La recitazione del
Gongyo si fa al mattino ed alla sera di fronte al Gohonzon, leggendo ad alta voce da un apposito libretto. Vengono recitati due dei ventotto capitoli del Sutra del loto, e precisamente il secondo (Hoben in giapponese.. Upaya in sansc..), ed il sedicesimo (Juryo);
lo scopo è quello di dare il ritmo giusto alla giornata e di stabilire dentro di sé una pratica assidua e corretta.
Il
Daimoku, invece, consiste nella recitazione di "Nam myoho renge kyo" a volte anche per più ore consecutive. (appunto di atisha: non mi sembra il caso..bastano mezz'ora al mattino e mezz'ora alla sera..)
Il Daimoku ha come funzione principale quella di consentire a chi lo recita di entrare in diretto contatto con il flusso del ritmo fondamentale della vita, e permettere al praticante un graduale sviluppo esistenziale verso una consapevolezza della vita sempre più profonda.
La recitazione del Daimoku è stata, nel Novecento, riaffermata dai tre principali movimenti neo-buddhisti del Giappone contemporaneo (Reiyu-kai, Rissho Kosei-kai, Soka Gakkai).
Al pari del latte, nutriente per il bambino anche se questo non ne conosce il motivo, così la recitazione delle formule viene ritenuta capace di produrre effetti anche su chi non ne conosca tutti i significati
(tratto da wikipedia.org e webtiscali.it/culturabuddista)
bisognerebbe recitare il daimoku (per potenziarlo) con il jutzu, una specie di mala (rosario per intenderci..) da tenersi intrecciato tra le dita medie di entrambe le mani, in posizione di preghiera (namastè.. mani giunte) e recitato davanti ad un muro bianco (importante scegliere sempre lo stesso) o davanti al gohonzon, cioè l'oggetto di culto, una pergamena scritta sia in sanscrito che in cinese.. dove sono scritti i vari nomi che rappresentano i personaggi dell’universo buddista, e grosso modo simboleggiano le varie "potenzialità" della vita.