriva che la nascita sfugge alla volontà dell’essere che nasce, il quale non ha la facoltà di decidere se, quando e dove nascere, mentre la morte, pur essendo, in questo continuo movimento, inevitabile all’interno del movimento, potrà, per inversione analogica… rientrare nella facoltà individuale della decisione personale della sua messa in atto. L’inversione analogica è la possibilità data dal fatto che il riflesso di ogni cosa è capovolto, come lo è un’immagine che si guarda allo specchio. Così il sotto è come il sopra capovolto, il relativo come l’inversione del suo Principio ma, poiché è contenuto in questo suo Principio… non è in opposizione a esso, ma solo il suo mezzo d’espressione, mentre l’Assoluto è rappresentato, nel relativo, dal Centro che, non sottomesso all'estensione, è la via di mezzo immobile dell’equilibrio.
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