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Sigmund Freud
Sigmund Freud nasce il 6 maggio 1856 a Freiberg (odierna Pribor nella Repubblica Ceca), una cittadina della Moravia a 240 km da Vienna. Per collocare storicamente questa data possiamo dire che è l'anno in cui la guerra di Crimea viene chiusa dal congresso di Parigi, e scoppia la "questione italiana", denunciata da Cavour. Sigmund (in ebraico Shlomo, "il saggio") è il primo figlio di Amalie Nathanson, la terza moglie di Jacob Freud, un commerciante ebreo di lana proveniente dalla Galizia che, a causa dei rivolgimenti politico-economici, era stato costretto a stabilirsi nel 1860 a Vienna, quando Sigmund aveva solo quattro anni.
Jacob era un libero pensatore, sebbene avesse studiato le scritture della tradizione ebraica, e non diede al figlio un'educazione ortodossa. Sigmund s'immerse in giovanissima età nella lettura appassionata e nello studio della Bibbia, sentendo immediatamente il fascino delle storie ebraiche, da cui sarà in seguito fortissimamente influenzato. Le sue origini furono causa di grandi limitazioni, in una città dalle forti correnti antisemitiche com'era la Vienna del tempo, ma allo stesso tempo non smisero mai di limitarne il pensiero. Il piccolo Sigmund, dopo aver ricevuto i primi insegnamenti, in primo luogo dalla madre, ed in seguito dal padre, venne iscritto ad una scuola privata, e all'età di 9 anni ad un Istituto Superiore, lo Sperl Gymnasium, dove restò 8 anni, dando subito grande prova delle sue innate capacità intellettuali, e primeggiando per tutti gli anni dei suoi studi. Si maturò a 17 anni, ricevendo una menzione d'onore; la sua spiccatissima capacità di esprimersi si sviluppò molto precocemente.
Malgrado le difficoltà finanziarie, Sigmund Freud sviluppò un grande interesse per il collezionismo, in particolare per gli oggetti antichi. L'attrazione che l'antichità classica esercitava su di lui fu uno dei motivi conduttori di tutta la sua esistenza. Molto grande gioia gli procurarono infatti i viaggi ad Atene e a Roma, e saranno tappe per lui indimenticabili i musei vaticani, l'acropoli ateniese e il Metropolitan Museum di New York. Questo suo contatto amatoriale con l'antichità classica conferì alla sua prosa scientifica uno smalto d'eleganza, che contribuì indubbiamente a renderne famosi gli scritti, e a procurare alla futura psicanalisi i caratteri di trasversalità e pluridisciplinarietà, che non ne fecero mai, fin dall'inizio, una scienza esatta in senso positivistico.
Sigmund Freud si dedicò con ardore anche alla politica, grazie anche all'amicizia giovanile con Heinrich Braun, esponente della socialdemocrazia austriaca. Era anche attratto dalle dottrine darwiniane, poiché consentivano grandi aperture in una considerazione più ampia e moderna dell'origine della vita. Fu per questo motivo, ma soprattutto per aver assistito ad una conferenza sull'opera goethiana Sulla natura, poco prima dei suoi esami di Baccalaureato, che decise di iscriversi alla Facoltà di Medicina (1873).
Si laureò in ritardo (nel marzo 1881), poiché la vita di studente gli andava piuttosto stretta; non gli piaceva infatti l'insegnamento offerto dai docenti, che lo lasciava talmente insoddisfatto da obbligarlo ad approfondire e ad esercitare il suo senso critico.
Dopo un periodo di permanenza in Inghilterra, iniziò a lavorare nel laboratorio di zoologia di Carl Claus, uno dei massimi esponenti del darwinismo austriaco; per due anni intraprese con successo il lavoro di ricerca, ma ne rimase alquanto insoddisfatto, e passò nell'Istituto di Fisiologia, diretto da colui che Freud descriverà nella sua autobiografia come la personalità che ha esercitato su di lui la massima influenza: Ernst Wilhelm von Brücke. In tale istituto lavorò per sei anni, e concluse ricerche neuro-istologiche di rilevante importanza, che gli aprirono le porte ad una carriera nel settore, che tuttavia non soddisfaceva, a causa della sua lentezza, le sue ambizioni e il suo desiderio di ottenere una fama immediata e totale.
Nel frattempo si era innamorato di Martha Bernays, con la quale si era fidanzato poco dopo averla conosciuta, ed era già desideroso di ottenere un'indipendenza economica che gli consentisse di poterla prendere in moglie. Fu per questo motivo che decise di dedicarsi alla pratica clinica, molto più redditizia; lavorò quindi per tre anni presso l'Ospedale Generale di Vienna, occupandosi di pazienti con problemi neurologici, e risale a questo periodo lo scoppio della "questione della cocaina".
Nell'aprile del 1884, Freud aveva infatti iniziato una ricerca su questa sostanza, una componente attiva delle foglie di coca, un alcaloide a quel tempo sconosciuto. Egli aveva scoperto che alcuni popoli indiani la usavano come analgesico, e se ne fece spedire un grammo dalla Società farmaceutica Merck, cominciando a sperimentarla su se stesso e sui suoi conoscenti, e constatandone gli effetti stimolanti: "Produce un effetto stimolante e dalla durevole durata - scriverà - che non differisce in alcun modo dall'euforia normale delle persone sane". Sperando di aiutare un suo caro amico che soffriva per un'infezione, ed utilizzava come analgesico la morfina, consigliò di sostituirla con la cocaina, nella speranza di liberarlo dalla dipendenza da questa droga. Il risultato fu però ben diverso da quanto aveva previsto: la cocaina dà infatti una dipendenza ben più grave della morfina. L'aver somministrato la cocaina per via endovenosa lo riempì di sensi di colpa.
Questo episodio costituì un incidente nella sua carriera di ricercatore, anche perché un suo collega, utilizzando i risultati delle sue ricerche ed approfittando della sua assenza da Vienna, aveva eseguito esperimenti con la cocaina sugli occhi degli animali, ottenendo risultati importanti che gli valsero immediatamente una fama internazionale. Freud dovette così rinunciare alle aspettative di successo derivanti da queste ricerche.
Freud era un fumatore accanito, ma in età avanzata gli fu diagnosticato un tumore al palato, e dovette rinunciare ai suoi venti sigari quotidiani, soffrendo così duramente per l'astinenza dal fumo, che la sua si delineò non tanto come un'abitudine, quanto come una vera dipendenza.
All'età di ventinove anni, Sigmund ottenne la libera docenza con relativa facilità, in quanto era fortemente stimato dai suoi colleghi. Questo titolo gli permise di esercitare più agevolmente l'attività di medico. Freud salirà i gradini accademici fino ad arrivare al titolo di professore ordinario.
Grazie ad una borsa di studio cominciò a lavorare a Parigi con Charcot tra il 1885 e il 1886. Questi fece molta impressione sul giovane Freud, sia per la sua personalità di uomo geniale ed innovatore, sia per il suo insegnamento: egli infatti era riuscito a dimostrare che le manifestazioni dei malati sottoposti ad ipnosi erano corrispondenti al vero, ed aveva introdotto una seria classificazione nei casi d'isteria.
Come insegnante Charcot era addirittura avvincente; ogni sua lezione era un piccolo capolavoro di costruzione e composizione, di una tale efficacia e perfezione formale che per il resto della giornata era impossibile togliersi dalle orecchie le parole che si erano udite, né levarsi dagli occhi quel che si era visto... Durante le lezioni lo stesso Charcot faceva un'impressione singolare: egli, che era in genere traboccante di serenità e vivacità e che aveva sempre una battuta pronta sulle labbra, appariva allora, sotto il tocco di velluto, serio e solenne, persino più vecchio, e la sua stessa voce ci pareva smorzata... (da Charcot, 1893)
Tornato a Vienna, Freud pensava che il metodo acquisito fosse così perfetto da permettere di guarire quei malati nervosi fino ad allora incurabili. Queste speranze però si rivelarono vane, infatti il tentativo di diffondere nel suo paese le teorie di Charcot si scontrò ben presto contro il dissenso dei suoi colleghi.
Nell'ottobre del 1886 aprì uno studio privato nella Rathausstrasse di Vienna e sei mesi più tardi, il 13 maggio dello stesso anno, sposò Martha. Questa fu per lui una grande vittoria, dal momento che le difficoltà erano parse insormontabili. Nel 1887 nacque la prima figlia, Mathilde, cui seguirono altri cinque figli, l'ultima, Anna, nata nel 1895, diventerà un'eminente psicoanalista.
Per i primi anni di professione egli utilizzò con i suoi pazienti le tecniche allora in uso: l'idroterapia e l'elettroterapia, ma si rese ben presto conto che malgrado quel che veniva comunemente affermato esse non conducevano a nessun risultato concreto e si dedicò all'ipnosi. Per accrescere la sua esperienza in questa tecnica fece un viaggio in Francia, a Nancy, ma senza ottenere risultati di rilievo.
Arrivò un primo punto di svolta: Freud riprese i contatti con Joseph Breuer, con cui era legato da una grande amicizia. Egli era un eminente fisiologo che aveva a lungo aiutato psicologicamente ed economicamente lo stesso Freud; aveva in cura una paziente isterica, colei che passerà alla storia come Anna O. grazie all'ipnosi era riuscito a guarirla da una sorta di idrofobia, dimostrando che in realtà il paziente isterico soffre di reminiscenza e che tali ricordi traumatici possono risultare purificatori sotto ipnosi (come dimostra l'esperimento eseguito sulla paziente Anna O.).
Questo metodo fu perciò chiamato catartico. Grazie alla collaborazione con Breuer, Freud poté apprendere ed utilizzare sistematicamente questa tecnica nella sua professione, e pubblicare in seguito Studi sull'Isteria (1895). In breve però i due medici, per una serie di motivi ancora oggi in discussione, si distaccarono.
Man mano che l'influenza di Breuer si affievoliva, un'altra persona assunse rilevante importanza nella vita di Freud. Si trattava di Wilhelm Fliess, un noto otorinolaringoiatra che si occupava di biologia generale. Era una persona estremamente affascinante che appariva, senza necessariamente esserlo, geniale. L'amicizia cominciò nel 1887 e la corrispondenza tra i due, di cui non ci restano che le lettere scritte da Freud (pubblicate nel 1950), costituisce la testimonianza del lavoro della mente di un genio, mentre crea, vede apparire, scomparire e poi affiorare di nuovo intuizioni, e ci fanno cogliere il passaggio dalla prima percezione alla concettualità. in questi scambi epistolari, Freud scrive all'amico particolari della sua vita matrimoniale e dettagli intimi di cui terrà all'oscuro anche la moglie. Alcuni aspetti del rapporto tra i due medici ricordano quello che lega il paziente al suo analista.
Freud è certamente innamorato di Martha, ha lottato per poterla sposare, ma ella non rappresenta per lui un confidente, la vede molto più come una "signora della casa", come donna dedita alla famiglia, che si occupa di allevare i figli, curare i pasti, sovrintendere alla servitù, come si conviene ad un perfetto stile borghese. Martha è rigorosa nei confronti di qualsiasi deroga morale, è una persona di grande dedizione, in grado di sopportare i momenti di difficoltà economica, così come i frequenti scoppi di gelosia e pessimismo da parte del marito. E' in grado di conferire alla casa un'aria di affidabilità, di regolarità forse a volte un po' ossessiva, che in alcuni momenti di grande creatività confusionale, ha assunto l'importante ruolo di contenimento, e di punto di riferimento. E' comunque Sigmund a decidere i nomi dei figli, ispirandosi ai propri amici e personaggi ideali; i due hanno sei figli in nove anni, non tutti desiderati.
L'idea che Freud non avesse mai avuto relazioni extraconiugali sembra vacillare, tanto che la stessa Lou Andreas-Salomé, una delle donne più affascinanti ed anticonvenzionali del suo tempo, aveva confessato a Jung la sua relazione segreta con lo psicoanalista, col quale aveva lavorato tra il 1912 e il 1913. Quello che è sempre stato accettato è che Freud si sia sempre compiaciuto nell'ammirazione che suscitava nelle donne belle ed affascinanti. L'amicizia così idealizzante con Fliess e il rapporto con la moglie, con la quale non aveva un rapporto di dialogo profondo, sono due tratti caratterizzanti della complessa personalità di Freud.
Verso la metà degli anni novanta, dopo aver abbandonato l'ipnosi e il metodo catartico, aveva scoperto le cosiddette libere associazioni, che consistevano nell'abbandonarsi acriticamente alle proprie intuizioni e pensieri, senza censure; questa tecnica fu la prima che gli permetterà di giungere al concetto di autoanalisi, conducendolo ad un altro tipo di visuale, diversa da quella che la conoscenza era abituata a considerare. Cominciò ad occuparsi di pazienti nevrotici, dei quali al tempo si sapeva molto poco. C'è da aggiungere che, in quanto neurologo, non aveva vaste conoscenze in campo psichiatrico; questo non fu solo uno svantaggio, in quanto ciò gli permise di creare punti di partenza, e più libertà di creare nuovi modelli. Le cose però andavano complicandosi, in quanto Freud si rese conto che tutto quello cui stava arrivando contrastava con il pensiero, il costume e la morale dei suoi tempi: egli infatti aveva percepito che molti dei sintomi nevrotici erano originati dalla sessualità repressa. Tutte le persone che lo circondavano, i suoi amici, Martha e lui stesso erano stati allevati con i criteri rigidi e spesso severi della borghesia ebraica. Si impegnò in una terribile lotta per opporsi alla mentalità in cui era cresciuto, senza assumere atteggiamenti ribelli e cercando di mantenere la neutralità scientifica che lo caratterizzava. Ancora oggi sperimentiamo forti resistenze quando cerchiamo di oltrepassare le barriere che ci impediscono di riconoscere quanto è rilegato nel nostro inconscio. In questo abbiamo avuto la via aperta dall'impresa di Freud, dall'intervento dei suoi sostenitori e discepoli e dall'estensione delle sue determinanti scoperte.
Negli anni seguenti Freud mise a punto la scoperta che lo rese celebre anche fuori dall'impianto psichiatrico: il complesso di Edipo. Egli sosteneva che tutti i bambini, in particolare i maschi, nei primi anni di vita attraversano una fase molto conflittuale con i genitori, in quanto tendono a vedere il genitore del sesso opposto come un possesso esclusivo, e di conseguenza vedono un rivale nel genitore dello stesso sesso. In una certa fase dell'esistenza, diceva Freud, ogni bambino è un piccolo Edipo che si trova ad affrontare in una piccola misura le vicende di quel re immortalato da Sofocle, autore che Freud aveva conosciuto ed oltremodo amato fin dall'adolescenza. Nonostante la fondatezza e la brillantezza che le distinguevano, le teorie del complesso di Edipo suscitarono fortissime resistenze.
Il passaggio dall'Ottocento al Novecento costituì un vero e proprio punto di svolta nella storia delle idee, è infatti il decennio in cui Russel pubblica I principi della matematica (1903), in cui Einstein formula la teoria della relatività ristretta (1905) e in cui Wegener dà luce al suo primo articolo sulla tettonica a zolle (1912). Non da meno Freud nel 1899 pubblica L'interpretazione dei sogni, tra le sue opere quella che di sicuro ha raggiunto la maggiore notorietà, e che esprime la più famosa e fondata teoria sul significato dei sogni mai formulata. Nell'anno della pubblicazione di quest'opera, Freud, con sua enorme soddisfazione, viene nominato professore straordinario, e tre anni dopo alcuni giovani medici, si avvicinarono a lui desiderando imparare, esercitare e diffondere la psicoanalisi. Tra essi vi era anche Max Graf, il cui figlio di 5 anni diventerà famoso come "il piccolo Hans", uno dei casi clinici più noti e straordinari di Freud, l'esempio più evidente di complesso edipico. Nel momento in cui Freud pensa di aver raggiunto un punto essenziale della sua ricerca, accettò dunque di avere dei discepoli; il gruppo si riuniva a casa sua ogni mercoledì sera, e prese il nome di "Società del mercoledì sera", gruppo che costituisce un primo nucleo dell'associazione freudiana. All'interno delle riunioni erano quasi un rituale caffè, sigari e dolci. Si trattava di un autentico incontro aristocratico, che rappresentava un vero e proprio laboratorio di idee; durante la serata si toccavano gli argomenti più svariati, dalla filosofia alla letteratura, dalla mitologia antica alle malattie psichiche e mentali, in particolar modo soffermandosi sui fenomeni isterici. Ricorda Graf: "Dopo un quarto d'ora di scambio di idee, iniziava la discussione. L'ultima parola spettava a Freud. In quella stanza regnava un'atmosfera di fondazione di una religione. E Freud ne era il profeta, che faceva apparire superficiali i metodi di indagine psicologica finora adottati".
Tra tutte la persone che erano rimaste fortemente impressionate da L'interpretazione dei sogni c'era anche Carl Gustav Jung, con cui Freud inizia ben presto a scambiare lettere, scritti ed estratti. Il 3 marzo 1907, Jung fa la sua prima visita a Freud: il lungo colloquio rappresenta l'inizio di una grande amicizia e collaborazione tra i due, basata su una stima reciproca. Come aveva fatto con Fliess, Sigmund idealizza Jung, immettendo inconsapevolmente nel rapporto con lui tutta una serie di richieste narcisistiche. Nella loro fitta corrispondenza Jung aveva commentato tutto il suo trasporto per Freud:
"E' vero - devo confessarGlielo con riluttanza - io L'ammiro senza riserve, come uomo e come studioso, non La invidio coscientemente... la mia venerazione per Lei ha un carattere quasi "religioso" - passionale che non provoca in me molestie d'altro genere, no, ma che mi riesce disgustoso e ridicolo per via del sottofondo inconfondibilmente erotico. Questa sensazione orribile deriva dal fatto che da ragazzo ho subito un attentato omosessuale da parte di un uomo prima venerato." (lettera da Zurigo del 28 ottobre 1907)
Jung è dunque contrastato da una serie di sentimenti ambivalenti e fortemente contrastanti che daranno origine all'accusa di autoritarismo esplicitata nella celebre lettera del 18 dicembre 1912, in cui Freud viene rimproverato di mancanza di umiltà nel sottoporsi ad un'analisi personale.
"Lei punta il dito su tutte le azioni sintomatiche che coglie nella Sua cerchia, e così facendo abbassa a livello di figlio e figlia tutti colori che Le stanno intorno, i quali riconoscono in sé arrossendo la presenza di tendenze erronee. E intanto Lei se ne sta sempre ben assiso in alto in veste di padre".
Quest'accusa violenta fu l'inizio della traumatica separazione tra i due; Freud sopportò a lungo lo scalpitare dell'amico, troppo spaventato dal pensiero di perdere un rapporto in cui troppo aveva investito. Nonostante i ripetuti tentativi di Freud per salvare l'amicizia, la scissione tra i due era ormai imminente. Dopo qualche forte oscillazione la rottura con Jung matura e si consuma prepotentemente, fino a giungere alla definitiva separazione nel 1913. Non solo Jung prese strade diverse da Freud, ma anche molti tra coloro che erano stati in quegli anni suoi grandi seguaci e sostenitori, lentamente cominciarono a scindersi dal suo pensiero psicoanalitico e interruppero più o meno violentemente i rapporti con lui. Questo fu per Freud motivo di un grande trauma, che gli causò gravissimi disagi emotivi.
Nel 1914 scoppiò la prima guerra mondiale. Questo conflitto provocò reazioni profonde anche sull'animo di Freud. Molti dei suoi colleghi vennero arruolati, altri si dispersero. I suoi figli maschi (Oliver, Ernst e Martin) vennero chiamati alle armi, e mentre i primi due combatterono per tutta la durata della guerra, il terzo, inizialmente dato per disperso, risultò essere stato fatto prigioniero in Italia. Il numero dei pazienti nel frattempo si era inevitabilmente ridotto, e lo sviluppo della psicoanalisi procedeva a ribasso. Soltanto con la sconfitta degli Imperi centrali, e quindi con il ritorno della pace, la situazione si risollevò, e anche le sorti della psicoanalisi sembrarono riprendersi, anche se le devastanti conseguenze del dopoguerra, in primo luogo la fortissima inflazione, avevano totalmente prosciugato le risorse finanziare di Freud. Nel 1918, la potente macchina da guerra del Kaiser era sull'orlo di un imminente crollo e la pace sembrava realmente vicina. Freud si tuffò in una vera e propria furia produttiva; nell'arco di due anni pubblicò tra le varie opere anche l'introduzione al libro Psicoanalisi delle nevrosi da guerra, Il perturbante, Al di là del principio del piacere e Complementi alla teoria del sogno. Nel 1921 condusse a termine il saggio Psicologia delle masse e analisi dell'Io, con cui tenta di porre le basi psicoanalitiche per la psicologia dei processi che stanno alla base dei comportamenti della massa.
Nello stesso anno del completamento e della pubblicazione di L'Io e l'Es muore suo nipote, il figlio di Sophie, e gli viene diagnosticata una grave forma di tumore alla parte destra del palato. Egli non si riprenderà mai più dalla scomparsa del nipotino cui era particolamente affezionato. Scrive, in una lettera all'amico Binswanger:
"Certo, sappiamo che il lutto acuto dopo una tale perdita passerà, ma resteremo inconsolabili, e non troveremo mai un sostituto. Tutto ciò che può subentrare, se anche riempisse il vuoto, non sarebbe mai la stessa cosa. E a dire il vero è giusto che sia così. E' l'unico modo per perpetuare l'amore..."
Come se non bastasse gli venne annunciata la morte del figlio maggiore. Freud cadde in uno stato di depressione profonda, ma nonostante ciò continuò a lottare con tenacia e straordinaria forza d'animo contro la malattia che avanzava di giorno in giorno. Nei mesi seguenti, dopo un primo intervento, venne operato altre 32 volte! In questo periodo gli era praticamente impossibile parlare e nutrirsi. Gli venne applicata una protesi di considerevoli dimensioni alla mascella e alla parte destra del palato, che aveva la funzione di separare la bocca dalla cavità nasale. Lottò fino alla fine della sua vita con i dolori atroci causati dall'applicazione della protesi. Nemmeno in questa grave situazione riuscì ad astenersi completamente dal fumare che, come abbiamo precedentemente detto, era una dipendenza troppo forte da sopraffare. Era inoltre violentemente scosso da una serie di tic nervosi. Le sue condizioni fisiche erano decisamente pessime, ma nonostante ciò non si lamentò mai del dolore che lo tormentava. Fu con la stessa dignità morale, che preservò fino alla morte, che resistette alle prime, reali provocazioni antisemitiche.
La Germania di Hitler è alle porte, e le origini ebraiche di Freud cominciano a costituire un serio problema. Nel 1930, dopo aver vinto il premio Goethe, il suo nome entra nella lista nera degli autori di opere che devono essere mandate al rogo. E' un secolo di cultura tedesca gettato in fiamme. Freud perde quattro sorelle nei campi di concentramento nazisti. La situazione comincia ad aggravarsi seriamente a partire da quando l'Austria viene annessa al Terzo Reich, nel 1938. Freud accetta di lasciare Vienna soltanto quando la figlia Anna viene sequestrata dalla Gestapo; fino ad allora aveva freddamente resistito ad ogni genere di provocazione e minaccia da parte delle S.S..
Il 14 giugno, accompagnato da Martha e da Anna, che nel frattempo era stata rilasciata, Freud parte per Londra, facendo una breve sosta a Parigi, accolto con la massima ospitalità. Arrivato a Londra prende subito casa in un bel quartiere della città, zona che diventerà sede di centri psicoanalitici tra i più importanti al mondo, in primis quello dove lavorerà, anni dopo, la stessa Anna Freud.
La piaga cancerosa peggiora di giorno in giorno, causandogli dolori spasmodici. Il suo medico continua a somministrargli 2 cc. di morfina, ripetendo le dosi fino a che Freud entra in coma. Sigmund Freud, il padre fondatore della psicoanalisi, muore il 23 settembre del 1939 alle tre di notte.
Vorremmo concludere la nostra biografia con questo eccezionale pensiero di Thomas Mann:
"anche se il futuro riplasmerà o modificherà questo o quel risultato delle sue ricerche, mai più potranno essere messi a tacere gli interrogativi che Sigmund Freud ha posto all'umanità; le sue scoperte scientifiche non si possono né negare, né occultare (...) e se mai alcuna impresa della nostra specie umana rimarrà indimenticabile, questa sarà proprio l'impresa di Sigmund Freud."
fonte: www.liceoberchet.it
Ottima ricerca del liceo Berchet di Milano.
link attinenti: Alfred Adler, ansia, complesso di Edipo, inconscio, simbolismo
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