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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere. |
07-02-2012, 00.23.17 | #5 |
Ospite
Data registrazione: 04-01-2012
Messaggi: 15
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Riferimento: Codice morale
Non credo che dopo Nietzsche si possa parlare di un codice morale assoluto.
Una morale che davvero travalichi il suo essere una forma di potere puramente normativa, non può che mettere al centro l'individuo e porre problemi, e non risposte, allo stesso. Una atteggiamento morale corretto, quindi, non nega l'esistenza del male nè prova a cancellarlo, ma mira a cercare di integrarlo nell'individuo, facendo sì che il suo sguardo sia chiaro e la sua decisione libera. Perchè, come ricordava Eliade, libertà significa scegliere e prendersi carico delle responsabilità delle proprie scelte. Su tutti i piani. |
07-02-2012, 14.44.34 | #6 |
Ospite abituale
Data registrazione: 30-09-2004
Messaggi: 2,009
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Riferimento: Codice morale
Se non si distingue la morale dalla legge civile si cade nell’assurda situazione che la morale dipende dallo stato nelle sue varie articolazioni.
E’ di fatto impossibile pervenire ad una verità comune sia sul piano teoretico che su quello pragmatico in campo morale, dunque la legge che vale per tutti è sempre inadeguata a rispettare ogni singola coscienza. In regime democratico l’ordinamento giuridico si articola sulle leggi che governo e parlamento promulgano Ciò significa in pratica che i rappresentanti di una qualsiasi maggioranza imporrebbero anche un codice morale se legge civile si identificasse con legge morale. Si può solo imporre il rispetto delle leggi non il rispetto di un codice morale quale che sia. Un crimine non diventa morale perché uno stato lo impone. C’è l’esempio lampante della Cina e di altri paesi che vivono sotto dittature. Storicamente basti pensare al terzo reich. Lo stato etico è una delle peggiori iatture che possano capitare ad un popolo. I valori morali non si possono imporre: si può parlare di atti morali, infatti, solo quando si confessi che l’essere umano è libero. Libero di scegliere i valori a cui credere. Quando il servizio militare era obbligatorio, c’erano individui la cui coscienza non riteneva moralmente lecito tale servizio. La legge anche per loro rimase la stessa e chi non voleva acconsentire doveva fare appello alla obiezione di coscienza. Poi fu trovato un compromesso e gli obiettori in sostituzione di quello militare dovevano svolgere un servizio civile. Ci sono persone, invece, che lo ritengono compatibile coi proprii principi morali. Per molti medici praticare l'aborto va contro i dettami della loro coscienza ed il fatto che l'aborto sia legale non modifica quei dettami. Per altri medici è invece moralmente lecito praticarlo tant'è che molti medici lo praticavano ugualmente quando la legge italiana lo proibiva....e così via. Lo iato fra leggi civili e coscienze individuali e sempre rilevante. Dal punto di vista teoretico l’omologazione fra legge civile e legge morale è insostenibile. Ultima modifica di Giorgiosan : 07-02-2012 alle ore 15.30.51. |
07-02-2012, 21.40.24 | #7 |
Ospite abituale
Data registrazione: 17-12-2011
Messaggi: 899
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Riferimento: Codice morale
Il post di Giorgiosan e anche di Arsenio pongono nella filosofia morale la divisione fra teleologia e deontologia. La teleologia, come dice il termine pone l'accento sulla finalità , sull'azione, mentre la deontologia invece più sull'intenzionalità.
L'esempio del rapporto fra medico e paziente e leggi dello stato pongono l'accento su :aborto, eutanasia. Può un medico credente i cui principi morali sono legati alla vita porre un'obiezione di coscienza nei confronti di una donna che vuole abortire? Se non esiste una patologia che metta seriamente in discussione la vita della futura madre il medico si rifiuta. A mio parere, per quanto io stesso sia credente sbaglia. Perchè pone il medico al di sopra delle scelte della madre. Riduce la madre ad un oggetto e non ad un soggetto responsabile delle proprie scelte. Il medico deontologicamente e nel suo giuramento ippocratico deve avere la finalità di tenere in vita un paziente: stessa contraddizione. Si pone il paziente in balia magari anche di accanimenti terapeutici, dove la sofferenza e il dolore del paziente e quindi della dignità della persona, sono secondari rispetto ad un principio deontologico. A mio parere è comunque il paziente che deve scegliere e il medico deve far conoscere il più possibile l'eziologia, la diagnosi, la prognosi e la terapia, deve coinvolgerlo come persona e non come corpo/oggetto. Fin quando la legge di uno stato garantisce più il medico che il paziente nella libertà di scelta ,lo stato compie una disparità di diritto. Il medico credente cambi mestiere se il principio morale lo pone nella situazione di rifiutare la libera scelta del paziente. Com'è che invece nel "giusto" processo nello stato di diritto anche un serial killer possa essere processato , in quanto davanti alla legge siamo tutti uguali e l'avvocato non può rifiutarsi di difenderlo, anzi è suo dovere cercare di difenderlo nel miglio modo possibile? Ritengo giusto anche quest'ultimo, che il criminale venga processato secondo giustizia e diritto. Ma io in questo vedo contraddizione perchè il rapporto medico/paziente è diverso dall'avvocato/reo. Ritengo i veri soggetti il paziente e il reo e le conoscenze dei professionisti devono essere al loro servizio anche se mettono in discussione i loro stessi principi: il credere in Dio per il medico, il credere che non sia giusto dare un equo processo ad un serial killer per l'avvocato. |
08-02-2012, 10.54.17 | #8 | |
Nuovo ospite
Data registrazione: 02-02-2012
Messaggi: 1
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Re: Riferimento: Codice morale
Citazione:
Salve a tutti, come Andre sono nuova del forum. Cercherò di apportare il mio modesto contributo all'interessante discussione. Mi riallaccio ad alcuni concetti di Giorgio, con cui mi trovo d'accordo. Sulla questione morale, anche nelle piccole quotidianità, utilizzo spesso il primo imperativo categorico kantiano (Agisci in modo che tu possa volere che la massima delle tue azioni divenga universale). Vi risparmio gli esempi. Applicandolo, ho notato paradossalmente che ne consegue che non esiste un'unica morale, ma che la tensione verso l'azione kantiana cosiddetta universale sarebbe la sommatoria delle azioni proposte dalla maggioranza degli stessi applicanti. Un'altra dimostrazione che la morale non può essere unica deriva dall'antropologia, come cita ancora Giorgio. L'antropologia ci spiega che nell'essere umano vi sono varie componenti contrapposte, tra cui l'aggressività intraspecifica e l'istinto di accudimento per la prole. Mi/vi chiedo: come può un essere con spinte così diverse e varie dare luogo a un'unica morale? |
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08-02-2012, 19.45.14 | #9 |
Ospite abituale
Data registrazione: 16-07-2010
Messaggi: 405
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Riferimento: Codice morale
Io credo che il mondo abbia bisogno di un codice morale condiviso.
Semplicemente è chiaro che ad oggi non esista e che non è mai esistito in passato perché differenti culture portano a un differente modo di interpretare il bene e il male, di vedere ciò che è giusto o sbagliato. Innanzi tutto è un problema cercare di dimostrare che è giusto non danneggiare gli altri; dopo tutto, se si vive una volta sola e non esistono inferno e paradiso, perché mai non dovrei fare agli altri ciò che non voglio sia fatto a me, soprattutto se con ciò ne traggo vantaggio? Sicuramente esiste un'empatia naturale che quasi sicuramente è il semplice effetto dei "neuroni specchio" i quali permettono a un individuo di simulare ciò che provano o fanno gli altri individui nel momento in cui li si osserva. Questa empatia ci distoglie dal fare agli altri ciò che provoca in loro dolore, ma non basta, perché tale emulazione è per molti soggetti troppo affievolita e si può sopportare (per alcuni è invece insopportabile). Detto questo, nella mia visione delle cose interpreto il mondo come un singolo ente e solo per questo sento che è insensato danneggiare gli altri se ciò vuol dire danneggiare se stessi. I Cristiani hanno tentato di fondare una teocrazia, che è anche un unità di valori morali, appoggiandosi dapprima alla potenza dell'Impero Romano; ma la loro fede era troppo irrazionale per trovare l'assenso di tutti gli uomini, specialmente da quando la fisica e la filosofia di Aristotele s'è presentata alle università di Parigi e di Oxford verso il XIII secolo. Università che la stessa Chiesa aveva fondato e su cui lentamente perse il controllo, nonostante le tentate censure verso dottrine pericolose. Ora, qui cito Gilson: "il vecchio sogno dell'Università di Parigi, che fu dapprima il sogno della chiesa, scatenò un gusto dell'astrazione, del ragionamento a priori, della chiarezza logica e l'abitudine di regolare la condotta su dei principi astratti; il tutto per pensare il Vero, a vantaggio dell'umanità, che si costituisce sotto la costatazione stessa che l'accettazione del vero le impone". Se non si riesce a dimostrare, oltre all'appello verso suggestioni varie di tipo emotivo o tramite la semplice eloquenza, che non conviene di danneggiare gli altri, non vedo perché cose come la mafia, la massoneria o lo schiavismo dovrebbero sparire. Perché mai si dovrebbe ricercare una legge, che sia da tutti rispettata, anche quando rifiutarla non creerebbe danni alla propria persona? Questa possibilità, di non infrangere la legge, rimane solo per coloro che aderiscono alle credenze particolari di una certa cultura, ma la globalizzazione e, più in generale, la semplice constatazione dell'esistenza delle innumerevoli interpretazioni culturali del bene e del male, porta gli uomini a fuggirla in ragione della sua stessa opinabilità e, bene che vada, essi fondano una propria legge morale che difficilmente rispecchia la legge dello stato in cui vivono. Contando pure che il benessere di ogni società particolare è oramai legato a quello delle altre e che, dunque, ci si dovrà integrare, io spero che si trovi una morale oggettiva condivisa, che sia almeno in grado di dimostrare l'insensatezza della limitazione della libertà altrui in vista di un accescimento della propria. Altrimenti cosa succederà? La gente penserà che una volta morti si finisce nel non-essere e che a questo punto è lecito fare ciò che si vuole in questa vita (cioè semplicemente si amplificherà un movimento culturale che dalla metà del secolo scorso non ha fatto che prendere piede a gran passi). Non sono un cristiano, non sono un religioso e non credo che questa l'utopia della morale condivisa si realizzerà molto presto perché c'è ancora troppa diversità tra culture, nonostante la mediazione globale si sia già manifestata. Infine non mi risulta che qualcuno possieda una dimostrazione per risolvere il problema su cui ho impostato il post (per quanto io credo di averla per me), ma sono certo che presto o tardi questo accadrà, perché il dialogo porterà all'equilibrio attraverso non so quanto spargimento di sangue. |
10-02-2012, 18.33.02 | #10 |
Nuovo ospite
Data registrazione: 31-01-2012
Messaggi: 2
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Riferimento: Codice morale
Innanzitutto grazie a tutti voi per aver risposto al mio quesito esprimendo le vostre opinioni a riguardo. Mi è parso di capire che è opinione comune che esistano differenti codici morali, che dipendono direttamente dell'educazione e dal contesto sociale e religioso in cui cresce l'individuo. Ora volevo fare un passo in più, e vorrei soffermarmi solo sulle grandi questioni morali che citava anche arsenio, per esempio eutanasia, aborto, legittimità della guerra o anche diritti delle minoranze a volte discriminate, che siano omosessuali, romanes, extracomunitari, coppie di fatto ecc...
Bisogna ammettere che, su queste questioni, la posizione per esempio di un conservatore con un codice morale ispirato a principi religiosi, è piena di contraddizioni e piuttosto intollerante, dal momento che, per una persona del genere, un comportamento che non è moralmente giusto, non deve essere ammesso per nessuno, neanche per tutti coloro per il quali tale comportamento rispetti i principi morali. Si fa molta fatica ad accettare una posizione del genere, e francamente non riesco ad immaginare come queste diversità possano accrescere il livello di maturità collettivo. Quello che veramente potrebbe accrescerlo, piuttosto, è la riflessione, continua e attenta; io per esempio partendo dalle mie esigenze ho delineato un codice coomportamentale: voglio vivere una vita ricca di gioia e soddisfazioni, e dal momento che probabilmente è quello che vogliono tutti, è giusto che tutti siano in condizione di poterci provare, quindi a livello del singolo individuo è importante la tolleranza indiscriminata, e a livello di società è fondamentale la tutela dei diritti e delle libertà, anche in questo caso, indiscriminatamente. Quindi sono d'accordo con aggressor quando afferma che probabilmente è necessario un codice morale condiviso da tutti, basato su questi splendidi principi di tolleranza e di rispetto reciproco, e, giuridicamente, dal rispetto dei diritti e delle libertà delle persone, così splendidamente descritti nella dichiarazione universale dei diritti dell'uomo; ma è evidente che l'umanità non ha ancora raggiunto il livello di maturità tale per cui questa transizione possa avvenire in maniera del tutto spontanea, a causa di limiti di intelligenza e a causa di avidità ed egoismo sempre più diffusi nelle nostre società. Mi piacerebbe conoscere le vostre opinioni a riguardo, ed eventualmente se pensate che noi, intesi sia come singoli individui che come collettività, dobbiamo responsabilizzarci per capire se e come possiamo cambiare le cose, oppure se siete dell'idea che in questo labirinto di egoismo, avidità e intolleranza, l'importante sia trovare la giusta strada per vivere una buona vita per noi stessi, sempre nel rispetto degli altri, ma senza pensare al resto. Buona serata a tutti |