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19-01-2005, 20.08.01 | #12 |
ad maiora
Data registrazione: 02-01-2005
Messaggi: 275
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Il Medioevo, al contrario di ciò che si pensa è stato ricco di cultura e innovazioni.
nei monasteri si trascrissero centinaia di copie delle grandi opere, fu inventato il primo prototipo di pentagramma, con la scrittura neumatica (da cui derivò la nostra), si fondarono le basi degli stati nazionali. verso il Mille la rivoluzione agricola. XV-XVI secolo Umanesimo-Rinascimento. Ecc. Ecc. Non ho ragione?! Guccia |
26-01-2005, 12.50.38 | #13 |
Ospite abituale
Data registrazione: 28-12-2004
Messaggi: 75
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Assolutamente no , l'idea di un 'epoca buia e squallida c'è stata inculcata a forza nei tanti anni di scuola .
Un'epoca di omicidi e di streghe , questo riescono a farci credere che sia il Medioevo . Per rendersi conto della verità , basti leggere i vari testi del più importante medioevalista del mondo Le Goff , per scoprire un universo ai più sconosciuto ( dalla filosofia all'arte , dalla musica alla scienza e via dicendo ) . Saluti Alessio |
28-01-2005, 04.38.26 | #14 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 01-01-2005
Messaggi: 134
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Re: La storia impossibile.
Citazione:
Però mi sembra già più credibile l'ipotesi della controffensiva stregoniana, se puoi dirmi qualcosa in merito ne sarei interessato Per dire la mia più in generale sul tema del topic credo che la storia la scrivono i vincitori, e la storia che studiamo qui in Italia è ancora di stampo mafio-comunista anni '80. Quindi siamo costretti a pensare che il comunismo sia tutto rose e fiori e che i campi di concentramento li hanno realizzati solo i nazisti. Inoltre l'influsso marxista ha portato a rifiutare tutto ciò che è ultraterreno, con conseguente attacco cieco verso tutto ciò che riguarda la Chiesa, ergo anche il medioevo. Tra l'altro già la divisione italiana tra alto e basso medioevo è sbagliata, bisognerebbe invece fare come i più corrtti storici francesi che parlano di un primo, di un alto e di un basso medioevo dividendo quindi in tre tempi l'età di mezzo. Attraverso questa divisione possiamo considerare come secoli bui solamente quelli facenti parte del primo medioevo, in modo da dare la giusta dignità agli due periodi ben più solari! Infatti è solo nella prima delle tre età medievali che assistiamo al crollo imperiale, agli attacchi barbarici, alle guerre, ai disagi e alle malattie. Tutto il resto del medioevo è ben diverso ragazzi... Ultima modifica di Tornelius : 28-01-2005 alle ore 04.51.32. |
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18-02-2005, 14.09.03 | #15 |
Ospite
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Messaggi: 8
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ki in questo periodo cerca di rivalutare la nullità del Medio Evo è ki cerca di nobilitare le proprie origini...
diciamo ke se c'è un ipotetica linea ke ci unisce ai precedenti abitanti della penisola italiana, noi il medio evo l'abiamo subito (tranne ke per qualke isola felice: Venezia, zone sotto controllo del'Imp. Romano d'Oriente, rep. marinare) insieme a tutte quelle popolazioni dell'Impero ke anno dovuto subire il controllo da parte delle sotto sviluppate popolazioni Germanice. popolazioni ke oggi, sempre x quella ipotetica linea, anno in mano la guida della civiltà. se me lo passate vorrei porvi un grande sè della storia: se Tiberio nelle sue campagne in Germania avesse continuato la sua marcia verso l'attuale danimarka avrebbe macellato oltre ai Longobardi, due skiaffi li anno presi ma non sufficenti come ben sappiamo, anke gl'Angli e i Sassoni... |
21-02-2005, 18.56.35 | #16 |
Ospite
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Messaggi: 0
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Giovanni De Luna, nel suo "La passione e la ragione", espone la demarcazione attuata da Habermas tra la storiografia e l'uso pubblico della storia. Secondo il filosofo la prima è figlia dell'applicazione scientifica del professionista ed ha, come unica finalità, il progresso della e nella ricerca, mentre il secondo si pone finalità etico-pedagogiche e risulta, di fatto, indirizzato e condizionato da chiese o sistemi politici di sorta. La storia dello storico da una parte, insomma, e la storia del giornalista dall'altra.
De Luna si discosta da una visione del genere del panorama della storiografia contemporanea, tuttavia io non credo sia, poi, così errata. Non che la storia nel suo uso pubblico sia destinata a ridursi a un prodotto commerciale propinatore di tradizioni forti o di assunti utili ad ammaestrare il pubblico, solo che, di fatto, è assai raro che lo storico autentico, il professionista della materia, abbia lo stesso seguito, presso i media, dello storico improvvisato. Chi ha competenze, ahinoi, troppe volte viene superato in consensi da chi ha conoscenze. Perché? Perché, da un lato, la ricerca ha come fine la ricerca, non lo spettacolo, quindi già nel suo concepimento il problema della sua divulgazione al grande pubblico è, se non fuori luogo, quantomeno secondario. Dall'altro lato si assiste allo spettacolo opposto: il Cecchi Paone (ma, attenzione, anche il Pansa o l'Eco) della situazione ha tutto l'interesse a mostrarsi ai più. Il problema della comprensibilità del testo, poi, gioca un ruolo pesante (quale editore stanzierà la stessa quantità monetaria utilizzata per i best-seller per un libro specialistico, comprensibile solo ai cultori della materia? e quale lettore di Harmony o de "Il codice da Vinci" - battutaccia - avrà voglia di portare a termine la lettura di testi del genere?). Ecco perché il Medioevo è brutto, cattivo, nero e antipatico. Su di esso grava la colpa di essere l'epoca di maggior penetrazione della religione cristiana nella storia d'Occidente e, al contempo, di non aver chiuso il suo ciclo facendo sprofondare con sè tale religione. Questo l'assunto che gli illuministi hanno posto come base di lancio per la loro creazione (e sottolineo creazione) dell'età medievale, questo l'assunto che i marxisti hanno ritenuto ragione sufficiente affinché se ne facesse polpette in sede di ricerca. Il dramma (in senso fantozziano) di buona parte della, per così dire, "storiografia di consumo" dei nostri giorni è dato dalla sua incapacità di stabilire un continuum tra passato, presente e futuro come parametro di ricerca. Il nostro ieri non è un blocco, e le epoche, gli anni inseriti all'interno di una periodizzazione, non sono un tratto di penna. Oggi, alla fin fine, non è che il domani di ieri e lo ieri di domani. Il Medioevo non è un capitello unitario di cemento: sono mille anni di storia dell'uomo, non racchiudibili in semplici(stiche) formule preordinate e preconfezionate (leggasi "frasi fatte"). La stessa storia della Chiesa, bollata dai più come "corrotta", è complessa a tal punto che non solo è errato definirla tale, ma è errato anche dire che la corruzione non c'è mai stata. Facciamo un esempio: la simonia. La Riforma Gregoriana (che, tuttavia, non è certo l'atto primo della lotta alla symoniaca heresis) testimonia la presenza di corruzione all'interno della Chiesa, ma testimonia anche la presa di coscienza di ciò da parte delle autorità di Roma e la loro volontà di porre fine a tutto ciò (prendiamo Papa Gregorio, ma anche i suoi più fedeli "soldati": Pier Damiani e Umberto da Silvacandida). E si potrebbe continuare... |
22-02-2005, 18.50.57 | #17 |
Ospite abituale
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credo solo che in tutto ciò che è stato definito il medioevo esso non è stato altro che una selva di tante forme di pensiero, la base per dar via ad una serie di pensieri e teorie... tutto attraverso il simbolismo... ma pieno di cultura e cambiamenti sicuramnte....definito oscuro da sempre ma in base a cosa?solo perchè definito così nell'epoca successiva, visto che avevano cercano di rimordenizzare i soliti schemi classici?.....per questo il mito cade:il medioevo ha in se i semi del Rinascimento,dell'epoca moderna...altrimenti da dove sarebbero venute fuori quelle idee di rinascita, rivolta?assolutamente secolo oscuro.........anzi,talmente lucente da offuscare fortemente coloro che sono incappati.
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22-02-2005, 19.15.19 | #18 |
Utente bannato
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Sono un ignorante in "Medioevo" e non entrerò nel merito.
Tommaso ha fatto una considerazione logica e che mi sembra veramente efficace a rappresentare la realtà sulle "versioni storiche". Invito tutti ad un sano sctticismo e a non findarsi entusiasticamente nel prendere una posizione da difendere a spada tratta, almeno prima documentarsi a modo, con attenta scelta delle fonti, così si sbaglia in modo un po' più giusto. Volevo poi fare una cosiderazione di cartter meno storico. Siamo qui a giudicareil medioevo, chissà come un medievale giudicherebbe la nostra civiltà...... E chissà chi è quello più titolato a dare giudizi tra i due..... Saluti |
22-02-2005, 20.36.30 | #19 |
Ospite
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E anche la tua osservazione coglie un aspetto molto interessante del problema che si sta prendendo in considerazione: se, per miracolo tecnologico, una macchina del tempo ci desse modo di tornare in età medievale e portarci, chissà in che modo, appresso qualche uomo dell'epoca, quale sarebbe la sua reazione a guardare il nostro mondo?
Poni un problema serio, perché consenti di rilevare come il fattore-mentalità giochi un ruolo pesantissimo in ogni epoca storica. Oggi viviamo con una weltaunschuung (visione del mondo) tremendamente diversa da quella che poteva avere un Bernardo di Chiaravalle o un Cesario di Heisterbach. Come sorprenderci o scandalizzarci di alcune loro usanze che a noi, più che usanze, sembrano stravaganze? L'attualizzazione, cioé l'appiattimento della profondità storica entro i paradigmi interpretativi della contemporaneità, è un cammino irto di pericoli: da una parte si corre il rischio di non fare ricerca ma, piuttosto, di dare una lezione di bon ton a chi non può più ascoltarci (e sai che capolavoro!!!), dall'altra si può dare al lettore un'idea sbagliata della storiografia. Essa non accusa, non denuncia i fatti di mille anni fa: semplicemente li ricostruisce dandone una lettura il più possibile aderente al vero storico. Il compito di stabilire ciò che è giusto e ciò che è sbagliato spetta ai filosofi morali, non agli storici. Altra, semplicissima osservazione: ma se anche un atto da parte di un uomo (mettiamo di un monarca) fosse reputato immorale saremmo noi autorizzati ad innalzare quell'atto a simbolo di un'epoca senza aver prima osservato la stessa in (possibilmente) tutte le sue sfacettature? Altro elemento da considerare in merito alla mentalità risiede nel fatto che essa non conosce solo variazioni di natura diacronica (temporale), ma anche diastratica (sociale). Già, perché se noi prendessimo un contadino medievale e lo portassimo nel mondo odierno avrebbe un certo tipo di reazioni, se invece realizzassimo lo scoop e riuscissimo a portarci appresso l'Imperatore (metti Federico II) certamente avrebbe un altro certo tipo di reazioni. E circa le variazioni diatopiche (inerenti lo spazio) cosa vogliamo dire? Insomma: siamo ancora convinti che giudizi come "nullità del medioevo" o "secoli bui" abbiano un qualche valore? |
25-02-2005, 14.16.02 | #20 |
Utente bannato
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Caro Tommaso,
Mi sembri veramente di buon senso e misurato. Condivido quanto scrivi e più che ritrovarmi in mano una domanda senza risposta del tipo: "come si può arrivare ad una attenta valutazione (morale) degli eventi storici?" Mi ritrovo in mano la netta sensazione che i giudizzi sono sempre relativi e l'analisi etica dei fatti storici non si traduca tanto in una ricerca di qualcosa di oggettivo, ma in un semplice esercizio di relazioni tra presente e passato i cui esiti cambiano inevitabilmente col cambiare dei tempi. Pur ipotizzando di poter disporre di una "verità storica" completa e assolutamnte certa, il giudizio su questa sarebbe inevitabilmente legato al punto di vista del nostro momento storico e quindi "dinamico" come lo è la storia. |