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29-05-2003, 23.24.03 | #34 |
iscrizione annullata
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Messaggi: 1,952
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Perchè dovrei prenderla male, solo perchè mi dici che non riesci a capire ciò che ho scritto?
Se ti interessa prova a rileggere il messaggio tra un po', forse ti sembrerà diverso. E non ti dico questo per non dialogare con te: è solo che sono concetti di cui più di tanto è inutile dire perchè non si semplificano con le parole, anzi si rendono più confusi. Forse ci vuole più tempo per metabolizzarli, non possono far parte di un 'botta e risposta'. Un abbraccio e, spero, a presto, Rodi |
30-05-2003, 12.18.21 | #35 |
Ospite abituale
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d'accordo
ma il punto in una discussione è:
tu hai una teoria e io ne ho un'altra. È impossibile che entrambe siano accettabili perché entrano in conflitto tra loro: è viabile una sola delle due teorie (almeno applicate allo stesso campo). Quindi lo scopo è forse quello di capire perché l'altro è convinto di quello che asserisce: il piú delle volte sono premesse diverse sulle quali è inutile discutere, per cui ognuno resterà della propria opinione. Il miracolo avviene quando uno dei due riconosce di aver sbagliato, e accetta la teoria dell'altro. O almeno riconosce che ci sono dei punti che lo lasciano dubbioso. Chiaramente ci sono fasi, in questo processo, nelle quali qualcuno può sentirsi attaccato e rimanerci male, quindi rispondere male. Sono in ogni caso piú propenso ad accettare uno scontro di questo tipo, che ha come fine l'integrazione di due pensieri, o l'assimilazione dell'uno da parte dell'altro (con relativa crescita interiore per chi cambia), che non ad un atteggiamento di reciproca compiacenza delle proprie opinioni, per quanto possa risultare piacevole... Claudio, aspetto tue nuove, in effetti preferisco litigare con te, che non discutere di come si dovrebbe discutere... Fatti vivo. |
30-05-2003, 12.30.03 | #36 |
iscrizione annullata
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Messaggi: 1,952
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Io parto dal principio che non ci sia una teoria giusta in assoluto, ma ci siano teorie giuste per noi stessi.
Non siamo tutti uguali e non abbiamo tutti le stesse esigenze di base. Ed alcune filosofie di vita perdono il loro significato e si contraddicono da sole nel momento stesso in cui portano ad un battibecco. Non è compiacenza, è che dovrei esprimerti quel che sento attraverso un tipo di messaggio che non ha nulla a che vedere con il messaggio stesso. Per quello ti esortavo a pensarci un po'. Un abbraccio |
31-05-2003, 00.33.45 | #37 |
Ciò che è, è!
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Messaggi: 202
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Cari ragazzi
Amo molto conversare e leggere questo genere di cose, le preferisco alla Settimana Enigmistica sotto l'ombrellone, tutto qui!
Purtroppo (...e non direi poi tanto!!!) al mare non porto via il pc. Vedo che molti hanno scritto, ma ora non ho il tempo di leggere tutto. Mi ero fatto uno scritto per AFranco, che C/I qui di seguito. Io non intendo litigare con nessuno, mi dispiace per te AF: *** per Antonio Franco Innanzitutto vorrei che capissi il senso della mia frase. Ho fatto semplicemente un esempio per chiederti come se ne potrebbe venire fuori in un caso del genere; implicitamente la mia risposta è: “Non se ne viene fuori!”. Perché? Perché assumendo posizioni in partenza non siamo come compaesani che cercano un modo funzionale, costruttivo ed efficace di collaborare nella vita del paese, ma siamo come due stranieri che si danno battaglia, non parlano la stessa lingua e con la loro bandiera tentano di andare a conquistare il campo “nemico”; non ho voluto avviare un dibattito o, peggio, una sfida di logica per ottenere la “vittoria della ragione”. Non ho alcuna intenzione di vincere o convincere nessuno. Effettivamente ho assunto una posizione nei confronti di ciò che credo che sia vero, ma non pretendo certo che tu la condivida e tantomeno intendo convincerti della validità. Già in quest’ultima affermazione, la parola “credo” possiede in sé il germe del dubbio e per me, ciò che è dubitabile, non vale la pena di sbandierarlo tanto in giro o di assumerne una posizione, ha un po’ il sapore dell’utopia, dei sogni ad occhi aperti. È molto bello sognare e condividere i propri sogni, purché si rimanga consapevoli della loro essenza. Comunque, se ti può interessare, posso procedere con una mia brevissima esposizione. Esistenza è Ciò-che-è!. Ciò-che-è è tutto ciò che percepisci e/o immagini; è l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo; è il particolare e l’insieme; è ovunque possa dirigersi la tua attenzione; anche tu e la tua attenzione sono parti integranti di Ciò-che-è, cioè l’esistenza. Se non riesci a percepire Ciò-che-è non potrei procedere con questa esposizione, perché nulla saresti in grado di percepire. Il senso di essere, di esistere è una percezione non sensoriale, come il pensiero, non lo conosciamo attraverso i sensi. I sensi sono un mezzo efficace che il corpo ha sviluppato per esistere nel mondo e mantenersi in vita come corpo. Ma il senso di essere viene prima dei sensi. L’Assoluto non è sperimentabile con i sensi, ma lo puoi percepire con la metafora. Molte ne sono state fatte per riferirsi all’Assoluto. In questo caso direi che può andare bene quella dell’energia. Nulla si crea e nulla si distrugge è stato detto, tutto si trasforma. In questo caso Assoluto è sinonimo di Energia, un grande mare e onde in superficie: noi vediamo tante onde (corpi animati ed inanimati, suoni e situazioni, pensieri e stati d’animo) dimenticandoci che sono appartenenti allo stesso unico mare. Noi siamo costituiti dall’Assoluto, ma ci relativizziamo, definendoci ed identificandoci in qualcosa, perché in una energia differenziata siamo nati e cresciuti e per mantenere la forma in cui ci troviamo ad essere. Il tempo (esistente solo nel relativo) ci ricorda che tutto cambia e che non possiamo attaccarci troppo, perché la forma rigida si spezza. Nella grande illusione di essere limitati, l’Assoluto gioca a questa relativizzazione sempre nuova. Forse “gioca” non è il termine migliore, perché è necessario relativizzare, altrimenti non potremmo distinguerci da in tavolo o da una tastiera, o da un nostro interlocutore. Spero di aver reso adeguatamente l’idea. Ma discuterlo per me è inutile. A proposito, cosa intendi tu per “utilità”? Ciao |
05-06-2003, 19.47.41 | #38 |
Ospite abituale
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Solo noi siamo i creatori della nostra realtà
a Fake Plastic Trees
In merito al tema “Né colpe, né mariti” io avrei una mia tesi o verità, molto diversa da quella esposta, che vorrei esprimere ai fini di un sereno dibattito. io non dovrei avere sensi di colpa poiché ogni esperienza che la vita mi mette davanti mi serve per crescere (evolvere) se ne comprendo il significato. E’ dall’errore che imparo. Altrimenti l’esperienza si ripeterà con maggiore intensità fino a che non imparo la lezione, magari attraverso la sofferenza o malattia, oppure sfocerà nella morte, quando l’anima deciderà che la mia forma (personalità) non serve più per imparare le lezioni della vita. Le questioni irrisolte in questa vita si ripresenteranno nei miei futuri antenati sotto forma di karma che giace nel loro DNA, così come nel mio DNA è registrato il karma dei miei antenati del passato. Il karma è fatto di forme-pensiero con relative cariche emotive. Il karma dei nostri antenati ci è stato trasmesso di generazione in generazione per via genetica. Nel nostro DNA ci sono tutte le forme-pensiero dei nostri antenati, sino a risalire ad Adamo ed Eva. Quando l’anima si incarna incorpora nel DNA 144 delle migliaia di lignaggi dei nostri antenati e questi 144 lignaggi costituiscono quello che noi occidentali chiamiamo destino. Quindi è vero che noi nasciamo con un destino (karma) che stabilisce in un certo senso la direttiva di marcia, in quanto le forme-pensiero che costituiscono il karma attirano a noi situazioni che dovremo affrontare e comprendere. Se ci impegniamo a comprendere le lezioni che la vita ci pone davanti, allora abbiamo il potere di cambiare il nostro destino durante la nostra vita. Ognuno ha la libertà ed il potere di accettare o meno il karma dei propri antenati. Se non lo accetta non è tenuto a viverlo. Se lo accetta lo può rilasciare consapevolmente e intenzionalmente scioglierlo. In questo caso incorpora le vibrazioni delle forme-pensiero dei propri antenati. Ha capito la lezione, la sua coscienza si dilata e la sua forma si eleva in vibrazione. Il merito consiste nell’evoluzione, cioè nell’aver sciolto il karma, mio e dei miei antenati. Il che accresce la mia energia vitale, il mio autentico potere creativo e, progressivamente la salute, la pace e l’Amore. Contemporaneamente la mia evoluzione accresce anche l’evoluzione della Terra e dell’umanità. Quando la massa critica delle persone avrà incorporato la vera pace interiore, sulla Terra non ci sarà più guerra, ma solo Pace. Ogni essere umano ha il potere di creare la propria realtà con il pensiero ed è libero di fare ciò che vuole (libero arbitrio). Ma è al tempo stesso pienamente responsabile delle sue azioni, nei confronti dei suoi simili e dell’ambiente, proprio perché è lui, solo lui, a creare la sua realtà. L’essere umano ha dimenticato di essere creatore, fatto ad immagine di Dio, perché, a causa della caduta di coscienza, avvenuta nel corso di molti millenni, il tempo che intercorre tra il pensiero e la sua manifestazione sul piano fisico è molto lungo (in media circa 10 anni) per cui non si ricorda più dei suoi pensieri che hanno creato una certa realtà. Nel creato vige la legge secondo cui il “simile attira il simile” ed è proprio in base a tale legge che noi attiriamo le varie situazioni della vita. Il karma si basa proprio su tale legge. Ad esempio: se abbiamo pensieri di violenza attireremo prima o poi persone violente ed entreremo in conflitto con loro. Poiché siamo esseri creatori, abbiamo il potere di creare la nostra vita come la vogliamo, ma dobbiamo esercitare questo potere con convinzione. Se ci atteggiamo a vittime saremo trattati come vittime perché è questo che pensiamo. Se pensiamo di essere manovrati come burattini, lo saremo perché è così che vogliamo. Per ulteriori approfondimenti consiglio di leggere i contenuti del sito: http://members.xoom.virgilio.it/gainfryciao [/url] |
10-06-2003, 11.33.38 | #39 |
Ospite abituale
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mai piú assentarsi 1 settimana...
a Rodi:
è vero che non abbiamo tutti le stesse esigenze di base, e che ognuno ha una teoria personale che maggiormente gli si addice. È credo che sia giusto che sia cosí. Il punto è che queste teorie possono continuare ad essere giuste finché non ci sono conflitti di sorta. Es: se io credo che è giusto uccidere la gente probabilmente la vittima pensa diversamente... Ora: in un ambiente costituito da 2 individui, ognuno con una sua teoria propria, qualora ci sia un conflitto di sorta, credo che la soluzione si trovi nel dialogo. Tra noi non ci sono conflitti, è vero, oppure ve ne sono, ma in misura tale da non pretendere una soluzione. Era semplicemente per il piacere del dialogo... Ti assicuro che ci ho riflettuto, ma forse abbiamo forme mentis troppo diverse. Grazie comunque per l'abbraccio, ricambio. a Claudio: ci tengo a chiarire che neanche io sono andato in guerra a convincere la gente: ho un carattere arrogante, ma sono qui in attesa di essere sconfitto, nel senso che sono qui per apprendere: ovviamente non posso bermi qualunque cosa mi si dica, quindi pongo delle domande: in modo pungente forse (forse solo fastidioso), ma quello che cerco, quello che mi spinge a leggere piano e considerare tutto daccapo, è sete di conoscenza. Hai centrato il problema, non siamo compaesani: è per questo, probabilmente che ci siamo spostati dall'argomento che da il nome al 3d, per cercare di capire cosa alla base ci rende diversi, e io ti invito a scavare ancora, ad andfare piú a fondo, non perché ho voglia di distruggerti a parole, ma perché hai detto cose che mi hanno colpito. Non convengo sul fatto che ciò che è dubitabile non sia sbandierabile: al contrario, la verità che so di avere (praticamente nessuna), posso anche tenerla per me, ma se ho dei dubbi devo permettere a tutti di chiarirmeli. Ti ringrazio per aver chiarito la tua teoria, spiegami ancora: Ciò-che-è è tutto; per me è un concetto chiaro, ma non altrettanto la questione del percepire l'esistenza. A cosa ti stai riferendo? È possibile che io non abbia questa percezione? A me sembra solo che esisto perché vedo, sento, ho fame e talvolta mi arrabbio... Se ho bene inteso il tuo Assoluto esso è l'uno dello Zen, il Tao del Taoismo, il Dio dei Panteisti. Una cosa però non mi è chiara: se tutto si trasforma, allora qualcosa si ditrugge: la forma. È quindi essa separata da ciò che è il mare? L'utilità per me è il complesso delle mie azioni. Fatte tutte secondo la legge dell'utilità, in senso lato, ovviamente. Ogni cosa che faccio è dettata dalla mia volontà, che cerca di raggiungere uno scopo, conseguirlo, per ottenerne piacere, ovvero appagamento di uno stimolo interiore. Questa mia visione è anche la ragione del perché mi ostino a cercare una via razionale al tutto: è il solo modo che conosco per rendere maggiore il mio utile, al di là del quale non riesco a riferirmi. Il fatto che altri asseriscano di riuscirci non mi convince, per me è piú facile ammettere una loro incapacità nel riconoscersi incapaci, in attesa di un esempio che mi convinca perfettamente... Ultima modifica di Antonio Franco : 10-06-2003 alle ore 11.36.53. |
10-06-2003, 12.29.33 | #40 |
Ospite
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Non sono affatto d'accordo sull'idea (molto affascinante) che tutto sia preordinato dal big bang in poi...che non si abbiano meriti o colpe, che siamo marionette plasmate da 3 input e che plasmiamo altre marionette coi nostri output.
Certo, in parte ciò è vero, ma non è vero in assoluto. Le cosiddette leggi della natura sono tutt'altro che precise, solo sulla carta e quando va bene nell'asetticità di un laboratorio sono verificabili. La Natura è burlona, non si fa ingabbiare...un elettrone ignora la legge per noi sacra della causa e dell'effetto, della sequenzialità temporale...e se la ignora lui la possiamo ignorare anche noi. Ciao. |