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13-10-2007, 17.02.39 | #16 |
Ospite abituale
Data registrazione: 31-07-2007
Messaggi: 343
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Riferimento: "L'uomo può pensare solo ciò che può dire".
Io intedevo dire che "pensare" mi sembra più un'attività legata alla nostra facoltà razionale.
E, leggendo Galimberti, mi era sembrato di capire che il limite del nostro linguaggio è anche il limite della nostra ragione. Per esprimere certe intuizioni o "rivelazioni" si adopera il linguaggio dei simboli, che non è fatto di parole, ma di immagini. Se poi l'intuizione o la rivelazione siano assimilabili al pensare, questo non lo so, sempre a causa delle mie spaventose lacune culturali. |
13-10-2007, 23.42.41 | #17 |
Ospite
Data registrazione: 28-09-2007
Messaggi: 4
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Riferimento: "L'uomo può pensare solo ciò che può dire".
sono d'accordo con emmeci, nel senso che se intendiamo la frase relativamente agli studi di filosofia del linguaggio, cioè per dirla con il primo Wittegenstein, che se la parola non significa un qualcosa che abbia un senso sperimentale è meglio tacere, vedi la meafisica, la frase viene smentita solo dalla fede!. Infatti non come è il misitico ma che è, dicevano gli uomini del circolo di vienna.
Ma la frase in sè può avere due altri significati contrappost. La negazione assoluta della possibilità del pensiero di creare, oppure la possibilitò del pensiero di creare ogni tal volta ci sia la necessità nuovi termini, vedi il linguaggio nato con la scienza moderna, i "vecchi" neologismi. Nel primo caso si tratta di oggettivismo assoluto, nell'altro di soggettivismo assoluto. In entrambi i casi si tenta di definire comunque il legame stretto tra pensiero e linguaggio, tipico della nostra società contemporanea. La frase è solo una provocazione. ciao |
15-10-2007, 20.59.49 | #18 |
Ospite
Data registrazione: 10-10-2007
Messaggi: 11
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Riferimento: "L'uomo può pensare solo ciò che può dire".
Salve a tutti!!!
Cercherò di essere il più chiaro possibile. Ringrazio tutti per avermi dato la possibilità di riflettere su una frase che come già sapete ho trovato sul libro di testo di scienze sociali! Cercando tra i vari forum ho pensato bene di scegliere il seguente per approfondire un ragionamento con persone che amano confrontarsi. Ognuno è degno di rispetto nella posizione che ha assunto in quanto quello che poi ha inserito è una posizione che nasce dal proprio pensamento. Per questo ringrazio emmeci, daniele tolu e donella (a te chiedo solo se puoi fare un ultimo sforzo: sinceramente a grandi linee il discorso l'ho capito...ma potresti se riesci renderlo più semplice...e magari se non chiedo troppo ...con qualche esempio...perdonami ma immagina di doverlo spiegare a ragazzi del primo liceo...te ne sarei grato). Ah dimenticavo Zagor...da cosa deduci che la frase sia solo una provocazione? Magari sei tra coloro che vedendo il sole che sorge o tramonta quasi quasi ti viene difficile credere che invece...sta fermo... ed è la terra che si muove!!! Comunque...buona vita a tutti. |
16-10-2007, 01.46.45 | #19 |
Ospite abituale
Data registrazione: 19-05-2007
Messaggi: 189
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Riferimento: "L'uomo può pensare solo ciò che può dire".
ma forse alla fin fine è spesso vero che si puo' pensare colo cio' che possiamo dire, quindi esprimere in un linguaggio.
Questo è il pensare razionale (che come ricordato da qlche utente prima, soggiace elle medesime regole della logica). D'altro canto il pensare non si esaurisce certo in due sole categorie: accozzaglie informi di sensazioni e percezioni vage versus pensieri di relazioni tra cose strutturati come logica vuole. C'è un confine tra le due cose, una zona d'ombra. Esiste un pensare, un figurarsi, un immaginare dei "mondi" che il linguaggio, seppur potente che utilizziamo, non riuscirà mai ad esprimere! Basta citare i limiti strutturali di tutti i sistemi formali (abbastanza espressivi) e quindi anche del linguaggio stesso. In pratica parafrasando il succo del Teorema di Godel: esistono VERITA' (quindi pensieri pensabili, percepibili in qualche modo, ed essendo verità x definizione, nn sn certo "contraddizioni" o "Illusioni" linguistiche in stile "non-essere di Parmenide") che comunque trascendono per forza di cose il sistema formale (qui leggi come "Linguaggio") e non possono essere espresse da esso. Ma esse restano verità! Noi lo sentiamo...noi lo possiamo anche dimostrare cogliendo relazioni e intuendo proprietà delle cose anche al di fuori dello stesso linguaggio di partenza, cioè come si suole dire "uscendo dal sistema formale", guardandolo dall'alto, cogliendo la sua natura meta-teorica. Quindi, fatto questo, possiamo creare un nuovo linguaggio che contempli quello che prima era "inesprimibile" semplicemente ponendo in essere una nuova convenzionalità di simboli e relazioni, piu' complessa d quella del linguaggio di partenza. Finita qui? no xkè la prova di Godel vale PER OGNI SITEMA FORMALE possibile (quindi di cui se ne puo' "dire qualcosa"). Ma quindi anche in qsto nuovo linguaggio-ampliato e piu' potente (che ora è diventato esprimibile quindi e non piu' solo pensabile in modo confuso) eisteranno ancora alre VERITA' in esso non esprimibili! e cosi via...all'infinito. |
16-10-2007, 08.47.47 | #20 |
Ospite abituale
Data registrazione: 10-06-2007
Messaggi: 1,272
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Riferimento: "L'uomo può pensare solo ciò che può dire".
Era veramente il massimo che potevo aspettarmi, l’aver dato una scossa, con qualche parola, al Re Sole! Grazie comunque per l’attenzione concessa al mio vagolante intervento. Perché, ripensando all’affermazione di base, così com’è formulata, mi pare di essere andato oltre i suoi termini e aver forzato il senso delle parole. Probabilmente chi ha usato quell’affermazione pensava semplicemente al fatto che se uno non sa definire un concetto è come se neppure lo conoscesse: quella, cioè, che è in sintesi la filosofia di Socrate almeno da come appare nei primi dialoghi di Platone, ma che scorre in tutti quelli che egli ha scritto sotto l’insegna di un Socrate che non esisteva più. Ed era tanto convinto, Platone, della giustezza di ciò che insegnava Socrate nelle sue passeggiate ateniesi, che addirittura fu spinto a glorificarne il pensiero facendo dei concetti di cui Socrate si serviva come necessaria base per arrivare alla verità, quelle che lui chiama idee, cioè superforme, essenze esistenti al di là della nostra propensione alla chiacchiera.
Ma vedo che, anche con questa doverosa rettifica, la mia risposta può essere giudicata troppo libera e stravagante, soprattutto se la metto a confronto con quello che può aver inteso dire un libro di sociologia dove, come dici, appare quella sentenza. Che vuoi farci? E’ un mio difetto di intendere le parole in un senso più alto di quello che l’interlocutore voleva dare: ciò che era, d’altra parte, anche un difetto di Socrate. |