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30-11-2009, 22.53.49 | #32 | |||
Ospite abituale
Data registrazione: 08-04-2002
Messaggi: 2,959
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Riferimento: "Che cosa sono io?"
Citazione:
Ovviamente ciò che sono lo sono comunque già, adesso, qui ed ora, come si dice. Essere è inevitabile ma quanto mi sono tradito sposando concetti, valori, idee, emozioni, passioni, etc che nulla hanno a che vedere con ciò che sono? Per ora ho compreso che il pensiero non sono io, quindi ammesso che io abbia realmente realizzato questa espressione verbale, sono più vicino alla conoscenza di “ciò che sono”, fermo restando che la seconda cosa che ho compreso è che non potrò mai conoscere ciò che sono ma ciò che sono potrò solo esserlo. In altre parole molto probabilmente l’”essere” mi costerà il sacrificio della conoscenza duale. Citazione:
Questo non lo sappiamo….. Possiamo parlare per noi stessi ma non per gli altri. Chi lo sa cosa custodiscono i cuori delle persone? Se la verità è come una formula scientifica certamente è condivisibile e trasmissibile agli altri ma se la verità è più simile ad uno stato dell’essere che ad una formula chi c’è arrivato non può comunicarla, non almeno nella forma di comunicazione a cui siamo abituati. Citazione:
Si qui la penso anche io come te, la massima concezione di Dio che ho visto è un “ego ingigantito buttato lassù” ma il vero problema dell’occidentale, secondo me, non è tanto quello di superare l’orbita rappresentata da noi stessi quanto quello non riuscire a superare una logica nella quale tutto è a nostro beneficio. Vogliamo conoscere la verità vogliamo, conoscere Dio, vogliamo conoscere il bene, il buono, il bello e non ci rendiamo conto dell’immane avidità che questo volere porta con se. Siamo dei buchi neri che fagocitano tutto quello che toccano. Proviamo a pensare che invece di contenere la verità dentro le nostre teste sarà la verità a contenere noi. Facciamolo giusto come esercizio dialettico. Difficile lo so ma in fondo un esercizio dialettico mica ci uccide. |
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01-12-2009, 08.35.03 | #33 |
Ospite abituale
Data registrazione: 10-06-2007
Messaggi: 1,272
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Riferimento: "Che cosa sono io?"
Sì, VanLag, posso credere anch’io che ciò che ci ha corrotto sia l’illusoria fede in noi stessi, cioè la convinzione che noi siamo la verità e che far trionfare l’uomo equivalga a far trionfare la verità – è questo che sta nel fondo della religione, della filosofia e forse anche della scienza, ciò che ha costituito il cardine della cultura del mondo. Come se il primo uomo che, uscendo dalle foreste, ha guardato il sole, abbia immaginato che il suo sguardo fosse lo sguardo di dio, ed è questo il vero principio antropico: io sono colui che è – e non c’è altro dio fuori di me. È questo il seme della religiosità, che spiega perché l’uomo si sia lasciato incantare da un fantasma che nessuno ha incontrato quaggiù – ma ha visto solo lassù. E non sono bastati millenni di filosofia e poi la razionalità scientifica a dissolvere quel lampo di delirio (o, per chi ancora crede, quella levata d’ingegno) che ha dato vita alla storia, tanto che anche oggi, se uno guarda dentro di sé, potrebbe rispondere in questo modo alla domanda che è alla base di questo argomento: “Che cosa sono io? Io sono Dio”. Con tutte le virtù e i vizi che sono in me e che si riproducono, ingigantiti, nel concetto di Dio.
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02-12-2009, 08.48.06 | #34 | |
Ospite di se stesso
Data registrazione: 29-03-2007
Messaggi: 2,064
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Riferimento: "Che cosa sono io?"
Citazione:
D’altronde chiunque proietti una convinzione personale con pensiero,quindi al di fuori di sé ( quella di credersi ciò che non si è ,o come limitarsi nel credersi ciò che ci si crede di essere, son convinzioni..) è pur sempre un visionario o un credulone. Nietzsche combatteva gli idoli con tutti i martelli chi cui disponeva.. (gli idoli si annidano innanzitutto nella mente,dunque nei pensieri...molto difficile snidarli) ciò non toglie che fosse più un grande mistico che un filosofo.. questione di punti di vista d’altronde.. Il mistico abbraccia tutta la Vita,anche quella che non si vede.. ma che egli Sa vedere.. Come Zarathustra d'altronde. Ultima modifica di Noor : 02-12-2009 alle ore 14.07.31. |
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03-12-2009, 22.44.08 | #35 | |
Moderatore
Data registrazione: 12-09-2004
Messaggi: 781
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Riferimento: "Che cosa sono io?"
Citazione:
Per poter dire che la mano non puo' afferrare se' stessa o che l'occhio non puo' guardarsi , bisogna , pero', poter essere in grado di vedere sia la mano che l'occhio dall'alto della nostra soggettualita', riferito a noi in quanto soggetti , quindi, l'esempio non calza, perche' dovremmo essere in grado di formulare lo stesso esempio di non autoreferenziabilita' fingendo di potere essere gli osservatori di noi stessi, la qual cosa e' impossibile. E' impossibile negare con la sola logica l'autoreferenzialita' dell'io almeno tanto quanto e' impossibile affermarla. |
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04-12-2009, 16.29.23 | #36 | |
Ospite di se stesso
Data registrazione: 29-03-2007
Messaggi: 2,064
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Riferimento: "Che cosa sono io?"
Citazione:
certo ciò sarebbe logico,ma questo illogico limite fa parte del paradosso intrinseco che è proprio dell'autoreferenzialità. L'essere si autoafferma e non v'è nessun non essere che possa negarlo (se non c'è..come potrebbe). Ultima modifica di Noor : 04-12-2009 alle ore 20.18.45. |
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05-12-2009, 16.35.55 | #37 |
Ospite abituale
Data registrazione: 10-06-2007
Messaggi: 1,272
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Riferimento: "Che cosa sono io?"
Ti ringrazio, and1972rea, per aver riportato l’argomento alla sua forma iniziale, da cui ci siamo abbondantemente allontanati. Sì, forse l’eccessiva semplicità – direi la fisica elementarità della domanda ha spinto, anche me, a volerla arricchire di significati nascosti…ma noi possiamo ridurre le nostre ambizioni e tornare a quel congegno minimale, cioè a quel punto in cui il cervello diventa pensiero e mentre sembra destinato a pensare ciò che è esterno a noi – magari l’intera scena del mondo con le sue specie vegetali e animali o la storia dell’umanità con i suoi odi ed amori - si affanna, guarda un po’, a pensare a sé stesso quasi volesse usare a questo scopo quei “neuroni a specchio” che invece il neurologo dimostra che servono per mettersi nei panni degli altri. E il problema sembrava ridotto a questo: lo può fare o c’è qualcosa nel nostro cervello che gli preclude qualsiasi auto-referenzialità? Ma qui riconosco che forse si può davvero andare un po’ al di là di una limitazione fisica puntiforme e prendere in considerazione ciò che sembra condurre l’uomo al di là di sé sul cammino dell’evoluzione…. Certo il tema era questo: può l’uomo pensare sé stesso? Ma questo sembra condurre quasi obbligatoriamente dalla fisiologia alla morale – cioè verso quel problema che sembra oltrepassare la fisica e, con essa, quello che Dawkins chiamava il “gene egoista”. E se è il fantasma dell’identità che per taluni antropologi distingue la nostra dalle altre specie, se è l’io penso cartesiano o kantiano che distingue anche per i filosofi la nostra specie, forse scienziati e filosofi non hanno sempre ragione. Io posso per esempio pensare che ciò che segna il grande passo dell’evoluzione non è l’autocoscienza dell’individuo ma la coscienza degli altri e addirittura la coscienza dell’infinito, portando al vertice quello che sembra qualche volta fremere nella bruta natura. Ma forse io affretto le cose, e mi illudo di cambiare il ritmo dell’evoluzione della natura, perché come si possono conciliare due principi antropici così antitetici? Può un essere che pensa l’infinito votare il pensiero a sé stesso? Non è forse questo il momento chiave e tante volte tragico di una scelta e ciò che ci rende degni di considerarci una specie più alta di tutte le altre, dando ragione almeno per una volta alla Bibbia che – contrariamente a ciò che credono gli evoluzionisti - ci pone al sommo della scala della natura?
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19-12-2009, 09.56.36 | #38 |
Nuovo ospite
Data registrazione: 12-12-2009
Messaggi: 2
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Riferimento: "Che cosa sono io?"
Come spiega la meccanica quantintistica, la realtà al di fuori di noi non esiste, viene costruita solo al momento che la osserviamo, che la misuriamo. Quindi, se "la fuori" non c'è niente, la vita è solo un' illusione creata dal cervello che, quando siamo svegli ci fa credere di vivere, quando dormiamo si spegne temporaneamente, e sempre durante il sonno ogni tanto si riattiva facendoci sognare.
Ma un sogno noi lo viviamo intensamente quanto la vita quotidiana: difatti è solo grazie al risveglio mattutino che ci rendiamo conto che in realtà dormivamo. Quindi per poter capire che anche la realtà quotidiana sia una qual sorta di sogno ci vorrebbe un qualche ulteriore risveglio, forse la morte. Ma se la vita è tutta un'illusione, tutta un sogno, se siamo protagonisti di una realtà virtuale come in un computer, allora, come in un sogno, non siamo noi a decidere, a progettare la vita (teorie di Libet) e se poi "la fuori" non c'è veramente niente allora anche gli altri non esistono, sono solo un'illusione come non esiste il mio corpo: esiste solo la mia mente che, archiviata chissà dove, mi fa credere di vedere, di parlare, di sentire, di vivere una vita inesistente! Perchè ho il privilegio di esistere solo io? Dove mi trovo realmente? Cos'è la mia mente? Di cosa è fatta? Perchè tutto ciò? |
19-12-2009, 21.51.16 | #39 | |
Ospite di se stesso
Data registrazione: 29-03-2007
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Riferimento: "Che cosa sono io?"
Citazione:
E’ in buona parte vero per me ciò che dici.. Innanzitutto,bisognerebbe capirci cosa s’intende qui per mente.. Se con ciò s’intende il cervello ,sarebbe sempre quell’illusione che evidenzi in quanto parte di quel corpo ove risiede,e non potrebbe vedere se stesso o indagarne la natura autoriflettendosi. Se invece si vuole intendere che vi è la possibilità di uno specchio osservante,impersonale,anteced ente a tutto ciò,e che può indagare sulla natura stessa di quell’io,se cioè vi è questa consapevolezza che vi è un corpo col quale si convive in questo spazio tempo e che lo limita tra una nascita e una morte (come a vederlo dal di fuori in una rappresentazione scenica della quale non s è evidentemente i registi…) allora il discorso cambia un tantino .. perchè si è cominciato a rispondere a tutte quelle famigerate domande.. Esordisci supponendo bene che solo un’ulteriore risveglio può fare uscire dal sogno. La morte indichi come probabile sbocco di comprensione ,come porta d’accesso? In un certo senso è così..se non intendiamo con ciò necessariamente la morte del corpo fisico che accompagna questo sogno.. Con morte d’altronde si può intendere qualsiasi interruzione irreversibile con un processo del vissuto,con un’identità che è soltanto illusoria identificazione,con la fine di un’io fittizio che era il legame,il fascio di tanti ricordi che raccontano una storia detta di un'io personale.. Giuste domande dunque amico.. e la scheggia è partita,la breccia aperta: non puoi più tornare indietro verso l’illusione.. |
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20-12-2009, 14.51.29 | #40 | |
Ospite abituale
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Riferimento: "Che cosa sono io?"
Citazione:
Quello che non esiste è la visione che noi diamo alla realtà, la nostra interpretazione. Dentro e fuori di noi è tutto un’insieme di energia e materia ribollenti, eternamente in divenire, assolutamente vive ed effervescenti, completamente al di là del pensabile e del pensato. Ma ecco che la nostra mente cominci a dire: - esiste un dentro ed un fuori – e poi parcellizza e modella questa energia/materia là fuori in modo da creare un disegno che gli sembra organico, una specie di ordine dal caos. E’ questa realtà parcellizzata ad essere illusoria come illusorio è l'ente che parcellizza….. il resto è tutto vero. |
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