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11-10-2007, 18.47.45 | #5 |
Ospite abituale
Data registrazione: 28-07-2005
Messaggi: 80
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Riferimento: "L'uomo può pensare solo ciò che può dire".
E' la filosofia del linguaggio.
Il linguaggio non è più uno strumento ma è l'oggetto della filosofia, la quale attraverso esso possiede la conoscenza del reale, proprio perchè solo ciò che possiamo dire può essere pensato. Ora, la cosa è molto complessa eh.. Spero di averti dato un idea.. |
11-10-2007, 20.27.18 | #6 |
Ospite
Data registrazione: 10-10-2007
Messaggi: 7
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Riferimento: "L'uomo può pensare solo ciò che può dire".
Scusate se mi permetto.... mi rendo conto che la vostra cultura in materia è vasta,ma non credo che cosi stiate aiutando re sole...perchè utilizzare un linguaggio così complicato?? io purtroppo non riesco a comprenderlo molto bene...e penso che il parlare difficile non sia sinonimo di sapere... al contrario, esprimere concetti complessi con semplicità di linguaggio,questi si che è la vera maestria!!!con questo non voglio offendere assolutamente nessuno e sinceramente credo che sappiate quello che dite,ma dovete permettere che anche una persona con un bagaglio concettuale più povero possa starvi "appresso"!
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12-10-2007, 01.27.55 | #7 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 30-06-2007
Messaggi: 710
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Riferimento: "L'uomo può pensare solo ciò che può dire".
Citazione:
Cerco di attenermi al suggerimento di Robian (che condivido in pieno). Ignoro l'autore della citazione, ma a me sembra un assunto molto vero e inevitabilmente condivisibile. E trovo che per comprenderlo sia sufficiente cercare il significato dei termini impiegati ( dove per "cercare" intendo proprio cercare: se dovessi dirlo a mio figlio direi "cercare sul dizionario", cominciando dal termine "pensiero" o "pensare"). "Pensare" non è un atto singolo ed immediato. "Pensare" è sempre e comunque un "procedimento". Pensare non è percepire (o sognare) UNA immagine, ma è invece "legare" in una trama , più o meno complessa, PIU' immagini.... traendo dal loro insieme qualcosa che va ben oltre la loro semplice somma. Per recepire UNA immagine , e anche per vivere le senzazioni che ti provoca, non hai bisogno di parole. Del linguaggio hai però necessità quando vuoi descrivere l'immagine vista o comunicare le sensazioni che ti ha prodotto. Del linguaggio hai poi necessità assoluta quando vuoi esprimere ciò che vedi nell'insieme di PIU' immagini e che va oltre il loro semplice insieme di fatto. ECCO: per pensare hai necessità di raccontare a te stesso, con calma, le immagini che hai visto e le sensazioni che ti hanno prodotto. Per far questo hai necessità di poterle "dire" (racontare, appunto) a te stesso (almeno). Quanto più sarai incapace di "dire", tanto più sarai impossibilitato ad andare OLTRE la semplice percezione dei singoli fotogrammi, e tanto più questi resteranno fotogrammi isolati , magari fonte di innumerevoli sensazioni, ma impossibilitate a fondersi e sublimarsi e nobilitarsi lievitando in "pensiero". Robian... si capisce? |
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12-10-2007, 09.22.39 | #8 |
Ospite abituale
Data registrazione: 31-07-2007
Messaggi: 343
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Riferimento: "L'uomo può pensare solo ciò che può dire".
Come spiega bene Galimberti, il nostro linguaggio, come il nostro pensiero, è costruto sul principio di identità: A=A, mela=mela,
di non contraddizione: A non è uguale a non-A. del terzo escluso: tra A e non-A non c'è una terza possibilità. Anche il pensare, nel senso del ragionamento, obbedisce alle stesse regole logiche. Da Parmenide in poi il linguaggio dell'occidente è il linguaggio dell'Uno. Il linguaggio della ragione è diverso dal linguaggio del simbolo. Il simbolo ci dice che A=A e A=non-A. Il nostro linguaggio rispecchia il nostro pensare. A meno che io non stia sognando, difficilmente vedrò una mela e penserò che quella è una mela ma anche qualcos'altro. Se vedessi anche il qualcos'altro non avrei le parole per esprimerlo, non potrei dirlo. Potrei esprimerlo raffigurandolo, potrei metterlo in poesia, ma non potrei dirlo con una serie di sillogismi, non potrei dimostrarlo. Ecco perchè l'uomo occidentale può pensare, nel senso di pensiero logico, solo ciò che può dire, con il linguaggio delle parole. La parola stessa è come un fascio di luce direzionata che illumina ma anche delimita una cosa, escludendo tutti gli altri sensi e significati. Il linguaggio simbolico invece è un'apertura di senso. A differenza del segno che indica una cosa sola, come la parola, il simbolo gravita in prossimità del sacro dove le differenze si annullano. Non so se sono stata chiara... boh! |
12-10-2007, 11.38.29 | #10 |
Ospite abituale
Data registrazione: 10-06-2007
Messaggi: 1,272
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Riferimento: "L'uomo può pensare solo ciò che può dire".
Io comincerei col lasciare da parte tutto quello che potrebbe dire in proposito la filosofia del linguaggio in una o l’altra delle sue concezioni, del resto continuamente discusse e rese più discutibili dall’avvento dell’informatica: e penso che può essere illuminante chiamare a testimone la fede, presa dapprima nel suo ampio significato di adesione a un certo parere o un “si dice”, più che a una ben congegnata proposizione. Eppure anche qui il pensiero cerca qualcosa che va al di là della chiacchiera e degli usi emozionali o pragmatici della parola - forse “la verità”? - e il problema diventa: può il linguaggio arrivare a cogliere la verità? Se lo domandi ai filosofi, presi uno per uno, diranno di sì (la verità è ciò che essi hanno detto) ma se vuoi andare al di là del loro orgoglio professionale e domandi perché non c’è accordo fra loro, potrai anche pensare che è il linguaggio che non è in grado di arrivare a esprimere la verità, mentre il pensiero stentato e anelante del più umile certosino è già in possesso della verità, anzi dell’assoluta verità. In questo caso è la fede che sembra dare ali al pensiero, anche se il fedele non sa dire a che cosa egli pensa e può sentirsi abbandonato dalla grazia di Dio ….E se portiamo all’estremo la fede in una sorta di estasi, qui è certo che il pensiero sembra sollevarsi arditamente di fronte a ciò che si dice – quel pullulare di sante e paradossali parole che può sembrare un amoroso non-senso. Ed è qualcosa che si riduce a un sussurro o un gemito nel fedele che si stringe in sé, e diviene un abisso nel pensiero del mistico – cioè di colui per cui è poca cosa perfino il nome di Dio di fronte a ciò che vede splendere davanti al suo ammutolito pensiero. Dunque la fede è quella che smentisce quella lapidaria sentenza.
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