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09-02-2014, 09.23.58 | #22 | |
Nuovo ospite
Data registrazione: 09-12-2013
Messaggi: 7
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Riferimento: La filosofia ha una vera valenza?
Citazione:
beh se la metti così anche Russell, con il suo paradosso, aveva dimostrato l'infondatezza della matematica e credo che ancora oggi la questione da lui sollevata non sia stata risolta correttamente ma il suo paradosso penso valga per tutta la logica umana e non solamente per la matematica, e dunque anche per la filosofia che si basa interamente sulla logica... riguardo alla fine della filosofia, credo sia da imputare anche (o soprattutto?) alla mancanza di grandi menti, piuttosto che al fatto che non ci siano più campi da esplorare (alla fine gran parte del pensiero di Aristotele è conseguito dai suoi commenti e dai suoi pensieri sulle teorie elaborate dai filosofi prima di lui). |
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09-02-2014, 10.09.32 | #23 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 26-11-2008
Messaggi: 1,234
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Riferimento: La filosofia ha una vera valenza?
Citazione:
Dissento. Credo che ci sia un metodo scientifico costituito (in generale; che si articola variamente in diverse aplicazioni particolari) dalla ricerca di costanti quantitative nel divenire intersoggettivo della realtà materiale-naturale. E questo ovviamente non é applicabile agli ambiti o aspetti del reale che non sono quantificabili né intersoggettivi (ma non per questo sono meno reali di quello materiale-naturale). Ma c' è anche più in generale un atteggiamento razionalistico, che include come una specie nel genere il metodo scientifico, ma che si può ben applicare pure alla filosofia. E' quello che hanno sviluppato e applicato in sostanza i filosofi moderni occidentali (forse non solo; ma purtroppo io conosco solo -un pochino- la filosofia occidentale): Cartesio e quelli che con lui nei libri di scuola vengono apunto denominati "razionalisti" e inoltre gli empiristi (fino al grandissimo Hume). Essi non hanno affatto ucciso la filosofia ma le hanno aperto nuovi orizzonti di verità, particolarmente fruttuosi anche nel sondare i limiti delle verità possibili superando positivamente illusioni di assolutezza e integralità che non erano vere, ricercando la verità in modo più rigoroso e e autentico, e dunque consapevole anche del suo carattere insuperabilmente relativo, parziale, limitato. Posto che le "verità" assolute logico-matematiche (compresa la matematica pura), essendo giudizi analitici a priori che non dicono nulla circa ciò che é reale ma solo circa ciò che si può e si deve (o che non si può e non si deve) dire correttamente nell' ambito di un sistema formale astratto e "autoreferenziale" (fondato su definizioni, assiomi e postulati arbirariamente posti, a prescindere da ciò che é reale o meno), la ricerca intorno a una impossibile vertà assoluta (senza virgolette: circa il reale) per me non é il compito della filosofia (così come io la intendo, cioé razionalisticamente), ma casomai della teologia (della religione). Concordo solo sul fatto che la filosofia non deve mai dimenticare il generale, non deve inseguire verità troppo "specialistiche"; ma anche la scienza, alla quale un limitato specialismo é necessario per progredire, non dovrebbe a mio avviso (altra fondata e pertinente critica filosofica alla scienza, non superabile dal progresso della scienza stessa!) eccedere in questo finendo (come di fatto spesso tende spesso a fare) per vedere (inevitabilmente male) una singola venatura di una singola foglia ignorando non solo la foresta, non solo l' albero, ma perfino gli altri rami e le altre foglie che esulano dal suo iperspecialismo. Ma come esisto ed esisteranno sempre ricercatori scientifici più o meno buoni, così esistono ed esisteranno sempre filosofi più o meno buoni (compresi quelli che peccano di iperspecialismo). |
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09-02-2014, 12.09.46 | #24 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 26-11-2008
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Riferimento: La filosofia ha una vera valenza?
Citazione:
Secondo me Russell (e Goedel) ha (-nno) dimostrato non l' infondatezza, ma i limiti (o almeno certi limiti, "la limitatezza") della matematica e di tutta la logica (umana mi sembra pleonastico). |
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09-02-2014, 19.02.31 | #25 | |
Moderatore
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Riferimento: La filosofia ha una vera valenza?
Citazione:
Effettivamente significa che il processo emotivo è tutto interno all'essere umano, e la capacità di stimolare le emozioni non appartiene al sole in quanto tale, come non appartiene a qualsiasi altro ente. Non sono parte, come dici tu, della realtà del sole, ma manifestazioni umane che accidentalmente possono essere provocate dal sole, ma anche nello stesso modo da qualsiasi altro fenomeno. Se la caratteristica di suscitare determinate emozioni fosse propria di un ente in quanto tale questo dovrebbe essere evidente come è evidente che il fuoco brucia qualunque cosa, ma ogni ente suscita negli individui emozioni diverse, o anche nessuna emozione, e quindi questo attributo non è una proprietà dell'ente ma di ogni essere umano, che elabora in modo differente le medesime percezioni sensoriali e quindi reagisce emotivamente ad esse in modo altrettanto singolare. Vi sono alcune caratteristiche fondamentali la cui percezione è comune a tutti gli esseri, come per il sole il fatto che illumini e scaldi, ma oltre a questo e forse poco altro non si può dire, se si vuol rimanere nell'ambito della pura oggettività. Per quanto riguarda gli altri modi di vedere il sole esiste ad esempio un modo animale di vederlo, di interpretarlo, di prenderlo come riferimento per il variare delle stagioni o per orientarsi, un modo che cambia da specie a specie, ma di questo possiamo sapere molto poco, anche se dobbiamo ammettere la sua sussistenza. Per quanto riguarda la "cosa in sé" è corretto definirla "cosa per noi", e questo "per noi" significa "come noi ce la rappresentiamo", ma definirla così significa assimilarla al noumeno e quindi negare la famosa "cosa in sé" kantiana. Ogni ente esistente nel mondo è dipendente dal mondo stesso, dallo spazio, dal tempo, dalla luce, e se è un ente vivente anche dall'aria, dall'acqua e da tutto ciò da cui questo ente dipende per la sua pura e semplice sussistenza. In sé, ovvero slegato da tutto il resto, niente potrebbe esistere, e questo in sé risulta quindi essere una pura rappresentazione concettuale che non ha alcun riscontro nella realtà. Per questo dico che non esiste una "cosa in sé", conoscibile o meno che sia, anche perché tra l'altro nel nostro mondo in cui tutto scorre ogni ente non é effettivamente tale ma è piuttosto un processo, un work in progress, e il fatto di bloccarlo con la nostra mente attribuendogli un "in sé" o anche un "per me" é una operazione del tutto arbitraria, come fare una fotografia a una ragazza di 20 anni e pretendere che lei rimanga per sempre quella che appare nella foto. Se è necessario all'uomo frammentare il mondo in enti, noumeni, fenomeni e quant'altro per poterseli rappresentare meglio non bisogna fare però il clamoroso errore di credere che essi esistano veramente "in sé", ovvero siano indipendenti da tutto ciò che li circonda. |
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09-02-2014, 21.46.07 | #26 | |
Moderatore
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Riferimento: La filosofia ha una vera valenza?
Citazione:
La filosofia è nata con l'intento di trovare la verità, intesa come fondamento immutabile da cui dedurre tutte le altre verità particolari e relative e al quale queste ultime potessero essere ricondotte. Per questa ragione i primi filosofi di cui abbiamo notizia ricercavano l'archè, il principio primo di tutto l'universo, anche se poi per una questione di loro limiti intellettuali lo ricercavano nel mondo fisico, tanto è vero che anche Aristotele nella Metafisica afferma che i primi filosofi erano tutto sommato dei fisici. Ma in ossequio al sillogismo aristotelico, alla logica basilare e alla intuizione intellettuale erano convinti che vi fosse un principio unico, una verità fondante che doveva servire da pietra di paragone sulla quale confrontare ad esempio le verità percettive, sensoriali. Se questa verità non esiste non ha senso neanche la logica, e non ha senso nemmeno parlare di verità. Se non esiste un fondamento immutabile dell'universo, se non esiste l'essere, allora tutto è solo caos e divenire, ed è solo un colpo di fortuna o del caso che da un uomo e una donna nasca un essere umano e non un gatto, e da un seme di peperone una pianta di peperoni e non di melanzane. Gli empiristi e i razionalisti, che lungi dal contrapporsi sono invece complementari poiché la ragione non può ragionare se non su qualcosa di altro da sé e questo "altro" sono le percezioni sensoriali, negando di fatto un principio primo unificante negano il concetto di verità, e quelle "verità" raggiunte attraverso il metodo induttivo in primo luogo sono probabilistiche e possono essere smentite da un solo unico fenomeno, e in secondo luogo non si possono filosoficamente chiamare verità neanche in senso relativo poiché essendo applicabili solo al mondo del divenire cambiano costantemente, sia pur in modo apparentemente impercettibile, e quindi un attimo dopo averle enunciate non sono già più tali. E se la filosofia è la ricerca della verità quando questa cessa di esistere la filosofia perde di senso e di scopo, e si riduce ad "ancella" di qualunque altra disciplina abbia bisogno di una qualche giustificazione razionale. |
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10-02-2014, 08.33.27 | #27 | |
Ospite abituale
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Riferimento: La filosofia ha una vera valenza?
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Empiristi e razionalisti (che concordo essere stati per certi aspetti complementari; ma per altri importanti versi é innegabile si contrapponessero iriducibilmente) non negano affatto il concetto di verità Anzi le loro rispettive filosofie sono ricerche (e per lo più proproste positive) di verità logiche, empiriche, metafisiche (a seconda dei diversi casi), senza atteggiamenti pregiudizialmente dogmatici e per lo meno nel caso degli empiristi senza assurde pretese di assolutezza. Questo anche nei casi, come quello di Hume, in cui gli esiti di tale ricerca appaiono per lo meno in qualche misura misura scettici (e comunque conoscere i limiti della verità attingibile, gli elementi di incertezza che la caratterizzano, é già un progresso nella ricerca della verità stessa rispetto all' ignorarli e al coltivare acriticamente illusioni). Una verità che "può essere smentita" (falsificata) non é una verità effettivamente smentita (falsificata). Il divenire non impedisce la (conoscenza della) verità: se un' attimo dopo aver constatato qualcosa tale qualcosa é cambiato o non esiste più, l' affermazione dell' esistenza di tale qualcosa proposta mentre esso esisteva (un attimo prima di cambiare o cessare di esistere) resta perfettamente vera. |
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10-02-2014, 12.34.39 | #28 |
Ospite abituale
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Riferimento: La filosofia ha una vera valenza?
anche se la domanda è in realtà una critica, nel suo senso della domanda stessa sta a testimoniara come anche aristoteles sia all'interno di uno dei valori della filosofia, quello della domanda stressa.
poi rimando agli stimati sgiombo e holzweg. aristoteles la filosofia è basata interamente sulla logica? ma allora la domanda che ruolo ha? qualcosa che si può dedurre apriori dai suoi assiomi? in tal caso perchè ritieni che abbia fallito? |
10-02-2014, 14.50.08 | #29 | |
Ospite
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Riferimento: La filosofia ha una vera valenza?
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L'introduzione del tempo come categoria fondativa del concetto e della filosofia in generale fa sì che la verità che resti non sia altro che l'accadimento storico,(il quale preso isolatamente è circoscritto temporalmente), di cui si cerca di conservare la verità all'interno di una Wirkungsgeschichte, la famosa Storia degli Effetti brandita da Gadamer. Ma l'accadimento storico non è l'accadimento nudo e crudo, è l'evento filtrato contemporaneamente dalla scienza e dall'ignoranza dell'essere umano, è un concetto concretizzato, un'idea di cui cogliamo il respiro nel nostro presente...ma in una maniera così costitutivamente vaga ed evanescente che il gioco dell'interpretazione diventa una malattia perenne; c'è qualcosa di troppo mistico ed irrazionale nel contentarsi di una presunta partecipazione, attraverso il linguaggio, della verità, che non è altro che ciò che si raccoglie nel tempo, nella forma di una cultura continua e senza cesure con cui siamo sempre in comunicazione. Stiamo attenti al fatto che la filosofia non sviluppa contenuti avulsi dall'organo sociale, politico ed economico in cui è inserita, che il suo stato rischia di essere non altro che la traduzione, nel neolinguaggio di cui parlava Don Quixote, di una situazione in cui essa, con nessuna trasparenza a se stessa, si trova al servizio di un meccanismo molto più silenzioso e molto più operativo di essa. Il riflesso, in un codice più nobile e grazioso, di realtà ben più elementari. |
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11-02-2014, 02.05.50 | #30 | |
Ospite abituale
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Riferimento: La filosofia ha una vera valenza?
Citazione:
Personalmente mi sorprendo della disattenzione cui si demerita questo commento. La grande Filosofia è Memoria, civetta platonica ed anamnesi. E basta. Nessun piacere nessun valore, nessun sapere nessun cuore. |
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