Ospite abituale
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Ciao Schiavo - Cap. II (c) - Bestie parlanti e collasso della filosofia
BESTIE PARLANTI E COLLASSO DELLA FILOSOFIA
L'attuale dialettica, tanto di destra quanto di sinistra, risente perciò di questo collasso degenerativo del pensare umano. Il filosofismo ciarliero ne ha preso il posto pretendendo avere contenuto storico, filosofico, morale, sociale e sociale-economico, mentre non è altro che struttura discorsiva, vuota di contenuto reale.
Un esempio di questa situazione aberrante delle condizioni umane, lo si ritrova nelle varie confessioni religiose, nelle quali l'adepto deve solo imparare che per entrare nelle case per portare la propria dottrina di fede e convincere la gente, deve innanzitutto partire dall'uso della parola "interpretazione", con la quale egli deve contestare qualsiasi altra fede diversa: "Questa, è la tua interpretazione, ma c'è scritto…", ecc. Il malcapitato, che attraverso prove inconfutabili dimostri l'insensatezza o l'inesattezza dialettica delle affermazioni del "testimone" indottrinato, riceve nella maggioranza dei casi insulti, in quanto di fronte al fatto dimostrato di un linguaggio usato come mera struttura discorsiva priva di contenuti reali, il dialettico deficiente di contenuto, trovandosi alle strette, è completamente invaso dall'avversione, la medesima che lo aveva portato ad operare secondo l'assunto transazionale "la mia interpretazione è giusta, la tua no" (io sono OK, tu non sei OK, tipico del mondo criminale). In altre parole se il malcapitato cita un passo del vangelo che dimostra il contrario delle affermazioni del "testimone" indottrinato, riceve invariabilmente risposte del tipo: "Il vangelo tu lo puoi citare, ma ugualmente non lo capisci". La stessa cosa capita con l'indottrinato di tipo politico o mentecattocomunista al quale si citi un passo di Marx. Costui sempre risponderà: "Marx tu lo puoi citare, ma ugualmente non lo capisci".
È l'avvento delle bestie parlanti a causa del collasso della filosofia.
Il forte indebolimento del pensiero e della dialettica teoretica consiste nel fatto che essi soffrono della condizione generale di un filosofare analitico, assolutamente deficiente di rigore formale che non sia retorico. Infatti i loro temi, essendo di natura ideale, esigono un'attività intuitiva che, in quanto tale è immateriale, ma che - proprio per questo motivo - rimane tagliata fuori dal materialismo in quanto elemento metafisico irreale!
Dalla dialettica hegeliana, che si fondava ancora su un movimento intuitivo, è dunque nata la dialettica con apparente vita intuitiva, ma che in realtà è priva di idea, e dal deterioramento della dialettica priva di idea è nato l'attuale dialettismo o filosofismo ciarliero del mentecattocomunismo.
Infatti, l'idea, essendo puro elemento immediato del pensiero, si da' a un atto d'indipendenza dell'intelletto dalla mediazione pensante. Il dialettismo necessita invece sempre di presupposti assiomatici, di mediazioni, già compiute, e discorsivamente fissate, evitanti l'esperienza dell'originario pensiero.
È così che il dialettismo scambia per originario pensiero la premessa dogmatica, il pensato. Costruisce l'edificio sistematico-analitico sulle sabbie mobili del pensiero riflesso, degradando la cultura, corrompendo i popoli, costituendo l'idolatria della materia, creduta come qualcosa di fondata su se stessa. Per tale fondamento il "pensato" del materialista dialettico è dunque impenetrabile, pietrificato.
Qui è il male, il collasso, e l'impossibilità a qualsiasi mutamento sociale, in quanto il cambiare idea del mentecattocomunista è impossibile. Non ce la fa. Non può farcela.
Il dialettismo, mancando di correlazione interna di pensiero, generata dalla sua radicale opposizione all'elemento intuitivo puro, necessita di correlazione discorsiva, cioè di formalismo, che non può nemmeno essere formalmente logico: infatti, dove si costituisse con rigore positivistico, non potrebbe non procedere fino a mandare in frantumi l'intero sistema, e perciò se stesso. Il suo contenuto non essendo ideale, è perciò psichico, e in quanto tale, non trovando equilibrio né in un rigore formale, né nella concretezza di un tema, diviene il correlatore delle parole, e l'unica strutturalità possibile in tale discorso è semplicemente l'assonanza delle parole, o l'associazione di concetti similari. Qui veramente accade che il nero si possa far passare per bianco e viceversa, e che la storia e la cultura trascorse possano venire retroattivamente mutate, secondo il dettame dialettico dell'influsso psichico del momento.
Il dialettismo ha tentato tra l'altro di ricondurre al proprio schema l'antica metafisica indiana, in particolare quella sankariana, che con la sua struttura si presta meglio all'interpretazione discorsiva. Ma la realtà è che l'automatismo discorsivo, come segno di un'opposizione cerebrale al pensiero vivo, è un fatto di questo tempo. L'automatismo discorsivo tenta di collegare a sé ciò che del passato gli appare formalmente affine, per ridurlo al proprio contenuto psichico attuale scindendolo, come ha già fatto con l'hegelismo, dalla sua interna identità, con cui non potrebbe stabilire contatto.
Il sistema di Sankara, per la sua impostazione formale, si presta alla riduzione dialettica del contenuto ad un monismo astratto, politicamente adoperabile dall'attuale monoideismo automatistico. Ma neppure logicamente questo può collegarsi con l'antica metafisica, essendo esso proiezione di un'esperienza del mondo fisico, non consapevole del proprio fondamento, e possibile nella forma modernamente assunta, proprio perché privo di consapevolezza di quel che è metafisico, anche se di metafisica può parlare.
La dialettica greca e indiana, qualitativamente diverse e rispettivamente conformi a relazioni distinte - l'una con l'ESSERE, l'altra con l'ESSENZA - erano in realtà il pensiero nel suo incontro con la necessità espressiva da esso già intuita prima del processo formale. Non erano il processo formale stesso, il quale non fu mai concepito come valido in sé. Persino Cartesio, Hegel, e Gentile - maestri di pensiero, a cui tuttavia sarebbe inutile risalire per apprendere un'arte del pensare puro, esigente non filosofia ma ascesi di pensiero - poterono parlare, in un'epoca già intellettualistica, di un pensiero fondato su se stesso, non identificabile con l'analitica del discorso.
Ciò che avvenne quando fu progressivamente carpito all'heghelismo il tessuto discorsivo della dialettica, venendo ignorato o respinto il contenuto ideale che solo la giustificava, è dunque un oscuro e triste atto, che segna il principio dell'ottenebramento della coscienza umana. Esso può essere ravvisato in tipici impersonatori che, da Marx a Jung, hanno potuto far valere universalmente, mediante dialettismo scientifico e logico, contenuti apparentemente mentali, ma in realtà espressivi dell'ALTERAZIONE MENTALE.
Credo che, senza questo decadere della filosofia, non sarebbe sorto formalismo dialettico, né conseguente formalismo empiristico-logico, perché non ce ne sarebbe stata la necessità, così come non è necessario per il bambino imparare a camminare con le sue gambe attraverso formalismo dialettico o empirismo logico. Strumentalmente, giovandosi di talune strutture della logica simbolica, una tecnica formale e una reale metodologia si sarebbero potute costituire tutt'al più sulla base di una scienza pura del pensiero, e perciò come espressione di una positiva scienza dello spirito.
Agli inizi dell'epoca delle scienze naturali è mancata allo studioso del mondo fisico l'ausilio di una reale filosofia della natura. Infatti Kant eliminò la possibilità della penetrazione dell'essenza del fenomeno, Schelling ed Hegel vennero meno al concorde impegno di costruire una scienza intuitiva della natura, operante come arte di accostare i fenomeni, meglio che mediante rappresentazioni esatte del loro processo fisico. Soprattutto col dare modo all'indagatore di seguire ciò che si compie nella scena della coscienza, cioè nella controparte interiore dello sperimentare fisico, costoro avrebbero potuto riuscire in ciò.
Il dialettismo è invece divenuto possibile per il venir meno dei massimi filosofi dei secoli XVIII-XIX - ancora capaci di pensiero intuitivo - a un compito richiesto dalla cultura umana, e per il quale, in un modo o nell'altro, essi non ebbero le forze, come è controllabile storicamente e filosoficamente.
I disastri di oggi risalgono a tale atto di nascita del dialettismo dal fallimento del pensiero dialettico, che era la forma di un pensiero ancora capace di movimento concettuale e di CONSAPEVOLEZZA DEL CONCETTO come fondamento. Venuto meno il pensiero, la FORMA ha continuato a procedere per suo conto come discorso analitico.
Perciò oggi, tolte le esperienze formali della logica e della matematica, e quelle reali della fisica e della chimica, obiettive sul piano esclusivo della mineralità e della misurabilità, il resto dell'esperienza umana è un dialettismo con apparenze di contenuto, dovute all'uso della terminologia scientifica usurpata alle uniche esperienze che la giustificano.
Il contenuto psichico del formalismo dialettico non ha rapporto con gli oggetti a cui si riferisce. E ad un'indagine realistica risulta che il suo compito è IMPEDIRE CHE TALI OGGETTI VENGANO VERAMENTE CONOSCIUTI, non essendo oggetti come quelli delle scienze fisico-chimiche, ma CONCETTI come: società, libertà, capitale, merce, prezzo, socialità, ecc. È l'opposizione al conoscere, mediante l'esclusivistico sviluppo dell'aspetto formale del conoscere: per cui l'oggetto rimarrà sempre estraneo al ricercatore, mentre egli simultaneamente alimenterà in sé la persuasione di possederlo nella misura in cui ne parla.
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