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12-02-2014, 00.14.25 | #33 | |
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Riferimento: La filosofia ha una vera valenza?
Citazione:
Le parole hanno senso come rappresentazione di una realtà, vera o presunta, ma non sono la realtà. La possono evocare per analogia, per approssimazione, ma bisogna sempre guardare al di là delle parole, appunto alla realtà, altrimenti non si riuscirà mai a comprendere ad esempio come mai Achille riesce sempre a superare la tartaruga quando le parole ordinate sintatticamente e logicamente affermano il contrario. Nel caso di specie l'affermazione che fai è inesatta, perché l' "attimo", che dovrebbe indicare un momento preciso del tempo in cui una verità è tale, nella realtà non esiste poiché il tempo è un continuum, non una serie di "attimi" giustapposti l'uno all'altro (se lo fosse effettivamente vorrebbe dire che il nostro mondo, il mondo del divenire, "esiste" durante quegli attimi e "non esiste più" fra un attimo e l'altro, che sarebbe una assurdità). La divisione del tempo in attimi (che poi quanto "dura" un attimo?) è una mera convenzione umana che si utilizza per comodità di rappresentazione, ma nei fatti non potendo "bloccare" il tempo poiché questo continua a scorrere non si può nemmeno affermare che vi è un momento in cui qualcosa è vero e un momento in cui non lo è più. La Verità può dunque appartenere solo alla sfera dell'essere e non a quella del divenire. |
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12-02-2014, 00.22.51 | #34 |
Ospite abituale
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Riferimento: La filosofia ha una vera valenza?
In fondo che sia filosofia della tradizione, analitica o scienze il soggetto è sempre lui: l'uomo.
La metafisica dell'ontologia argomentata e discussa fino ad Hegel è elucubrazione del verosimile. L'analitica del linguaggio nasce proprio in contrapposizione all'idealismo. La filosofia ,o meglio il pensiero umano, lo vedo storicamente camminare con l'evoluzione umana. Nel linguaggio del mito le tre sfere, umano, natura e divino , sono armonizzate in una accettazione del destino. La natura corrisponde agli umori degli dei nelle sfere celesti, e l'uomo chiede indulgenza, preghiere e sacrifici affinchè la natura grazie agli idei dia loro un buon destino. la filosofia rompe questo schema già in germe dagli antichi greci. Il sistema di relazioni fra esistenza e conoscenza, fra ontologia ed epistemologia, porterà gradualmente ma inequivocabilmente a focalizzarsi nel rapporto uomo fenomeno. Era inevitabile che una volta costruita una logica (quella aristotelica) che questa una volta accettata dai pensatori fosse il codificatore del pensiero, delle future semantiche e sintassi fino a Frege, Russell, Wittgenstein con la logica moderna. Era inevitabile che più che i contenuti e le argomentazioni sfuggenti fosse il codificatore la verità, cioè la logica e la metafisica pura che è la matematica. Perchè la loro forza sta nella simmetrizzazione della realtà fenomenica con il codifiicatore che validifica e certifica. La scienza come metodo è solo l'effetto di questo modellazione assiomatica che ha la potenza della predittività e l'intelligenza non della certezza e dell'epistemologia meccanicistica ormai finita, ma come concetto probabilistico del "quasi certamente", "del molto probabilmente"...avverrà.. La potenza delle scienze naturali sta proprio nell'epistemologia della fallibilità, paradossalmente, che la invita a perfezionare metodiche. La filosofia ha consegnato le potenti armi alle scienze insegnando loro le propedeutiche,costruendo il climax culturale in cui vive la scienza. La separazione dell'ontologia dell'essere nella metafisica e della epistemologia o gnoseologia alle scienze (estremizzo il concetto per farmi capire) ha costituito la chiusura della filosofia della tradizione che ha continuato con l'analitica del linguaggio, inizialmente a braccetto con il positivismo delle scienze. Così mentre Hegel elucubra, altri inventeranno i quantificatori universali della moderna logica e si chiederanno come l'uomo costruisce la sua conoscenza, quale sia il sistema di relazioni che intercorre fra l'uomo e il fenomeno fisico. La teoria della relatività, la meccanica quantistica sono ormai la metafisica delle scienze naturali poichè sono modelli matematici, ben più potenti per ricadute tecnologiche, perchè funzionano, impattano con il mondo reale della quotidianeità. Il non prendere atto di tutto questo significa giustificare la propria sconfitta imputando ad altri la propria sottrazione di ruolo. A cosa serve la filosofia nel ventunesimo secolo? Se nel mito le tre sfere erano armonizzate, oggi è proprio quella intermedia della natura materiale che è esaltata. La sfera umana e quella divina si sono perse. Se quella natura rispecchiava gli umori divini così narrati nelle mito-logie, oggi il fenomeno naturale è centrale, è studiatissimo. E l'uomo......cosa ne sappiamo di più rispetto al tempo antico. Può la filosofia ridare una centralità all'uomo ? Un destino. |
12-02-2014, 08.35.00 | #35 |
Ospite abituale
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Riferimento: La filosofia ha una vera valenza?
CONFUTAZIONE LOGICA DEI PARADOSSI DI ZENONE DI ELEA
DONQUIXOTE: Le parole hanno senso come rappresentazione di una realtà, vera o presunta, ma non sono la realtà. La possono evocare per analogia, per approssimazione, ma bisogna sempre guardare al di là delle parole, appunto alla realtà, SGIOMBO: Ovvio ma irrilevante circa la non esclusione reciproca di mutamento (divenire) e (possibilità di) conoscenza vera. DONQUIXOTE: altrimenti non si riuscirà mai a comprendere ad esempio come mai Achille riesce sempre a superare la tartaruga quando le parole ordinate sintatticamente e logicamente affermano il contrario. SGIOMBO:No, le parole correttamente intese non affermano affatto che Achille non raggiungerà mai la tartaruga: Zenone considerava (legittimamente su un piano puramente logico - astratto) le distanze finite percorse da Achille e dalla tartaruga (o dalla freccia) come divise in un numero infinito di parti (segmenti coincidenti con punti geometrici), ma ometteva erroneamente di considerare anche l' infinita brevità della loro estensione (segmenti coincidenti con punti geometrici sono infinitamente brevi) e così faceva un ragionamento errato: un ragionameno corretto impone di moltiplicare l' infinito numero dei segmenti-punti considerati per la loro infinita brevità, cosicché l' infinito presente al numeratore si elide con l' infinito presente nel denominatore (l' infinita grandezza del numero dei segmenti-punti considerati si elide con l' infinita piccolezza della loro lunghezza) restituendoci le reali lunghezze finite percorse realmente in tempi finiti a (diverse) velocità finite da Achille (che così raggiunge e supera tranquillamente la tartaruga) e dalla tartaruga (che così é tranquillamente raggiunta e superata da Achille; e dalla freccia). DONQUIXOTE: Nel caso di specie l'affermazione che fai è inesatta, perché l' "attimo", che dovrebbe indicare un momento preciso del tempo in cui una verità è tale, nella realtà non esiste poiché il tempo è un continuum, non una serie di "attimi" giustapposti l'uno all'altro (se lo fosse effettivamente vorrebbe dire che il nostro mondo, il mondo del divenire, "esiste" durante quegli attimi e "non esiste più" fra un attimo e l'altro, che sarebbe una assurdità). La divisione del tempo in attimi (che poi quanto "dura" un attimo?) è una mera convenzione umana che si utilizza per comodità di rappresentazione, ma nei fatti non potendo "bloccare" il tempo poiché questo continua a scorrere non si può nemmeno affermare che vi è un momento in cui qualcosa è vero e un momento in cui non lo è più. La Verità può dunque appartenere solo alla sfera dell'essere e non a quella del divenire. SGIOMBO: La mia affermazione é esatta, eccome! Infatti, a parte qualsiasi considerazione circa gli "attimi" in cui il tempo continuo (non é detto che realmente lo sia, ma posso tranquillamente concederlo sospendendo il giudizio circa l' ammetterlo) può essere diviso concettualmente (se legittimamente Zenone di Elea ha diviso concettualmente all' infinito lo spazio, allora chiunque altro lo può fare per il tempo altrtettanto legittimamente), le mie condiderazioni valgono tali e quali per intervalli di tempo finiti: se nella lingua italiana le parole hanno un senso, allora: se un certo lasso di tempo finito dopo aver constatato qualcosa tale qualcosa é cambiato o non esiste più, l' affermazione dell' esistenza di tale qualcosa proposta mentre esso esisteva (per un lasso di tempo finito prima di cambiare o cessare di esistere), o anche successivamente ma riferita al lasso di tempo finito in cui esisteva (prima di cambiare o cessare di esistere), resta perfettamente vera. Ammesso e sospeso il giudizio circa il concederlo che la divisione del tempo all' infinito (nella realtà e non solo nelle convenzioni umane) non sia lecita (ma allora non la é nemmeno la divisione dello spazio a Zenone), si può sempre affermare che (é vero che) vi é un lasso di tempo finito in cui qualcosa é reale; o anche in cui qualcosa accade, diviene: la verità (nome comune e non proprio: la grammatica italiana vuole l' iniziale minuscola) può dunque benissimo appartenere al divenire. |
13-02-2014, 01.18.19 | #36 | |
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Riferimento: La filosofia ha una vera valenza?
Citazione:
Chiamarlo "attimo" oppure "lasso di tempo finito" non cambia di una virgola. Valgono pertanto le considerazioni già esposte. Per quanto concerne la v maiuscola o minuscola del vocabolo veritá la maiuscola la uso per indicare verità superiori, quelle che Leibniz definiva verità di ragione, mentre la minuscola per le "affermazioni vere" ovvero, per rimanere sempre a Leibniz, le veritá di fatto. |
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13-02-2014, 03.33.48 | #37 | ||||||
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Riferimento: La filosofia ha una vera valenza?
Citazione:
Non è l'analitica del linguaggio ma la filosofia analitica, che travisa completamente le istanze Peirciane, non distinguendo tra connotazione (la lingua, anche nel senso ampio sasussuriano) e denotazione (ossia il concetto), questa filosofia è destinata a essere di natura formale, e assiomatizza un oggetto pretendendolo per vero. Hegel semplicemente dubita della veridicità di quella verità e costruisce un valore di vero assai più complesso, dove le istanza sono l'io, l'oggetto, il tempo, il punto dell'osservante, il punto dell'osservato, il punto che trascende l'osservante (la ragione) e il punto che trascende il punto che trascende l'osservante (Dio). Cosa distingue il vero dal verosimile hegeliano. Non l'hai spiegato. A me non sembra centrato il passaggio. Citazione:
Non credo fossero semantiche, tant'è che Wittgenstein poi ci ha ripensato, e Russel fu liquidato come neoplatonico da Godel. Sono le categorie universale-singolare una delle eredità del passato, ma erano legate strettamente al pensiero cosmogonico greco. Non sono semantiche. Ti seguivo invece fino alla necessità di confronto con il fenomeno. E' come se mancasse un passaggio, qualcosa che non hai digerito. probabilemte la fase idealista della metafisica, ma è una mia supposizione. Citazione:
beh ma è una tua illazione, a me i contenuti e le argomentazioni non sembrano sfuggenti. e la metafisica non è certo la matematica. forse sei tu che ne vuoi darne una coloratura personale. [/quote]Perchè la loro forza sta nella simmetrizzazione della realtà fenomenica con il codifiicatore che validifica e certifica. La scienza come metodo è solo l'effetto di questo modellazione assiomatica che ha la potenza della predittività e l'intelligenza non della certezza e dell'epistemologia meccanicistica ormai finita, ma come concetto probabilistico del "quasi certamente", "del molto probabilmente"...avverrà.. La potenza delle scienze naturali sta proprio nell'epistemologia della fallibilità, paradossalmente, che la invita a perfezionare metodiche. La filosofia ha consegnato le potenti armi alle scienze insegnando loro le propedeutiche,costruendo il climax culturale in cui vive la scienza. La separazione dell'ontologia dell'essere nella metafisica e della epistemologia o gnoseologia alle scienze (estremizzo il concetto per farmi capire) [/quote] [/quote] Fino a qui niente da dire ma poi non capisco il seguito... Citazione:
Dissento assolutamente, meglio così: mentre negli states e in inghilterra si formava un nuovo tipo di filosofia chiamato analitico...la filosofia metafisica raggiungeva nuove vette nelle figure della filosofia husserliana e heideggeriana, coniugandosi ad una filosofia storicista che verrà chiamata esistenzialista in francia con sartre e camus. nel frattempo la filosofia analitica si frammenta in ulteriori scuole formaliste, e solo ultimamente sta riaprendosi alle proprie radici, portando con sè i suoi potenti strumenti logici. Citazione:
?? non mi sembra che la teoria della relatività e la meccanica quantistica siano la metafisica delle scienze naturali (che non so cosa siano). tra l'altro non sono nemmeno modelli matematici, ma fisici che sono cose assai distinte. Citazione:
Ma la filosofia non imputa nessuna sconfitta, nè sottrazione di ruolo, francamente questa affermazione è gratuita. Tra l'alto il fenomeno non è assolutamente inteso come possiamo immaginarlo da un ottocentesco naturalismo positivista. Questo tuo giusnaturalismo demodè, benchè affetti molti individui non avvezzi al lavoro intellettuale, in realtà dovrebbe stimolarti a riprendere in mano Hegel, e se proprio ti è indigesto, tutta quella pletora di filosofi che si rifanno alla tradizone, e che testimoniano di un interesse sempre vivo per la filosofia tradizionale che tu ritieni misteriosamente morta. Non capisco Paul questa tua ostilità, eppure lunghi tratti del tuo intervento sono anche assai condivisibili e testimoniano che nonostante tutto, della filosofia come fenomeno più ampio hai buona visione. Io non penso che la matematica sia così decisiva nella formazione del fenomeno(inteso ovviamente come rapporto io-mondo), tant'è che anche ascoltando i premi nobel della fisica e della matematica noterai che c'è molta prudenza, e anzi un ripetuto segnale di allarme alle sirene che vorrebbero molto fascinosamente pensare a quelle scienze come il grimaldello che fornisca le risposte ultime all'uomo. sapere che vi siano quantificatori universali (forse ti riferisci alle costanti?) non cambia una virgola nel rapporto che l'uomo intrattiene con il mondo. molto di più, può un buon governo o un cattivo governo, una crisi economica, o un boom industriale. E' sempre una questione di rapporti. il più importante è poi sempre quello tra io e proprio io. Insomma non è così facile affidare tutto ad una equazione numerica, come il tuo intervento sembra quasi voler far notare. |
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13-02-2014, 08.03.12 | #38 |
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Riferimento: La filosofia ha una vera valenza?
Donquixote:
Chiamarlo "attimo" oppure "lasso di tempo finito" non cambia di una virgola. Valgono pertanto le considerazioni già esposte. Sgiombo: Appunto: non cambia il fatto che la (conoscenza della) verità é compatibilissima col divenire (anche se "attimo di durata infinitamente breve" e "lasso di tempo finito" sono concetti ben diversi). Donquixote: Per quanto concerne la v maiuscola o minuscola del vocabolo veritá la maiuscola la uso per indicare verità superiori, quelle che Leibniz definiva verità di ragione, mentre la minuscola per le "affermazioni vere" ovvero, per rimanere sempre a Leibniz, le veritá di fatto. Sgiombo: La mia conoscenza di Leibniz é purtroppo limitatissima e di seconda mano, ma non vedo cos' altro si posssa intendere con "verità di ragione" in contrapposizione a "verità di fatto" se non le verità logico-matematiche (matematiche pure). Esse sono giudizi analitici a priori e dunque non dicono nulla circa il modo in cui é (o non é; e diviene o non diviene) la realtà ma si limitano ad esplicitare le conseguenze implicitamente comprese in un sistema di definizioni, assiomi e postulati arbitrariamente stabilito (a prescindere da come é o non é la realtà); dunque sono perfettamente compatibili con il divenire della realtà (dalla quale appunto prescindono, cioé non ne affermano nulla, né che diviene né che non diviene). |
13-02-2014, 23.33.53 | #39 | |||||||
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Riferimento: La filosofia ha una vera valenza?
Citazione:
La semiotica e o semiologia e la filosofia analitica del linguaggio sono diversi nei sistemi di relazione. Una tratta di Type e token e l'altra di logica formale, con enunciati ecc. Citazione:
...che sono voli pindarici Citazione:
Ho un gran rispetto per tutto ciò che è pensiero e cultura e che comunque influisce sulla nostra esistenza costruendo l'ambiente culturale in cui viviamo. Non ho una particolare forma di antipatia per Hegel e l'idealismo o la metafisica , ma distinguo criticamente ciò che è pura astrazione e psicologismo da ciò che è realtà quotidiana in cui ci misuriamo empiricamente ,tautologicamente in un sistema che non è affatto costruito da verità filosofiche, tanto meno metafisiche, quanto da credenze, opinioni, tradizioni e costumi. Citazione:
Che cosa distingue una argomentazione metafisica da un'altra? Quale sistema di misura è applicabile per dire che una argomentazione è giusta e un'altra è sbagliata nei puri concetti astratti dell'Essere e degli enti/essenti? Perchè ci piace? perchè è bello? perchè ci è simpatico l'autore? perchè ci colpisce un concetto metafisico invece di un'altro? Ora, che il principio di identità, di non contraddizione e del terzo escluso, validifichino e ambiscano al ruolo di costruzione architettonica di un pensiero essendo il metodo regolativo dell'applicazione dei predicati, non pregiudica il fatto che possa credere più in Nembo Kid che in Dio. Cioè posso costruire anche una cattedrale seguendo le equazioni ingegneristiche ,poi ci metto dentro Baal o Cristo o i Fantastici Quattro sull'altare. Conta il contenuto o la costruzione architettonica? Il giudizio è estetico, etico, o puro formalismo logico? Quanto e come impatta in noi e nella cultura queste scelte? Della metafisica non conta se è "bella" e ci piace o è valida formalmente nella logica. Ma quanti aderenti la seguono, cioè la ricaduta quotidiana nella cultura che respiriamo vivendo. Molte teorie non sono state superate nella filosofia come nelle scienze, semplicemente non sono state più adoperate ritenendole obsolete. Noi cambiamo l'automobile quasi mai perchè si è rotta e non funziona più, ma per convenienza(così pensiamo) o perchè spinti da una consuetudine da una abitudine sociale, perchè ci piace l'ultimo modello di quell'auto,ecc. [/quote]Perchè la loro forza sta nella simmetrizzazione della realtà fenomenica con il codifiicatore che validifica e certifica. La scienza come metodo è solo l'effetto di questo modellazione assiomatica che ha la potenza della predittività e l'intelligenza non della certezza e dell'epistemologia meccanicistica ormai finita, ma come concetto probabilistico del "quasi certamente", "del molto probabilmente"...avverrà.. La potenza delle scienze naturali sta proprio nell'epistemologia della fallibilità, paradossalmente, che la invita a perfezionare metodiche. La filosofia ha consegnato le potenti armi alle scienze insegnando loro le propedeutiche,costruendo il climax culturale in cui vive la scienza. La separazione dell'ontologia dell'essere nella metafisica e della epistemologia o gnoseologia alle scienze (estremizzo il concetto per farmi capire) [/quote] [/quote] Fino a qui niente da dire ma poi non capisco il seguito... Citazione:
Quella filosofia che passa fra Oxford e Cambridge e si irradia nelle Univeristy statunitensi è la pragmatica che detiene il vero potere da un secolo. E' stato il vero volano di tute le scienze comprese quelle sociali. La scuola continentale (guarda come Europa culturalmente, socialmente dove stiamo finendo) è fallita: troppi narcisisti presuntuosi e megalomani che fingevano proteste per poi sedersi nelle cattedre accademiche legate al sistema politico . Citazione:
Le forze fisiche: elettromagnetismo, gravità, nucleare debole e nucleare forte, vigono per il sistema metafisico dell'essere, per una argomentazione di retorica oppure per equazioni matematiche? Una casa sta in piedi perchè sono state calcolate matematicamente attraverso equazioni il peso delle solette e i muri maestri con gli sforzi di sospensione, di taglio , di trazione, di compressione oppure perchè gli dei ascoltano le nostre suppliche? Citazione:
Bellissimo questo scivolamento da vero gentleman di "giusnaturalista demodè". Mi piacerebbe capire perchè sarei un giusnaturalista, da cosa lo hai dedotto? Vedi il dito che indica la luna ,ma non la luna. Sono tutt'altro che ostile alla filosofia, la vorrei "viva" e non un reperto archeologico da museo, buona per intellettuali narcisisti che creano complessità invece di cercare la semplicità e la chiarezza espositiva. Il mio intervento era finalizzato a spronare e non a denigrare, a esercitare una creazione e non una contemplazione nel passato. Il filosofo per l'uomo comune, è un intellettuale fine a se stesso: e ha ragione. Il quantificatore universale e il quantificatore esistenziale sono nella logica formale moderna:"per ogni x..."; " esiste almeno un x..." . Prova a studiarti la logica modale e le sue applicazioni nei sistemi di credenze e forse capirai come i sociologi, gli uomini di marketing, gli economisti , applicano algoritmi e analisi statistiche per capire i nostri stili di vita, per inquadrarci meglio. Se capisci il tuo avversario, come ragiona, riesci a prevederne le mosse, la sua tattica e la sua strategia , i suoi punti di forza e i suoi limiti...e allora... in fondo Marx fece questo a suo tempo ( la prossima volta mi dai del marxista demodè ?) A...dimenticavo: sono pure credente (forse sono un anche un cristiano demodè?) (Ma come ? Un cristiano ostile alla metafisica?) |
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14-02-2014, 13.55.23 | #40 | |
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Riferimento: La filosofia ha una vera valenza?
Citazione:
Mi spiace Paul ma continuo a non capire la tua ostilità. Lasciamo perdere se sei giusnaturalista o meno, non volevo offenderti, ma è uno degli aspetti che si nascondono nell'ideologia contemporanea. Parafrasando Fusaro "Capitalismo sive Natura". Provo a riassumere così(d'altronde mi sembra di averlo scritto da qualche parte): La metafisica si occupa delle realzioni fenomeno-io, la scienza si occupa dell'oggetto. Per quale motivo un intellettuale che si occupa di metafisica (vedi su) dovrebbe essere un narcisista (cos'è una equazione?), mentre uno scienziato che si occupa d'altro non lo dovrebbe essere? Perchè mi sembra che la rabbia verso un certo modo di intendere il mondo, nasconda altro.(è una mia illazione, non perdiamo il tempo su questo) Infatti ha forse da dire molto più la filosofia ad un credente come te che non uno scienziato qualsiasi.(E quindi di nuovo dove sta il narcisismo? io la vedo al contrario in una sorta di Cura) Tu dici che vuoi portare un nuovo tipo di filosofare più legato all'analitico: ma questo nelle università già avviene. La differenza continentale analitico è solo una etichetta, in realtà gli strumenti usati sono sempre più mututati da una sponda dell'oceano all'altra. Nella proliferazione delle discipline ognuno può inoltre scegliere quello che più gli aggrada, non mi sembra vi sia necessità di scagliarsi contro un certo tipo di figura intellettuale. Come direbbe CB se la vogliamo mettere sul calenbour va bene, ma se dobbiamo specificare la questione, mi sembra che tu non lo abbia fatto. Probabilmente anche perchè come sospettavo la metafisica che descrivi è tutta personale e la confini nelle categorie dell'universale aristotelico. Anzi nemmeno, la tua principale obiezione è che l'Essere puro non esiste sostanzialmente (o almeno questo è quello che ha capito dal tono della tua risposta). Infatti sono le categorie a essere pure non certo l'essere, questo anche partendo dal solo Aristotele. Non è che non capisca le posizioni popolari dell'antimetafisico, anche perchè sono avvallate da esponenti di rilievo, tipo un Vaillati. Mi sembrano però appunto diatribe legate un pò al potere delle cattedre universitarie. Io non sono nè un professore, nè uno studente, mi interesso di entrambe le discipline analitiche e continentali, e anche di scienze, con limiti importanti nel campo della matematica. Ma lo so benissimo cosa è un "per ogni x" per esempio. E ti ripeto tutte le tue allusioni della risposta a quelle discipline le conosco sommariamente, e ti ripeto per concludere che non si capisce perchè la metafisica dovrebbe logicamente cedere il passo a qualcos'altro. (prova a spiegarlo dico, non a suggerirlo e basta) A meno che veramente tu credi che stiamo parlando di auto, in quel caso possiamo cessare qui tranquillamente la discussione. ciao! |
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