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13-02-2014, 03.10.07 | #5 |
Ospite abituale
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Riferimento: Heidegger: l' essere e l' uomo
Ciò che non potrebbe mai risultare ad un lettore non smemorato e non-tedesco di lingua è il fatto seguente: l'indagine di Heidegger "nasce" da una questione sulla "domanda".
La questione sulla "domanda" cosa è? Torniamo alla KRV, nella Dialettica. "Cosa posso sapere?" "Cosa debbo fare?" Cosa posso sperare?" "CHI" o "COSA" sto interrogando nell'atto stesso di "porre" queste domande? Ecco, la risposta di Heidegger è che vi sono un soggetto ed un oggetto che risultano intrinsecamente ineludibili al "fatto in sé" di porre tali questioni. Ma Heidegger, intelligentemente, non ritiene che la "soggettività" e l'"oggettività" di questo fatto (cioè porre le questioni) siano "determinabili" assolutamente. Questo vuol dire che l'oggettività e la soggettività che risiedono nei termini del "Domandare qualcosa a qualcuno" non possono essere prestabiliti una volta per tutte e per sempre. Dunque la Ragione dialetticamente inscritta in tale "domandare" non può dialetticamente inscriversi nella domanda stessa. L'intento di Heidegger esita dunque nell'ipotesi inerenziale: soggetto e oggetto ineriscono tra loro e la dialettica è sospesa. In poche parole: l'esserci non è altro che la consapevolezza umana che interroga se stessa, e l'essere non è che l'"interrogato" della consapevolezza umana che interroga il Mondo, inteso come "altro da ciò che è l'interrogante" e che sottende, convitato di pietra, tra e oltre l'interrogato e l'interrogante. Dove Heidegger perde se stesso è laddove pretende di recuperare la dialettica precedentemente "sospesa", in quell' "altro da ciò che è l'interrogante", sotto la specie di una progettualità. Il tempo, insomma. Ma il Tempo, die Zeit, lei è il vero convitato di pietra... Lei!! Non il Mondo. |
13-02-2014, 05.13.58 | #6 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Heidegger: l' essere e l' uomo
Citazione:
beh parliamone... non ho capito bene se è una critica, o una costatazione. in effetti Roquentin lo sciamanesimo di heidegger sta tutto in questa capacità di ascolto dell'essere che si rivela, nell'essere qui e ora per l'essere. il tema della negazione della libertà non dovrebbe comparire in essere e tempo, ma è una conseguenza importante che deriviamo noi (f.volpi) e che lo contraddistingue dal predecessore tommaso d'aquino. non ricordo più il tema della gettatezza invece quali aspetti prendeva, siamo sicuri che è l'essere a essere gettato? a me non torna. non dovrebbe essere l'uomo quello gettato nel mondo?in questa gettatezza al massimo accade l'essere, ma non credo vi sia coincidenza tra essere e gettatezza. se fosse così l'essere coinciderebbe con l'esserci, e invece l'essere si scorge alla radura dell'evento. lo immagino come un balenio che si autorivela proprio perchè condivide il ci, il tempo (che poi è appunto lo spazio) dell'essere dell'ente. è per questo che vi sono tre esseri, quello che viene da, quello che si rivela e che non può che essere che il "qui e ora ascoltato" e uno copula. gli enti, l'essere copula, nella mia riflessione gli universali, la forma, sostano solo qui e ora, ma solo nell'esserci dell'uomo che non può che essere sempre risuchiatto gettato nello spazio-tempo. dire che la gettatezza è quella dell'essere mi sembra una forzatura che non rende la sfumatura del continuum(vissuto spazio-temporale) del pensare umano. credo che la fascinazione della gettatezza sia uno delle formule più riuscite di uscire dal canone della filosofia pure riamanendoci saldamente attaccato. il punto a mio avviso è proprio questo iniezione di vacuum, che possa ridestare la pulsione di morte della filosofia. la categorizzazione eccesiva del canone infatti farebbe dimenticare all'uomo la dimensione extratemporale che inspiegabilmente abita (altro termine caro all'heidegger) il pensiero umano. nondimeno il secondo heidegger percorrerà fino in fondo questa via, rinunciando a questa fenomenologia, e percorrendo il nichilismo che abita il mondo (tentando di, i famosi segnavia). non è una strada per tutti, gente come vattimo o come lo stesso volpi hanno rifiutato questa modo di filosofare non ritenendolo all'altezza di una filosofia più rigorosa e metodica. ( e non che quella di heidegger non lo sia, ma l'uso metaforico delle parole ha i suoi difetti) ovviamente io adoro questo uomo.(anche se devo ancora leggerlo sistematicamente)....magari spinto da te jeangene! ciao! |
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13-02-2014, 08.44.03 | #7 | |
Moderatore
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Riferimento: Heidegger: l' essere e l' uomo
Citazione:
Grazie per il chiarimento, evidentemente ho mal interpretato le parole di Vattimo. L' essere, per Heidegger, non é fondamento, ma affermare che già da sempre siamo nell' essere non significa forse dire che, in qualche modo, l' essere precede (non in senso temporale) l' esser-ci? |
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13-02-2014, 16.20.27 | #8 |
Moderatore
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Riferimento: Heidegger: l' essere e l' uomo
L'esserci è l'essere che trova dimora, che abita un mondo e un tempo, un qui e un'ora, dunque che accade. Per questo l'esserci è più dell'essere e per questo solo come esserci l'uomo può esistere. L'essere in quanto tale è negazione di questo abitare e gli fa da sfondo, da orizzonte indistinto in cui si mostra chiaro il morire di ogni essente, il non esserci più, ma proprio da questo morire in una dimensione in cui non è possibile abitare appare la necessità di un esserci stato e dunque di un esserci ancora, in attesa.
Difficile dunque capire cosa venga prima e cosa dopo, perché solo nell'immediato dell'esserci può situarsi un prima e un dopo. |
13-02-2014, 18.54.25 | #9 | |
Ospite
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Riferimento: Heidegger: l' essere e l' uomo
Citazione:
diciamo che lo sono entrambe, il problema di Heidegger è che (secondo me) ha voluto indagare sull'essere partendo dall'ente. Cioè ha commesso lo stesso errore che aveva evidenziato egli stesso nella storia della filosofia, ciò che egli chiama "l'oblio dell'essere", facendolo risalire addirittura all'ente di Aristotele. Quando inizia la sua indagine ontologica, dice che per avvicinarsi alla comprensione del senso dell'essere in quanto essere, occorre necessariamente partire dalla nostra comprensione dell'essere dell'ente; questa premessa lo porta (ed è qui che ha sviato, per me) ad indagare "quell'ente che si pone la domanda sul senso dell'essere", cioè l'esser-ci, il Dasein. Da qui parte con tutte le sue deduzioni metafisiche sull'essere-nel-mondo, l'esser-gettato, il pro-getto, la Sorge, ecc. Ma in questo modo, anch'egli ha commesso l'errore di pensare l'essere come semplice-presenza, finendo per identificarlo con il modo di esistenza degli enti. e ma questo non è l'essere. Ciao |
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14-02-2014, 02.51.10 | #10 | ||
Ospite abituale
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Messaggi: 331
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Riferimento: Heidegger: l' essere e l' uomo
Citazione:
Mi sembra un errore grave, infatti siamo noi che dimoriano nell'essere. Mi sembra che hai dipinto un Heidegger al contrario, tanto che l'essere va a finire che è inglobato nell'ente...un assurdo di logica elementare. Citazione:
Questo che segnali, è uno dei fulcri di maggior critica degli anti-heideggeriani, la risposta dipende da molti fattori. E comunque è una mal-interpretazione dell'intendimento heideggeriano, che è ben lungi dal volere una filosofia antimetafisica. Io risolvo riassumendo così: l'uomo non può che partire dall'ente. (non è una questione solo su Heidegger, ma di rilevanza generale.) Fare il contrario rischia sempre di rendere dogmatiche le cose. Infatti l'uomo abita sempre nel linguaggio, e il linguaggio in fin dei conti deve formalizzarsi, producendo a sua volta il segno. Per Heidegger e la filosofia più evoluta che abbraccia anche la poesia e la mistica indubbiamente c'è nel linguaggio qualcosa che esula dalla sua forma, qualcosa legato al suono. Facendo i dovuti paragoni con gli enti la via fenomenologica del primo Heidegger tenta di fare la stessa cosa:di creare una via che esula dal già dato. L'ente per Heidegger ricordiamoci è sempre fenomeno. Non credo si possa liquidare tanto facilmente assumendolo come qualcosa di già dato (appunto di aristotelico). Mi rendo conto d'altronde che le urgenze teoriche contemporanee (politiche?) richiedo più attenzione su altro. E in questo senso anche le critiche, figlie della cattiva comunicazione, fanno parte di una reazione a quelle urgenze. D'altronde lo stesso Heidigger sospese quel cammino, lasciandolo ai posteri (futuro remoto?), per occuparsi dell'uomo. Ma sospendere non vuol dire contraddirsi.(anticipo altre critiche che sento in giro) |
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