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Poesia e non poesia, poesia e letteratura.
- marzo 2006
Lettera aperta ad un giovane o comunque nuovo autore.
di Reno Bromuro
Prima di inforcare la tastiera per accingermi al duello con il giovane Menelao (vorrei tanto che riuscisse a capirmi!) Prima di iniziare a scrivere, dicevo, e spiegare che cosa è la poesia, chiarire che questa lettera aperta è perché, in quelle poche ore che ho la possibilità di «navigare», vorrei leggere vera poesia. In Internet, i poeti spuntano come i funghi, ma quanti di loro sa che cosa è la poesia? Lo faccio, cercando di essere il più breve possibile, iniziando col dire che cosa pensano Croce & C. della Poesia, anche se per Eugenio Montale è cosa inutile.
Giovane sconosciuto, il Signor Benedetto Croce, nell’opera «Poesia e non poesia» pubblicata nel 1923, definita dal Russo «il libro più affascinante del Croce», è stringato, incisivo e concentrato unicamente nella rigorosa e non meccanica distinzione della poesia dalla non poesia; e palesa nel saggio su Leopardi, la sua radicale ripugnanza verso l'ideologia del grande recanatese, considerata come l'inevitabile conseguenza di un «ingorgo sentimentale» e da una sordità nei riguardi degli aspetti riflessivi e polemici, sbrigativamente analizzata con sensibilità impressionistica. In accordo con la coscienza critica del primo Novecento, prevalentemente imperniato sull'analisi delle idee a scapito della valutazione più propriamente letteraria.
Nell’altra opera «POESIA» è chiarita la distinzione tra la poesia e la «letteratura», termine con il quale designa le espressioni passionali, prosastiche e oratorie che, pur essendo non poetiche, mantengono un'unità dialettica con la poesia. Ribadisce inoltre il concetto secondo cui non esiste una teoria delle arti particolari, poiché i concetti e i problemi estetici sono identici, per ogni forma d'arte.
Convinto da questa lezione di don Benedetto Croce, consultata e accettata anche la teoria sulla poesia di Francesco De Sanctis, chiarifico:
1) La poesia in senso astratto e sostanziale, è capacità di esprimere un contenuto d’idee e sentimenti in modo atto a commuovere, a suscitare emozioni, ad eccitare la fantasia; afferma Berchet: «Tutti gli uomini... hanno nel fondo dell'anima una tendenza alla poesia». In senso pratico e materiale, arte e tecnica di esprimersi in versi, vale a dire in parole disposte secondo un ritmo ottenuto seguendo determinate regole metriche: le forme tradizionali, il linguaggio della poesia; poesia dialettale; poesia visiva.
2) La poesia è il carattere di tutto ciò che suscita emozioni e suggestioni di natura estetica, che colpisce particolarmente l'immaginazione e il sentimento: musica, pittura piena di poesia; la poesia di un paesaggio.
3) Il modo di comporre versi proprio di un autore, di una scuola, di un'epoca, di una nazione; il complesso delle loro opere in versi: la poesia del Petrarca; la poesia romantica; la poesia del Seicento; la poesia francese.
4) Il singolo componimento poetico; breve opera in versi, per lo più di carattere lirico: una poesia di Ungaretti; recitare, studiare una poesia.
Ma il più antico e più illustre concetto di poesia è quello greco di mimesi, cioè di imitazione del reale. Platone condanna la poesia e, in genere, ogni forma di attività artistica perché l'arte, imitando la natura, che a sua volta è copia del mondo delle idee, si riduce all'imitazione di un'imitazione. Con Aristotele, invece, il concetto di mimesi si estende dalla natura al mondo psicologico e oggetto della poesia diviene il verosimile, cioè il vero universale, a differenza della storia, che ha per oggetto la verità particolare. Altrettanto riconosciuta e illustre è la concezione secondo cui il bene sta nel piacere della poesia, che risale al concetto pitagorico-aristotelico di catarsi e assegna all'arte la funzione di dilettare, mentre all'opposto, secondo la concezione pedagogica, lo scopo della creazione artistica è quello di istruire e educare: l'esempio più alto di quest'ultima concezione della poesia è la Commedia di Dante, ideata per tracciare alla cristianità la via della salvezza.
Per Emanuele Kant, invece, sono le cose che si modellano sugli schemi costitutivi della ragione: pertanto, la bellezza della natura cantata dalla poesia o espressa da qualsiasi altra forma artistica, non è più oggettiva ma soggettiva e il sentimento non ha carattere conoscitivo.
La sensibilità romantica, che affonda le sue radici nell'estetica kantiana, fa propria la concezione soggettiva del bello ed esalta il genio e l'autonomia creatrice del poeta. In Italia, le caratteristiche della sensibilità romantica si delineano con Giambattista Vico, secondo il quale la poesia è una creazione individuale, fantastica e prelogica, e con De Sanctis, che, sulle orme di Hegel, considera l'arte come sintesi di forma e di contenuto e ne rivendica l'autonomia dalla ragione. Al soggettivismo romantico reagisce la dottrina positivistica e sociologica, che dà luogo alle tendenze del naturalismo e del verismo e alle loro pretese di trasferire nel campo della poesia il metodo della scienza. All'età positivistica risale anche il tentativo di un'indagine del fatto poetico condotta sulla base scientifica della psicologia, che si fonda sul presupposto secondo cui la bellezza esiste nelle cose solo perché sono percepite dal soggetto, e della psicanalisi, che considera l'opera d'arte come la sublimazione della libido che caratterizza l'inconscio del singolo artista.
Al filone idealistico-romantico si ricollega invece Benedetto Croce, che definisce l'arte come intuizione pura, forma aurorale del conoscere, e distingue la poesia,sintesi a priori di contenuto e forma, dalla «non-poesia» o «letteratura», in cui la forma, intesa come una veste decorosa, si distingue dal contenuto, che vale di per sé. La crisi etico-intellettuale seguita alla prima guerra mondiale dà luogo alle nuove correnti filosofiche della fenomenologia e dello esistenzialismo: la fenomenologia cerca di restituire fiducia alla ragione, ridimensionandone i poteri al di qua della metafisica, e nega pertanto l'utilità di ogni domanda sull'essenza dell'arte. L'estetica marxista, viceversa, privilegia il contenuto ideologico dell'opera di poesia e ritiene che ci sia vera arte ogni volta che sia osservata, nel rispecchiamento estetico del reale, i presupposti della tendenza e della tipicità, cioè della riproduzione fedele dei caratteri e delle circostanze. Le successive tendenze dell'estetica sono dominate dalla semiotica, l’idea generatrice e dallo strutturalismo, che, applicato alla critica letteraria, tende a tralasciare ogni considerazione sulla psicologia dell'autore e sul condizionamento sociale del suo tempo per affrontare e descrivere l'opera di poesia in sé, come organismo autonomo.
Dall’autobiografia di Goethe, rileviamo che sulla base di testimonianze epistolari, ricordi di amici e di quanto la madre aveva narrato a Bettina von Arnim,che il poeta tedesco riconosce, che la realtà e gli spazi aperti della poesia, sono la reale coincidenza fra poesia e verità.
Schiller, invece afferma, nel suo saggio, che traccia la storia della poesia europea da quella greca, distinguendovi un alternarsi di periodi ingenui, ossia di poesia d'armonia con la natura, in altre parole realistica e ingenua, e di periodi di poesia della riflessione e di nostalgia della natura, periodi vale a dire idealistici e sentimentali. Indica in Goethe un esempio vivente dell'ingenuo e in se stesso un esempio del sentimentale.
Per Tommaso Campanella la lirica è il frutto di una concezione eroica della poesia, intesa come messaggio per un'azione rinnovatrice. Nel linguaggio rude e corposo si avverte il travaglio del pensiero che cerca faticosamente di esprimersi, liberandosi a tratti in folgorazioni improvvise di intensa efficacia drammatica.
Emily Dickinson, nella sua raccolta di versi pubblicata postuma,la poesia è l’espressione di un pensiero profondo e d’alta sintesi. Un gioco ritmico semplice, di una rievocazione essenziale.
Il poeta francese Mallarmé, tra i massimi rappresentanti del simbolismo, con Paul Verlaine e Arthur Rimbaud, celebra nei suoi versi affrancati anche dalla sintassi e afferma che la poesia deve esprimere con vigore il sogno della purezza e del distacco dal mondo: l'opera poetica è miracolosa come la creazione, ma al termine d'una faticosa ascesa non v'è che il nulla, la pagina bianca, il silenzio. La stessa poesia che abbiamo visto rinascere in Apollinaire, e Ungaretti, i quali aggiunsero che la poesia nascendo dal delirio della fantasia deve concretare immagini folgoranti.
Afferma Marcello Eydalin (Pinerolo 18 marzo 1921 – Torino 20 aprile 1995) «…il punto difficile per la poesia oggi è quello di aggiornare gli altri e di aggiornarsi sotto il profilo formale e semantico.
Abbiamo la disgrazia, in Italia, di aver avuto dei grandissimi poeti. Dico disgrazia perché a un certo punto il grandissimo fa un poco il vuoto intorno, costringe anche i critici a valutare gli altri, secondo il metro di costoro e quindi chi scrive a cercare di adeguarsi. E' la vecchia teoria delle scuole.
Inoltre noi abbiamo avuto dei poeti della forza di Ungaretti e di Montale che hanno fatto molto vuoto intorno a sé. Voi direte, perché Ungaretti e Montale? Perché l'ermetismo di Ungaretti e lo stile particolarissimo di Montale sono proprio quelli che sono più difficili da superare. Forse i nostri poeti in erba non guardano abbastanza Cardarelli, Pavese e Pasolini, i quali secondo il mio modestissimo punto di vista sono, fra gli italiani, quelli che hanno saputo di più calarsi nella realtà di oggi, in quello che è veramente la poesia di «oggi».
Il difficile per tutti è il riuscire a salvaguardare il senso poetico della vita e delle cose, che non è per niente intrinseco. La rosa di per sé non è poetica, siamo noi che la facciamo poetica in quanto ha dei bei colori e inoltre, sfiorisce in un giorno, per cui i poeti, a partire addirittura dai romani, ma in particolare con Ronsard che ha amato descrivere la rosa, hanno creato l'archetipo della rosa. Per chi è venuto dopo, la rosa è diventata automaticamente una cosa straordinariamente poetica. Se ci pensiamo però, può essere altrettanto poetico il traliccio dell'alta tensione: si tratta di saperci mettere la carica poetica».
(dalla presentazione della raccolta di poesie di Reno Bromuro «Occhi che non capivano» 08/02/1976)
In Internet la critica è esaltazione e compagnia. Critici sono tutti gli iscritti ad un mailing-list, che tratta argomenti in versi, che sia poesia o non poesia poco importa, ecco perché spesso è l’espressione di uno scambio d’opinioni che rimangono sempre troppo personale e quindi amicale. I poeti s’improvvisano critici e diventano parziali giudici della propria produzione poetica, del loro stile, della loro evoluzione poetica, tracciando nei versi la biografia, analizzando l'iter del loro fare poesia attraverso impulsi diretti, di commozione e di suggestione, tipici della loro qualità percettiva.
Reno Bromuro
lettera inviata il 31 ottobre 2005
Bibliografia
W. Binni, Poetica, critica e storia letteraria, Bari, 1964;
M. Corti, C. Segré, I metodi attuali della critica in Italia, Torino, 1970;
P. P. Dallari, Che cos'è la poesia. A. Fongaro, Bibliographie de Verlaine en Italie, Firenze, 1976;
P. Petitfils, Verlaine, Parigi, 1981.
Libri pubblicati da Riflessioni.it
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