...che non ho ancora letto le ultime due risposte (quella tua e di Willow), solo di sfuggita. Provvederò immediatamente dopo il collegamento. Ultimamente mi collego di corsa,... ma mi ero preparato questo:
Fra la soggettività e l'oggettività non trovo una netta distinzione, anzi direi che nulla può essere considerato oggettivamente, proprio perché ogni considerazione è in sé una rielaborazione della realtà. La realtà, ciò-che-é, non può essere espressa o "raccontata" fedelmente, dato che anche una fredda e imparziale macchiana fotografica riprende da un solo punto di vista. Solo la realtà, l'originale ciò-che-é, esprime sé stesso fedelmente.
Allo stesso modo però non ignoro il detto "nulla di ciò che è umano è a me estraneo" (qualcuno lo ha usato come saluto finale. Vero 784?).
Così mi immergo in quel mondo fatto di sogni, di bellezza, di ricerca di colore e di gioia o di profondità e di riflessione, che un mio simile mi può trasmettere con la sua visione del mondo con un linguaggio universale come fotografia.
Ho apprezzato le tue foto per la poesia che riescono ad evocare. Sono comunque dell'avviso che solo vedendole più e più volte, nell'arco della giornata puoi cogliere le più svariate sfumature espressive di certe immagini, in pratica sarebbe opportuno appenderle a parete. In questo caso non si tratta di abbellire una stanza, ma di "vedere in maniera completa" un'opera. Noi stessi possiamo vedere in mille modi la stessa cosa, a volte apparentemente in maniera distratta, altre in maniera attenta, ma tutti sono importanti per gustare pienamente ciò che l'immagine fa riecheggiare dentro di noi.
Il mondo dell'immagine è un tesoro tutto da scoprire, io mi accosto ad essa un po' come un bambino che apre una enorme scatola di giocattoli e ancora non ci ha giocato con tutti, magari perché mi sono soffermato tanto su alcuni...
C'è stato un tempo che apprezzavo e ricercavo moltissimo il dettaglio, così acquistavo pellicole a bassa sensibilità, 50, 25 ASA, proprio per poter vedere i minimi particolari di un'immagine. (Ma quanto sono belle quelle giornate limpidissime, terse, dove non sai dove girarti per goderti la bellezza dei colori, l'azzurro/blu del cielo... tutto brilla e ti pare che sia più vivo che mai ?!
A Venezia mi piacerebbe trovarmi in una di quelle giornate.)
Ora, nonostante apprezzi molto questo aspetto del dettaglio, non lo ricerco particolarmente.
Non conosco Maeda, anche se ho visto immagini di fotografi giapponesi che hanno quello stile che mi hai descritto (anche se non dobbiamo dimenticare il nostro Fulvio Roiter).
Al di là di tutto anche la mia precedente distinzione fra fotografi di una tendenza e quelli di un'altra è troppo semplicistica: ognuno ha il suo timbro di voce ed il suo stile fotografico. Se si può parlare di distinzioni questa sta nell'intenzione e nella destinazione dell'immagine: perché quella immagine? Cosa ha voluto cogliere e a chi è rivolta (a quale pubblico)?
Un altro fotografo, fra i tanti, che ti vorrei far conoscere è Gregory Colbert (Si riesce ancora a visualizzarlo?)
...
Termino qui, per ora.
ciao