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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere. |
18-02-2012, 18.23.34 | #12 |
Ospite abituale
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Riferimento: Codice morale
Il concetto di bene morale, le modalità e le norme prossime della moralità si manifestano solo gradualmente sulla base dell'esperienza e della formazione e da queste ricevono il loro carattere di obbligazione.
Su questa coscienza si costruisce nell'essere umano il quadro personale dei valori, quali che siano. In che senso la norma morale è obbligazione per la persona? Non certo in forza di autoritarismi esterni di qualsivoglia genere ma per quello stato doloroso che coinvolge aspetti mentali e fisiologici chiamato rimorso della coscienza che segnala, anche, un venir meno a se stessi, un "tradimento" di se stessi. Le coscienze non possono cercare un punto di mediazione e di compromesso in quanto la coscienza individuale non ne consente alcuno. Ora, ognuno può parlare propriamente dei suoi fondamenti morali ed è giudicato solo dalla propria coscienza, ma non può giudicare la coscienza altrui. Anche quando la coscienza morale possa essere detta erronea essa rimane norma per la persona. L'esperienza esistenziale e la formazione differiscono sempre da individuo ad individuo e in ciascuno influiscono credenze religiose, ideologiche, credenze scientifiche o umanistiche, ecc.: si può dire che non vi è una coscienza identica ad un'altra. Inoltre tutte le coscienze sono in continua evoluzione o involuzione ...a seconda dei punti di vista. Anche all'interno di ogni eventuale gruppo culturale vi sono differenze fra gli stessi appartenenti al gruppo e però , bisogna dirlo, anche affinità. Non bisogna poi dimenticare che ogni decisione morale è presa "in situazione" il che da luogo ad una casistica infinita. Per quanto possa essere desiderabile sono persuaso della difficoltà di accogliere un unico codice morale e la discussione che abbiamo avuto nel forum denuncia differenti punti di vista morali di grande rilevanza, pur nel numero ristretto di partecipanti, e mi conferma nello scetticismo. Quello che mi sembra praticabile è invece una estrema tolleranza nel giudicare le decisioni altrui che abbiano rilevanza morale. Ultima modifica di Giorgiosan : 19-02-2012 alle ore 08.26.16. |
19-02-2012, 12.18.20 | #13 |
Ospite abituale
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Riferimento: Codice morale
Io penso sia di vitale importanza avere un orientamento morale, aperto ad eventuali giustificate revisioni e che rappresenti l'intento dell'uomo di tendere verso al moralità. Come diceva Socrate, è di vitale importanza per l'uomo interrogarsi costantemente sulla propria anima, ma questo interrogarsi costantemente implica il fatto che non si può giungere ad un principio universale e generale sulla morale, se non quello appunto di continuare ad interrogarsi.
Pensare ad un codice morale unico è pericoloso, perchè da questo al pensare che si possa costringere l'umanità con la forza ad agire per il proprio bene, il passo è breve. Se non c'è libertà di scelta, manca il presupposto per la morale. Cercare un codice morale potrebbe essere un modo per liberarsi dal dubbio sulla morale, ma togliersi un dubbio su qualcosa significa smettere di pensare a quel qualcosa. Cercare un codice morale è forse un modo per smettere di pensare alla morale, ma il senso della morale può essere proprio, come suggerisce Socrate, nel continuare ad interrogarsi su di essa. |
19-02-2012, 20.23.57 | #14 |
Ospite abituale
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Riferimento: Codice morale
Non posso che consatatare sempre più evidentemente questa condizione paradossale dell'uomo. L'uomo si muove nel reale seguendo ciò che ha imparato mentre cambia se stesso imparando. L'apertura/chiusura verso cui si oscilla constantemente.
Secondo me bisogna fare molta attenzione quando si parla dell'esistenza di questa morale universale e condivisa. Da un punto di vista della definizione del termine morale, si può ravvisare immediatamente l'impossibilità della sua universalità e costanza. La morale è il modo di comportarsi e questo modo di comportarsi può e deve modificarsi a seconda delle situazioni. Esempio: se uccidi qualcuno devi rimanere tutta la vita in carcere; ma tra un po di anni la vita media dell'uomo potrebbe arrivare a 150 anni, allora magari si deciderà che l'ergastolo è un po troppo per un omicidio. C'è differenza tra negare di raggiungere l'assoluto e negare di potervi tendere. Sappiamo tutti che la perfezione non è di questo mondo, ciò non vuol dire che non si possa cercare di tendervi. Cioè, dal punto di vista dell'ermeneutica per esempio, è risaputo che non si può comprendere l'altro alla perfezione, ma è anche evidente che si possa tendere verso quella comprensione. E di traduttori ne esistono vari, alcuni più bravi di altri (ovviamente il discorso dell'ermeneutica va ben oltre la semplice traduzione, ma è un buon esempio). Fermarsi al limite dell'incomprensione è effettuare una decostruzione. Non si deve porre l'accento sull'incomprensione o, più in generale, sull'imperfezione. Quello è semplicemente il varco da superare per quanto ce ne troveremo sempre di fronte un altro. Socrate non hai mai posto l'accento sul fatto che non si possa trovare la verità, ed il suo comportamento è anzitutto la realizzazione della voglia di tendervi. Per quanto tutti ammettiate di non poter credere in una verità (e qui sono veramente banale) ne state portando evidentemente una... Effettivamente non esiste una morale universale, perché il bene e il male, come già detto, sono relativi sempre a un particolare punto di vista. Ma non vuol dire che l'umanità un giorno non possa arrivare, per gran parte, a condividere lo stesso punto di vista, anche per costrizione. Una volta, forse, si poteva lasciare stare un discorso di interazione che oggi, invece, i vari paesi devono affrontare per non soccombere: l'economia è diventata una rete globale. Alla fine quello che voglio dire e che il mondo si stà già dirigendo verso l'unità, e questa unità coinvolgerà tutti gli aspetti dell'uomo. Forse in un modo o nell'altro incominceremo ad intenderci, ed allora ci comporteremo di conseguenza, verso una morale condivisa. |
20-02-2012, 14.02.22 | #15 |
Ospite abituale
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Riferimento: Codice morale
Forse è proprio la morale ciò che distingue l'uomo dal resto dei viventi, perchè la morale trascende la biologia. Quale altro essere vivente, a parte l'uomo, sente il bisogno di essere buono?
Il principio dell'evoluzione di Darwin è la sopravvivenza del più adatto, e la selezione per la sopravvivenza del più adatto si traduce nella guerra: per il territorio, per il cibo, per accoppiarsi, per difendersi dai nemici, per difendersi dagli agenti atmosferici. Quale altro essere, a parte l'uomo, può pensare, come Socrate, che a chi è buono non può accadere nulla di male? Nè il leone che insegue la gazzella, nè la gazzella che scappa, o il pesce grande che mangia il pesce piccolo e neanche il pesce piccolo che è mangiato da quello grosso. Certo l'uomo può credere nell'essere buono perchè si trova al vertice della catena alimentare, ma l'uomo a differenza delle altre specie ha un altro problema da affrontare: la consapevolezza della morte. Forse il desiderio di essere buono e la volontà di prolungare la propria sopravvivenza coincidono. Però ci sono molti atei che danno grande importanza alla morale, e persino i peggiori delinquenti nelle carceri hanno un loro "codice morale" o d'onore. Perchè l'uomo desidera essere buono? Forse sarebbe più corretto dire che l'uomo desidera sentirsi buono. Forse, come dice Socrate, l'uomo compie il male pensando di fare il bene, ed il male sarebbe solo una questione di ignoranza Ma gli uomini non sono tutti uguali, non tutti gli uomini desiderano essere buoni. Se esistesse un codice morale alcuni lo userebbero per cercare di essere buoni, altri lo interpreterebbero secondo i propri comodi. Cos'è quindi che ci spinge al male, l'ignoranza o la volontà? |
23-02-2012, 16.37.29 | #16 |
Ospite abituale
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Riferimento: Codice morale
Cos'è quindi che ci spinge al male, l'ignoranza o la volontà?
La volontà, che è spesso influenzata dall'ignoranza. Si possono fare cose per i più svariati motivi; (per esempio) a volte so di fare del male, ma so di non poterne fare a meno (e allora mi sentirò comunque buono, in generale, perché il male l'ho fatto per necessità). Il codice personale pure è influente sulla volontà, ma lo è, più o meno, come tutte le passioni (Hume afferma che le idee, quindi anche quelle morali, non sono che passioni affievolite, nel senso proprio di sensazioni interne e i neuroscienziati non sembrano dargli torto), ciò che dobbiamo sperare è che si trovi un buon equilibrio tra il comportamento delle persone. Probabilmente è lo stato sano che deve portare a questo, a ben gestire le passioni e le altre intimità dei soggetti sociali. |
23-02-2012, 21.04.09 | #17 | |
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Riferimento: Codice morale
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Ma credo che il male ed il bene non esistano di per sè. Esistono nelle nostra testa cioè nelle nostra cultura...cultura che abbiamo acquisito dall'ambiente famigliare, sociale ed esperienziale in cui siamo vissuti. Entro certo range la cultura è analoga per popolazioni analoghe...si puo' anche chiamare una "particolare civiltà": la civiltà Assiro-Babilonese, la civiltà degli Inca, ecc... Anche il senso morale fa parte di tale cultura e divergere per altra cultura, da cui però, per tensioni , stimoli e pulsioni personali possiamo scostarci e tragredire. Trasgrediamo per soddisfare un nostro immediato desiderio/egoismo o per raggiungere uno scopo per il quale siamo disposti a rischiare anche il pubblico ludibrio. Possiamo poi sentire angoscia o rimorso per ciò che nelle cultura corrente è chiamato delitto...ma non è detto ...possiamo anche eserne felici: se abbiamo ragiunto lo scopo ce lo godiamo...purchè non si sappia! |
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27-02-2012, 14.40.25 | #18 | |
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Riferimento: Codice morale
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E' difficile se non quasi impossibile spiegare le proprie percezioni agli altri (non è forse quel che tantano di fare i poeti?), e la morale è un tema troppo importante per rischiare di cadere nel labirinto delle percezioni. Stando anche al principio degli indiscernibili, se non c'è modo di distinguere due enti (passioni e idee in questo caso), essi sono la stessa cosa. Mi pare ci siano abbondanza di argomenti per distinguere le idee dalle passioni (seppure affievolite). Non concordo quindi sul fatto che le idee siano passioni affievolite. |
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27-02-2012, 16.08.09 | #19 | |
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Riferimento: Codice morale
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27-02-2012, 21.05.04 | #20 | |
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Riferimento: Codice morale
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Il fine delle tue azioni morali è la felicità e dici che la felicità è il fine di ognuno e lo condivido. Hai fatto entrare il fine nel discorso morale che resterebbe privo di senso senza questo elemento perchè ogni azione, e quindi anche le azioni con rilevanza morale, tendono ad uno scopo. E' lapalissiano affermare che ogni azione (e quindi anche quelle con rilevanza morale" è messa in atto per una finalità. L'eudemonismo, nella sua forma classica fa riferimento per lo più, a Socrate. Nell'Eutidemo enuncia questo "postulato" in forma interrogativa: "Non è forse vero che noi uomini (esseri umani) desideriamo essere felici?" Per i filosofi greci (non solo per Socrate) vita morale e felicità coincidono. Poi l'eudemonismo, si è differenziato nell'utilitarismo, ecc. . Solo fermandosi a queste concezioni morali, che sono due delle tante, i sistemi morali che li sottendono sono diversi, senza tener conto, altrimenti entriamo in un mare magnum, dei singoli filosofi che hanno espresso un dottrina morale peculiare. Si differenziano e ci differenziano inevitabilmente perchè ognuno concepisce la felicità a proprio modo, come è naturale e fuori discussione, e concepisce in maniera diversa anche la prassi necessaria a raggiungerla. Molto probabilmente ciò che ti rende felice non è la stessa cosa che rende felice me ... e le azioni morali per conseguire la felicità non sono sicuramente le stesse per me, per te e per altri. Le critiche che tu rivolgi a categorie delle quali vuoi giudicare la presunta morale "generale", usando etichette convenzionali, nella realtà sono sempre coscienze individuali, sono persone che nella loro esistenza fanno esperienza del dolore, che vivono in una parola. E tu pensi che sia rispettoso della loro coscienza, rispettoso della loro esperienza che non conosci, rispettoso della loro ragione morale, esporli a disprezzo? Non è, mi sembra, una buona attitudine rispetto a quella tolleranza a cui dici tutti dovrebbero aspirare. La coscienza individuale è un "luogo"nel quale la persona esprime la sua inconfondibile "essenzialità", ove esprime quello che è, che non può esser soggetto a generalizzazioni. La coscienza individuale è un mistero agli altri e, lasciamelo dire, un "luogo" dove a nessuno è concesso ficcare il naso. Altro paio di maniche è la legge alla quale tutti sono soggetti. Nel sistema democratico reale la costituzione e promulagazione si attua nei modi che conosciamo. Il consenso alle leggi trae origine remotamente dal proprio sistema morale. Il consenso poi si rende efficace attraverso i partiti,che in qualche modo rappresentano i diversi punti di vista morali e politici. E' legittimo, o perlomeno è democratico, e fino ad oggi non sembrano esserci sistemi meno-peggio, che quelli che condividono determinati punti di vista li esprimano secondo i dettami della Costituzione, quale è oggi, non quale potrebbe essere domani. Le leggi, per farla breve si votano in parlamento e sono promulgate se raccolgono una maggioranza semplice o qualificata, a seconda dei casi. I cattolici, gli atei parimenti, gli anarchici, i marxisti, i liberisti, i laicisti e chi più ne ha più ne metta, sono legittimati a proporre il loro ideale civile e sociale. La questione dell'eutanasia moralmente riguarda le singole coscienze e civilmente riguarda la legge dello Stato. Quando ci sarà una maggioranza che come in Olanda ed in altri paesi farà approvare una legge che renderà l'eutanasia praticabile, allora lo diventerà. La legge non potrà mai cambiare quella coscienza che lo ritiengono un atto immorale. Così pure l'aborto, e tutte le altre questioni. Per quanto riguarda il prendere parte ad una guerra bisognerà vedere di quale guerra si tratti ... perchè ci sono state anche guerre giuste, l'ultima di queste è quella condotta contro il nazismo... dipende dalle circostanze storiche e dalle motivazioni. Guerre giuste o ingiuste il giudizio morale spetta sempre alla coscienza individuale con il comportamento che ne deriva quando uno è fedele al proprio "codice". Per quanto mi riguarda e che potrebbe valere anche solo per me, l'unico comportamento morale è quello conforme alla propria coscienza e l'unico immorale è quello che agisce difformemente alla propria coscienza. Ogni unità è difficile proprio perchè è autentica solo se tiene insieme le differenze Ultima modifica di Giorgiosan : 28-02-2012 alle ore 10.07.06. |
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