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06-02-2003, 21.13.30 | #14 |
Ospite abituale
Data registrazione: 19-11-2002
Messaggi: 474
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E' nel libero mercato che si esalta la creatività individuale?
Sono in molti a pensarla in questi termini,anche tra chi si definisce ancora "di Sinistra...in base a percorsi mentali che però mi sfuggono...e che,comunque,mi auguro non funzionali alle logiche di potere che,per garantire uno Stato forte,esaltano le ragioni dell'Economia.
Io mi chiedo quale tipo di creatività autentica (se non quella strettamente imprenditoriale,troppo spesso peraltro asservita al Mercato più che all'Uomo)possa fiorire in un regime sociale ed economico sempre più competitivo,e sempre più affamato,come un gigantesco Minotauro,di forze fresche e continuamente rinnovate per sopravvivere... In una società avanzata(libera cioè dal feticismo verso le merci,e risoluta a porre in primo piano le vere questioni epocali che da sempre riguardano l'Uomo)penso che il ritorno a un'economia centralizzata e a piani di produzione limitati al reale fabbisogno dei cittadini sarebbe la necessaria ed inevitabile premessa per il recupero di una dimensione esistenziale più libera...più autentica...più consapevole...e quindi,necessariamente,più "creativa"...in quanto autonomamente capace di darsi (o almeno di cercare di darsi)un senso,e un significato.... |
07-02-2003, 07.35.40 | #15 |
Ospite abituale
Data registrazione: 02-04-2002
Messaggi: 176
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La meschinità che ha saputo creare l'attuale cultura, ha fatto sì che ci sentissimo di sinistra di fuori e destrosi di dentro, che professassimo un lungimirante altruismo , ma che coltivassimo un ridente orticello. A questa mistificazione, ha contribuito una forma mentis di stampo americano, che deriva dall'amministrazione Regan dell'84, quando cioè democratici e repubblicani fecero un inversione di tendenza, rispetto alla loro posizione sull'economia Keynesiana( che prevede più intervento dello stato) dando vita ad un immagine rampantista della cultura di sinistra e snaturando l'ala repubblicana, di un tradizionalismo d'appartenenza.Quando sottolineato da Irene sulla decentralizzazione dei poteri e a un controllo degli stati nell'economia rivolto ai fabbisogni reali, lo condivido pienamente, ma non lo vedo applicabile oggi, con la barbarie di questo concetto "preventivo" che ci stiamo facendo passare sopra la testa, ma questo è un altro post.....
alessandro |
13-02-2003, 20.05.06 | #16 | |
Ospite
Data registrazione: 16-06-2002
Messaggi: 28
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E' nel libero mercato che si esalta la creatività individuale?
Citazione:
Solo qualche “annotazione”, affatto storica, su questa (per me) irresistibile provocazione. “Il libero mercato” è un concetto teorico e propagandistico, che fa parte dell’ideologia imposta dal sistema di potere dominante. Il mercato mondiale è sostanzialmente gerarchico – oligopolico: è “libero” solo per i livelli inferiori al vertice della piramide gerarchica mondiale, perché la cosiddetta “competizione” è funzionale alla selezione e ottimizzazione del beneficio per chi ne coglie i frutti: il potere economico - militare. Oltre e più che la creatività, la realtà dimostra che la competizione esalta la tensione e lo stimolo a superare CON OGNI MEZZO i concorrenti… Essa tende a rendere più “efficiente” il sistema dal punto di vista della produzione e gestione delle attività umane, in ordine all’accumulo di ricchezza destinata al “potere”. Si afferma che “per arrivare primi bisogna essere migliori”… Ma, ricordiamo che i criteri di “migliore” e “di gara”, sono sempre formulati e decisi da chi comanda… E’ sempre il ceto dominante a determinare la maggioranza delle regole fondamentali e il loro grado di ottemperanza: moltissime leggi passano solo se gradite a loro e molte altre non passeranno mai se non gradite. L’applicazione delle leggi non è quasi mai indifferente al livello sociale e di potere da cui proviene l’inadempiente. Il sistemi di regole, di decisione e di selezione dei responsabili e dei “beni (tipi, quantità e qualità di merci e servizi) appare tutt’altro che razionale, equo e tutt’altro che “creativo” e partecipativo. C’è una componente di pervicace prevaricazione più o meno subdola (o esplicita) finalizzata al beneficio e al privilegio dei gruppi dominanti. Così come altre ideologie hanno mostrato e mostrarono nella prassi le loro stridenti contraddizioni, rispetto ai principi (Religioni e Paesi di cosiddetto comunismo reale p. es.) altrettanto è avvenuto e avviene tra la prassi nei regimi capitalistici (IMPERIALISTI) e princìpi economico-ideologici relativi: molti di questi ultimi già in sé irricevibili. L’ideologia e il sistema di potere sono funzionali, appunto, al mantenimento del potere delle classi, o lobbies, dominanti. Solo una massiccia presa di coscienza dei subordinati (possibile pur se difficile) può far sperare in modificazioni degli equilibri, tali da mitigare le iniquità e i guasti del sistema. Due tra i punti focali da modificare sono: 1) Il sistema di selezione delle persone da adibire a incarichi di responsabilità (dovrebbe essere basato solo sull’autorevolezza determinata dalla competenza). 2) Le regole e le modalità punitivo – premianti (non dovrebbero privilegiare le categorie sociali benestanti: la corruzione andrebbe penalizzata come un delitto). Un “sistema”, per ritenersi realmente democratico ed efficiente, deve avere tra i prerequisiti essenziali (tra l’altro) quello di offrire potenziali pari possibilità di accesso ai vertici del governo del paese. Perché ciò sia possibile è necessario assicurare parità di mezzi agli aspiranti concorrenti. Nel sistema capitalistico invece (Stati Uniti per primi) solo coloro che possono permettersi campagne di comunicazione costose, possibili solo se si dispone di mezzi finanziari notevolissimi, hanno concrete possibilità giungere alla guida dell’esecutivo. Se un insieme di persone e di imprese finanzia una campagna elettorale, compie un investimento e si aspetta un ritorno (ROI)… Chi rappresenterà, allora, gli interessi di tutti coloro (presumibilmente numerosissimi) che non possono permettersi di investire tanti capitali per competere a far rappresentare e “pesare”i propri interessi ? Ecco svelato (si fa per dire) il trucco che fa credere a molti che la rappresentanza politica nei paesi occidentali sia democratica, anche perché i rappresentanti delle lobbies dei poteri forti usano tutti i sistemi per accattivarseli ed avere i loro consensi. In Italia, prima di Berlusconi, c’era un “sistema di partiti” che fungeva (e, ultimamente, in parte, fingeva) da selezione di una classe politica (cioè, di rappresentanti ed esperti della mediazione tra interessi di parte) che si candidava alla guida del paese. Non funzionava!? Bene, la “soluzione” è stata peggiore del male! Il “P2-ista Berlusconi” (definizione dell’attuale suo alleato Bossi) dopo arricchimenti iniziali (soprattutto antecedenti alla sua “discesa in campo”) più che meritevoli di “legittimi e fondati sospetti”, si è potuto permettere il finanziamento di un oligopolio mediatico, prima, divenuto monopolio, poi: chi poteva concorrere contro di lui? Trattasi di un sostanziale golpe (mediatico) che inficia, alle radici, la legittimità della sua ascesa e presenza al potere. Non parlo dei suoi alleati, ma dopo la sua ascesa alla presidenza del consiglio, l’Italia è concretamente e inequivocabilmente arretrata a livello di repubbliche delle banane. E’ arrivato al vertice dell’esecutivo in prima persona un arrogante detentore e rappresentante di una categoria di “interessi forti”, affatto nobili e piuttosto torbidi (altro che ceti produttivi e borghesia “illuminata”). Non solo, quindi, gli strumenti e i modi con cui vi è giunto sono sostanzialmente illegittimi, in aggiunta non esiste più (pur se imperfetta e parzialmente teorica) una mediazione tra interessi contrastanti fatta dalla politica. Esiste solo un conflitto totale e permanente di interessi: tra il responsabile dell’esecutivo e la sua carica e funzione. E, tra i suoi interessi personali economico-giudiziari e quelli del popolo italiano nella sua interezza. Parte non irrilevante del suo elettorato non ha compreso, non comprende e non comprenderà mai i gravissimi guasti provocati da tanto arbitrio e arroganza. E’ comprensibile, invece, che l’altra parte dello stesso suo elettorato vedendo rappresentati i propri interessi, neghi (o minimizzi) pervicacemente tanta inaccettabile prevaricazione. I media sono determinanti nel “pilotare” una cospicua parte di quei circa 10 milioni di persone che, giornalmente, continuano a guardare quel pattume televisivo tanto insulso, raccapricciante e nauseante. Parafrasando un noto proverbio: “dimmi cosa guardi in TV e ti dirò chi sei”… E dire che la maggioranza numerica dei votanti non aveva scelto questi governanti… Per concludere è d’obbligo riconoscere che, nonostante tutto, il sistema in cui viviamo è, probabilmente, tra i meno imperfetti dei sistemi reali esistiti ed esistenti e che le critiche e le lotte fatte e da farsi devono tendere a migliorarne l’equità e la giustizia. La libertà senza giustizia è inutile, perché rende la vita, nel mondo degli umani, simile a quella di una jungla. PS Sono stato troppo lungo: è un tema che ammorba le coscienze di molti e non si riesce a nascondere l'indignazione. Vorrei potere emigrare e tornare quando non ci sarà più "lui" al potere in Italia: chiunque, ma NON "lui"! |
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14-02-2003, 03.17.50 | #17 |
Ospite abituale
Data registrazione: 19-11-2002
Messaggi: 474
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Ciao Antonio,
sono dacccordo con te praticamente su tutto,anche se in effetti la materia è talmente vasta che andrebbe ripartita in più threads. Due sole considerazioni al volo,per adesso. Libertà e giustizia.Tema fluviale...Dicendo che le libertà garantite a livello costituzionale restano spesso lettera morta non dico nulla di nuovo;ma va ribadito che il diritto,che pur al dettato costituzionale dovrebbe ispirarsi ed essere fedele,è pur sempre espressione della classe dominante che lo pone in essere...Ogni articolo di legge può essere "smontato" da questo punto di vista...e,al contrario "riadattato",in sede di interpretazione e di applicazione,secondo le più temerarie operazioni di "ortopedia" giuridica funzionali agli interessi ,e agli interessati,del momento. Quanto al nostro presidente del Consiglio....Pasolini diceva che la vera tragedia nazionale italiana era il fatto di essere un Paese di furbi. Io attualizzerei così ."La vera tragedia nazionale italiana è di aver istituzionalizzato,a ogni livello,la furbizia:" Ultima modifica di irene : 14-02-2003 alle ore 03.20.15. |