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01-03-2014, 01.22.06 | #4 |
Moderatore
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Riferimento: il senso de "il lavoro rende liberi"
in effetti ogni epoca storica ha avuto da parte del potere vigente un concetto o per così dire "una massima" che racchiudeva in se tutti quei pseudo-valori da inculcare alle masse per orientarle più o meno inconsapevolmente a proprio vantaggio.
quante volte ci siamo sentiti dire…il lavoro nobilita l'uomo,e in un certo senso e' verissimo,la differenza pero che ne e' stato completamente stravolto il senso stesso della frase che probabilmente si poteva avere prima dell'avvento della tecnica…o meglio della tecnologia. anzi credo proprio che prima ancora alle persone non gli veniva nemmeno in mente..questo genere di frasi nascono appunto in precisi contesti,conseguenti a trasformazioni di mentalità e modi di vedere. da parte mia ce' una certa insistenza a mettere a fuoco questo aspetto perché ritengo che per cambiare bisogna arrivare alle radici delle cose per poter vedere poi dove tutto ha avuto origine,altrimenti si danno per scontate delle cose che scontate non lo sono affatto e si finisce per abituarsi,credendo normale qualcosa che per sua natura non lo e' affatto,riproducendo così più o meno inconsapevolmente lo stesso meccanismo che ci tiene intrappolati! si pensi al lavoro degli artigiani (ormai quasi completamente scomparsi) ..credo proprio che veniva naturale il fatto che una sedia doveva essere ben fatta,perché era l'artigiano stesso che aveva un rapporto reciproco con la sedia,diretto e senza intermediari..(quel manufatto aveva un anima!) non si lavorava in funzione di qualcos'altro a lui completamente estraneo…un macchinario per esempio,il lavoro in serie,lo stesso denaro in funzione di tutto.. scrive un certo Raimon Panikkar Non bisogna però confondere tecnologia e tecnica: la tecnica è un'arte (poietikê technê), nella quale l'intelligenza umana si integra nella materia per produrre un artefatto (ceramica, musica, poesia, un edificio, ecc.) che migliori il benessere e la bellezza della vita umana. Si deve essere ispirati per produrre qualsiasi tipo di attività tecnica, è necessario il pneuma (spirito). La tecnologia sorge quando allo spirito si sostituisce la ratio, cioè il logos, nel suo senso più ristretto di razionalità discorsiva. A questo punto nella technê si introduce l'aritmetica, cioè un ritmo (il risultato di una mens, mensura), e allora il risultato della tecnica può essere riprodotto indefinitamente quando se ne conosca la sigla numerica Ogni artefatto ha il suo stile e, in un certo senso, è unico, anche quando se ne producano più esemplari. Però c'è un momento in cui il cambiamento quantitativo introduce un mutamento qualitativo. Questo mutamento avviene attraverso l'utilizzo di macchine, cioè strumenti di secondo grado, che finiscono poi per imporre all'uomo le proprie regole. La tecnologia, da strumento, giunge a trasformarsi in fine: l'uomo cessa di essere un artigiano, la cui arte è caratterizzata dalla creatività, e diventa un lavoratore; non lavora più ad una sua opera per il proprio benessere, ma per qualcuno che non conosce e con cui probabilmente non andrebbe d'accordo, al prezzo di un salario l'argomento e' vastissimo..ad ogni modo a me sembra che il lavoro (ma solo per come e' stato trasformato) ci fa sentire solo più alienati e infine schiavi. forse quello che i nazisti non sono riusciti a finalizzare -cosi come era nella frase all'entrata dei lager- oggi il rischio,ma forse già di per se una realtà presente,in maniera più o meno subdola e' molto più concreto e per di più esteso in tutto il mondo http://www.youtube.com/watch?v=pg8cdmTusHk |
01-03-2014, 14.30.04 | #8 | |
Ospite abituale
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Riferimento: il senso de "il lavoro rende liberi"
Citazione:
Sono cose diverse che solo in pochi fortunati casi coincidono |
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01-03-2014, 20.09.46 | #9 | |
Ospite abituale
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Riferimento: il senso de "il lavoro rende liberi"
Citazione:
Infatti! "dietro quella frase si deciderà il destino prossimo dell'occidente" questo fu il lascito di Lacan, che indicava la strada per un approfondito studio simbolico del campo di concentramento. Dagli studi da me intrapresi finora, e mi sembra solo di essere sulla soglia del problema, lo intendo così: 1) da Gunther Anders: l'ufficiale nazista non si sente in colpa in quanto "faceva solo il suo lavoro". Significa che la Tecnica è diventata talmente vasta che nessun uomo può intendere il fine del suo lavoro. Ossia il simbolo del campo è esattamente il simbolo del Mondo che si sottrae all'umano. La libertà non è dell'uomo ma della tecnica: una volontà (libertà) di annientamento dell'uomo per la precisione, qualsiasi studio serio indica questa via di nichilismo barbarico. 2) da Zizek : Essere contro gli ebrei come nel caso di Mel Gibson è stato inteso sia dalla parte della comunità ebraica sia dallo stesso Gibson come un segno di una malattia. E le malattie, si sa, si curano tramite la tecnica. Significa che l'istituto psichiatrico russo aveva ragione a trattare i non comunisti come "malati". Ossia significa che l'ideologia dominante si traveste sotto il nome di Liberazione dal male, ideologia che è la tecnica per l'appunto e che è il male. (il male non è forse questo dismisura di greca memoria?) conclusioni parziali: Da una parte si rivela una visione dell'uomo come ottenebrata dalla violenza e dall'altra si rivela una umanità che si vede come un meccanismo biologico. Ovviamente su Bios e Vita nuda qualcosina sta scrivendo Agamben...c'entrano molto i greci e la soluzione cosmogonica della polis. Appunto i problemi vi sono, la soglia per attraverarli qualcuno l'ha indicata, e insomma buon lavoro a tutti! Ossia come dice Calciolari ma anche Zizek, il lavoro è SOLO intellettuale. Difficile sintetizzare, la mia prosa tra l'altro è farraginosa (lo so). |
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01-03-2014, 21.50.01 | #10 | |
Moderatore
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Riferimento: il senso de "il lavoro rende liberi"
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