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28-05-2006, 09.29.22 | #42 |
Ospite abituale
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Nel cuore di ogni uomo è
radicato un appetito spirituale per una fede assoluta, duratura e positiva in un'esistenza futura. Essa lo rende tranquillo. Una fede di questo tipo è la base indispensabile della personalità. Ma un buon numero di giovani non hanno quest'ancora di salvezza per la propria anima." (Thomas Wildcat Alford, Shawnee) indiano |
28-05-2006, 17.07.37 | #45 |
al di là della Porta
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Dio . E'. Presente.
Visto che di carne al fuoco non ce n'è ancora abbastanza (passatemi la battuta) volevo aggiungere un'ulteriore riflessione che ho fatto anche interrogandomi su ciò che intendo quanto meno io rispetto al Concetto di Dio, che io assimilo comunque al concetto di Eternità o Infinito se preferite. La riflessione è questa:
"Come si può parlare di passato o futuro di fronte all'eternità? Di un prima e di un dopo? Di un principio e di una fine? Di destra e di sinistra? Di nord e sud? (questi ultimi due quesiti legati a un concetto di spazio infinito mentre i primi tre di tempo infinito). Come si può parlare di più grande o più piccolo? Di fronte all'infinito 1cm o 100000000000000000000000000000 00000000000km si rapportano nello stesso modo. Nulla e infinito hanno la stessa identica peculiarità ossia l'adimensionalità esattamente come un punto nello spazio secondo la definizione concettuale dello stesso. Un punto appunto: Il Presente L' E', l'eterno Essere che non conosce coniugazioni di sorta. " P.S. Mi farebbe estremo piacere che il thread continuasse Nicola Ultima modifica di nicola185 : 28-05-2006 alle ore 17.09.32. |
28-05-2006, 17.50.27 | #46 |
Ospite abituale
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Non sono riuscita bene a capire quello che hai scritto..può darsi che non sono madrelingua francese o perchè questo argomento per me è molto "intrigante" e non riesco ad esprimere come vorrei.Ma penso che
Le verbe être exprime la continuité, l'éternité, chez Dieu il n'y a ni changement ni ombre de variation, les circonstances changent mais Dieu reste toujours le même, dans le calme ou dans la tempête. Il verbo Essere esprima la continuità, l'eternità, da Dio non c'è ne cambiamento ne ombra di variazione, le circonstanze cambiano ma Dio rimane sempre lo stesso, nella calma o nella tempesta. |
28-05-2006, 19.13.29 | #47 |
Ospite abituale
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Vivere ma non sentirsi di vivere al presente
Se baigner littéralement
dans une atmosphère entièrement vibrante d'Amour divin Mais nous ne l'apercevons pas.. Farsi un bagno letteralmente in un'atmosfera interamente vibrante di Amore divino Ma non ce ne accorgiamo.. |
28-05-2006, 22.09.57 | #49 | |
al di là della Porta
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Re: Dio . E'. Presente.
Citazione:
Mi quoto perchè vorrei sottolineare che se questo topic è nato con lo scopo di cercare una prova dell'Esistenza di Dio, credo sia giusto porsi in modo serio la domanda interiore del Significato di Dio per ognuno di noi trovando possibilmente delle risposte non legate ad affermazioni assolutistiche ma corrobate da una doverosa analisi razionale in grado di poter sostenere le proprie convinzioni, siano esse orientate al Credo dell'Entità Superiore piuttosto che a una meditata "Fede" nella Scienza. (Le virgolette a sostegno di una Fede che trova il suo grande pilastro nel grande sforzo di coloro che con gran fatica e devozione dedicano la loro Vita alla Ricerca della Verità attraverso lo studio e l'osservazione.) Francamente io, pur affascinato e talvolta investito da Sensazioni inesplicabili che mi regalano delle mie Certezze che però ahimè non riesco a condividere come vorrei, cerco anche delle conferme o talvolta delle smentite, o forse più semplicemente degli spunti su cui far fiorire la stimolante pianta del dubbio, attraverso una logica razionale, quale l'intervento di prima, che gradirebbe, - e rinnovo l'invito - essere anche messa in discussione, attraverso degli interventi disposti a cercare il confronto. Nicola Ultima modifica di nicola185 : 28-05-2006 alle ore 22.12.54. |
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28-05-2006, 22.29.11 | #50 |
al di là della Porta
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Le prove dell'Esistenza di Dio secondo Tommaso d'Aquino
da http://www.filosofico.net/tommaso6.htm
L'ESISTENZA DI DIO Che Dio esista non è cosa evidente di per sè. Infatti ci sono uomini, come l' insipiente biblico già ricordato da Anselmo da Aosta, i quali dicono in cuor loro che Dio non esiste. Se l' esistenza di Dio fosse un fatto evidente, non sarebbe necessario dimostrarlo. Infatti, evidenti, ossia immediatamente noti di per sè, sono per gli uomini princìpi del tipo 'il tutto è maggiore della parte', oppure le cose percepite direttamente dai sensi. Ma che Dio esista non è evidente agli uomini in nessuno di questi due significati; gli uomini, infatti, non hanno una percezione diretta dell' esistenza di Dio, nè hanno una nozione di Dio dalla quale scaturisca necessariamente che egli non può non esistere. Anselmo aveva preteso di dedurre l' esistenza di Dio dalla considerazione della nozione di un essere di cui non si può pensare nulla di maggiore, ma Tommaso non ammette la validità della prova ontologica di Anselmo (che verrà smascherata definitivamente da Kant). Chi ha fede può accettare che Dio è ciò di cui non si può pensare nulla di maggiore e, di conseguenza, concludere che egli necessariamente esiste, ma non tutti ammettono questa nozione di Dio: c' è per esempio chi sostiene che Dio è materia o corporeità. E anche se si accetta tale nozione e se ne comprende il significato, da ciò non consegue che ciò che essa significa esista anche nella realtà, a meno che si sia assunto preliminarmente che ciò di cui non si può pensare nulla di maggiore include anche l' esistenza: ma proprio questo punto è respinto da quanti negano l' esistenza di Dio. Secondo Tommaso, dunque, la prova di Anselmo non è una vera prova, ma l' enunciazione di una verità già evidente per chi possiede la fede. D' altra parte, che sia possibile dimostrare l' esistenza di Dio, sembra confermato dal fatto che anche i filosofi non credenti, come Aristotele e poi Avicenna, servendosi della sola ragione, giunsero a tale dimostrazione. Ma per effettuarla non si può partire dalla nozione di Dio, come aveva preteso Anselmo, dal momento che l' essenza di Dio rimane inaccessibile alla conoscenza umana. Per dimostrare che Dio esiste l' uomo deve invece partire, come già aveva sottolineato Aristotele, da quel che è più vicino a lui, ossia dalle cose sensibili, di cui ha conoscenza diretta mediante i sensi. Solo assumendo come punto di partenza quel che è primo per noi sarà possibile arrivare a conoscere ciò che è primo per sè, cioè Dio. Le vie per dimostrare che Dio esiste devono dunque partire dal mondo sensibile e pertanto si dicono a posteriori . Procedendo in questo modo, secondo Tommaso, si otterranno con la sola ragione prove dotate di valore dimostrativo anche per i non credenti. Tommaso individua 5 vie per dimostrare l'esistenza di Dio . Esse erano già state enunciate in precedenza da vari filosofi, quali Platone, Aristotele o Avicenna, ma Tommaso ne dà una riformulazione sistematica, sia nella Summa contra Gentiles , sia nella Summa theologica . Così scrive Tommaso nella Summa Theologica (parte prima, Quaestio 2, Articolo 3: I q. 2 a. 3 ): ' L'esistenza di Dio si può dimostrare per cinque vie. La prima e più evidente via è quella che si desume dal movimento.[...]è necessario giungere a un primo motore che da null'altro sia mosso: e per questo primo motore tutti intendono Dio. La seconda via è quella che si desume dalla natura della causa efficiente.[...] è necessario porre una causa efficiente prima: che tutti chiamano Dio. La terza via è desunta dal rapporto tra ciò che è possibile e ciò che è necessario.[...] è necessario porre qualcosa che sia necessario per sé, che non abbia in altro la causa della sua necessità, ma che sia la causa della necessità nelle altre cose: e questo tutti dicono che è Dio. La quarta via si desume dai gradi che si ritrovano nelle cose. [...] vi è qualcosa che per tutti gli enti è causa dell'esistenza e della bontà e di qualsiasi perfezione: e questo qualcosa è Dio. La quinta via si desume dal governo delle cose. [...]vi è un essere intelligente, dal quale tutte le cose naturali sono ordinate ad un fine; e questo essere è Dio. ' Le prove di cui parla Tommaso sono dunque: 1) La cosiddetta prova cosmologica , di origine aristotelica, fondata sulla nozione di movimento. Il presupposto di essa è che ciò che si muove, è mosso da altro e quest' ultimo, a sua volta, da altro ancora e così via. Ma come già aveva riconosciuto Aristotele, non è possibile andare all' infinito ed occorre, invece, ammettere l' esistenza di un primo motore. Infatti, se non ci fosse un primo motore, non ci sarebbero neppure gli altri movimenti; ma noi vediamo che di fatto le cose si muovono; dunque occorre ammettere l' esistenza di un primo motore, che gli uomini chiamano Dio. 2) La cosiddetta prova causale , che ha il suo centro portante proprio nella nozione di causa efficente. Nella nostra esperienza, noi non percepiamo oggetti in grado di generarsi e prodursi da sè, ma constatiamo solo effetti prodotti da cause. Anche in questo caso non si può andare all' infinito nella ricerca di cause antecedenti: occorre dunque ammettere l' esistenza di una causa prima, detta Dio. Dio è causa prima, nel senso che non dipende a sua volta da una causa che lo produca, e rispetto a Dio considerato come causa prima di tutto il resto si configura come effetto . Ed è appunto dagli effetti che l' uomo può risalire alla causa di essi e, quindi, dimostrare l' esistenza di tale causa, anche se, data la sproporzione fra la perfezione della causa e quella dei suoi effetti, non è possibile avere una conoscenza adeguata dell' essenza della causa prima. 3) La prova che parte dalla contingenza del mondo , già formulata da Avicenna. Le cose dell' universo sono caratterizzate dal fatto di generarsi e corrompersi, ossia di essere contingenti, di poter essere e non essere. Ma se tutto fosse contingente, potrebbe esserci stato un tempo in cui nulla esisteva e allora non si spiegherebbe come oggi esista qualcosa, dal momento che nulla viene ad essere se non in virtù di qualcosa che già esiste: deve, dunque, esistere un essere necessario, che abbia in sè e non derivi da altro la ragione della sua esistenza. Tale essere necessario per sè, dal quale dipendono tutti gli altri esseri, è chiamato dagli uomini Dio. 4) La prova dei gradi di perfezione, di origine platonica, che procede alla considerazione, appunto, dei "gradi di perfezione" riscontrabili nell' universo. Le cose presentano una maggiore o minore quantità di bellezza che si differenzia da esse in quanto è la bellezza nella massima perfezione. Se esiste il più e il meno, allora esiste il massimo; ossia se esiste una serie di esseri che partecipano in vario grado alla perfezione, allora esiste il massimo; ossia se esiste una serie di esseri che partecipano in vario grado della perfezione, allora esiste anche ciò di cui essi partecipano. In tal modo è possibile risalire dalle cose che posseggono per partecipazione un certo grado di perfezione all' esistenza di un essere che, nella sua essenza e non per partecipazione ad altro, è la perfezione massima. Questo essere perfetto è chiamato Dio. 5) La prova che procede dalla considerazione dell' ordine finalistico dell' universo . Nell' universo noi scorgiamo corpi privi di intelligenza, i quali sempre o per lo più sono orientati verso un fine e agiscono in vista di esso. Questo orientamento non casuale verso un fine non è dovuto ad essi, che sono privi di intelligenza, così come la freccia, quando raggiunge il bersaglio, non lo deve alla propria iniziativa, ma all' intelligenza e all' abilità dell' arciere. Dunque, anche i corpi naturali, in quanto orientati a realizzare fini, devono essere guidati da un essere intelligente, distinto da essi. Esiste pertanto un' intelligenza, alla quale ogni cosa viene orientata verso il suo fine: essa è chiamata Dio. |