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04-04-2006, 15.38.34 | #82 | |
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Data registrazione: 02-02-2003
Messaggi: 2,614
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Citazione:
E la fatina, chi è.. ? La polizia?? (ed il cocchio.. la pantera!) Gyta |
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05-04-2006, 05.55.26 | #83 |
Rudello
Data registrazione: 08-01-2006
Messaggi: 943
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Il Bluff
“Col tempo e con l’azione,
lo scarpino diventa scarpone, e la verginetta puttanone”… Sentenziava mio nonno… buon’anima. Causa insonnia, mi sono letti tutti gli 81 interventi sul tema dello sciopero. Molto interessante, devo dire, e me li sono stampati per studiarci su. Fra citazioni alate, condivisibili, pretestuose, concrete ed utopiche, spassionate ed assurdamente partigiane, c’è da farne un saggio profondo, brioso ed interessante. Se ci riesco lo faccio per offrirlo poi alla discrezione dei signori Moderatori. Per ora mi limito ad esprimere il mio parere sull’argomento. Fuor di dubbio che il diritto di sciopero sia più cristallina conquista del lavoratore dipendente (dipendente in senso lato, in quanto soggetto ad una normativa contrattuale o sociale). Lo sciopero di protesta (l’unico che abbia diritto di chiamarsi sciopero) in sostanza dice: «Mi sono talmente insopportabili le condizioni in cui sono costretto a lavorare, che non ne ho più tornaconto, e quindi rinuncio alla mia mercede»…. O almeno questo dovrebbe dire. Quindi una manifestazione di debolezza, di disperata impotenza, non di tracotante forza. Questa la sua origine e la sua logica. Dare al lavoratore vessato un’ultima possibilità di protesta, una richiesta di aiuto rivolta agli altri lavoratori. Dare all’imprenditore la consapevolezza di un estrema, insopportabile condizione di disagio dei dipendenti per spingerlo a cercare di porvi rimedio. Il principio di “Diritto di sciopero”, sindacati e leggi ad hoc, avrebbero dovuto servire a regolamentare la materia, renderla efficace, proteggere i lavoratori da possibili ritorsioni. Questo, lo scarpino. Male capendo questo valore altamente sociale e democratico, o bellamente infischiandosene ciurlando nel manico, i lavoratori dipendenti (c.s.) negli anni ’60 lo trasformarono in strumento di ricatto per ottenere miglioramenti economici e/o normativi. Occorre ricordare che quelli erano gli anni del boom economico ed i margini di ricchezza andavano allargandosi. Lo sciopero era efficace (poiché le aziende non erano preparate), privo di rischi perché legalmente ben protetto, e gratificante come espressione di potere. Se ne usò, se ne abusò. E la limpida conquista sociale si inflazionò e si imbrattò di fango. Pian piano si andò coagulando la cultura che lo sciopero servisse “per ottenere le cose” e che “senza sciopero non si avesse nulla”. Deformazione quindi dall’una e dall’altra parte. Ricordate la “Scala Mobile”?... Bene noi ottenemmo (con lo sciopero) che la nostra paga fosse regolata su quella di Milano, la più alta d’Italia, per tutti, in qualunque parte d’Italia avessimo la sede di lavoro!... Ma i quattrini c’erano e l’Azienda non fece troppe storie. Naturalmente, stabilito l’andazzo, non è facile tornare indietro! Tutti sappiamo, alla firma di un contratto di lavoro, quando esattamente scadrà e che occorrerà rinnovarlo. Perché non si comincia a delineare il nuovo accordo “qualche anno prima” della scadenza (come accade in altre nazioni), soppesando la reale salute dell’Azienda e valutando il peso da questa sopportabile?... perché si aspetta invece il “dopo”, per iniziare “La Dura Campagna” di lotta che porti alla “Vittoria”?... che altro non è che uno scontato compromesso raggiungibile prima, senza disagi, battaglie e sprechi di lavoro e quattrini? Perché non sarebbe abbastanza visibile, “l’intensa opera dei Sindacati Difensori dei Diritti Inalienabili dei Lavoratori”, e non sarebbe sufficientemente apprezzata la “Strenua Difesa della Prosperità dell’Azienda Protesa ad un Radioso Futuro”. Eppure, un lavoratore convinto di guadagnare il giusto (secondo quello che l’azienda gli può dare, non secondo quanto gli piacerebbe avere) lavora meglio, e si ingegna maggiormente per il progresso dell’azienda, perché sa che ogni evoluzione, porterà ad un miglioramento delle sue condizioni. Eppure ogni imprenditore sa che il collaboratore soddisfatto rende di più e riduce gli sprechi. Così ovvio!... eppure… Il marcio è nella natura furbesca di gran parte dell’umanità. «Io cerco di fregarti, e non m’importa se per ottenere uno faccio un danno di dieci». «Io cerco di fregarti, e m’importa poco quanto mi costerà la soddisfazione di non darti nemmeno l’uno!». Le Ferrovie Austriache negli ultimi venti anni hanno fatto tre ore di sciopero. In IBM ai miei tempi (ora non so), se proponevi qualcosa che portasse vantaggio all’azienda, venivi ricompensato con una frazione di quel vantaggio, “ovunque nel mondo quel vantaggio si concretizzasse”. Io ho personalmente conosciuto un tecnico che propose una modifica ad un particolare della mitica stampante 1403. Per anni, di tanto in tanto, gli è arrivato un assegnino dall’America: «E come fai a sapere che quella è la tua spettanza, e non ti fregano?». «Perché se fregassero qualcuno si saprebbe, ed allora addio!, geni come me non ne troverebbero più!». C’è modo e modo di fare azienda, c’è modo e modo di essere lavoratori. Purtroppo noi siamo di quelli sempre pronti a dire: «Cominciassero prima loro, ad agire bene!». Tutti noi imprenditori, tutti noi lavoratori, s’intende!. Rudello 5 aprile 2006 parole 776 |
05-04-2006, 07.33.00 | #84 |
Ospite abituale
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Il vero.....bluff!
Anche io ho letto con interesse le tue conclusioni , anche se nella prima parte giá se ne traeva l'orientamento. Vedi lo sciopero ha il suo DNA che é come quello del sindacato che ne é la sua matrice , peccato che entrambi ne abbiano mantenuto negli anni il carattere intimidatorio o meglio ricattatorio infame!. L'evoluzione nei rapporti tra le due parti avrebbe dovuto suggerire chiare soluzioni nei reciproci interessi , ma ció avrebbe significato la scomparsa del.....sindacalista , il burattinaio presuntuoso! , in quanto vi sarebbero termini piú adeguati ma la decenza mi obbliga ad astenermi per meglio collocarlo nella sua giusta definizione. Se é vero che "vi é piú paglia che grano" é anche vero che entrambi sono interdipendenti l'uno dell'altro , come sfruttarne vantaggi? , la "legge" del sindacato ci viene dalla filosofia dei "gangester" anni 20 di Chicago , poco é cambiato , peró si sono raffinati questo sí , e anche culturizzati e sulla "paglia" continuano ad avere un potere che tutti conosciamo. I fatti? , oggi conciliare i tre fattori , < paglia , grano , sindacati > é molto difficile , il "cuscinetto" sindacato é il piú estraneo , il piú innaturale , il piú perverso , con la sua abolizione basterebbe un semplice statuto , un codice al quale attenervisi farebbe tutti felici e contenti. abbiamo una magistrtura? , ebbene allarghiamone le responsabilitá al rispetto delle norme sul lavoro , a che serve il sindacato? , arrivateci voi alle conclusioni.......per meglio comprendere l'infamia!. Non mi interessa la ( oggi ) legalitá di simile organizzazione , tollerata e imposta nel mondo intero , non ne condivido l'opera , espone la societá ad un sistematico ricatto come ai tempi di Al Capone , questa é l'altra.....in...giustizia!. É il punto di vista dalla parte del "grano" , con un sorriso a denti....stretti. Ciao.
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