Riflessioni Filosofiche a cura di Carlo Vespa Indice
Rorty e l'ironia liberale
di Massimo Fontana - Dicembre 2014
Pagina 10/14 .: Indice .: capitolo precedente .: capitolo successivo
Narratori
Come osserva Kundera, La filosofia elabora il suo pensiero in uno spazio astratto, senza personaggi e senza situazioni.
“The important thing about novelists as compared with theorists is that they are good at details”. Richard Rorty, Objectivity, Relativism and Truth. Philosophical Papers Vol. I, Cambridge 1991, pagina 81, traduzione italiana: La qualità importante dei romanzieri in confronto ai teorici è che fanno attenzione ai dettagli" (Richard Rorty, Scritti filosofici II, Roma 1994, pagina 110).
Tornando al frammento di Larkin, possiamo leggervi anche un altro timore umano, quello di non aver detto qualcosa di nostro. Il sospetto di aver usato metafore consumate e impersonali mancando all'unica possibilità concessaci, quella di ridescriverci in modo unico.
Il poeta debole è colui che accetta di non essere se stesso rinunciando al proprio linguaggio.
Il poeta forte è invece consapevole della contingenza delle metafore che usa e comprende che nessuna parola definitiva può essere messa in gioco (questa, piuttosto, e la certezza del poeta debole, convinto d'aver scoperto il discorso definitivo).
Nella definizione di “poeta forte” c’è traccia della proposta di Harold Bloom, che intendeva indicare colui che è in grado di influenzare i propri simili per intere generazioni, come Shakespeare.
Nell’accezione rortiana quest’intuizione passa attraverso la democratizzazione del genio proposta da Emerson e avvalorata da Freud, dunque allargata, che riguarda ogni singolo individuo nell’atto di reinventarsi.
Il romanziere, tuttavia, rimane un caso esemplare al quale riferirsi, perché evoca tratti decisivi della realtà attraverso la narrazione e l’attenzione al particolare.
La distanza che Rorty pone tra i nostalgici metafisici e i nuovi intellettuali postmetafisici ha a che fare con quella tra coloro che cercano ossessivamente una verità oggettiva, e il criterio per giungere a definirla, e quelli che decidono di non cercare alcunché, inventandosi una nuova storia. Non vi sono forme platoniche per il romanzo, né strutture essenziali.
Nell'arte romanzesca della creazione di mondi il narratore ha la forza necessaria per affermare una libertà importante, che neanche le argomentazioni filosofiche più incisive possono. Il romanzo sta lì a ricordarci che la realtà non è così semplice come ci dicono tutti i mass media, semmai la realtà è dagli stessi semplificata.
Il romanzo non irrompe dal nulla per entrare nelle nostre vite, ma tiene memoria delle opere che lo hanno preceduto, della propria storia.
Attraverso questa valutazione dei mondi della narrazione Rorty attribuisce al romanzo una leggerezza e una nuova saggezza da opporre alla mancanza, da parte della teoria filosofica e scientifica, di sense of humour.
In prospettiva Rorty vede una successione di epoche distinte, caratterizzate da propri e particolari paradigmi culturali. Dalla cultura religiosa a quella secolarizzata e filosofica, per finire con il passaggio alla cultura letteraria, per la quale gli intellettuali leggono e si formano ancora su testi filosofici o religiosi, solo che questi sono valutati come altri generi narrativi, privi di un'importanza a priori rispetto a tutti gli altri.
Il passo successivo è quello del mantenimento di un doppio binario: da una parte le conversazioni filosofiche per addetti ai lavori, dall'altro la critica culturale a tutto campo, che dopo Contingency, Irony and Solidarity è anche legata ai mondi della narrativa (Kundera, Dickens, Wilde, Nabokov, Orwell soprattutto).
Pagina 10/14 .: Indice .: capitolo precedente .: capitolo successivo
Libri pubblicati da Riflessioni.it
RIFLESSIONI SUL SENSO DELLA VITA 365 MOTIVI PER VIVERE |
|