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Richard Rorty
Richard McKay Rorty (New York, 4 ottobre 1931 – Palo Alto, 8 giugno 2007) è stato un filosofo statunitense, uno dei più influenti e controversi pensatori del tardo XX secolo. Esponente del neopragmatismo (o "nuovo pragmatismo"), Rorty ha criticato radicalmente le pretese fondazionaliste e rappresentazionaliste della filosofia moderna, proponendo una visione della filosofia come conversazione edificante piuttosto che come disciplina in grado di scoprire verità oggettive e universali. La sua opera ha avuto un impatto profondo non solo in filosofia analitica e continentale, ma anche in teoria letteraria, studi culturali, scienze politiche e dibattito pubblico sul liberalismo e la democrazia.
Biografia
Richard Rorty nacque a New York in una famiglia di intellettuali di sinistra. I genitori, James e Winifred Rorty, erano attivisti, poeti e sostenitori del socialismo non stalinista; il nonno materno, Walter Rauschenbusch, fu una figura centrale nel movimento del Social Gospel protestante. Fin da adolescente Rorty soffrì di depressione e ossessioni, esperienze che influenzeranno il suo rifiuto successivo di ogni forma di essenzialismo psicologico o metafisico.
Entrò all'Università di Chicago a soli 15 anni, dove ottenne il bachelor's degree (1949) e il master's degree (1952) in filosofia, studiando sotto Richard McKeon. Conseguì il dottorato a Yale nel 1956 con una tesi sul concetto di potenzialità in Aristotele. Dopo il servizio militare (1957-1958), insegnò al Wellesley College (1958-1961), poi a Princeton (1961-1982), dove divenne Stuart Professor of Philosophy. Nel 1982 passò all'Università della Virginia come Kenan Professor of Humanities e, dal 1998 fino al ritiro nel 2005, insegnò letteratura comparata a Stanford.
Si sposò due volte: prima con Amélie Oksenberg (1954, un figlio, Jay), poi con la bioeticista Mary Varney (1972, due figli). Morì nel 2007 per complicanze da cancro al pancreas.
Pensiero filosofico
Il percorso intellettuale di Rorty può essere diviso in tre fasi principali:
- Fase analitica (anni '60) Inizialmente inserito nella filosofia analitica, curò l'antologia The Linguistic Turn (1967), che raccoglieva i testi classici del "giro linguistico". In quel periodo difendeva posizioni eliminativiste in filosofia della mente (influenzato da Wilfrid Sellars e Willard Van Orman Quine).
- La svolta antiprappresentazionalista (1979) Con Philosophy and the Mirror of Nature (1979), il suo libro più celebre, Rorty compie una rottura decisiva. Critica l'idea che la mente sia uno "specchio della natura" capace di rappresentare oggettivamente la realtà. Smantella tre pilastri della filosofia moderna:
- il fondazionalismo epistemologico (non esistono "fondamenti" indubitabili del sapere);
- il rappresentazionalismo (il linguaggio non "rispecchia" il mondo);
- il privilegio epistemologico della filosofia (non è una "tribunale della ragione" superiore a scienza, arte o letteratura).
Propone invece una filosofia "edificante" (ispirata a Wittgenstein, Heidegger e Dewey): il compito del filosofo non è scoprire verità eterne, ma continuare la "conversazione dell'umanità", proponendo nuovi vocabolari per affrontare i problemi contingenti.
- Neopragmatismo maturo (anni '80-'90) Rorty rilancia il pragmatismo classico americano (soprattutto Dewey, ma anche James e Peirce rivisti) contro ogni forma di essenzialismo. In Consequences of Pragmatism (1982) e Contingency, Irony, and Solidarity (1989) afferma che:
- la verità non è corrispondenza con la realtà, ma ciò che funziona nella pratica sociale ("ciò che i tuoi contemporanei ti lasciano dire senza obiettare");
- il linguaggio, il sé e le comunità sono contingenti storici, non necessari;
- l'ironista liberale è la figura ideale: chi riconosce la contingenza dei propri valori ultimi, ma rimane impegnato nella riduzione della crudeltà e nell'espansione della solidarietà.
Rorty rifiuta sia il relativismo nichilista sia l'oggettivismo platonico-cristiano: la solidarietà non ha bisogno di fondamenti metafisici, basta l'immaginazione empatica (influenzata da romanzi e letteratura).
Influenza e critiche
Rorty è stato un "ponte" tra tradizione analitica e continentale, influenzando pensatori come Jürgen Habermas (con cui polemizzò), Gianni Vattimo, Robert Brandom, Nancy Fraser e Judith Butler. Negli studi letterari e culturali ha contribuito al superamento del canone oggettivista.
Le critiche principali:
- Da parte di realisti e fondazionalisti (Hilary Putnam, John McDowell): Rorty cadrebbe in un relativismo performativo contraddittorio.
- Dalla sinistra radicale: il suo liberalismo riformista sarebbe troppo timido (non abbastanza marxista o post-strutturalista).
- Da conservatori: il rifiuto di verità oggettive minaccerebbe i fondamenti morali della società.
Ciononostante, la sua visione di una democrazia come "comunità di conversazione" senza fondamenti metafisici rimane una delle proposte più originali per pensare la politica post-metafisica.
Consigliamo la lettura di
Rorty e l'ironia liberale di Massimo Fontana
Bibliografia
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Libri pubblicati da Riflessioni.it
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