Ospite abituale
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NON MI RASSEGNO
Sono un nostalgico, non mi rassegno......... Certe cose hanno, secondo me, ancora un significato!
Destra e sinistra; anzi destra e sinistra . Si vede molto che sono di parte?
Interessantissimo ed attualissimo quesito. Il tema fu già affrontato, tempo fa, su questo stesso forum; fu Franco1che sottopose il quesito sotto forma di sondaggio: “E della politica”. Sono andato a recuperare un mio intervento (anzi, per la verità due miei interventi) e li ripropongo con qualche aggiustamento logico. In premessa, ritenendo corretto fornire una definizione anche di cosa intendo io per politica, fornisco la mia visione di ‘quest’arte’ per poi entrare nel merito del quesito.
1) CHE COS’E’ LA POLITICA:
Se la definissi “l’arte del possibile” incorrerei in un’accusa di plagio? Credo proprio di sì.
Se, invece, provassi ad immaginarla come un complesso algoritmo relazionale, privo di regole certe e definite nel tempo, che si sostenta attingendo ad una sua esclusiva e particolare linfa che si origina dalla necessità di disciplinare i rapporti e le relazioni fra gli uomini, sarei troppo contorto? Vediamo di spiegare un po’ meglio quest’astrusità.
E’ un complesso algoritmo relazionale (avete mai visto un “flow chart” utilizzato dai creatori di software per computer?) perché proprio come una complicatissima formula algebrica (credo che nell’informatica si chiami logica Booleana) ha necessità, per nascere e svilupparsi pienamente, di alcuni indispensabili presupposti che non si basano sui numeri ma piuttosto affondano le proprie radici e si nutrono dei rapporti fra uomini (da qui l’espressione “relazionale”): quanto più intricati, complessi, ampi e sviluppati sono questi legami, tanto più contorta sarà la politica che funge da calmierante e, allo stesso tempo, corroborante dell’attività di ciascun singolo individuo nell’ambito del più vasto “sistema società”.
E’ priva di regole certe e definite (qualcuno afferma che sia totalmente estranea all’etica… fate voi) perché la logica cui fa riferimento è mutevole, autoreferenziata e autogeneratrice. Una volta istituzionalizzata (governi e quant’altro) vive di vita propria, trascinando, spesso (amo sperare non sempre), nella sua logica contorta qualsiasi ideologia. E’ la filosofia del realismo, non soggiace alle ideologie e alle utopie (tutte destinate al più misero fallimento); sovente usa l’intelligente strategia di fagocitarle per mutarne l’essenza e cambiarne i connotati proponendosi, così, alimentata e rinnovata, in una veste nuova, più fulgida, grassa e potente di prima. Ricordate “Mani pulite” – quanti hanno creduto, allora, alla sconfitta di un certo modo criminale di far politica.
ESAME DI COSCIENZA: quanti di noi sono oggi ancora convinti dell’utilità dell’intervento della Magistratura? (suvvia, tutti in piazza a sostenere i giudici).
E’ un animale alquanto misterioso, si dice vi sia stato, nella storia moderna, un solo uomo in possesso dell’unica chiave utile per decifrarne e comprenderne l’indole di modo da riuscire ad anticiparne i desideri: Andreotti.
E’ un meccanismo che sovente stritola chi non sa viverci in simbiosi o chi pretende di anteporre alle sue (della politica) pressanti necessità, quelle del consesso civile (grave, gravissimo errore… mai andare contro il flusso degli eventi). E’ ciò che qualifica una società e la riempie di sostanza e contenuto: tutte le leggi, le norme e gli ordinamenti sono figli e scaturiscono da precise volontà e necessità espresse, anche solo implicitamente, dalla politica. E’ un “mostro” informe munito di 100 e più teste, eppure…
…Eppure, qualcuno, anche il più scettico e disincantato, si provi ad immaginare la vita sociale senza la politica; senza il drago che disciplina (qui sta il paradosso, priva di regole procrea un corpus disciplinante) il nostro mondo relazionale? Difficile? Chi o quale soggetto dovrebbe essere preposto a regolamentare alcuni importanti aspetti della vita di tutti i giorni (aborto, ricerca genetica, pensioni…)? E qualora riuscissimo a trovare uno o più individui, soggetti, anche giuridici, non staremmo sostituendo i partiti politici – amministratori, utenti e promotori della politica (esecrati e disprezzati – credo anche meritatamente), con altri diversi soggetti al momento non meglio identificati ed identificabili? Non è che per caso qualcuno vorrebbe immaginare una società imperniata su una supposta “politica naturale” che, in quanto tale, promani spontaneamente da ciascun individuo in maniera naturale, non confliggente con quella altrui? Attendo eventuali conferme.
2.“…CHE DIFFERENZA C’E’ FRA POLITICA DI SINISTRA E DI DESTRA?” (caz.zo, per niente fazioso)
Mi piace pensare ed immaginare che una società incentrata e costruita avendo come punto di riferimento una politica di SINISTRA, su una visione del mondo di SINISTRA, debba avere al suo centro l’uomo e che tutto ruoti intorno a “quest’immonda bestia”; sia, in poche parole, antropocentrica e non mercatocentrica (azz… che termini… un giorno se appariranno sullo Zingarelli ricordatevi di me!).
Il mercato sia in funzione delle necessità umane e il livello di produzione dei beni di consumo e/o durevoli sia tarato sulla scorta delle reali, effettive esigenze dell’animale; il surplus di produzione, soprattutto alimentare, sia destinato ai paesi che ancora non siano riusciti a colmare e soddisfare i propri bisogni (ovviamente dietro un ragionevole, giusto, compenso economico). Sempre dal punto di vista economico, nei casi di crisi aziendali prevalgano le necessità umane rispetto al profitto. Condivido pienamente l’idea che un’azienda per sopravvivere debba, necessariamente, produrre ricchezza. Vorrei solo evidenziare che vi sono aziende che, pur non garantendo alcun utile agli azionisti, sono funzionali ed indispensabili all’intera economia delle località ove sono ubicate. Mi spiego meglio con un esempio: nella mia regione vi è una zona geografica in cui sono radicate alcune attività produttive (estrattive – miniere di carbone – Sulcis Iglesiente) che, pur essendo notoriamente antieconomiche, fungono da sostentamento ai paesi e alle cittadine dell’intera area. Ora la probabile prossima chiusura di quelle miniere si teme possa gettare sul lastrico intere famiglie che hanno attinto e fruito, nel passato, del fermento economico proveniente dalle miniere e dalle altre attività produttive ad esse connesse. Si ipotizza il tracollo e la chiusura della quasi totalità delle piccole aziende commerciali: non è facile vendere merci a chi non ha più i soldi per comprarle. Ecco, questo esempio (semplicissimo e, purtroppo, abbastanza comune anche nel resto dello stivale) mi fornisce lo spunto per immaginare che un’accorta politica dei governanti regionali di SINISTRA avrebbe dovuto e potuto programmare interventi di finanza strutturata tali da consentire una conversione dell’economia della zona, di modo che l’indispensabile chiusura delle miniere cagionasse il minor danno possibile agli uomini.
Credo che una politica di destra (liberale) privilegerebbe l’aspetto meramente economico confidando in una repentina e spontanea (lo spontaneismo economico, ridotto all’osso, è in fin dei conti figlio del liberismo – destra) evoluzione del quadro economico (anche locale).
Colgo l’occasione per chiarire che, purtroppo, così non è stato.
Altro esempio è fornito dalla costruzione di un complesso stato sociale da finanziare attraverso una non esuberante politica fiscale. Credo che il concetto di solidarietà faccia parte del bagaglio ideologico e genetico di un uomo di SINISTRA. Un’efficiente politica sociale serve, o dovrebbe servire, per garantire e tutelare i ceti più deboli della popolazione. E’ giusto e corretto pensare che l’onere di questa struttura organizzativa e delle spese vive necessarie per garantire tali tutele (sanitaria, pensionistica d’integrazione salariale per i licenziati, di sostentamento per i disoccupati, maternità, malattia, infortuni etc…) siano poste a carico della collettività attraverso un equo prelievo fiscale. Insomma l’intera impalcatura si regge solamente se vi è chi, volente o nolente (l’importanza della politica), si accolla l’onere e per far questo possiede redditi da cui attingere. Semplice? Purtroppo la realtà, soprattutto quella nostra è affatto diversa: strozzati come siamo dalle tasse, anche imposte da governi di sinistra (stavolta minuscolo), che piuttosto che finanziare lo stato sociale sono state utilizzate per impinguare le tasche e i conti dei partiti e dei loro “principales”, con un impressionante livello di disoccupati che pesano appunto sullo stato sociale ed una base impositiva da cui attingere sempre meno ampia.
Sono fermamente convinto che esista, inoltre, una netta linea di demarcazione fra destra e SINISTRA anche, e forse soprattutto, dal punto di vista della concezione dell'uomo, inteso come animale e soggetto sociale. In relazione ai suoi costituenti fondamentali. Sto parlando della sua base genetica e culturale. Ma su quest'argomento ho già ampiamente espresso il mio punto di vista in passato, vi risparmio ogni ulteriore affaticamento. Ovviamente vi è certamente dell'altro… magari lo scopriremo insieme.
Per il momento - FINE -
Ciao
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