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30-04-2008, 21.40.16 | #42 | |
farabutta
Data registrazione: 05-02-2008
Messaggi: 327
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Riferimento: Possibile un Capitalismo Etico ?
Citazione:
Prendere ad esempio la perfezione ci avvicina più ad essa che mirare in basso. Proprio per quello stimolo che Voi trovate nella competitività tipico del Capitalismo. Mi dispiace però che nessuno risponde alla domanda della discussione chiaramente. Chi crede possibile nella pratica e non nella teoria, un Capitalismo che rispetti un Etica che vede tutti i cittadini uguali, un Etica ispirata ai valori Illuministi, è altrettanto Utopista come me? E poi senza la lotta di classe, come cittadina dentro questa Italia degenere e ibrida, come faccio a far valere la mia posizione di proletaria? |
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30-04-2008, 22.45.29 | #43 | |||
Ospite abituale
Data registrazione: 19-03-2007
Messaggi: 216
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Riferimento: Possibile un Capitalismo Etico ?
Citazione:
Citazione:
Ma la selezione dei migliori è un concetto tra i più fumosi. La scuola pre-sessantottina non ha formato generazioni di superuomini, e quella post-sessantottina non ha generato degli sfaticati, anzi. Il sistema di valutazione cerca solo di garantire una didattica efficiente. Magari è un metodo sbagliato, ma non è una livella, come ritieni tu. Se c'e' stato un calo nel livello di selezione (se c'e' stato) c'è stata in corrispondenza dell'esplosione edonistica della cultura contemporanea, effetto questo del liberismo, non della cultura sessantottina. Sia chiaro, non voglio dare un giudizio di merito alla cultura liberista degli ultimi anni, dico solo che forse ha avuto degli effetti collaterali. Citazione:
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01-05-2008, 17.57.13 | #44 |
Ospite abituale
Data registrazione: 09-03-2007
Messaggi: 49
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Riferimento: Possibile un Capitalismo Etico ?
Sono arrivato un po' tardi, mi inserisco adesso con un intervento generico e personale.
Innanzitutto bisogna fare una distinzione secondo me tra teoria e pratica, specialmente quando si parla di politica e sistemi sociali. Io credo che se per capitalismo intendiamo il sistema economico-sociale che concentra il capitale nella produzione così da incrementarla ai suoi massimi teoricamente non sia impossibile creare un capitalismo morale. La moralità di tale capitalismo però deve stare in due punti: 1) la durata limitata (perchè la produzione massimizzata come abbiamo visto distrugge l'ambiente) 2) il controllo del capitale e la sua redistribuzione (perchè se diamo il capitale in mano a pochi quei pochi controllano tutto il controllabile, i nostri bisogni in primis) Questo in pratica non sta succedendo, ma non è detto che in un'altra epoca, con altre persone sia impraticabile. Di per sè il capitalismo è per me sbagliato, però è un mezzo che a cui si può ricorrere se necessario purchè se ne mantenga il controllo. Oggi credo che ormai l'economia abbia preso il sopravvento e che sia considerata molto più importante delle persone che dovrebbe servire, si è rovesciata la situazione, ora siamo noi a dover servire ed a modellarci in base all'economia e questo non penso proprio sia un capitalismo morale. |
30-05-2008, 10.16.26 | #45 |
farabutta
Data registrazione: 05-02-2008
Messaggi: 327
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Riferimento: Possibile un Capitalismo Etico ?
Paul Krugman: «Sorry, il mercato può esistere anche senza democrazia»
TRENTO - Al festival dell'Economia, dopo l'inaugurazione nella storica e affollata Sala delle feste del Castello del Buonconsiglio di Trento, è toccato a Paul Krugman, a quest'omone con la barba, docente a Princeton, nonché celebre (e anche "scomodo") editorialista del "New York Times" fare l'intervento di apertura giovedì sera 29 maggio. Chiamato a rispondere di mercato e di ideologie, Krugman non ha portato a Trento un tipico messaggio di ottimismo americano: "Non è scritto da nessuna parte che il progresso economico porti necessariamente alla democrazia. E dunque il futuro non sta tanto nel Pil pro capite del mondo, quanto nel tipo di persone che vivono in questo mondo". Mentre le economie pianificate non possono sopravvivere senza un'ideologia – e il primo riferimento è stato alla Cina, per poi comprendere anche la Russia – le economie di mercato sembrerebbero non richiedere un sostegno ideologico. Krugman si è detto peraltro convinto non solo della partecipazione democratica come valore in sé, ma ha aggiunto che non è stata tanto l'economia, in questi anni – e specie negli Stati Uniti – a condizionare la politica, quanto piuttosto il contrario. "Cosa sappiamo oggi sulla possibilità di sviluppo della democrazia in tutto il mondo?" si è chiesto e ha chiesto Krugman al folto pubblico della Sala Depero, sede di rappresentanza della Provincia autonoma (anche i posti delle due sale attigue, in collegamento video, erano esauriti). "Certo – ha detto – ripenso al 1989, a quell'anno dei miracoli, al crollo delle ideologie, ma anche al sogno di Tienanmen. Ripenso a quelli che sembravano segni di democrazia in crescita, tanto che Fukuyama potè parlare di fine della storia. Insomma, sembrava ineluttabile che il mercato spingesse verso società democratiche, ovunque". Invece, non sono soltanto Paesi che potrebbero essere definiti marginali quali Cuba e Corea del Nord – ha aggiunto Krugman – a dirci di una diversa direzione. "Persiste soprattutto un capitalismo autoritario che trova in Cina e Russia i suoi esempi più clamorosi e dalle dimensioni che tutti conosciamo. Certo, in America Latina cogliamo segnali incoraggianti di democrazia, ma nel complesso la nostra certezza, rispetto agli anni immediatamente seguenti al 1989, è assai meno solida". Krugman ha poi messo in fila una serie di dubbi, apparsi a tratti come dati di fatto, sui quali meditare. "Ci può bastare il fatto che tutti i Paesi ricchi siano oggi liberi? No, perché la Cina sta crescendo, non ha democrazia e paradossalmente, pur avendo creato la sua vertiginosa crescita tutta dopo il 1989, mantiene e continuerà a mantenere grandi livelli di povertà. La sua forza è data dalla popolazione, ma quando – fra meno di vent'anni – la Cina sarà la prima economia del mondo, avrà raggiunto il livello economico attuale della Russia. Andiamo verso un mondo dove alcune grandi potenze potranno non essere democratiche. Dunque, non è sempre vero che ricchezza vuole dire democrazia e la Cina lo sta a dimostrare. Infine, Krugman ha guardato a casa sua, agli Stati Uniti. E qui l'anima liberal, la passione civile, sono apparse nitide. "C'è infatti un'altra domanda che dobbiamo farci – ha detto – ed è questa: quanto è sicura la natura democratica dei Paesi avanzati e ricchi? Tra il 2002 e il 2003 il mio Paese ha rischiato il tracollo della democrazia. Non finirò mai di dire cosa abbia rappresentato la figura di Bush e di un movimento politico ben preciso connotato solo da volontà di potere. Pressioni e lobby non si contano. Ci sono stati e ancora ci sono tanti segnali a dirci di una democrazia fragile. A partire dal fatto che le grandi compagnie telefoniche continuino a chiedere amnistie future per comportamenti generati da precise richieste della Casa Bianca. Io stesso sarei ben stupito del fatto di non essere stato intercettato e spiato in questi anni". Negli Stati Uniti si avvicinano le elezioni e il libero commercio non sempre aiuta a prendere voti… E' il welfare il miglior antidoto al protezionismo – ha sottolineato ancora Krugman –La cosa migliore da fare sarebbe creare democrazie sociali, che tutelano meglio dalle conseguenze della globalizzazione, non a caso gestita meglio da Paesi come la Danimarca". "Ho l'impressione - ha comunque messo in rilievo - che si debba tentare di ridurre il nostro timore della globalizzazione. Mi preoccupa piuttosto la percezione di una parte della politica, che vede l'inizio di una catastrofe. |