Non sono ostile, tutt'altro, semmai desidero spronare a pensare ad una visione sul futuro a partire dall'oggi senza dimenticare il passato.
Ricordo da mie antiche letture che Wilhelm Reich ,allievo di Freud definiva narcisisti fallici, nel suo trattato sull'analisi del carattere, quelle personalità di spicco nel mondo dell'arte, dello spettacolo, della cultura che fanno le cose per loro non per gli altri. Amano la notorietà, si collocano nella beatitudine del proprio sè,tronfi dell'autogratificazione del denaro e del posto di riguardo che il potere gli dispensa, finiscono per il dire ovvietà e fare ciò che gli dicono altri: il promoter, il cultore del look, il procuratore, il gallerista, il rettore....
Non ho asserito narcisista= metafisco, sarei presuntuoso.
E' quella forma di assecondare quel proprio ego che troppi uomini di cultura nel nostro caso , spesso presuntuosi,hanno compiuto.
Nella modernità e post modernità, non incidono per niente, assecondando l'onda lunga della piattezza del nostro tempo che ha livellato le qualità creative, fino col dire quello che gli altri vogliono sentirsi dire, senza uno spunto di originalità, cullandosi nel loro beato prestigio.
I narcisiti sono ovunque e abitano soprattutto i luoghi del potere chiudendosi in circoli, finendo per costruire quella aristocrazia che a parole avrebbero voluto abbattere e trattando l'"uomo comune" con commiserevole spirito di superiorità. Oltre al cretinismo imperante siamo abitati dai dottor Azzeccagarbugli. Anche loro fanno parte di quella tecnocrazia che si culla nelle torri d'avorio.
In realtà gli steccati fra filosofia tradizionale, analitica e scienza negli ultimi decenni sono diminuiti o crollati, e questo è molto positivo, soprattutto mette in comunicazione uomini e discipline, la filosofia della mente ne è un esempio.
Veniamo alla metafisica.
A cosa serve il concetto di Essere oggettivato, lì , nel luogo dell'astrazione e io quì a "sbattermi" nell'esistenza e nella vita con tutt'altre problematiche?
Il passaggio all'io/fenomeno avviene nell'epoca Umanistica, dopo il Naturalismo con il metodo galileano. Nella prefazione alla seconda edizione della Critica della ragion pura Kant oltre umilmente asserire che altri avrebbero spiegato quell"apriori" che lui stesso non riuscì a definire, aggiunge che è nel metodo galileano che le filosofie ora avrebbero dovuto metodologicamente costruire le loro architetture del pensiero. Il dispiegamento dell'epoca dei lumi è l'aprirsi dell'uomo verso la conoscenza a partire dall'io e non più dall'Essere.
Sappiamo delle picconate alla tradizione di Nietzsche ed ecco comparire Heidegger, allievo di Husserl teorico della fenomenologia, e a sua volta maestro di Gadamer distintosi nell'ermeneutica.
E quì mi fai "bruciare " il post che volevo scrivere nella discussione in corso su Heidegger, perchè mi serve per far capire altri concetti.
Heidegger attacca prima l'ontologia metafisica antica , in quanto quell'Essere oggettivato non ha scopo. Prende dalla fenomenologia di Husserl l'intima connessione fra soggetto ed oggetto, contrapponendosi quindi all'oggettività fisica delle scienze (ma prima della quantisitica in quanto questa teorizzzerà il collasso dell'osservato da parte dell'osservatore). Heidegger aveva inizialmente compiuto studi di teologia e a mio parere gli lasciano qualcosa.
Quindi la ricerca di uno scopo, la fenomeologia, la conoscenza trascendentale, il progetto gettato, l'autenticità nel pensare alla finitezza della morte, cerca di coniugarle in un formalismo logico dove l'invenzione dell'esserCI è il mediatore fra l'Essere e l'uomo, ma soprattutto dove vi è indefinitezze fra i tre concetti proprio come nel concetto soggetto/oggetto. La finalità di Heidegger è portare il livello della metafisica nell'esitenza della vita per dargli un senso. Quel "prendere cura delle cose del mondo" attraverso la conoscenza trascendentale, potrei definirlo per analogia all'ascolto empatico, io sento il mondo come parte di me e io faccio parte di lei. Sono quelle intimità che creano sostanzialmente i problemi logici formali. L'Essere ,per me, come concetto logico formale metafisico, non può essere che un eterno e la finitezza quindi dell'esistenza entra comunque in collisione con la logica formale. L'invenzione dell'EsserCi per portare ad un senso ad uno scopo dell'Essere nell'uomo, dalla dimensione dell'astrazione oggettiva all'esistenza del progetto umano rimane come dimensione esistenziale ,ma non metafisico.
Da allora, penso, non c'è più stato,salvo Severino , alcun altro disegno metafisico.
Rimane quell'ESSERE" imperante metafisico che non riesce ad entrare nella vita.
E adesso mi addentro in una spinosa analogia concettuale.
La trinità teologica, il Padre, Il Figlio, lo Spirto Santo, ha una altrettanto problematica. Se mettete i tre concetti heideggeriani e in più come fu poi definita nel famoso Conciio di Nicea (se non ricordo male) , il Figlio è definito " ...generato e non creato della stessa sostanza del Padre..."
Sarà una mia elucubrazione , ma penso che Heidegger voleva arrivare ad un concetto analogo al Cristo(Uomo)nell'incarnazione umana con l'esserCi come mediatore che nella Trinità è lo Spirito Santo. Voleva dare uno scopo alla vita in senso metafisico quanto la religione aveva compiuto in senso teologico.
Ma manca nella metafisica un aspetto fondamentakle che però Heidegger aveva tentato di coniugare. Quella conoscenza trascendentale, quel prendersi cura del mondo , quel pensarsi per la morte nella religone , nelle teologie non è risolto metafisicamente, ma si trovano in altri concetti che invece sono più importanti, a mio modesto parere, della costruzione teologica/metafisica: parusia, escatologia, rivelazione, ecc.
Intendo dire che nessuna metafisica starà mai in piedi e nello stesso comunicherà all'uomo, se non entra nel significato dell'esistenza umana: questo è il potere delle religioni. Quell'Essre lo hanno risolto con il Padre/Dio e gli avatar , le incarnazioni, scendono a rivelare all'uomo il senso dell'esitenza.
E' il movimento della finitezza nella vita che si compie in uno scopo etico/morale, del vivere e che rientra nel circolo dell'eternità.
La conciliazione fra il divenire e gli eterni viene risolto dagli avatar dall'eterno che si fa finitezza e che dà scopo e consolazione, si rivela l'Essere.
Si pensa che il marxismo ad esempio nell'essenza ideologica sia molto lontano da questa metafisica? (Infatti lo stesso Severino ritiene che gli ultimi due baluardi contro il potere della tecnica siano il cristianesimo e il comunismo).
C'è una escatologia, un divenire nella concezione dialettica storica del marxismo.
Il mio scopo , in estrema sintesi, è che se non si dà una finalità all'uomo che giustifichi il suo modo di essere nel mondo, vince la competizione delle leggi di natura. E noi siamo immersi in quest'ultimo sistema.
Quando nel primo post dicevo che abbiamo perso la sfera umana e divina e che la nostra conoscenza è tutta proiettata nel fenomeno naturale oggettivato, significa che abbiamo creato dicotomie insanabili che vivono nell'alienazione.
Adesso spero,capirai che non sono affatto pregiudizialmente contro la metafisica, ma contro la mancanza di un progetto filosofico. Perchè la scienza essendo persa nei meandri delle particolarità ed essendo più asservita economicamente e politicamente ai poteri degli ordinamenti, non può nè per sua natura nè per sua sopravvivenza essere libera e nel contempo avere un grande disegno.
Questo è compito della filosofia.