per Mary....
io non credo che nessuno qui abbia la pretesa di porsi come lo specialista di questo tema e sono convinta che ognuno parli sulla base di esperienza più o meno direttamente vissute....
Hai perfettamente ragione nel dire che chi non ha mai conosciuto l'amore, non sarà in grado di darne....ma... Ci sono persone che sono state amate tanto ma non di un amore sano, era amore comunque? Da un certo punto di vista, era il meglio che quelle persone potessero dare, ed è un amore passato attraverso l'intrusività e il possesso,attaverso una capacità di capirsi parzialissima, un amore a volte morboso nel senso di sovrapposizione di ruoli (mamma-amicona); eppure il bagaglio acquisito in termini di "capacità di amare" e il messaggio che è passato ha dato luogo ad una anima tenera e affettuosa, capace di sentire empaticamente, sensibile e dolce, amorevole. E questo è solo un esempio, le modalità sono numerosissime e non è certo qui la sede per "censirle" nè mia intenzione.
Ci sono poi quelli che hanno avuto la fortuna di essere cresciuti con amore che davvero insegna la libertà...dalle mie parti, in una nazione lontana geograficamente e assiologicamente, diciamo "amor mio, corazon de otra/o" tradotto "amore mio, cuore di un'altra/o": è il motto di ogni mamma. Il significato intrisenco riflette il modo in cui l'amore materno viene dato, non è un amore che costringe ma un amore totale e viscerale donato nella consapevolezza che quella creatura deve un giorno poter amare a sua volta, nella libertà di sganciarsi dal nucleo originario, con la serenità di chi, nonostante il cordone ombelicale sia stato reciso, si porta dentro quella forza e sicurezza respirata da sempre...fin dalla nascita o forse anche dalla pancia materna....
E anche qui c'è un però: nonostante quanto ricevuto non tutte le relazioni d'amore queste persone riescono a giocarsi fino in fondo!
Allora, senza pretese di qualunque tipo, mi viene da dire che il punto non è solo quello che abbiamo ricevuto dai nostri genitori, ma ci sono altri due elementi che non possiamo ignorare: noi e l'altro.
Quanto sappiamo riconoscere l'altro in sè (con le sue caratteristiche, i suoi bisogni, desideri, aspettative, difetti carenze, risorse e richezza interiore)? A volte sento che l'amare qualcuno sembra legittimare il pensiero-sentimento "ti amo/ti voglio bene, quindi sei mio"....pur con le migliori intenzioni e spesso inconsapevolmente.... Cosa facciamo per non inciampare in questo errore? Siamo davvero così capaci di perfezione? Di dialogare innanzitutto con noi stessi rispetto a questo?
Io credo che arrivare a dialogare con noi e poi con l'altro (figlio, marito o fidanzato che sia) questa sorta di inadeguatezza, sarebbe un ottimo risultato... ci avete mai provato?
E per quanto riguarda l'altro, possiamo ignorare il fatto che il suo modo di trasmettere amore e affetto condiziona il nostro? Io posso avere anche le migliori intenzioni, e posso essere così brava da riuscire a mantenere un occhio vigile e attento su come mi pongo (onde evitare le spacievoli dinamiche di cui sopra, evitando di soffocare o, per opposto, ignorare l'altro, di trattarlo come elemento di routine della mia quotidianità), ma se chi sta dall'altra parte non ci mette il suo apporto, riesco a continuare sulla mia linea?O a un certo punto inizio a cambiare modalità, allontanandomi, sfuggendo, pretendendo di più....ecc. ?
Come mai questo "altro da noi", oggetto del nostro amore, non corrisponde più? O come mai ad un certo momento ci rendiamo conto che non ha mai preso parte davvero a quel circolo virtuoso che nasce dalla relaziuone d'amore?....
Io non ho molte certezze, ma una di quelle poche è assoluta convinzione che in un rapporto non ci si possa mai permettere di abbassare la guardia, non in senso difensivo ma intesa come livello di attenzione e cura. Voglio dire che non ci si può permettere di dare per scontato nulla ma occorre fare la fatica di restare sempre attenti a noi e alle risposte che ci arrivano, solo così possiamo cogliere eventuali problemi, difficoltà, rallentamenti... e questa fatica di attenzione va fatta in due. Con il coraggio di dirsi quello che si sente e si coglie invece di tacere ( per poi lamentarsi con chi nulla ha che vedere)...in nome di una capacità di essere veri e chiari, con il coraggio di affrontare e guardare quello che magari ci fa soffrire e penare e arrabbiare....
Mi sembra una possibile strada per evitare di trascinare le situazionii all'infinito, di cadere nel tradimento, nella mancanza di rispetto, fino ad arrivare alla separazione perchè ci siamo lasciati trasportare dalla corrente dei problemi e delle difficoltà senza dialogare e metterle in luce....
Altra certezza: non è per niente facile, per niente!....