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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere. |
09-11-2011, 16.02.46 | #4 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 27-03-2007
Messaggi: 173
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Riferimento: La Memoria Fisica e Mnemonica e la loro Importanza nella Evoluzione.
Citazione:
Caro Dubbio, ... apparentemente ... hai detto. Potrebbe essere intervenuta una mutazione genetica a caratterizzare in modo più specifico ciò che oggi è l'occhio. Il perché proprio non lo so; c'è chi dice per caso. Dici anche che non trovi essenziale l'importanza della memoria per spiegare l'evoluzione; su questo son d'accordo anch'io, ma non mi sembra che Tempo volesse dire questo ... o forse sì? Io ho capito che se non c'è memoria, vivere può diventare problematico; per questo ho detto che mi sembrava ovvio il discorso. |
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09-11-2011, 22.16.31 | #5 | |||||
Ospite abituale
Data registrazione: 12-04-2011
Messaggi: 630
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Riferimento: La Memoria Fisica e Mnemonica e la loro Importanza nella Evoluzione.
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Ultima modifica di Tempo2011 : 10-11-2011 alle ore 04.03.24. |
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10-11-2011, 04.26.36 | #6 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 12-04-2011
Messaggi: 630
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Riferimento: La Memoria Fisica e Mnemonica e la loro Importanza nella Evoluzione.
Citazione:
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10-11-2011, 10.06.53 | #7 | |||||
Ospite abituale
Data registrazione: 03-12-2007
Messaggi: 1,706
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Riferimento: La Memoria Fisica e Mnemonica e la loro Importanza nella Evoluzione.
Citazione:
Te l'ho domandato perchè volevo "circoscrivere" meglio il discorso. Se questa fosse la definizione di memoria, allora perchè parli di ameba? L'ameba non è un uomo, quindi l'ameba non dovrebbe raccogliere alcuna informazione. La mia riflessione invece voleva diventare molto più generale. Citazione:
Con il senso comune si può sbagliare. Dipende anche dal senso comune. Secondo il senso comune, il termine memoria è quello che hai scritto sopra. Quel senso può essere però allargato maggiormente anche ad altre specie viventi, anzi a tutte. Ogni specie vivente, potremmo affermare, ha in se una memoria del suo passato. Cosa significa in quel caso "memoria"? Non certo qualcosa che coscientemente viene in testa, ad esempio, all'ameba, del tipo (ci scherzo su): Ahh caspita io sono un'ameba uguale a quella che si è staccata da me. Potrebbe invece significare, in senso allargato, la replicazione (tramite, come sappiamo oggi dal dna) di una informazione nata in precedenza. Questa (informazione) però cambia in continuazione dalla precedente. Potremmo discutere su cosa venga replicato. Secondo il senso comune, ma anche pare dalla scienza, ciò che viene replicato è la "struttura" dell'essere vivente. L'uomo quindi è una replica (non fedele) di una informazione precedente perchè rispetti la struttura fisica. Non c'è, per esempio una informazione "morale" che venga replicata in un altro essere. Quindi questa memoria, che nel senso comune è sempre memoria, non è replicabile (assunto sul quale si può anche discutere, ma fino ad oggi non sembra essere messa in discussione). Citazione:
Si, ma questa memoria non è permanente. Citazione:
Non condivido, non perchè l'idea è bruttissima, ma perchè 1) non si hanno prove a sostegno 2) perchè memorizzare una quantità di informazioni così elevato (quante esperienze si sono fatte fino ad oggi da tutti gli esseri viventi?) ha bisogno di una struttura fisica inimmaginabilmente enorme. Citazione:
Ciò che non hai compreso è importante che tu lo comprenda, perchè è la risposta (in senso logico) al tuo quesito. Io ho detto che se fosse vero che l'occhio (ma anche tutte le successive modifiche) per nascere doveva essere supportato da un magazzino di informazioni, allora dovremmo poter dire che prima ancora di nascere, l'occhio era memorizzato da qualche parte. Siccome questo è insensato, ciò significa che per nascere, una qualsiasi informazione, non ha bisogno di essere depositata da qualche parte (per esempio in un magazzino) per vedere la luce. Ciò significa che la memoria fisica (per lo meno come sembra tu la voglia intendere) non è una necessaria . Cioè ti faccio un esempio banalissimo, ammettiamo sia possibile comporre artificialmente un dna senza essere replicato da un altro dna. Cioè ex novo. Questa struttura, se avesse in se un significato fisico, tipo, che ne so: asino volante... l'essere vivente che nascerà sarà un asino volante, e questo anche se non proviene da una memoria precedente. Sembra quindi che la "memoria" (nel mio senso filosofico) sia molto meno fisica... un corrispettivo storico è per esempio il mondo platonico (di appunto Platone), in cui esistono tutte le possibilità da quale, il mondo fisico, attinge per realizzare quella minima parte che tu vedi. |
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10-11-2011, 14.22.13 | #8 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 30-01-2011
Messaggi: 747
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Riferimento: La Memoria Fisica e Mnemonica e la loro Importanza nella Evoluzione.
Citazione:
1 behaviorismo, ossia abitudine(originata dal riflesso condizionato) considerata come fatto primario dal quale deriverebbe poi l'intelligenza 2 spiritualismo o vitalismo che implica l'esistenza di un'intelligenza organica che si svilupperebbe poi in intelligenza senso-motoria prima ed in intelligenza riflessa poi 3 la gestalt che mette in rilievo la percezione e la conseguente azione di ristrutturazione che ne deriva 4 pragmatismo, ossia il procedere per tentativi ed errori 5 l'ipotesi di Piaget, ossia l'esistenza di un'attività assimilatrice che guiderà tutte le operazioni intellettuali una volta che le interazioni organismo-ambiente abbiano raggiunto la struttura a lei congeniale Ora io ti ho citato una fonte, da cui traggo ispirazione, ed una fonte che se farai una semplice ricerca su google scoprirai come accreditata Ora dato che hai definito la memoria una materia fumosa per me, e dato che dalla fonte che ti ho citato non c'è alcuna traccia di teoria che indichi la memoria come origine dell'intelligenza, cosa che tu esplicitamente alludi in questo tropic, ti sarei grato se anche tu indicassi la tua fonte, quella che ti porta a dire che la memoria sia al centro dell'evoluzione e di conseguenza dello sviluppo dell'intelligenza. Seppure con il mio concetto fumoso di memoria, a me pare evidente che ciò che intendiamo per memoria è materialmente un intreccio di connessioni neurali e formalmente un processo derivato dall'intelligenza che presuppone almeno tre fasi 1 apprendimento e formazione delle tracce che verranno ricordate 2 tempo intercorrente fra l'apprendimento e il ricordo 3 ricordo Altra cosa che mi appare evidente e che se la memoria fosse fisica, così come per un computer, la capacità di memorizzare dipenderebbe dalle sue dimensioni fisiche. In altre parole la capacità di memorizzare dipenderebbe dallo spazio dell' hard disk. Una memoria fisica sarebbe limitata, invece la memoria a lungo termine è illimitata. Dimostrazione di questo è il fatto che le persone che imparano meglio sono quelle che hanno il maggior numero di informazioni immagazzinate nella memoria. Per evitare di essere, per questa volta, fumoso, ti indico la fonte anche di queste ultime cose: manuale di psicologia cognitiva, eysenk e keane |
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10-11-2011, 22.28.43 | #9 | ||||||||||||
Ospite abituale
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Riferimento: La Memoria Fisica e Mnemonica e la loro Importanza nella Evoluzione.
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Ultima modifica di Tempo2011 : 11-11-2011 alle ore 16.12.54. |
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11-11-2011, 05.22.00 | #10 | ||
Ospite abituale
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Riferimento: La Memoria Fisica e Mnemonica e la loro Importanza nella Evoluzione.
Citazione:
Per tornare al titolo di questo thread, io non ho affermato che l'attuale memoria sia fisica, ma mnemonica; mentre ho ipotizzato che la prima forma di vita abbia avuto bisogno di una memoria che gli permettesse di distinguere i paletti termici a lei adatti per la sopravvivenza, e che questa memoria non poteva che essere fisica. Memoria fisica che, naturalmente, esisteva già nella materia, con il suo stato solido, liquido e gassoso. Per quanto concerne le fonti, esistono solo la dove dovessero essere riportate, altrimenti sono mie deduzioni. Gabriel Garcìa Màrquez, Premio Nobel per la letteratura ha scritto: Citazione:
**** Ricordate qualcuna delle vostre esperienze iniziali fatte nell'Università? Oppure, come vi allacciate le scarpe? Come è possibile rispondere alle domande precedenti, o a qualunque altra domanda vi troviate a dover rispondere su certi argomenti? Come si ricordano le informazioni che vengono usate nei diversi momenti della vita quotidiana?” In neuroscienza e in psicologia, la memoria è la capacità del cervello di conservare informazioni. La memoria è il mezzo mediante il quale “preleviamo”, informazioni dalla nostra esperienza passata per utilizzarle nel presente(1), come affermato da Erik R. Kandel, neurologo, psichiatra e neuroscienziato austriaco, vincitore del Premio Nobel per la medicina nel 2000, su ricerche relative ai meccanismi fondamentali della memoria Kandel, sottolinea che la memoria, è la capacità di acquisire e immagazzinare informazioni che siano semplici come i dettagli della routine giornaliera, o complessi come la conoscenza astratta della geografia e dell’algebra; aspetti questi tra i più notevoli del comportamento umano. Essa permette di risolvere i problemi che affrontiamo nella vita di tutti i giorni schierando contemporaneamente numerosi fattori. In altri termini la memoria garantisce la continuità della nostra vita, fornisce un quadro coerente del passato che colloca in prospettiva le esperienze in corso, un quadro che può non essere razionale o accurato, ma che comunque permane. Senza la forma agglomerante della memoria, le esperienze sarebbero scisse in tanti frammenti quanti sono i momenti della vita. Senza la possibilità di compiere viaggi mentali nel tempo, conferita dalla memoria, non avremmo la consapevolezza della nostra storia personale, né modo alcuno di ricordare le gioie che fungono da nette pietre miliari della nostra esistenza. Siamo quelli che siamo per via di ciò che impariamo e di ciò che ricordiamo(2). In quanto processo, la memoria si basa sui meccanismi dinamici deputati alla ritenzione e al recupero dell’informazione relativa all’esperienza passata. Più precisamente, gli psicologi cognitivi, hanno identificato tre operazioni base nella memoria: la codifica, l’immagazzinamento e il recupero. La codifica consiste nella trasformazione dei dati sensoriali in un tipo di rappresentazione mentale; nell’immagazzinamento l’informazione che è stata codificata viene conservata in memoria; nel recupero l’informazione immagazzinata in memoria è “ripresa” dal magazzino o utilizzata. Alla base della memoria, troviamo i due emisferi cerebrali che codificano diversi tipi di memorie: le informazioni e memorie di tipo semantico (verbali) vengono decodificate dall'emisfero temporale medio e dall'ippocampo sinistro mentre le memorie e informazioni visive e spaziali coinvolgono analoghe strutture dell'emisfero destro e parte della corteccia frontale. Il riconoscimento acustico di suoni conosciuti e le memorie musicali coinvolgono invece soprattutto l'emisfero occipitale destro. Questo spiega perché nelle persone in cui si verifica un'amnesia totale debbano essere necessariamente danneggiate le strutture del lobo temporale mediale e dell'ippocampo dei due emisferi, mentre i casi più lievi possono dipendere da lesioni più circoscritte e da un lato solo del cervello. La maggior parte delle persone (circa il 60%) sono dotate di una buona memoria visiva, le altre (circa il 40%) di una miglior memoria verbale. Le prime dipendono in maggiore misura dall'emisfero destro del cervello: esse sono quindi più capaci di visualizzare i volti umani, mentre le seconde sono più in grado di rappresentare e descrivere col linguaggio in quanto sono dominate da un maggior ruolo dell'emisfero sinistro, responsabile delle funzioni linguistiche. Gli esercizi di visualizzazione servono a potenziare le capacità dell'emisfero destro. La capacità di ricordare viene di solito data per garantita, così come l’aria che respiriamo. Tuttavia, così come si diventa consapevoli dell’importanza dell’aria quando non se ne ha abbastanza per respirare, si è meno inclini a dare per assodata la memoria quando si osservano persone con gravi deficit mnestici. La memoria è dunque, uno dei processi cognitivi più ampiamente studiati, ma anche uno dei più misteriosi e sfuggenti(3). Di memoria e di leggi che ne regolano il funzionamento parlava già il filosofo greco Aristotele nel “De Anima”, indicando nelle associazioni di idee il meccanismo-chiave della memoria umana. Nel trascorrere del tempo e dei secoli, la memoria ha esercitato il suo fascino in modo trasversale, ha catturato l’interesse non solo di filosofi e scienziati, ma anche di scrittori, poeti, musicisti. Pensiamo ad esempio al celebre scrittore francese Proust, quando, inzuppando una madeleine in una tazza di tè, fu letteralmente travolto dal fiume dei ricordi della propria infanzia, vivendo così un’esperienza emotivamente disorientante. Inoltre, forse meno note, ma ugualmente intense, sono le pagine che Isabel Allende ha dedicato alla memoria e al potere che i ricordi hanno di “tenere in vita” le persone e gli affetti: “perché non esiste separazione definitiva finché esiste il ricordo”. A riflettere sulla memoria non sono solo gli artisti e i ricercatori (psicologi, biologi, neurofisiologi e psichiatri), accanto alle cognizioni calde dei letterati e alle evidenze oggettive dei ricercatori, vi sono infatti anche le teorie implicite che ciascuno di noi ha sul funzionamento della memoria e, in particolare, della propria. Convinzioni e credenze, spesso sbagliate, che influenzano ciò nonostante il nostro agire quotidiano e la valutazione di noi stessi e del nostro funzionamento cognitivo. Pensate ad affermazioni del tipo: “Ho una pessima memoria”, “La mia memoria peggiora con l’età”, rivelano un propendere verso una visione tanto semplificata, quanto diffusa della memoria: la memoria come un sistema o un processo unitario. Ecco perché prima di incamminarsi in un qualsiasi viaggio nell’universo della memoria, occorre liberarsi da false convinzioni e procurarsi una definizione che faccia da guida nelle scoperte future.Continua nella prossima pagina../.. Ultima modifica di Tempo2011 : 11-11-2011 alle ore 16.15.21. |
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