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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere.
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Vecchio 29-08-2013, 00.30.40   #41
gyta
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Riferimento: Ma è veramente importante sapere se Dio esiste?

Citazione:
Oggi, “ufficialmente”, non mettiamo in croce nessuno e non diamo i cristiani in pasto alle fiere…e da qualche secolo non bruciamo le streghe….e sentiamo orrore per qualunque uccisione…anche se cose orrende qualcuno ha compiuto e compie anche oggi con atti di guerra…comunque atti contro l’umanità, per cui esiste un tribunale speciale…ove qualcuno è stato anche condannato.
(Ulysse)
Ecco, bravo: “anche” !
Ecco perché credo di più al lavoro individuale del singolo su se stesso,
perché francamente mi sembra l’unica radicale possibilità per mutare alle fondamenta
le parti marce del non-pensare umano.

Però ahinoi “ufficialmente” mettiamo eccome ancora in croce e diamo in pasto!
E’ sufficiente dare uno sguardo ai tentativi di Amnesty di far pressione in situazioni politiche di stati
dove la pena di morte è tutt’ora attiva e la libertà di parola e di espressione ancor più ipotetica che da noi.
Citazione:
Anche se lo spirito religioso sembra sia in decadenza alle nostre latitudini, resta il senso di civiltà che abbiamo culturalmente appreso, apprendiamo e sempre più sviluppiamo.
Ulysse)
Ce lo si augura.
Citazione:
Tutti quelli che nel corso dei secoli si sono chiesti se Dio esiste o meno non hanno semplicemente compreso di cosa si sta parlando, perchè se lo avessero fatto si sarebbero accorti che la domanda non ha senso.
(Donquixote)
Beh, sì.. Ma detta così non è che spieghi nulla del perché a tuo avviso non lo abbia un senso..

Concluderei citando CVC che fondamentalmente non si distacca poi tanto nemmeno dal pensiero di Ulysse, rammentando che per quanto Paul11 sottolinei una sfiducia nel come sembra snodarsi e procedere il percorso umano al contempo afferma quei medesimi propositi di azione e morale qui esposti. D’altronde chi abbraccia il cristianesimo abbraccia per forza di cose un percorso di collaborazione umana proprio in nome di quei principi su cui si radica fondamentalmente l’insegnamento di Gesù. Non scordando però che lo stesso Gesù affermava:

‘Non sono venuto a portare la pace ma la spada che separa i legami di sangue dai legami dello spirito'. Solo che per spada non intendeva la rivolta armata da armi ma dall’intelletto e dalla trasparenza dell’agire. Cosa che attuata comporta una forza interiore morale non indifferente in grado di reggere le conseguenti angherie provocate dall’annebbiamento di un vedere non lungimirante e intellettivamente superficiale.

E non scordiamo nemmeno che quando parliamo di fede religiosa non stiamo parlando della Chiesa Cattolica ma per l'appunto di fedi religiose. E molte delle fedi religiose non demandano a Dio ma alla coscienza ed all'azione umane, seppure con l'aiuto della fede in un'Intelligenza superiore, il Padre/Madre* o Dio.

*Degno di nota la visione di Fromm sul Padre/Madre celesti o la visione del Vedanta che ponendo non distinzione tra l'esterno e l'interno giunge fondamentalmente alle medesimi conclusioni di unità e identità con l'umano.
Il buddismo non cita un Dio ma una chiarezza intellettiva secondo la quale il Nirvana radica nel Samsara (detta in poche parole fraintendibili per cui da indagare e non da prendere alla lettera senza indagini ulteriori del senso e significato reali.) Il Cristianesimo per l'appunto parla di un Padre! Non di un extraterrestre.. Usiamo il linguaggio e cerchiamo di non essere usati dal linguaggio. Usiamo il linguaggio che procede per metafore. Differentemente ogni sentire umano resterebbe incomunicabile nella sua centrale essenza.

"E' importante sapere se Dio esiste?"
E' importante sapere ciò che per noi e in noi esiste. Fondamentale, direi.
Perché esistenza e significato coincidono.
Per cui noi siamo in virtù del significato che diamo a quel noi.
E quel noi è il significato che diamo a ciò che chiamiamo reale.

Citazione:
Io credo che sia importante cercare di realizzare la propria ragione, la propria capacità di portare a compimento i propri propositi, che se sono razionali non possono essere cattivi. Se uno “agisce come agirebbe ogni individuo razionale che si trovi in quella sua condizione”, credo che egli se ne vedrebbe dal “fare ad altri ciò che non vorrebbe fosse fatto a lui”
E ciò credo possa essere fatto sia che si creda, sia che non si creda in Dio.
Il problema è che quando la volontà non è razionale allora non è controllabile. E se non è controllabile significa che un dato sentire diventa necessità, necessità che non vuole ostacoli fra il desiderio ed il suo raggiungimento, e che non si sottopone ad una critica morale.
(CVC)
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Vecchio 29-08-2013, 11.50.34   #42
donquixote
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Riferimento: Ma è veramente importante sapere se Dio esiste?

Citazione:
Originalmente inviato da ulysse
Si dimostra che il "credente" non ha alternative di pensiero!
Ma forse non per tutti è così!...molti sono liberi...credo!

Il credente andrebbe considerato non come colui che crede in Dio, ma bensì come colui che crede in una determinata espressione delle caratteristiche e delle manifestazioni di Dio, ovvero in una determinata teologia o religione, le quali sono innumerevoli e sparse in tutto il mondo. Non si può, a rigore, "credere" o "non credere" in Dio, ma lo si può solo "capire" e poi, se si hanno le facoltà intellettuali per farlo, "comprendere", oppure si può non farlo. Un cieco nato può credere che esista il sole, oppure può non crederlo, ma se dovesse guarire e vedere non potrebbe più porsi il problema perchè questo non avrebbe più senso. So bene che Dio non è il sole, che è esterno all'uomo e che lo può percepire con i sensi, ma siccome Dio non è appunto esterno ma "interno" all'uomo e all'universo i sensi non servono affatto, e possono tuttalpiù evocarlo, suggerirlo, come il calore può suggerire in qualche modo il sole al cieco. Si tratta di capire che l'uomo moderno è paragonabile ad un cieco che, potendo vedere solo con il tatto, si limiterà a credere con certezza solo alle cose che può toccare. La vista, che è un senso che consente una conoscenza molto più ampia del tatto, non è comunque sufficiente a conoscere ciò che la vista stessa non può includere. Come il cieco deve recuperare la vista per poter "credere" a tante cose che gli stanno intorno e di cui non può rendersi conto con il tatto così l'uomo deve poter recuperare quella facoltà di "vedere" in modo molto più ampio di ciò che la vista gli consente di vedere.
I credenti che affermano "credo in Dio" senza sapere di cosa stanno parlando sono assimilabili a coloro che affermano di credere in qualsiasi altra cosa solo per abitudine o convenienza. Poi certo ognuno è libero anche di credere al topino dei denti, ma allora a questo punto non ha senso contrastare qualunque credenza (o "alternativa di pensiero"), anche la più bizzarra, poichè in nome della libertà di credere tutte saranno legittime, e ogni discussione sarà inutile e insensata.
donquixote is offline  
Vecchio 29-08-2013, 20.03.02   #43
paul11
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Riferimento: Ma è veramente importante sapere se Dio esiste?

(Chiedo scusa al gentile webmaster che ho fatto lavorare, in quanto questo post lo avevo erroneament inserito in un'altra discussione:grazie ancora)

Ho fatto l’errore di essere discorsivo su tematiche spirituali ben sapendo che paradossalmente l’uomo si accapiglia proprio su questa argomentazione,,così sono usciti gli orgogli, mettendomi anche in bocca concetti che non sono espressi, basta legger i post che ho scritto.
Quindi taglio corto.

Le religioni hanno delle Sacre Scritture che codificano dei comportamenti a cui attenersi .
Ciò è fortemente condizionante in quanto il credente ne scorge una VERITA da cui non può discostarsi..

Il laico non ha verità fondative. Tanto più che la vittoria del positivismo scientifico che paradossalmente ha vinto grazie anche al nichilismo dell’animale dionisiaco(che aveva tutt’altre intenzioni) è divenuto il surrogato di quel Dio. La speranza., la salvezza, l’immortalità, risiede nella tecnica

Non ho mai dato dei giudizi di valore nel senso di dire che il credente è meglio o superiore al laico.
E nemmeno che uno sa amare meglio dell’altro o dabbenaggini simili.
Per troglodita tecnologico intendo dire che l’umanità contemporanea ancora oggi ha punti di riferimento nella quanto minimo saggezza antica(tolgo i termini di religione e spiritualità) e mi riferisco a Confucio, Lao Tze, Buddha , Socrate e se permettete Gesù, personaggi di duemilacinquecento anni fa.in media.
Noi abbiamo il potere della tecnologia e ci siamo evoluti scientificamente, ma non moralmente ed eticamente, non abbiamo superato il pensiero di quei personaggi storici.

Il laico potrebbe benissimo pensare che il credente è un troglodita che ha bisogno di una credenza.

Ma rimane il fatto che il laico se ritiene di essersi emancipato dalle credenze religiose gli manca una verità fondativa e la sua cultura diventa precaria quanto la sua esistenza.
E la precarietà è il sintomo del tentennamento dell’etica laica perché è più forte il concetto utilitaristico e della convenienza.

Amio parere Donquixote arriva al dunque.Noi vivamo in sistemi di credenze e ognuna ha delle peculiarità che influiscono sui comportamenti.
Il credere in Dio non è dimostrabile scientificamente parlando.
Ma l'aspetto fondamentale è che il fatto stesso di credere in qualcosa che costruisce un sistema di riferimento .

Cara Gyta se credi nell’amore devi risponderti in cuor tuo se ritieni che in duemilacinquecento anni di storia da quei pensatori noi sappiamo amare meglio di loro, non voglio sapere la risposta, è solo una riflessione.
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Vecchio 31-08-2013, 20.23.56   #44
ulysse
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Riferimento: Ma è veramente importante sapere se Dio esiste?

Citazione:
Originalmente inviato da gyta
Ecco, bravo: “anche” !
Ecco perché credo di più al lavoro individuale del singolo su se stesso,
perché francamente mi sembra l’unica radicale possibilità per mutare alle fondamenta le parti marce del non-pensare umano.
Ma come puoi agire sulle fondamenta se non strutturi le fondamenta?
...cioè le organizzazioni entro cui necessariamente il singolo può agire...visto che possiamo agire solo socialmente???

E come può, il singolo, lavorare su se stesso se non ha riferimenti in evoluzione continua?...e se poi ognuno rimane isolato di per se stesso?

Credo che, più razionalmente, si possa pensare che posa essere sempre meglio una interazione:

1)-l'individuo lavora su se stesso per essere meglio a seconda dell'indirizzo che le istituzioni sempre migliori possono e debbono dare in reciproca collaborazione.
2)-le istituzioni/strutture...sociali, politiche, religiose, commerciali, bancarie ...ecc.. possono essere meglio solo se sono costituite da individui migliori.

Credo infatti sia difficile che le due cose funzionino separatamente o che ne funzioni solo una di per sè...senza una qualche osmosi..
Citazione:
Però ahinoi “ufficialmente” mettiamo eccome ancora in croce e diamo in pasto!
E’ sufficiente dare uno sguardo ai tentativi di Amnesty di far pressione in situazioni politiche di stati
dove la pena di morte è tutt’ora attiva e la libertà di parola e di espressione ancor più ipotetica che da noi.
Non si può parlare per singoli casi e senza confronti col passato.
Ovviamente si parla sempre per prevalenze e progressi rispetto al prima!
Importante è migliorare sempre e non ricorrere sempre e solo a ciò che appare si evidenzia di negativo!

Non puoi negare, infatti, che Amnesty è emersa solo nel secolo scorso!
Nelle prima metà del '900 una istituzione del genere sarebbe stata inconcepibile.

Nella prima metà del secolo scorso la pena di morte era generalizzata in tutti gli stati....
Ora gli stati che ancora comminano la pena di morte sono una netta minoranza.

Ed altro ancora che qui non sto ad elencare.

Quindi non puoi negare che l'evoluzione etico/culturale ha fatto, nell'ultimo secolo passi da gigante...e certo ben poco avrebbe fatto ogni singolo individuo solo agendo su se stesso...per quanto sia necessario anche sforzarsi di migliorare personalmente.

Concludo che, senza organizzazione culturale, senza sinergie e discorsi/idee che si trasmettono per l'etere, non è che si possa fare molto!

Infatti prima delle nuove tecnologie di trasmissione di pensiero e cultura il mondo del sapere era rimasto praticamente fermo...a confronto con l'evolvere odierno... magari anche nel male...ma credo, globalmente, più nel bene!

Ed era anche difficile che ognuno migliorasse se stesso...senza un riferimento che non fosse confessionale...quindi antico e non evolutivo

Abbi fede!
Le nuove tecnologie comunicative ci salveranno ...in sinergia!
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Vecchio 31-08-2013, 23.46.36   #45
gyta
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Riferimento: Ma è veramente importante sapere se Dio esiste?

Citazione:
[..]

Noi vivamo in sistemi di credenze e ognuna ha delle peculiarità che influiscono sui comportamenti.

Ma l'aspetto fondamentale è che il fatto stesso di credere in qualcosa che costruisce un sistema di riferimento.

[..] devi risponderti in cuor tuo se ritieni che in duemilacinquecento anni di storia da quei pensatori noi sappiamo amare meglio di loro

Secondo il mio modo di intendere le cose non hanno marciato e non marciano nel verso giusto perché abbiamo proceduto nell’inconsapevolezza interiore accontentandoci della consapevolezza che le circostanze fortuite procuravano alla nostra mente, intendendo e spingendo la maturazione e l’evoluzione al dominio e al possesso rivolto ad un “ fuori”. Ben differente da ciò che comunemente si crede, l’intelligenza e la conoscenza non sono state affatto coltivate mancando quasi totalmente l’intelligenza e la conoscenza introspettive non adeguatamente alimentate senza le quali ciò che si sviluppa è una specializzazione rivolta al’esterno non una maturità autentica fondamento di un reale sviluppo. Il cercare fuori specchio e forza interiori, nell’ipotetica legge di Dio, della natura o in quella scientifica, è procedere su di una base di inconsapevolezza, cristallizzando l’atrofia al potenziale intellettivo, vanificando così la possibilità di giungere a quella maturità base indispensabile al reale sviluppo integro auspicato.

Non possiamo allora chiederci perché siamo fondamentalmente carenti nel godere di una pienezza e di un sistema di giustizia fondamentalmente inesistenti senza volgere lo sguardo all’interno nel nostro procedere mentale, perché lì è racchiusa la risposta che additiamo per apparente convenienza altrove.

Se ciò che desideriamo è una maturità capace di rendere reali pienezza e giustizia questa sarà proporzionale alla nascita, allo sviluppo ed alla dimora del nostro Dio interiore, la consapevolezza introspettiva, la chiarezza profonda dell’intelligenza, volta alla conoscenza ed all’osservazione reale interiore.

Perché se Dio sta fuori e la conoscenza è rivolta al fuori allora non c’è nessuno qui né là.


.
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Vecchio 01-09-2013, 01.54.32   #46
paul11
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Riferimento: Ma è veramente importante sapere se Dio esiste?

Citazione:
Originalmente inviato da gyta
Secondo il mio modo di intendere le cose non hanno marciato e non marciano nel verso giusto perché abbiamo proceduto nell’inconsapevolezza interiore accontentandoci della consapevolezza che le circostanze fortuite procuravano alla nostra mente, intendendo e spingendo la maturazione e l’evoluzione al dominio e al possesso rivolto ad un “ fuori”. Ben differente da ciò che comunemente si crede, l’intelligenza e la conoscenza non sono state affatto coltivate mancando quasi totalmente l’intelligenza e la conoscenza introspettive non adeguatamente alimentate senza le quali ciò che si sviluppa è una specializzazione rivolta al’esterno non una maturità autentica fondamento di un reale sviluppo. Il cercare fuori specchio e forza interiori, nell’ipotetica legge di Dio, della natura o in quella scientifica, è procedere su di una base di inconsapevolezza, cristallizzando l’atrofia al potenziale intellettivo, vanificando così la possibilità di giungere a quella maturità base indispensabile al reale sviluppo integro auspicato.

Non possiamo allora chiederci perché siamo fondamentalmente carenti nel godere di una pienezza e di un sistema di giustizia fondamentalmente inesistenti senza volgere lo sguardo all’interno nel nostro procedere mentale, perché lì è racchiusa la risposta che additiamo per apparente convenienza altrove.

Se ciò che desideriamo è una maturità capace di rendere reali pienezza e giustizia questa sarà proporzionale alla nascita, allo sviluppo ed alla dimora del nostro Dio interiore, la consapevolezza introspettiva, la chiarezza profonda dell’intelligenza, volta alla conoscenza ed all’osservazione reale interiore.

Perché se Dio sta fuori e la conoscenza è rivolta al fuori allora non c’è nessuno qui né là.


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Ciao Gyta,
rispondo argomentando il legame tra etica, neurobiologia (cervello/mente) e cognitivismo.

Il primo aspetto e rispondo quindi indirettamente anche a Maral da quì ,che il mitico Imperativo Categorico di Kant, che come nella C. della ragion pura riguardante il noumeno, lega ad un "a priori". Kant è bravissimo a svolgere le argomentazioni problematiche , ma le ha fondate sul nulla. Il problema dell'etica sta nel dimostrare che un agente razionale sia giustificato nel ritenere se stesso nella norma sancita dall'imperativo categorico.Eppure Kant sosteneva che nessuna espeirenza può dirci se ogni volontà, compresa la nostra, è conforme all' I.C. Per cui ciò che conta non sono le azioni che si vedono, ma i loro principi che non si vedono. Ma allora perchè lo ha posto nella pratica e non nella teoretica?
L'etica che è trattata da Kant nella C. della ragion pratica e C.del giudizio esendo posta nella pragmatica (così ad esempio come Benedetto Croce nel trattato sull'Estetica la pone nella pratica dopo l'economia) nno ha fondamentoi teorici .Ognuno ha i "suoi" moti di spirito ed una sua etica allora e il giudizio di valore è quindi del tutto soggettivo.Il cannibale, l'eschimese, o chi vogliamo e ognuno all'interno della sua comunità ha una sua etica che si spiega nelle sue particolarità differente dalle altre persone. E quest odimostra anche il motivo per cui è dovuta sopraggiungere una codificazione esterna all'uomo, i codici e le leggi, affinchè tutti avessero un paradigma comune.

Se nella filosofia della mente ci sono correnti di pensiero esternaliste ed internaliste in riferimento al cervello/mente se non si ritiene giusta la teoria fisicalista per cui noi siamo il prodotto di neuroni e sinapsi che quindi è internalista significa che dobbiamo metterci prima d'accordo su dove noi agenti razionali riteniamo che l'etica nasca: sia dal punto filosofico ,sia dal punto della moderna filosofia della mente.

Se riteniamo che sia interna allora coerentemetne dobbiamo accettare le teorie fisicaliste che il nostro pensiero è il prodotto di neuroni e sinapsi e quindi tutta la parte emotiva e spirituale, compresa l'etica di quel "a priori" su cu isi fonda l'I.C kantiano.

Ciò che voglio arrivare a dire è che non c'è una dimostrazione validativa che noi "internamente" abbiamo una verità etica/spirituale

paul11 is offline  
Vecchio 01-09-2013, 12.04.56   #47
gyta
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Riferimento: Ma è veramente importante sapere se Dio esiste?

Rispondo in conciso..

Citazione:
Se riteniamo che sia interna allora coerentemente dobbiamo accettare le teorie fisicaliste che il nostro pensiero è il prodotto di neuroni e sinapsi e quindi tutta la parte emotiva e spirituale, compresa l'etica di quel "a priori" su cui si fonda l'I.C kantiano.
Certo che il nostro pensiero è “prodotto” da neuroni e sinapsi, da cos’altro dovrebbe essere “prodotto”
se questa organizzazione sono i nostri stessi sensi ?

Detto questo, quel “prodotto” non è che lettura di ciò che chiamiamo reale.
Resta da verificare quanto i dati veicolanti siano attendibili.
L’attendibilità non può che essere comprovata alla luce di differenti sistemi di valori.
Alla radice resta comunque questa capacità di veicolare
che in presenza di veicolo (cervello) si realizza come neuroni e sinapsi ed in assenza - a mio avviso-
non perde il suo potenziale, a meno di non negare che l’elettricità esiste solo nel momento che
la possiamo incamerare in un qualche congegno predisposto all’accumulo!

L’etica da dove arriva? Dal medesimo luogo da cui sorge il pensiero.
E’ la nostra lettura riguardo all’esperienza.

Citazione:
Ognuno ha i "suoi" moti di spirito ed una sua etica allora e il giudizio di valore è quindi del tutto soggettivo.Il cannibale, l'eschimese, o chi vogliamo e ognuno all'interno della sua comunità ha una sua etica che si spiega nelle sue particolarità differente dalle altre persone. E quest odimostra anche il motivo per cui è dovuta sopraggiungere una codificazione esterna all'uomo, i codici e le leggi, affinchè tutti avessero un paradigma comune.

Soggettivo fino ad un certo punto perché quei sensi sono i medesimi per ognuno.
E se ognuno su quelli si basa, sulla propria esperienza intima si basa, le radici dell’etica sono le medesime,
radicando su bisogni e desideri comuni al genere umano.
La distorsione non può che avvenire in condizioni innaturali (o estreme)
dove l’essere umano è costretto a scegliere fra la propria vita e l’altrui,
con tutte le possibili trasposizioni di senso che la storia concede.

Grazie alla comunicazione nata con l’uomo dalla sua esigenza di essere-con (ad un differente livello: il non sentirsi solo)
il pensiero è diventato pensiero comune perché l’esperienza diventava comune e l’aspetto intimo non era e non è
che elaborazione del significato di questa esperienza, rapportabile alle altre ed in quanto tale
capace di un’essenzialità di base, chiamata per l’appunto “morale”.

Citazione:
Ma come puoi agire sulle fondamenta se non strutturi le fondamenta?
E come può, il singolo, lavorare su se stesso se non ha riferimenti in evoluzione continua?...e se poi ognuno rimane isolato di per se stesso?

Le fondamenta si strutturano in prima istanza all’educazione quindi tramite la comunicazione ed infine dovrebbero compiere il percorso inverso passando attraverso il confronto in differenti sistemi di valori e cogliendo in trasparenza ciò che muove al di sotto di questi, nell’introspezione.

Citazione:
Ciò che voglio arrivare a dire è che non c'è una dimostrazione validativa che noi "internamente" abbiamo una verità etica/spirituale
Strano, perché invece io giungo proprio alla conclusione che quell’etica sia "interna" ai sensi,
proprio in virtù del come quei sensi mi consegnano l’esperienza “sensoriale” comune al genere (ed alla specie, se vogliamo).

La capacità di conoscere, se non vogliamo vederla o considerarla come proprietà intrinseca al reale, nasce con noi, è la nostra stessa capacità di rapportarci, di cogliere similitudini e differenze, di prendere coscienza di essere-con; questa qualità comune ci consente un linguaggio profondo attraverso il quale riconosciamo e distinguiamo necessità e rispetto da ciò che ne differisce sostanzialmente, questa è l’essenza dell’etica (secondo la mia analisi).
gyta is offline  
Vecchio 02-09-2013, 13.52.50   #48
ulysse
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Citazione:
Originalmente inviato da paul11
Ciao….,
rispondo argomentando il legame tra etica, neurobiologia (cervello/mente) e cognitivismo.

Amico paul11, ciao dal troglodita…vile “meccanico”…robot deprivato di spirito e di chissà qunt’altro…ma non me le prendo: così è se ti pare!

Comunque, in qualche modo, si può forse dire che, così come le vita, il pensiero, ecc…anche l’etica nasce dentro di noi (con noi) come conseguenza dei comportamenti indotti dai nostri geni: hanno naturalmente prevalso via via nei millenni i comportamenti favorevoli alla vita ed alla riproduzione…quindi alla preservazione e prevalenza di quei medesimi geni che tali comportamenti provocavano… inevitabilmente favorevoli al bene dell’individuo….della tribù, della società, della specie di cui quell’individuo faceva parte.
Diversamente non saremmo qui!

Poi, magari, i filosofi ci hanno ricamato sopra rendendo il concetto oggettivo e generalizzato piuttosto che lasciarlo pericolosamente instabile e soggettivo…in balia delle pulsioni del singolo.

Ed ancora di più hanno fatto i sacerdoti delle varie religioni arrogandosi il compito di regolamentare e calmierare il comportamento degli individui e, più estesamente, delle società e dei popoli…e molto va a loro merito!

Essi infatti, hanno diffuso l’idea che fosse il Dio Creatore ad inculcare in noi un cosiddetto “pensiero e comportamento etico”…annunciando guai per chi trasgrediva!

In tal modo l’etica (usi e costumi conformi all’etica) assumeva sempre più diffusione, imprescindibilità e autorità.

Un tale idea ha talmente radicato nelle nostra struttura mentale e culturale che ancora oggi sono in molti a pensare che l’etica sia in noi connaturata con la nostra creazione ed abbia quindi origine divina…sempre tetragona ed immutabile…cui riferiamo ogni nostro pensiero e comportamento in relazione al giudizio del bene e del male personale e sociale…in modo da non sbagliare come, in genere, accadrebbe se l'etica fosse stata elaborata dagli umani: ed in effetti accade che…qualche volta...non sbagliamo.

In realtà , pur su basi biologiche (neurobiologiche) dovute ad esigenze primordiali di sopravvivenza, è stata poi la nostra “evoluzione culturale” a procedere, sviluppare e ridefinire concettualmente l’etica... sia come comportamento necessario…via via sempre più adatto ed efficace per la convivenza sociale degli individui e dei popoli…sia anche come concetto astratto, tendente all’assoluto, elaborato dai filosofi e dai sacerdoti già 2000 o 3000 anni prima di Cristo.

Come estensione biologica, mi par si possa dire che un tal comportamento (diciamo pure etico) è presente in “nuce” in tutti gli animali e tanto più negli animali sociali e nei primati…proprio per evoluzione genetica particolarmente orientata alla convivenza in branco.
Ma anche fuori dal branco…c’è chi, pur solitario, segna e delimita il proprio territorio.
Citazione:
Ognuno ha i "suoi" moti di spirito ed una sua etica allora e il giudizio di valore è quindi del tutto soggettivo.
In effetti l’etica (il comportamento reputato conveniente per il vivere comune e per il riprodursi) nasce come esigenza soggettiva che sempre più si oggettivizza nella convivenza sociale (gestione politica, commerci, diritti, tolleranze reciproche, ecc...)…pur con basi comuni, per le diverse società.
Citazione:
Il cannibale, l'eschimese, o chi vogliamo e ognuno all'interno della sua comunità ha una sua etica che si spiega nelle sue particolarità… differente dalle altre persone.

Infatti è così…anche per noi ovviamente…che, civilmente, dovremmo sforzarci di elaborare e rendere comportamenti e concetti etici sempre più evoluti in relazione a empatia, solidarietà, dignità umana, rispetto di ogni sensibilità, eguaglianza dei diritti, e persino provare amore per il prossimo…quando sia possibile, ecc…
Citazione:
E questo dimostra anche il motivo per cui è dovuta sopraggiungere una codificazione esterna all'uomo, i codici e le leggi, affinchè tutti avessero un paradigma comune.
Ma codificazione esterna da parte di chi?...da parte del Dio di Mosè?...forse!
Ma non è che si dimostri niente…visto che non è dimostrato che un Dio, pervasivo o meno che sia, si occupi di noi umani.
Ma nemmeno è dimostrato che il divino esista!
Direi che uno può solo crederci per fede…se ci crede!
Citazione:
Se nella filosofia della mente ci sono correnti di pensiero esternaliste ed internaliste in riferimento al cervello/mente se non si ritiene giusta la teoria fisicalista per cui noi siamo il prodotto di neuroni e sinapsi che quindi è internalista significa che dobbiamo metterci prima d'accordo su dove noi agenti razionali riteniamo che l'etica nasca: sia dal punto filosofico ,sia dal punto della moderna filosofia della mente.
Circa l’origine, sia sul piano delle esigenza fisica della continuità del gene, che della elaborazione concettuale, mi par di averne sopra accennato: sulle primordiali basi neurofisiologiche evolutive, infatti, si innesta (si è innestata) ad un certo punto, l’evoluzione culturale…forse da quando sono comparsi la scrittura ed i miti...ma anche da prima, con le regole per la caccia.
Citazione:
Se riteniamo che sia interna allora coerentemente dobbiamo accettare le teorie fisicaliste che il nostro pensiero è il prodotto di neuroni e sinapsi e quindi tutta la parte emotiva e spirituale, compresa l'etica di quel "a priori" su cu isi fonda l'I.C kantiano.
Ma quanto influisca in pratica l'I.C. Kantiano non saprei: Kant niente sapeva di neuroscienze e neodarwinismo evolutivo: il suo era solo un logico ragionare su ipotesi.

In effetti il neodarwinismo…con susseguenti sviluppi delle teorie neuropsichiche… pone l’ipotesi di un processo cerebrale elettrochimico e quantistico…da cui emerge il nostro pensare, sentire ed essere razionale, irrazionale, emotivo, affettivo, spirituale, ecc…
Oppure si può ipotizzare l’intervento divino: cosa sarà più probabile?
Citazione:
Ciò che voglio arrivare a dire è che non c'è una dimostrazione validativa che noi "internamente" abbiamo una verità etica/spirituale
Ma credo invece che evolva in noi, per acquisizione culturale in ciascuno di noi ed in interazione globale, una certa effettiva capacità conoscitiva, etica e spirituale!

Certo che non è per effetto di magia che accade…. come fosse un wishful thinking di qualcuno: è il prodotto della naturale evoluzione biologica, neurale e culturale del vivente ed, infine, dell’HSS.

Ultima modifica di ulysse : 02-09-2013 alle ore 17.45.48.
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Vecchio 03-09-2013, 19.10.18   #49
ulysse
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Citazione:
Originalmente inviato da gyta
secondo il mio modo di intendere.....
Ciao gyta!
....riprendo questo tuo precedente post perchè sono stupito…direi anche confortato… per quanto il tuo post di commento a quello di paul11, si uniformi al mio: c’è quasi una concordanza di significati!...ti pare possibile?

Intanto riporto la frase seguente…che non so attribuire, ma forse è di paul11... in relazione alla possibile evoluzione umana di 2000 o 3000 anni: sia essa (evoluzione) genetica o culturale.
Citazione:
….devi risponderti in cuor tuo se ritieni che in duemilacinquecento anni di storia da quei pensatori noi sappiamo amare meglio di loro.
Direi che, per l’evoluzione genetica, 2000 o 3000 o anche 10.000 anni sono un niente: gli abitanti della città di Uruk nella Mesopotamia del V o VI millennio a.c….non erano certo biologicamente diversi da noi...a giudicare dalle loro organizzazioni sociali e dai manufatti che ancora ci restano.

Culturalmente, invece, diversi lo erano certamente…per cui si parla…rispetto a quegli antichi, di una nostra evoluzione culturale, piuttosto che genetica.

Quanto all’amare... se il loro senso d’amore fosse più o meno evoluto del nostro non sappiamo…o piuttosto io non saprei.

Il sentimento dell’amore, in specie quello sessuale, è un impulso primordiale, per cui in assenza di un controllo ratio/culturale poteva e puo' essere facilmente soggetto ad eccessi in un senso o nell’altro: le tragedie greche ci danno un saggio di tali eccessi.

Quanto all’amore generalizzato e universale…credo che la frase ”ama il prossimo tuo come te stesso!...anziché denunciare l’eccellenza straordinaria che Gesù rappresentava, denunci piuttosto una generale deficienza: un amore generalizzato al genere umano era piuttosto raro a quei tempi e per molti tempi a venire…certo assai più raro di quanto non sia oggi…pur coi nostri egoismi.
E per questo Gesù sentiva allora il bisogno di raccomandarlo!
...e certo la raccomandazione vale anche ora.

Infatti Gesù, col suo predicare l’amore universale, costituiva una punta di eccellenza estrema e credo che proprio a questo fosse dovuto il successo della sua predicazione, in specie fra i semplici, nonchè ala base della esplosione del cristianesimo.

Il concetto di amore universale che la frase esprimeva in quei tempi di tanti oppressi e di pochi potenti dominanti crudelmente, era, per allora, inconcepibile: per questo, appunto, il concepirlo da parte di Gesù ed il diffonderlo, fu una vera rivoluzione…stupefacente anche per i secoli a venire!

Forse solo ai nostri giorni, per "evoluzione culturale", il comune sentire e comportarsi vi si adegua...almeno in parte.

Del resto è da poco tempo, forse solo mezzo secolo, che i mezzi di trasmissione del pensare e del sentire sono preponderanti!

E' in riferimento a questi mezzi che avviene (forse a nostra insaputa) la nostra formazione ed educazione culturale e sentimentale...con, e oltre, il nostro stesso impegno.

Se essi (mezzi di trasmissione) eticamente decadono, anche la società e noi stessi.... eticamente... entriamo in crisi: e, forse, è ciò che sta accadendo di questi tempi!
ulysse is offline  
Vecchio 03-09-2013, 23.55.08   #50
paul11
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Riferimento: Ma è veramente importante sapere se Dio esiste?

Ciao Gyta, abbiamo scopi e finalità simili, ma avendo premesse diverse portano allo svolgimento della problematica in maniera ancora diversa.
Non è affatto detto che vi sia una verità “interna”, molte correnti cognitiviste pensano all’”esternalismo”, cioè che noi in qualche modo riflettiamo il mondo esterno “Reale”.
Le esperienze sono nostre , interne, ma il pensiero è qualcosa che sta fra noi e il mondo esterno .
Volevo comunque dirti, che ritengo l’uomo potenzialmente capace di costruire il Paradiso in Terra. Per cui semmai sono deluso , ma non sfiduciato.

Ciao Ulysse,
è vero,oggi non mettono più in croce,nella modernità mettono nei lager e fanno uno sterminio di massa con il gas. Oppure modificano un virus e lo mettono in giro per diminuire un poco la demografia. Ci sono molti modi per uccidere, specialmente a distanza, così ci si “lava” meglio la coscienza., non si prova empatia fra carnefice e vittima, non si sa mai che si provi pietà.

ll nostro Essere è un immutabile, noi amiamo proviamo dolore , sofferenza o gioia anche in contesti storici diversi , allo stesso modo.


Noi siamo quegli Esseri immutabili con tanta tecnica in più, prima facevano del male con una spada nell’età del bronzo , ora lo fanno con l’atomica nella modernità.

Dovresti spiegarmi nella mappatura del genoma umano dove stanno le sequenze degli acidi nucleici che predispongono l’etica.
paul11 is offline  

 



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