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24-04-2008, 20.58.37 | #18 |
Ogni tanto siate gentili.
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Riferimento: Il principio d'Europa non è il cristianesimo
emmecì
Come sembra di poter dedurre, senza ambiguità, da quello che dice non un oscuro “laico relativista” ma un pensatore ben noto e di largo seguito soprattutto negli ambienti giovanili e universitari: il matematico e logico docente all’Università di Torino Piergiorgio Odifreddi (“il matematico impertinente”, come si autodefinisce), autore, dopo una robusta serie di saggi d’impronta filosofica e scientifica, di quest’ultimo e già famoso libro intitolato “Perché non possiamo essere cristiani (e tanto meno cattolici)”, che richiama il “Perché non sono cristiano” di Bertrand Russell e, con tagliente ironia, il famoso saggio di Benedetto Croce “Perché non possiamo non dirci cristiani”. "Leggere la Bibbia – dice in una recente intervista - è un ottimo motivo per non credere”, e rifacendosi a una lunga tradizione di studi non agiografici che comincia almeno con l’Illuminismo, non risparmia sarcasmi mettendo in stato di accusa non solo la «storicità» degli avvenimenti narrati dalla Bibbia, ma anche la loro logica interna, per concludere - come riferisce l'intervistatore - con una carrellata sulla storia della Chiesa, fino allo scandalo della banca vaticana, lo Ior, e ai benefici economici colossali venuti dal Concordato con lo Stato italiano, mai aboliti anche dopo la revisione del patto fra il Papato e Mussolini. katerpillar Piergiorgio Odifreddi ha parlato dell'inconsistenza della Bibbia molti anni dopo di Paolo Xella: nel suo libro: Gli Antenati di Dio, edizioni Essedue 1975. Paolo Xella è stato già professore nel Consiglio Nazionale delle Ricerche, presso il centro degli studi per la civiltà Fenicia e Punica, insegnante di religioni del vicino Oriente, alla scuola di perfezionamento in studi storici religiosi dell’università di Roma. Storico delle religioni e specialista delle antiche culture Semitiche, per un periodo è stato il traduttore ufficiale della spedizione Archeologica del professor Paolo Matthiae che rinvenne la Città Cananea di Ebla. I riferimenti riportati nel libro, per motivi burocratici legati alla spedizione, fanno riferimento ai reperti archeologici rintracciati da una spedizione Francese che rinvenne la città di Ugarit. Ciò è stato possibile perché i ritrovamenti di Ebla e di Ugarit sono risultati pressoché identici, essendo due città Cananee dello stesso periodo. Leggiamo quello che dichiara sulla Bibbia, sotto un profilo generale a (pp. 24-25). **** “Si tratta di un punto di capitale importanza. La Bibbia ebraica, pur contenendo testimonianze, tradizioni e documenti in parte assai arcaici nel loro contenuto, si pone però come stadio finale; l’esito conclusivo di questa vicenda < monoteistica >. Il suo valore << storiografico >>, per il periodo in cui le tradizioni Nazionali sono proiettate, è scarsissimo o addirittura nullo; infatti, la codificazione redazionale ha operato una << sistemazione >> massiccia ed ideologicamente condizionata dei materiali preesistenti, conferendo loro un’unità estrinseca, talora palesemente artificiosa. Ha eseguito tagli, aggiunte, chiose esplicative, deliberate manipolazioni e distorsioni di dati che componevano tale fondo tradizionale. Ha spesso inventato ex novo ed ha finito, consapevolmente, per proporre una lettura retrospettiva e ricostruita delle proprie tradizioni culturali. Si tratta in concreto di un’interpretazione data al proprio passato, alla luce di un’epoca e di una situazione posteriore e ben precisa: nella fase in cui il culto di Yahwè, come Dio unico, < ed il partito yahwista che lo sosteneva > si era definitivamente imposto grazie soprattutto alle vicende dell’esilio che ne aveva favorito l’affermazione. Successo che cadeva poi in un humus culturale, in cui le tesi monoteistiche ricevevano non poco vigore, da quanto accadeva nel vicino Iran. La Bibbia ebraica non va dunque presa come ricostruzione storiografica, bensì come“racconto a tesi”, una sorta di grandiosa saga mitica che mira ad oriente da un particolare punto di vista, la narrazione della propria tradizione culturale. Le conseguenze di quanto fin qui tracciato, per un’equilibrata valutazione dell’importanza e del ruolo che rivestirono le tradizioni mitologiche ed i culti del paese di Canaan, nella realtà storica, sono dunque evidentissime e decisive”. a pag. 19: “ Gli dei di Canaan, di cui la Bibbia fa spesso i nomi, ebbero a sovrapporsi e ad identificarsi con Yahwè, come nei casi di El Elyon e di El Shaddai. Il santuario di Bethel, che sarebbe diventato uno dei massimi centri del culto Yahwista, era dedicato al dio El, mentre quello di Sichem, legato all’instaurazione del patto tra Yahwè e gli Israeliti <Giosuè 24,25; Giudici 9,4>, era centro d’adorazione di una divinità chiamata Baal Berit, vale a dire << Baal del giuramento >> << patto>>. **** Naturalmente, secondo i favorevoli, alla base della costituzione europea si dovevano mettere dei miti che, come tali, non hanno nessuna consistenza morale che possa considerarsi attuale; tant'è che l'etica dell'illuminismo ha superato brillantemente l'oscurantismo: prima ebraico e poi cristiano. Le basi di un consenso di Nazioni ha bisogno di cose serie ed attuali: le favole andavano bene una volta e sono state - forse - utili, ma i tempi sono enormemente cambiati. Qualcuno può prendere la palla al balzo per dire...in peggio, ma questo dipende dal fatto di disattendere i valori e l'etica che ci siamo dati, non certo per l'abbandono dei concetti religiosi, che di quei miti sono stati i precursori. Saluti. Giancarlo. |
25-04-2008, 04.28.56 | #19 |
Ogni tanto siate gentili.
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Riferimento: Il principio d'Europa non è il cristianesimo
Noor
Dove troviamo Qualità come Carità, Perdono, Umiltà, Amore, Compassione, la frugalità, la bellezza interiore..nella cultura greca? katerpillar Le qualità da te descritte sono peculiarità dell'uomo e le possiamo trovare sia nella cultura greca (Socrate, Platone, epicuro ), che in tutte le altre espressioni religiose. Inoltre, a quelle da te descritte io aggiungerei anche l'ospitalità, e quella musulmana è talmente bella e umana che dovrebbe far riflettere, confermando che quelle qualità non sono un'esclusiva della cultura cristiana, che di tali peculiarità ne parla...ma non le ho viste mai applicare, sopratutto dal cattolicesimo. Per quanto riguarda la frugalità, le bellezze interiori, l'amore, il perdono ecc. mi piacerebbe che tu avessi un colloquio con il Dalai Lama, credo che potrebbe raccontarti da quanto tempo, prima del cristianesimo, vengono predicati. Per tornare alla Grecia..... Dalle lettere a Lucilio di Lucio Anneo Seneca. Vivere secondo natura. L'animo che si è indurato (non indurito, che è altra cosa) non è debole, per cui non soffre se non ha le cose in quanto non ne è condizionato o schiavizzato. La filosofia deve aiutare a togliere peso a queste cose (Adiafora diceva Epitteto). È solo l'animo debole che non sa convivere con la ricchezza, infatti ne è schiacciato quando questa c'è, e ne è avvilito quando non c'è. Lo stoico non è schiavizzato dalle ricchezze. Humanitas è l'agire interno ed esterno, per cui quando io sto bene con me stesso sto bene con gli altri. Per fare questo ho bisogno di frugalità, non posso attaccarmi alle varie forme di consumismo. Lo stoico usa il bello, ma se l'argento non c'è, non fa nulla poiché egli è superiore alle cose. Bisogna ricordare che per lo stoico vivere secondo natura non significa vivere in modo squallido, in mezzo alla sporcizia, ecc.. piuttosto vivere e agire in sintonia con le leggi universali della natura, come ad esempio il dare la giusta misura (importanza) a tutte le cose, partendo dalla presa di coscienza del proprium implicito nella singola cosa, e questo perché, per dirla con Seneca: . …Dai la giusta importanza alle cose al fine di non perdere il baricentro (let.4). Saluti. Giancarlo. |
25-04-2008, 07.07.32 | #20 |
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Riferimento: Il principio d'Europa non è il cristianesimo
La differenza, Katerpillar, è che Paolo Xella impostava con rigore di conoscitore dei fatti e quindi di critico storico le sue considerazioni sull’inaffidabilità di ciò che narra la Bibbia, mentre Odifreddi carica le sue di un vigore polemico che le rende certamente più stimolanti e più popolari, ma forse un tantino meno limpide e autorevoli…In ogni modo, riguardo alla questione di fondo (la Bibbia può avere valore storico?) mi pare di poter ribadire che nessuna religione – non solo quella ebraica – si farebbe scrupolo di rispettare i dati storici pur di affermare la verità assoluta di ciò che ritiene oggetto di fede: in nome di Dio si fa questo e ben altro, come osserviamo tutti i santi giorni. E il nodo centrale è questo: che la religione va di principio contro la storia – anche se si è detto (pur da autorevoli specialisti) che la religione ebraica, rispetto ad altre, si configura come religione aperta alla storia (il che fondamentalmente non è vero, come ci ricordano giornalmente gli ebrei integralisti di fronte al muro del pianto). Il dio delle religioni (tutte le religioni) è padrone, non servo del tempo, e i suoi rappresentanti in terra non badano al fatto decisivo ma certamente per loro inquietante che proprio aprendosi a un universale sapere, la cultura ha “storicizzato” non solo le filosofie e le scienze, ma anche le religioni.
(Tuttavia vorrei ricordare che il tema base dell’argomento riguardava il cristianesimo, e per quanto questo sia ritenuto (dai cristiani) uno sviluppo dell’ebraismo, esso ha pur rappresentato una novità grandiosa rispetto a quello, contrassegnando effettivamente la storia d’Europa attraverso le sue varie epoche, illuminismo compreso. Anche se oggi non può pretendere di rappresentare il credo di tutti i cittadini d’Europa e, neanch'esso, di arrestare la storia). |