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Baruch Spinoza
Baruch Spinoza nasce il 24 novembre 1632 ad Amsterdam da famiglia ebraica di origine portoghese. Il padre fa parte del comitato direttivo della comunità ebraico-portoghese, detta Talmud Torah, "ossia lo studio della legge", e il giovane Baruch segue la scuola della comunità. Egli viene istruito nella conoscenza approfondita dei testi sacri e della lingua ebraica. Giovane dalle enormi capacità all'inizio fu criticato e condannato poiché metteva in discussione la tradizione ebraica. Scomunicato è costretto ad abbandonare l'attività commerciale che svolge con il fratello e a dedicarsi alla politura di lenti per telescopio e microscopio. Andò a vivere in una piccola città dove poteva studiare liberamente i suoi libri, rinunciando a qualsiasi cosa del mondo. Scrive le sue opere maggiori in latino: "Breve trattato su Dio, l'uomo e la sua felicità", il "Trattato teologico-politico" che fu pubblicato anonimo nel 1670. Baruch Spinoza passa gli ultimi anni della sua vita all'Aia. Ammalatosi di tisi non cambia le sue abitudini. Muore il 21 febbraio 1677. I suoi manoscritti vengono affidati all'amico Jan Rieuwertsz che ne cura la pubblicazione nel corso dello stesso anno. La biblioteca di Spinoza fu messa all'asta per pagare i suoi funerali.
Durante la sua breve vita Baruch Spinoza pubblicò anonimo il "Trattato teologico-politico". Analizzando il titolo appare evidente di che cosa si occupa il trattato: la politica e la teologia. Nel Trattato si parla delle Sacre Scritture e della loro interpretazione. Si tratta di un testo importante per la moderna esegesi (spiegazione critica di un testo) scritturale poiché Spinoza analizza la Bibbia come un filologo analizza un qualsiasi testo in suo possesso: sarà necessario conoscere la lingua in cui il testo è composto; l'epoca della composizione e lo scopo dell'autore, oltre ai vari significati da dare alle parole nel contesto delle frasi. L'accertamento filologico del significato della Scrittura si oppone a due indirizzi: quello ortodosso (che si appella all'illuminazione dello Spirito Santo e alla tradizione dei concili) e quello eterodosso (che sostiene il diritto della ragione a interpretare le Scritture). Per Spinoza il senso della scrittura non coincide con la verità speculativa, ma serve solo a indurre all'obbedienza. Nel Trattato Spinoza afferma anche che è illegittimo porre limiti alla libera circolazione delle idee in nome della salvaguardia di una "verità rivelata" e neanche lo stato può opporsi a ciò.
La dottrina dell'unicità della sostanza viene espressa nell'Etica, che come dice il titolo stesso è un'opera sulla morale. Spinoza si presenta come il continuatore e il perfezionatore dell'opera di Cartesio. Da lui Spinoza ricava le definizioni di sostanza, attributo, modo. La sostanza è "ciò che è in sé ed è concepito per sé"; l'attributo è "ciò che l'intelletto percepisce di una sostanza come costituente la sua essenza"; il modo è "l'affezione di una sostanza, ossia ciò che è in altro, per mezzo del quale anche è concepito". Spinoza differisce da Cartesio in quanto pone Dio come sostanza e non la materia che è un derivato di Dio che ritiene causa sui e da qui la definizione principale di tutto il sistema spinoziano "Deus sive natura" (= Dio, cioè la natura). Ma poiché la sostanza è Dio e Dio ha attributi infiniti, di conseguenza anche la sostanza avrà infiniti attributi. Da qui proviene la forma panteismo: tutto è in Dio, "cuius essentia involvit existentia".
Per sottolineare la divisione fra Dio e il mondo, Spinoza riprende la teoria della natura naturans e della natura naturata. La prima indica la causa attraverso la quale l'intero universo esiste ed è conservato, e la seconda indica gli insiemi degli effetti che da quella causa scaturiscono. Ma Dio essendo la causa di tutte le cose non è caratterizzato dall'intelletto o dalla volontà, ma solo dalla potenza.
Il Dio di Spinoza non ha nulla a che fare con il Dio biblico, infatti è immanente e non trascendente, è caratterizzato dalla potenza e non dalla volontà e dall'intelletto. Viene attaccata anche la creatio ex nihilo e da tutto ciò i contemporanei di Spinoza arrivarono a definire ateo il filosofo. Queste conseguenze del sistema spinoziano furono definite dal filosofo stesso "conseguenze scandalose" e da qui il sigillo di Spinoza "Caute".
Dato che Spinoza aveva tolto alla sostanza la volontà e l'intelletto derivava il fatto che la causa sui "è il fondamento e la causa di ogni cosa, ma non vuole nulla" cioè non vuole nessun telos o finalismo agendo solo per necessità. Spinoza creava quindi la libera necessità ovvero una via di mezzo fra la libertà e la schiavitù, infatti il comportamento umano deriva da due cause: la libertà (causa interna all'uomo) e la necessità (causa esterna all' uomo). La libertà però non consiste nel libero arbitrio, cioè nella capacità di scelta dell'uomo fra il bene e il male, ma nell'adesione al bene, cioè a Dio. "Humanas actiones non ridere, non lugere, neque detestari, sed intelligere" (= le azioni umane non vanno derise, compiante o detestate, ma capite.)
Esistono due modi per capire l'esistenza di qualcosa: la teoria dell'immaginazione e la teoria dell'intelletto. Con la teoria dell'immaginazione viene espresso il concetto che se un uomo pensa a qualcosa, la immagina, la cosa immaginata esiste; mentre nella teoria dell'intelletto l'uomo per raggiungere la conoscenza di un oggetto deve avere un'esperienza diretta di questo e non solo la sua immagine nella mente.
L'Etica di Spinoza si può dividere in cinque parti fondamentali:
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Su Dio;
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Sulla Mente;
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Sugli Affetti;
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Sulla Schiavitù;
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Sulla Potenza della Mente, cioè la via per ardua, ma non impossibile. La natura umana è schiava delle passioni, perciò l'uomo libero è colui che con la forza della sua mente riesce a controllare le sue passioni.
Fonte: www.diviana.com/ilparadisodellostudente
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