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25-03-2008, 00.05.49 | #32 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Cos'è il Nulla?
Citazione:
Severino mi pare di poter dire che rimproveri a Hegel il modo in cui vuole superare la contraddizione (di contraddizione parla abbondandemente anche il bresciano): la contraddizione non si risolve nel divenire-altro del concetto astratto, nel primo momento, che poi incontra la sua negazione e vi entra in sintesi in cui il qualcosa iniziale, posto come altro dell'altro in cui si nega è al contempo conservato e negato nel suo essere in unità con la negazione che gli appartiene. Severino dice: ovviamente il qualcosa astratto non è l'universale che abbiamo nel momento della sintesi (perchè appunto il qualcosa non è più "isolato" dal suo altro), tuttavia Hegel, ammettendo che l'universale non è il particolare pone il particolare (il momento indeterminato, astratto) come annullato, quantomeno nella sua forma. Dunque per affermare che c'è stato divenire si è costretti a dire, da un lato, che è il qualcosa iniziale particolare ad essere protagonista del processo e divenire l'universale grazie alla mediazione del suo opposto, dall'altro lato per poter dire che il qualcosa iniziale non è il suo risolvimento (e questo risolvimento è tale) deve porre la forma dell'immediatezza iniziale come annullata, annientata. Porre la relazione (altrimenti non c'è divenire) e non porla (per lasciar essere il risultato di questo divenire). Di mezzo Hegel deve metterci l'annullamento totale dell'immediatezza. E Severino non può accettare che gli si dica che il momento dell'intelletto astratto è svanito nel nulla, sia pure nella sola forma immediata, giacchè Severino ci dice che ogni cosa è eterna, non solo il risolvimento (come fa Hegel) della contraddizione, ma tutte le parti della totalità di ciò che appare, e se qualcosa appare, se l'immediatezza appare (se non apparisse non la si potrebbe nemmeno affermare) allora non può annullarsi, ma al massimo scomparire. Tuttavia quando dici apparire empirico esce dal cerchio dell'apparire trascendentale non significa che l'apparire esca da sè stesso, altrimenti la contraddizione sarebbe di nuovo riproposta (per cui qui dentro qualcuno, non tu, diceva che Severino affermava contemporaneamente l'apparire e il non-apparire di qualcosa. Quando l'ente scompare, non si annulla la sua relazione con l'apparire, si assenta, e solo se non si scorge che l'apparire è identico a sè stesso, così come l'ente e la loro relazione si può affermare che l'uscire dall'apparire sia l'annullamento di questo apparire fenomenico). Per tornare al nulla, dunque, secondo la visione severiniana Hegel non sfugge all'alienazione occidentale. L'acquietarsi del divenire al momento del risolvimento nell'unità degli opposti presuppone comunque che qualcosa se ne sia andato nel nulla inteso come nihil absolutum. Per il resto la distinzione tra nulla relativo e nulla assoluto presuppone che il nulla relativo non sia nulla assoluto e dunque essente (non ci sono gradi di esistenza, una cosa è se è, non è se non è), quindi un positivo significare. |
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25-03-2008, 00.07.40 | #33 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Cos'è il Nulla?
Citazione:
La logica dell'essere umano è intrisa di nulla da cima a fondo. Ahimè. |
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27-03-2008, 17.54.43 | #34 |
Ospite abituale
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Nulla e vuoto, bene e male.
Caro Artigiano della Filosofia,
annoti: “Se intendiamo analizzare il "vuoto" dobbiamo superare la generalizzazione, quindi direi vuoto di cosa?”. Non altrimenti potremmo argomentare circa il nulla: nulla di questo o di quest’altro, dunque qualche cosa di quest’altro o di questo. Ma mi pare che l’argomento sia il nulla senz’altro, il nulla di cui neppure possiamo dire sia, affinché non siamo costretti a concedergli qualche cosa, ma di cui neppure possiamo dire non sia, affinché non siamo costretti a negarlo e dunque ad affermare qualche cosa. Non altrimenti, dunque, si potrebbe argomentare, se in luogo del nulla ponessimo il vuoto: si tratterebbe d’un mero mutamento di voci. Continui: “Ritornando al concetto ideale di "buono " o "cattivo" aggiungo che sono due qualità indinspensabili al nostro "libero arbitrio" altrimenti non ci sarebbe la possibilità di esercitarlo.” Mi pare che bene o male non siano tanto affezioni necessarie del nostro arbitrio, quanto piuttosto effetti del nostro giudizio: e veramente, potremmo giudicare tutto bene ovvero tutto male ovvero tutto indifferente, ma non perciò saremmo impediti dall’eleggere una cosa od un’azione piuttosto che un’altra. Concludendo, domandi: “Quando accade una catastrofe naturale è buona o cattiva? La natura è buona o cattiva? Le belve feroci sono buone o cattive?”. Senza dubbio i medesimi casi possono essere giudicati altrimenti, secondo l’opinione o l’utilità del giudicante: un morbo furiosissimo che affligga una regione intera, decimandone i viventi, benché per sé sia indubitatamente un male, sarebbe giudicato un bene da un esercito invasore, il quale, in grazia della rovina degli invasi, potrebbe vincere senza pagar prezzo di sangue; non raramente i sacerdoti stimano che pestilenze o moti della terra o del cielo, i quali facciano conveniente strage di mortali, siano castighi mandati da un dio agli uomini, per punizione di peccati passati o per ammonizione contro peccati futuri. Ma è difficile affermare che questi eventi non siano per gli uomini, universalmente considerando, mali funesti. In somma, qualche opinione comune, circa ciò ch’è male e ciò ch’è bene, mi pare che gli uomini abbiano probabilmente: non sono molte, è vero; ma se essi, in ogni secolo ed in ogni terra, si congregano in popoli o convivono in città, si cibano di cose simili, compiono azioni non dissimili, suppongo che non possiamo dire che dissentano sempre, ovunque siano e comunque stiano. Ma il non dissentire sempre, in ogni luogo ed in ogni modo, non porta forse seco di necessità che qualche giudizio sia, tra gli uomini, costante e comune, circa il bene ed il male ?. Anakreon. |
27-03-2008, 18.16.59 | #35 |
Ospite abituale
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Scienza della natura e principii della ragione.
Annoti, caro Laerziade:
"Forse i filosofi di cui si parla sapevano ben poco di fisica o di costituzione dell'universo per cui si rifugiavano nelle logica. ...oppure sono io a saper così poco di logica ...da rifugiarmi nelle fisica.". Mi pare intendere che, secondo Te, la scienza della natura non proceda secondo i principii della ragione o, al meno, che possa procedere senza i principii della ragione. Dunque, in virtù di che procede ?. Anakreon. |
27-03-2008, 22.06.16 | #36 |
Ospite
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Riferimento: Cos'è il Nulla?
Il nulla è il contrario di essere .
il nulla può essere considerato originario quanto l'essere è altrettanto importante anche per l'esistenza umana che si apre ad esso continuamente ma può essere visto all'opposto come un termine privo di senso, un'equivoco prodotto da un certo uso linguistico |
18-04-2008, 18.38.30 | #37 | |
Ospite
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Riferimento: Cos'è il Nulla?
Citazione:
Che domanda impegnativa! Ti rispondo brevemente, con l'aiuto di Parmenide. L'essere è, il non essere (cioé il nulla) non è. Il nulla si oppone all'essere, ma al contrario del secondo, non può essere pensato. Infatti, non si può non pensare al nulla, in quanto, nel momento in cui lo pensi, il nulla diventa qualcosa, ossia essere. Riguardo al colore, immagino che il nulla sia nero, scurissimo e per questo si confonde con la notte (visione molto romantica la mia, ne sono consapevole...) |
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18-04-2008, 20.33.23 | #39 | |
Utente bannato
Data registrazione: 14-04-2008
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Riferimento: Cos'è il Nulla?
Citazione:
Concordo è una convenzione, non è. Come è un convenzione lo spazio vuoto. Ci sono atomi e particelle una scala sufficiente per inglobare un atomo nello spazio intergalattico c'è di sicuro. Non solo ma lo spazio vuoto è pur sempre una parte dell'universo. Solo convenzione, un a-priori del pensiero indispensabile come lo "0". |
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19-04-2008, 16.08.57 | #40 |
Ospite abituale
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Riferimento: Cos'è il Nulla?
Paradosso del nulla: sia che il nulla ci sia, sia che non ci sia, è essere e non nulla. La filosofia di Parmenide si regge su questo ineliminabile fulcro, con una logica alla quale si riferisce anche Nottesilente.
Però Hegel aveva ragione: che cosa ci serve questa considerazione astratta? Soltanto se tradotta in una dialettica di opposti (essere-nulla) essa acquista un significato e addirittura - come lui pensava - diviene la struttura del mondo. |