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19-03-2006, 19.37.50 | #12 |
Ospite abituale
Data registrazione: 08-04-2002
Messaggi: 2,959
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Anche Casini si è detto d’accordo con Giovanardi.
Il sospetto è: - sono spot elettorali, oppure i problemi dell’Italia sono realmente quelli di avere una legge che prevenga la libertà di eutanasia e la liberta di stare assieme senza sposarsi, ed altre scelte che molto c’entrano con la coscienza del singolo, ma poco c’entrano coi problemi del paese? – In altre parole….. siamo in uno stato civile o in una teocrazia? |
19-03-2006, 20.17.01 | #13 | |
Utente assente
Data registrazione: 21-07-2004
Messaggi: 1,541
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Re: Ancora sull'Eutanasia (dopo le affermazioni di Giovanardi).
Citazione:
Attenzione, credo che sia giusto precisare alcune cose. Se un individuo inizia a drogarsi, la società dovrebbe intervenire... Ma perché? Per tutelare quell'individuo da una vita di emme, e dalla morte che è il risultato del circolo della droga. Insomma, lo Stato ha il compito di aiutare e sussistere i cittadini. E attenzione, se lo Stato ha questo compito di tutela e di sussistenza, oltre che di aiuto per una vita migliore e degna di essere vissuta... Quando una persona cerca di uccidersi, lo Stato deve o non deve cercare di aiutare questa persona a riprendersi dalla depressione in cui è caduto? Credo che a riguardo nessuno abbia dei dubbi... Ma d'altra parte, quando una persona chiede di venir uccisa, perché sta male ed è condannato alla morte, lo Stato può permettersi di farlo? Può lo Stato uccidere? Ricordiamoci, il compito dello Stato sarebbe quello di aiutare, assistere, proteggere, sostenere, verso una vita migliore... Qua qualcuno ha dei dubbi... La scelta, al contrario di quel che qualcuno vuole far credere, non ha a che fare solo con il singolo individuo, in quanto ad uccidere quella persona non è la persona stessa... Non si parla infatti di suicidio nell'eutanasia, ma di omicidio... Una persona sana che uccide una malata perché lo chiede... Se uno potesse suicidarsi... lo farebbe... ma qui si parla di casi in cui qualcuno deve uccidere una persona malata. La questione è più delicata di quanto possa sembrare... Arrivare al punto di dire: "Sì, uccidiamo il debole, se ce lo richiede..." è un passo che bisogna fare con molta calma e riflessione... Elia Ultima modifica di Elijah : 19-03-2006 alle ore 20.18.31. |
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19-03-2006, 20.25.13 | #14 |
Utente bannato
Data registrazione: 02-11-2004
Messaggi: 1,288
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Arrivare al punto di dire: Sì, uccidiamo il debole, se ce lo richiede..." è un passo che bisogna fare con molta calma e riflessione...
C'è anche il problema della qualità della morte! che non vuole dire uccidere il piu' debole! ma considerare la fine di una vita per cui non sussista piu' una giusta adeguata qualità della vita!!! non scordiamolo questo! |
19-03-2006, 20.57.10 | #15 | |
Utente assente
Data registrazione: 21-07-2004
Messaggi: 1,541
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Citazione:
Certo Kim, il discorso sulla qualità della morte, è il pezzo forte per chi è a favore dell'eutanasia, e credo che sia opportuno evidenziarlo. Perché far soffrire inutilmente, e non uccidere chi soffre su suo consenso, se tanto è destinato a morire? Elia P.S.: È da tempo che vorrei darti un consiglio... Non prendertela come qualcosa di offensivo, mi raccomando... A mio modo di vedere, le tue parole sarebbero molto più belle se non ci mettessi così tanti punti esclamativi... Non so, sarà che sono sensibile... Ultima modifica di Elijah : 19-03-2006 alle ore 20.58.43. |
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19-03-2006, 21.04.47 | #16 | |
Utente bannato
Data registrazione: 02-11-2004
Messaggi: 1,288
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Citazione:
Tu invece sei abile con le parole...usi "uccidere" e non "porre termine ad una vita" sugli elettori fai un figurone!!!! E va bene mi limiterò! questo è l'ultimo...spero.... |
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19-03-2006, 23.37.19 | #17 | |
Utente assente
Data registrazione: 21-07-2004
Messaggi: 1,541
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Citazione:
Non sono sinonimi? Preferisci termini come ammazzare, assassinare, freddare, ecc.? No, hai ragione, ma... È così evidente che prediligo a non ammettere l'eutanasia? (Per il fatto che io personalmente non potrei togliere la vita a qualcuno... Nemmeno se me lo si chiedesse... La speranza non dovrebbe mai venir meno...) Elia |
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20-03-2006, 09.17.27 | #18 |
Ospite abituale
Data registrazione: 15-10-2005
Messaggi: 560
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In linea di massima nemmeno io sono favorevole all'eutanasia e non ho mezzi di conoscenza tali da poter dire che conosco tutto il dibattito, in tutte le sue espressioni e possibilità.
Mi limito a ragionare sulla questione usando il cervello e il cuore,per cui se non di diritto alla morte io parlerei di diritto a non soffrire. Perché, se mio figlio ha il mal di pancia io DEVO ASSOLUTAMENTE farglielo passare. Non posso fare nulla se prima non gli passa il dolore. Allora, quando qualcuno soffre, é un diritto anche mio di avere la possibilità di dargli sollievo. In quest'ottica é un sacrosanto diritto,secondo me, ed é atto di pietà profonda, attenuare il dolore. Che poi sopraggiunga la morte perché nel farlo si utilizzano sostanze che nel tempo accorciano la vita, cosa può esserci di sbagliato? Tutti abbiamo diritto a non soffrire. Altro discorso é invece chi sceglie di morire. Sono termini che sembrano uguali, perchè la differenza é sottile, ma in verità é enorme. Perché se la società si impegna ad aiutare chi soffre a non soffrire, ovvero offrendo appoggio psicologico, spirituale e farmacologico, é un conto. Se invece la società si impegna ad aiutare chi soffre facilitandogli la morte, é tutta un'altra cosa. Si può vedere la società, che poi siamo noi stessi, individuo per individuo, come una madre che avendo un figlio sofferente ha due possibilità: 1) Uccidere il figlio 2) Stargli accanto, confortarlo, assisterlo e dargli una medicina che lentamente, mentre gli leva il dolore, gli toglierà anche la vita. Sempre alla morte si arriverà, ma la qualità del percorso é enormemente diversa. un saluto feng qi |
20-03-2006, 12.01.33 | #19 | |||
può anche essere...
Data registrazione: 11-09-2002
Messaggi: 2,053
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Re: Re: Ancora sull'Eutanasia (dopo le affermazioni di Giovanardi).
Citazione:
invece ho dei dubbi. Il dubbio è qui: viene dato per scontato che un aspirante suicida sia incapace di intendere e di volere. Per la sua incapacità, le istituzioni sono legittimate a scegliere per lui. In questo meccanismo intravedo il possesso pubblico della vita della persona, di cui parlavo prima. Le istituzioni restano nell'ombra finchè la persona dimostra di essere adattata, ma escono alla luce quando la persona sconfina nel territorio dell'anormalità, legittimandosi a guarirla. Io credo che sia dogmatico dare per scontato che l'aspirante suicida sia pazzo. Certo, può essere vero, e può essere legittimo curarlo contro la sua volontà (ma potrebbe anche non esserlo: si apre la questione delicata della follia, della sua natura, e dei suoi diritti). Il prendere sotto tutela un individuo rimane un atto di coartazione. Tu dici che è "per il suo bene", io dico che bisogna saper capire qual'è il suo bene, e non darlo per scontato. Altrimenti c'è il rischio dell'abuso, condotto sotto l'egidia protettiva della "normalità". La stessa cosa vale per il discorso sulla droga: non bisogna interpretare la vita di una persona con categorie del senso comune, o proprie: bisogna farlo con quelle acquisite attraverso l'empatia: ossia leggere la vita in questione così come la legge chi la vive in prima persona. Altrimenti c'è forte rischio di abuso, ossia di coartare una persona nella direzione che dall'esterno viene definita "il suo bene", ma che in realtà è il bene di chi lo costringe a compierla, oppure della tradizione. Citazione:
il dubbio è quello detto prima: da dove salta fuori la definizione di "vita migliore" Citazione:
si può costruire una macchina che aiuti il suicidio. |
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