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Il paradigma Tangentopoli
(Per una rivoluzione culturale)
di Antoine Fratini - dicembre 2007
Quel losco giro d’affari della politica che andò sotto il nome di “tangentopoli” ha avuto comunque il merito di fare emergere buona parte di quel che il popolo ormai da decenni intuiva circa il marciume morale sottostante alla politica provocando, per molti ma purtroppo non per tutti, forti disillusioni.
Ricordo a tale proposito un mio caro zio che, ammalatosi e in fin di vita proprio in quel periodo, mi chiamò al suo capezzale e nel suo dialetto salsese (1), con voce dolce ma profondamente delusa, mi disse: “Caro il mio Tony, non avrei mai pensato che andassimo a finire così”. Sebbene lo zio non avesse potuto studiare, era dotato di uno spirito molto acuto. La sua intelligenza però non gli impedì di nutrire per molto tempo una fiducia alquanto ingenua nella politica del suo paese. Verosimilmente, egli amava pensare ad uno Stato governato da addetti fondamentalmente onesti e capaci. Credo di potere affermare che per lui, come per molti altri, il problema era sempre stato posto nei termini classici, cioè in quelli delle giuste scelte di campo (Destra o Sinistra) da effettuare. Oggi invece, sembra che ci sia meno ottimismo in seno ad un elettorato che, a giudicare dall’affluenza sempre minore alle urne, dalla perenne insoddisfazione testimoniata e dai risultati elettorali sempre più dipendenti da manciate di voti, dimostra di credere sempre meno nei partiti e nei loro rappresentanti. Proprio per questi motivi affermo che la vicenda tangentopoli è stata vissuta ed è di fatto diventata per gran parte degli italiani, sebbene per il momento solo a livello inconscio, un paradigma atto a spiegare la delusione che la gente prova ultimamente per la politica.
Eppure, tante persone rimangano convinte che i nostri mali sociali siano fondamentalmente la conseguenza di una arretratezza che col tempo, lo svolgimento della giusta ideologia e l’adeguamento tecnologico, verrà finalmente superata. Per esempio, molti credono ancora che i carburanti poco inquinanti non vengono prodotti e immessi nel Mercato perché non all’altezza dei compiti che li aspettano. In realtà, fintantoché le multinazionali dell’oro nero potranno continuare a lucrarsi con gli ultimi barili è molto improbabile assistere alla introduzione nel Mercato mondiale di un nuovo carburante estraneo al petrolio e quindi realmente meno inquinante.
Pochi anni dopo la scandalosa vicenda che si abbatté come un macigno sul mondo della politica italiana, il governo aumentò lo stipendio dei parlamentari che per una volta furono tutti d’accordo nell’approvare la risoluzione. Naturalmente, grazie ad un assiduo e scientifico lavoro mediatico, tangentopoli passò come l’acqua inquinata della piena e l’aumento di stipendio dei parlamentari ricevette una degna e convincente spiegazione diventando il rimedio per mettere il politico al riparo da cattive tentazioni. Eppure, gli uomini della politica in Italia, a parte qualche capro espiatorio, sono sempre gli stessi. Tutto questo è stato possibile grazie al potere retorico quasi illimitato dei grandi mass media, in particolare modo la TV. Considero la Tv una vera e propria scatola ipnotica atta a trasformare la percezione della realtà e quindi ad obnubilare la mente dei cittadini.
La televisione utilizza scientificamente e sistematicamente alcuni dei tropi linguistici più noti posti da S. Freud alla base della retorica dell’inconscio (2). Per esempio, attirare particolarmente l’attenzione in un telegiornale su fatti di cronaca o/e di gossip detiene una funzione metaforica in quanto distoglie lo sguardo del telespettatore dai problemi politici e sociali più seri; così come il mescolare sapientemente fatti politici scandalosi a tutta una serie di altre informazioni magari più leggere, simpatiche, esotiche ecc. ha una funzione metonimica in quanto permette al sentimento legato al contesto di prevalere sulla parte realmente significativa che non si può tacere del tutto. A riprova di quanto asserisco, provate solo ad immaginare gli effetti che avrebbe un telegiornale che si concentrasse solo su notizie serie e scandalose tratte dalla vita politica: non risulterebbe forse, a lungo andare, insopportabile? Non spingerebbe forse il popolo prima o poi a rivoltarsi contro il basso profilo morale dei politici? L’effetto della “televisione scientifica” è esattamente pari a quello degli psicofarmaci: cambia solo il colore e il nome delle trasmissioni a secondo dei bisogni di sedazione o di esaltazione del popolo; così come cambia il colore e il nome delle pillole a secondo delle diagnosi di schizofrenia o di depressione rivolte ai pazienti psichiatrici.
La fede nel sistema, nei suoi valori, cioè la credenza potente quanto inconsapevole nel Dio Economia, rimane l’ostacolo maggiore alla evoluzione della nostra società. Fintantoché ai significanti “economia” e “crescita” verranno accollati i significati inconsci “felicità” e “salvezza”, il nostro discorso rimarrà valido per tutte le classi sociali (3). Forse, per giungere ad una vera riforma della politica occorrerebbe tornare alla concezione di Platone secondo la quale chi governa dovrebbe avere superato la passione per la ricchezza materiale e il potere ed essere divenuto consapevole del valore fondamentale della collettività. Il problema è: come fare per capire se un politico è saggio? Purtroppo, niente saprebbe offrirci garanzie su questo punto. Tuttavia, si può sempre ragionare “in negativo” scartando quei politici che per via dei loro propositi e dei loro comportamenti non dimostrano saggezza; e soprattutto si possono cogliere quelle disposizioni errate che secondo logica non permettono nemmeno di operare scelte razionali. E pagare il politico a caro prezzo rappresenta certamente un chiaro esempio di simili irrazionali premesse. In effetti, di fronte a stipendi e privilegi da nababbi, come si può sapere se un politico è mosso da autentica passione o da meri interessi egoici?
Occorrerebbe quindi prendere consapevolmente la vicenda tangentopoli come paradigma di uno scenario politico potenzialmente sempre presente e creare nuove regole che rendano l’arricchirsi e il trarre vantaggi particolarmente arduo al politico. In altri termini, quest’ultimo dovrebbe avere uno stipendio contenuto, in linea con quello degli operai specializzati, ed essere costantemente sotto controllo. Tale condizione non dovrebbe spaventare chi è mosso da nobile intento ed è, volendo, perfettamente realizzabile sin da ora. Solo vivendo in simili condizioni il politico potrebbe realmente capire le esigenze del popolo in quanto ne condividerebbe lo stesso potere d’acquisto, gli stessi privilegi e le stesse costrizioni. Solo così si può essere abbastanza sicuri dell’onestà e dell’autentica passione del politico per il suo mestiere. Diversamente, nessuno può ragionevolmente pretendere di riconquistare la fiducia del popolo, proprio perché tangentopoli tende a fungere da modello al quale la politica italiana deve ormai confrontarsi. Il problema è che il potere di dettare le regole del sistema è interamente o quasi nelle mani dei politici stessi. Pertanto, è del tutto improbabile che un tale terremoto possa trovare il suo epicentro in campo politico. Pare invece più probabile che ciò possa avvenire attraverso un crescente processo di consapevolizzazione dei cittadini. Intravedo soltanto due vie: la prima consiste nella rivoluzione armata, la seconda nella rivoluzione culturale. Come la Storia insegna, le rivoluzioni armate possano avere esiti molto contrastanti. Nel caso della rivoluzione francese per esempio, essa ha portato ad una maggiore libertà e alla instaurazione duratura della democrazia. Ma nell’ex Unione Sovietica, in Cina e a Cuba per esempio, ha portato alla costituzione di regimi totalitari.
Quella che definirei “rivoluzione culturale” invece, rappresenta un fenomeno nuovo appena abbozzato nella mente di piccoli gruppi di individui che tuttavia crescono sempre di più. Il principale fattore di questa corrente sembra essere un aumento della consapevolezza circa l’assurdità del nostro sistema. Questa consapevolezza si ispira a mille fonti e si esprime attraverso altrettanto canali diversi, come dimostrano per esempio il fenomeno dei blog su internet, i comitati cittadini, le liste civiche, la nascita esponenziale di associazioni ecologiche, culturali, sociali impegnate nella divulgazione e nella risoluzione di gravi problemi rimossi dalla politica. In pratica, ci si rende sempre più conto che i vantaggi prevalentemente egoici derivanti dall’Avere e dal Potere non aumentano la qualità della vita, ma anzi allontanano dalla felicità. I valori basilari del sistema iniziano a sgretolarsi e pian piano viene meno in questi gruppi di persone la fede in Economia. Potremmo anche paragonare tale processo a quanto succede nella psiche e nel corpo di una persona che esce da una sbronza: aumenta progressivamente la lucidità mentale mentre emergono i postumi della sbronza. L’organismo ha difficoltà a smaltire l’alcol e reagisce in vari modi, come per esempio suscitando il vomito. Una differenza di rilievo però consiste nel fatto che il consumismo e l’esaltazione religiosa in cui Economia ci ha fatto piombare non è una semplice sbronza. La situazione è ben più grave: somiglia maggiormente a quella dell’alcolizzato o del tossicomane il cui organismo continua a richiedere a gran voce la propria dose di sostanza nonostante egli sia conscio dei pericoli che corre. Ne consegue che l’auspicato processo di consapevolizzazione dell’uomo moderno non può che risultare fortemente altalenante, lungo e sofferto. Proprio come lo è normalmente il percorso di recupero del tossicomane.
Sinora ci si è soffermati principalmente sulla constatazione, spesso sottovalutata dalla psicoanalisi, che il sistema è in grado di determinare in alto grado la psiche dell’individuo. Dobbiamo però aggiungere che vale anche l’opposto. Appare ormai innegabile che anche l’individuo, attraverso la consapevolezza delle proprie scelte politiche e di consumo, riesce nel bene o nel male a determinare il sistema. Per esempio, se come per magia la maggioranza dei consumatori diventassero vegetariani, verrebbe meno gran parte dello sfruttamento e quindi della sofferenza degli animali da macello. Rimanendo in tema ma senza essere così radicali, per migliorare le cose basterebbe acquistare solo carne biologica provenienti da allevamenti locali. Tale tipo di scelte innesca di norma nell’economia moderna dei meccanismi virtuosi che si autoalimentano e che riordinano spontaneamente il settore. A fronte di una crescente richiesta individuale, un numero sempre maggiore di aziende si convertirebbe al biologico, con tanto di guadagno per il benessere degli animali e per la salute del consumatore. Proseguendo, il circolo virtuoso finirebbe necessariamente per coinvolgere altri settori dell’economia (scritto questa volta con la “e” minuscola in quanto maggiormente determinata che non determinante per l’individuo), come l’agricoltura che dovrebbe mettersi al passo per potere offrire gli adeguati nutrimenti naturali richiesti da questo tipo di allevamento. Di conseguenza verrebbero usate meno sostanze avvelenanti per Madre Terra, la quale saprebbe sicuramente ringraziarci.
Un altro esempio del potere che il consumatore si ritrova (ma del quale è ancora troppo spesso inconsapevole e quindi lontano da un adeguato suo sfruttamento) potrebbe essere illustrato da tutte quelle scelte che si possono compiere all’insegna del risparmio. Rifiutando di sostituire la propria automobile ogni quattro o cinque anni (come pare sia la media in Italia), quindi prolungandone l’utilizzo per il doppio o il triplo di tempo, verrebbe disincentivato quel settore dell’economia pesante provocando al tempo stesso una diminuzione sensibile di estrazione di materie prime da Madre Terra, come il ferro, il rame, il carbone ecc. Sarebbe un po’ come aiutare una antica e profonda ferita a cicatrizzarsi.
Purtroppo, i segnali percepibili che vanno in questo senso sono per ora piuttosto relativi. Essi potrebbero costituire però, se vogliamo, il puntino bianco nella parte nera del Tai Chi (4) . Un cambiamento di più ampie proporzioni in quel senso implicherebbe una consapevolizzazione di massa ancora difficile da immaginare. Stando però alla concezione junghiana dell’individuazione, questa è la direzione da prendere. Il sistema infatti non mostra nessun segno di volere rimettersi in questione spontaneamente. Lo può fare solo se obbligato dal rischio imminente di una catastrofe ecologica senza precedenti (vedi il bel film di Al Gore) o se il popolo ne sostituisce progressivamente i valori attraverso la raggiunta consapevolezza dell’importanza determinante delle proprie scelte di vita. Su questo punto, il comico impegnato Beppe Grillo promuove con successo da anni una apprezzabile campagna di sensibilizzazione sul proprio blog in internet.
Possiamo a questo punto tornare ad apprezzare le considerazioni espresse da Jung quando, trattando del processo di individuazione, scrive che “se il mondo va male è perché io stesso vado male” (5) e che “un insieme di individui immaturi non potrà mai dare luogo ad una società matura”. Così non ci sono più scusanti che tengono, l’individuo viene messo di fronte alle proprie responsabilità che sono immense come immenso è il potere legato alle sua scelte di consumatore e di elettore. Un cambiamento sostanziale del sistema non può che passare da una profonda maturazione delle coscienze individuali. Se, nel corso dell’intera Storia dell’Occidente un tale cambiamento non è mai del tutto avvenuto, se il sistema ogni qual volta abbia accusato un qualche cedimento si è poi ripreso modificando solo in parte i termini dello sfruttamento senza mai cambiare religione (6), è proprio perché quel processo rivoluzionario di consapevolizzazione individuale è sempre mancato. Maggiore potrà essere il numero delle persone coinvolte in tale processo, più alte saranno le probabilità che la nostra società crei finalmente le basi per una esistenza felice.
Antoine Fratini
Fidenza, Agosto 2007
Antoine Fratini lavora da oltre quindici anni come psicoanalista, è Vice Presidente dell'Associazione Psicoanalisti Europei e membro attivo dell’Accademia Europea Interdisciplinare delle Scienze. Egli ha scritto nel 1991 il saggio Vivere di fumo (Book Editore, Bologna) sul rapporto tra adolescenza e uso di stupefacenti leggeri, nel 1999 il saggio Parola e Psiche (Armando, Roma) sul collegamento tra gli indirizzi linguistico e archetipico in psicodinamica e decine di articoli su riviste e siti italiani e stranieri. Poeta e artista, egli ha fondato assieme all’Associazione Culturale C.G. Jung di Fidenza il Movimento per l’Arte Naturale, corrente artistica basata sul pensiero junghiano, e le sue poesie compaiono sui maggiori siti del settore. La sua ultima pubblicazione: Psiche e Natura, fondamenti dell'approccio psicoanimistico, Zephyro Edizioni, 2012.
NOTE
1) Dicesi degli abitanti di Salsomaggiore e dintorni
2) S. Freud, L’interpretazione dei sogni, in Opere complete, Boringhieri, Torino
3) Antoine Fratini, La politica del Dio Economia, www.navecorsara.it
5) C.G. Jung, Ricordi, sogni e riflessioni, Rizzoli
6) Antoine Fratini, La religione del Dio Economia, Op.cit.
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