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21-09-2007, 10.17.18 | #52 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 08-06-2005
Messaggi: 697
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Riferimento: Pensare di cambiare il mondo cambiando noi: è attuabile?
Citazione:
Ciao Patri, io ti ho capito perfettamente. Forse non cambiamo il mondo intero ma certamente, agendo su noi stessi, cambiamo e miglioriamo la nostra relazione con gli altri ed allora il mondo che ci circonda direttamente cambia. Anche fisicamente. Per esempio, se nel mio giardino non metto diserbanti ed il mio orto cresce bene perché lo curo con amore, il vicino si interessa a come faccio e magari mi fa qualche domanda. Se il mio sacco per la raccolta della plastica è pieno un terzo rispetto a quello del vicino, magari anche il vicino a un certo punto si vergogna dei suoi due sacchi (non sempre intendiamoci, ma succede). Le guerre continueranno, intendiamoci, perché le forze che ci stanno dietro sono immense, ma noi possiamo costruire tante oasi di pace in cui vivere abbia qualcosa a che vedere con la vita. |
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30-09-2007, 21.52.52 | #53 |
Nuovo iscritto
Data registrazione: 19-08-2007
Messaggi: 148
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Riferimento: Pensare di cambiare il mondo cambiando noi: è attuabile?
Pensare di cambiare il mondo cambiando noi, é attuabile?
La risposta deve essere si. anche se materialisticamente o meccanicisticamente nessuno ci crede o ci crederebe. Ma la risposta é si. Perché? Perché se ci si alza la mattina e il nostro gesto come gli altri gesti che compiamo non abbracciano il mondo intero,... cioé se un mio gesto non ha come orizzonte il mondo intero, non é un gesto umano il mio, e se il tuo gesto non abbraccia il mondo intero quando lo fai, non é umano. Non é tanto che cosa fai, quale gesto, é una questione di respiro, e di sguardo speriamo... |
09-10-2007, 20.54.51 | #54 |
Utente bannato
Data registrazione: 22-05-2007
Messaggi: 363
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Figli di due padri
Un amico mio, che si chiama Vito, mi ha scritto tempo fa una lettera elettronica. Gli inglesi la chiamerebbero una helicopter view.
"Siamo tutti figli di due padri. La verità e la realtà. La nostra intima verità soggettiva e la realtà oggettiva della società, della natura, del mondo dunque. Ogni uomo è chiamato dalla Vita ad armonizzare in se queste due contraddizioni, pena la sofferenza, l’ostracismo forse la follia. Ricominciare da se stessi è la partenza alla quale siamo continuamente chiamati ad iniziare come in un gioco dell’oca spietato. La carta “torna al via” esce costantemente, ma spesso non ubbidiamo a questo invito. Ci illudiamo che la strada fatta ci avvicini ad una meta senza comprendere che spesso ce ne allontana. Ecco che l’uomo si interroga su una società iniqua su un mondo di relazioni fatte di apparenza, sull’incertezza del futuro che spesso è sinonimo e sintomo di debolezza. Debolezza di se stessi naturalmente, di punti fermi in un universo in costante divenire. Attonito l’uomo si interroga sotto un manto di stelle che rispondono mute alle sue paure, mentre la notte è premonizione di fine certa. Ecco che egli guarda prima se stesso e poi il suo simile e spesso la separazione appare netta come il taglio di spada affilata. Chi può confortarti? Chi può rassicurarti? Alla fine ognuno ha solo se stesso. Nondimeno tutti siamo chiamati a vivere e confrontarci con il nostro specchio rappresentato dal mondo dell’altro. E’ veramente un compito degno di un dio. La società in cui viviamo è, di fatto, non solo diversa da altre su questo pianeta, ma anche diversa per ognuno di noi. Così come non esistono due uomini che camminano nello stesso modo così non esistono due modi di vivere lo stesso sistema sociale: la mia vita non è quella di un altro, questo è solo un’ovvietà che, però va tenuta costantemente presente. Come si possa creare un sistema di valori comuni che garantisce a tutti una base minima di qualità di vita appare un problema le cui variabili corrispondono al numero di abitanti di questo mondo. Non ho soluzioni, poiché sono intimamente convinto che ogni soluzione sia una trappola. In realtà penso che i problemi semplicemente possano non abitare più con noi, questo è il mio punto di partenza. Cosa vuole un uomo? Varrebbe la pena domandarselo seriamente. Cibo, casa, lavoro, magari un cocktail ogni tanto? Basta? C’è a chi basta un monolocale, c’è chi non si accontenta di meno che di una villa patrizia con parco secolare annesso, quale è la misura? La felicita? E’ questa la misura? Niente al mondo è opinabile come la felicità. Allora diciamo che dovremmo dare le istruzioni del kit di montaggio della vita e poi lasciar fare ad ognuno vedendo cosa ne combina? E chi c’è l’ha questo kit? Il governo? La Chiesa? Io? Tu? Certo se fossimo tutti uguali andremmo d’accordo come un alveare di api, loro (le api) non hanno poi grossi problemi, se nasci operaia lavori, se nasci fuco fecondi, se nasci regina fai le larve. Un prato fiorito è quello che serve e poco altro. Per noi non sarà mai così. L’uomo è l’unico animale che ha coscienza della propria morte certa della propria individualità separata dal mondo da un ego (fittizio o reale che sia) che ha bisogno di affermare se stesso per vivere. Questa differenza non si cancella con “un buon tenore di vita” e buone leggi. Il marchio indelebile che ci ha posto l’esistenza ci chiama ad un lavoro immenso, in un pugno di anni che bastano a malapena per capire che non abbiamo capito. Occuparsi del mondo può apparire allora uno scopo nobile, secondo me è un modo di darsi importanza. Meglio sarebbe occuparsi della nostra vita e di chi ci è prossimo (in senso di vicino) con attenzione però, comprendendo sin nel midollo cosa è veramente importante e cosa invece è transitorio, fugace, privo di vero nutrimento. Senza la scoperta di ciò che è veramente importante, lo ribadisco, ogni scelta appare alla mercé del caso, tisane fresche per un malato terminale. Comprendere inoltre con umiltà che siamo solo una piccola parte, un mini progetto individuale, un esperimento di Dio, forse criminali condannati senza appello su questo pianeta prigione. Se la storia del mondo potesse essere rappresentata come un grattacielo di 100 piani noi come umanità occuperemmo lo spazio di un francobollo sul tetto. A parte massacrarsi e stillare l’uno nell’altro la sofferenza e la rivalsa pare che l’uomo non abbia altre qualità peculiari. E allora? Siamo dei contenitori, più siamo vuoti più possiamo ospitare dentro di noi, cosa ospitare è questione di fato e di sensibilità. Non dimenticando mai in questo “eterno via”, che il mistero ci soverchia ma anche ci accoglie come un mare calmo. Certo fare, con tutto noi stessi come se un attimo possa durare cento anni, ma su tutto alla fine calerà il silenzio." |
10-10-2007, 17.33.20 | #55 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 02-04-2002
Messaggi: 2,624
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Riferimento: Figli di due padri
Citazione:
Non riporto tutto il tuo scritto ma, salvo tu voglia i diritti di autore, l'ho copia incollata nella mia cartella "pensieri interessanti". Ma credo di doverlo stampare ed esporre in modo che possa leggerla e rileggerla e rileggerla. Mi ha colpito davvero tanto, è come aver trovato una ricetta antica che ti tremano le mani al solo sapere di averla trovata. Una ricetta che sai bene sarà impresa ardua anche solo trovare gli ingredienti. Grazie, davvero grazie. mary |
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18-10-2007, 21.31.11 | #56 |
Vivi!
Data registrazione: 28-10-2003
Messaggi: 1,159
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Riferimento: Pensare di cambiare il mondo cambiando noi: è attuabile?
Esiste un problema di fondo nella domanda che non porta da nessuna parte :
... non si tratta di cambiare la società partendo da se stessi o cambiarla per far adattare l'individo ... La prima ipotesi potrebbe funzionare in piccoli gruppi, ma non ha alcun effetto tra culture differenti. Potrebbe averlo in piccole società ormai quasi estinte, ma in una cultura globale come qualla di oggi è praticamente pura illusione pensare che "la mia azione" possa far parte di un disegno che possa essere condiviso dal mondo. Ho messo "la mia azione" tra virgolette perchè è qui che nasce l'incomprensione della domanda iniziale : ... se per mia azione intendo che facendo raccolta differenziata in una società che non predispone alla raccolta, sono in grado di cambiare le cose NEL MONDO, la risposta in questo caso è : non esiste proprio ... ... se invece per mia azione intendo un'azione che mira a cambiare le cose nel mondo secondo principi più idonei e mirati (se devo andare a prendere un giornale, non entro in tutti i negozi finchè non trovo quello che lo vende... ma vado dal giornalaio...) allora se ne può parlare.. In definitiva : Esistono persone capaci di "cambiare il mondo" ed altre capaci di adattarsi, e l'azione dei primi è in questo caso capace di cambiamento. |
19-10-2007, 17.31.05 | #57 |
Ospite abituale
Data registrazione: 18-09-2006
Messaggi: 618
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Riferimento: Pensare di cambiare il mondo cambiando noi: è attuabile?
quando viaggio in treno,osservo le persone e in giro vedo gente di tutti i tipioveri,ricchi,neri,bianch i,cinesi,indiani,rumeni ecc...la cosa che mi stupisce di più è che mentre ci sono ragazze di 15 anni senza un euro,incinte, con un bambino in collo,ci sono persone con vestiti firmati dalla testa ai piedi che non fanno neanche caso a queste persone,anzi,le deridono e li rispondono pure male!a me la società mi fa schifo,pensare di cambiare il mondo nel mondo di oggi è un'utopia,solo Dio può fare qualcosa...
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19-10-2007, 23.07.43 | #58 | |
Utente bannato
Data registrazione: 22-05-2007
Messaggi: 363
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Riferimento: Pensare di cambiare il mondo cambiando noi: è attuabile?
Citazione:
Il treno - diceva qualcuno - spesso produce "discorsi da treno". Sconosciuti che dividono lo stesso scompartimento, magari per ore, provano a chiaccherare del più e del meno, di cose qualunqui. Il treno è una formidabile fucina di qualunquismi. Avere un figlio, o due, o anche tre, non è una qualità in sè. Il portare vestiti firmati non è un difetto in sè. Il qualunquismo invece lo è. E non costa niente per giunta. Il buonismo è il figlio prediletto del qualunquismo, visto che si parla di figli. |
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20-10-2007, 09.18.39 | #59 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 18-09-2006
Messaggi: 618
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Riferimento: Pensare di cambiare il mondo cambiando noi: è attuabile?
Citazione:
sarò anche buonista se è a me che ti riferisci,ma io almeno le persone in difficoltà cerco di aiutarle facendo il possibile e non le lascio perdere come fanno tante persone che vanno al lavoro con la valigetta e gli abiti firmati dalla testa ai piedi parlando solo di soldi e di come fregare gli altri... |
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21-10-2007, 04.42.09 | #60 |
Utente bannato
Data registrazione: 22-05-2007
Messaggi: 363
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Il podio del filantropo
Vedo il Forum come un luogo di riflessione. Non come un luogo dove dispensare richieste di medaglie a gratis, o autocertificazioni di filantropia applicata.
Men che meno pagelle e bocciature appioppate a cinici signori virtuali, che scorazzano avidi di illegalità virtuale, con valigette virtuali, ed abiti virtuali firmati gucci o praid (prada pronunciato all'inglese). Altrimenti anzicHè le riflessioni, ci restano parole qualunqui. Un po' dura cambiare il mondo così... |