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Intuizione
In filosofia, un modo di conoscenza o di apprendimento indipendente dall'esperienza o dalla ragione, generalmente concepito come capacità innata dell'intelletto. La nozione di intuizione ha assunto accezioni differenti, talora opposte, e non può essere definita se non nel contesto dell'opera dei singoli filosofi. L'intuizione fu importante per il pensiero di filosofi greci come Pitagora e i suoi seguaci e per la filosofia cristiana. I filosofi che affidarono a questo concetto un ruolo importante nella loro concezione filosofica furono Baruch Spinoza, Immanuel Immanuel Kant e Henri Bergson.
Nella filosofia di Spinoza, l'intuizione è la forma di conoscenza più alta, superiore alla conoscenza sensibile e a quella "scientifica" derivata dalla riflessione sull'esperienza. La conoscenza intuitiva consente all'individuo la comprensione di un universo unitario e permette all'intelletto di essere parte dell'Essere Infinito.
Kant concepì l'intuizione come una forma della sensibilità; egli distinse le percezioni in due parti: la sensazione provocata dall'oggetto esterno percepito e la forma, o struttura della percezione nell'intelletto. Queste forme, come spazio e tempo, sono modi dell'intuizione pura.
Bergson contrappose istinto e intelligenza, pensando l'intuizione come la forma più pura dell'istinto. L'intelligenza è adeguata alla considerazione degli oggetti materiali, ma non può affrontare l'essenza della vita o del pensiero. Egli definì l'intuizione un istinto autocosciente, in grado di riflettere sul proprio oggetto e di espanderlo indefinitamente. L'intelligenza, d'altra parte, può solo analizzare e la funzione dell'analisi è di produrre ciò che è relativo in un oggetto, piuttosto che ciò che è assoluto o individuale. Solo con l'intuizione, secondo Bergson, può essere compreso l'Assoluto.
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